Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

sabato 31 marzo 2007

Nessun uomo è un'isola di John Donne

Maddox Brown
Nessun uomo è un'isola, completo in sé stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto.
Se anche solo una zolla venisse lavata via dal mare, l'Europa ne sarebbe diminuita, come se le mancasse un promontorio, come se venisse a mancare una dimora di amici tuoi, o la tua stessa casa.La morte di qualsiasi uomo mi sminuisce, perché io sono parte dell'umanità. E dunque non chiedere mai per chi suona la campana: suona per te.

venerdì 30 marzo 2007

Orribile notte di Paul Verlaine

Orribile notte d'insonnia...
Orribile notte d'insonnia! -

senza la presenza benedetta del tuo caro corpo accanto a me,
senza la tua bocca tanto baciata anche se troppo scaltra e sempre in malafede,
senza la tua bocca tutta menzogne,
ma così franca quando ci penso
e che sa consolarmi sotto l'aspetto e la specie di una fragola - e, buona commedia! - di un plausibilissimo parlare,
e soprattutto il pentacolo dei tuoi sensi e il miracolo multiplo e uno,
fiore e frutto,
dei tuoi duri occhi di strega, duri e dolci a modo tuo... Buon Dio! che terribile notte! (Paul Verlaine)
il dipinto è di Marquet

giovedì 29 marzo 2007

Madrigale di Federico Garcia Lorca

Camarasa*Madrilena
Il mio bacio era una melagrana, profonda e aperta; la tua bocca era una rosa di carta.
Lo sfondo un campo di neve.
Le mie mani erano ferri buoni per le incudini; il tuo corpo era il tramonto di un rintocco di campana.
Lo sfondo un campo di neve.
Nello sforacchiato Teschio blu Fecero stalattiti I miei ti amo.
Lo sfondo un campo di neve.
Si riempirono di muffa I miei sogni infantili, il mio dolore tortile trapanò la luna.
Lo sfondo un campo di neve.
Adesso ammaestro grave L'alta scuola, il mio amore, i miei sogni (cavallucci senza occhi).
E lo sfondo è un campo di neve.
Ninnananna Dormi. Non temere lo sguardo errante. Dormi.
Né la farfalla Né la parola Né il raggio furtivo Delle serrature Ti feriranno. Dormi. Come il mio cuore, così tu, specchio mio, giardino dove l'amore mi aspetta.

Addormentati senza affanni, ma svegliati quando morirà l'ultimo bacio delle mie labbra.

mercoledì 28 marzo 2007

Le ore migliori di Giovanni Giudici

Camarasa
Le tue ore migliori... ma non sono per me: sono le ore del lavoro domestico, che è troppo trascurabile realtà per essere degno di storia.
Progredisce la storia, infatti, ma il tuo lavoro semplicemente ricomincia e finisce.
Le tue ore migliori sono della mattina, quando ti lascio e tento per vie diverse variare l'obbligato itinerario che sempre da un punto parte e ad uno arriva.
Batte il sole al balcone di cucina, prima di cominciare tu guardi in strada.
Io guardo invece nel fondo del mio cortile, mentalmente bisbiglio Dirigere et Sanctificare, la breve preghiera, mia virtuosa abitudine, prima di lavorare: lucida è la mente al quotidiano servizio e la stanchezza impossibile appare.
Intanto passano le tue ore migliori, quando potresti parlarmi e sorridere.
Tali bruciavano gli anni di gioventù nell'aspettare più sereni giorni: e tu riassetti, rigoverni, spolveri, sola (i figli sono a scuola) e aspetti che torni.

martedì 27 marzo 2007

Rubai di Nazim Hikmet

Dalla Noce
E' l'alba.
S'illumina il mondo come l'acqua che lascia cadere sul fondo le sue impurità.
E sei tu, all'improvviso tu, mio amore, nel chiarore infinito di fronte a me.
Giorno d'inverno, senza macchia, trasparente come vetro.
Addentare la polpa candida e sana d'un frutto.
Amarti, mia rosa, somiglia all'aspirare l'aria in un bosco di pini.
Chi sa, forse non ci ameremmo tanto se le nostre anime non si vedessero da lontano non saremmo così vicini, chi sa, se la sorte non ci avesse divisi.
E' così, mio usignolo, tra te e me c'è solo una differenza di grado:
tu hai le ali e non puoi volare io ho le mani e non posso pensare.
Finito, dirà un giorno madre Natura
finito di ridere e di piangere e sarà ancora la vita immensa che non vede non parla non pensa.

lunedì 26 marzo 2007

In intimita' con la notte di Robert Frost

Hughes*Notte con traino di stelle
Io sono uno che sa di cosa è fatta la notte.
Sono uscito con la pioggia e rientrato con la pioggia.
Ho lasciato la più remota luce della città.
Ho guardato giù nel più triste vicolo della città.
Sono passato accanto al guardiano nel suo giro,
e ho abbassato gli occhi, non volendo spiegare.
Sono rimasto fermo, cessato il rumore dei passi,
quando molto in alto un grido interrotto,
da un'altra strada giunse sopra le case.
Ma non per richiamarmi o dirmi addio;
e più in alto ancora, ad un'altezza assurda,
un orologio illuminato contro il cielo
proclamava che il tempo non era né sbagliato né giusto.

Io sono stato in intimita' con la notte.
(grazie a Omar Wysiam)

Oh, Capitano, mio capitano di Walt Whitman

O CAPITANO! MIO CAPITANO!
O Capitano! Mio Capitano! il nostro duro viaggio è finito,

la nave ha scapolato ogni tempesta,
il premio che cercavamo ottenuto, il porto è vicino, sento le campane,
la gente esulta,
mentre gli occhi seguono la solida chiglia, il vascello severo e audace.
Ma, o cuore, cuore, cuore!
Gocce rosse di sangue dove sul ponte il mio Capitano giace caduto freddo morto.
O Capitano! Mio Capitano!
Alzati a sentire le campane;
alzati - per te la bandiera è gettata -
per te la tromba suona,
per te i fiori, i nastri,le ghirlande - per te le rive di folla per te urlano, in massa, oscillanti,
i volti accesi verso di te; ecco Capitano!
Padre caro!
Questo mio braccio sotto la nuca!
E' un sogno che sulla tolda sei caduto freddo, morto.
Il mio Capitano non risponde,
esangui e immobili le sue labbra,
non sente il mio braccio,
non ha battiti,
volontà,
la nave è all'ancora sana e salva,
il viaggio finito,
dal duro viaggio la nave vincitrice torna,
raggiunta la meta;
esultate rive,
suonate campane!
Ma io con passo funebre cammino sul ponte dove il Capitano giace freddo, morto.
(dipinto di Evelyn De Morgan/L'angelo della morte)

domenica 25 marzo 2007

Tengo le sue mani di Federico Garcia Lorca

Annigoni*La strega
"Tengo le sue mani e le stringo al mio petto.
Tento di riempire le mie braccia della sua bellezza,
di rubare con i baci il suo dolce sorriso, di bere i suoi neri sguardi con i miei occhi."

sabato 24 marzo 2007

Lei è vicina al mio cuore di Rabrindanath Tagore

John Quincy Adams*Countess Karolyi
 Lei è vicino al mio cuor
 come fiore di campo alla terra:
mi è dolce come è dolce il sonno
per le stanche membra.
Il mio amore per lei è la mia vita
che scorre nella sua pienezza,
come un fiume gonfio in autunno,
fluente con sereno abbandono.
I miei canti si confondono al mio amore,
come il mormorio d'un ruscello,
che canta con tutte le sue onde
e tutte le sue correnti.
Se possedessi il cielo con tutte le sue stelle,
e il mondo con le sue infinite ricchezze,
chiederei ancora di più;
ma sarei pago dal più infimo cantuccio
di questa terra, se lei fosse mia.

venerdì 23 marzo 2007

Vorrei sedermi vicino a te di F.G.Lorca

Marquis*Andalusa
Vorrei sedermi vicino a te in silenzio,ma non ne ho il coraggio: temo che il mio cuore mi salga alle labbra.
Ecco perche' parlo stupidamente e nascondo il mio cuore dietro le parole.
Tratto crudelmente il mio dolore per paura che tu faccia lo stesso.

giovedì 22 marzo 2007

Mignon di J.W. Goethe

Segantini/Costume grigionese
Conosci la terra dove i limoni mettono il fiore,
le arance d'oro splendono tra le foglie scure,
dal cielo azzurro spira un mite vento,
quieto sta il mirto e l'alloro è eccelso,
la conosci tu forse?
Laggiù, laggiù io
andare vorrei con te, o amato mio!
Conosci la dimora? Il tetto posa su colonne,
risplende la sala, la stanza è tutta un bagliore,
e statue marmoree mi volgono lo sguardo:
povera bambina, che cosa ti hanno fatto?
La conosci tu forse?
Laggiù, laggiù io
andare vorrei con te, o difensore mio!
Conosci il monte e il sentiero che tra le nubi si perde?
Il mulo cerca il suo cammino tra le nebbie,
l'antica stirpe dei draghi abita in spelonche,
precipita la rupe e, sopra, la massa di onde,
lo conosci tu forse?
Laggiù, laggiù è la via
che noi faremo: andiamo, o padre mio!

mercoledì 21 marzo 2007

Amami di Alda Merini

Amami
Amami
e nel ricordo prendi la fionda antica
e battimi i capelli.
Mi vedrai crescere nera come la foresta dell'Amazzonia,
ma se scosti i miei rami vedrai nella mia lingua
uccelli variopinti e paradisi terrestri,
Allora non pregare il Signore,
perchè la dovizia del mio canto
io l'ho rubata a lui in un giorno di distrazione.
Alda Merini
(ritratto di H.B.Fenner)

martedì 20 marzo 2007

Tutto imparammo dell'amore di Emily Dickinson

Meteyard*Tristano e Isotta
Tutto imparammo dell'amore
Alfabeto, parole.
Il capitolo, il libro possente
Poi la rivelazione terminò.
Ma negli occhi dell'altro
Ciascuno contemplava l'ignoranza Divina, ancora più che nell'infanzia:
L'uno all'altro, fanciulli.
ritratto di Daniell
Tentammo di spiegare
Quanto era per entrambi incomprensibile.
Ahi, com'è vasta la saggezza
E molteplice il vero!

lunedì 19 marzo 2007

Commiato di Seamus Heaney

Bastien LePage
Donna dalla camicia ornata di fronzoli, e dalla semplice gonna "tartan",
da quando hai lasciato la casa il vuoto mi ha ferito tutto il pensiero.
Nella tua assenza il tempo, ancorato ad un sorriso, scorreva liscio; ma la tua assenza ha scosso la barca dell'amore, togliendo gli ormeggi ai giorni, che balzano e saltellano per il calendario, intonati dal suono quieto della tua voce tenera come il fiore.
Il bisogno s'infrange contro la sponda; te ne sei andata. Mi sento smarrito.
L'essere è in rivolta finché tu non riprenderai il comando.

domenica 18 marzo 2007

Brezza marina di Sthepane Mallarmè

Edmund Blair Leighton
La carne è triste, ahimé, e ho letto tutti i libri.
Fuggire! Laggiù fuggire! Io sento uccelli ebbri
d'essere tra l'ignota schiuma e i cieli!
Niente, né antichi giardini riflessi dagli occhi
o notti!
né il cerchio deserto della mia lampada
sul vuoto foglio difeso dal suo candore
né giovane donna che allatta il suo bambino.
Io partirò!
Vascello che dondoli l'alberatura
l'áncora sciogli per una natura straniera!
E crede una Noia, tradita da speranze crudeli
ancora nell'ultimo addio dei fazzoletti!
E gli alberi forse, richiamo dei temporali,
son quelli che un vento inclina sopra i naufragi
speduti, né antenne, né antenne, né verdi isolotti...
Ma ascolta, o mio cuore, il canto dei marinai!
(Trad. italiana di Luciana Frezza.)

sabato 17 marzo 2007

Dieppe di Samuel Beckett

Giovanni Boldini*Lady Campbell
Dieppe
ancora l'ultimo riflusso
i ciottoli morti il mezzo giro
poi i passi verso le vecchie luci
1937.

venerdì 16 marzo 2007

Infinita' d'amore di John Donne

Godward*The old old story
Se ancor non ho tutto l'amore tuo, cara, giammai tutto l'avrò;
non posso esalare un altro sospiro per intenerirti, né posso implorare un'altra lacrima a che sgorghi;ormai tutto il tesoro che avevo per acquistarti - sospiri, lacrime, e voti e lettere - l'ho consumato.
Eppure non può essermi dovuto più di quanto fu inteso alla stipulazione del contratto;
se allora il tuo dono d'amore fu parziale, si che parte a me toccasse, parte ad altri, cara giammai tutta ti avrò
Ma se allora tu mi cedesti tutto, quel tutto non fu che il tutto di cui allora tu disponevi;
ma se nel cuore tuo, in seguito, sia stato o sarà generato amor nuovo, ad opera di altri, che ancor possiedono intatte le lor sostanze, e possono di lacrime, di sospiri, di voti, di lettere, fare offerte maggiori, codesto amore nuovo può produrre nuove ansie, poiché codesto amore non fu da te impegnato.
Eppur lo fu, dacché la tua donazione fu totale: il terreno, cioè il tuo cuore, è mio; quanto ivi cresca, cara, dovrebbe tutto spettare a me.
Tuttavia ancor non vorrei avere tutto; chi tutto ha non può aver altro, e dacché il mio amore ammette quotidianamente nuovo accrescimento, tu dovresti avere in serbo nuove ricompense;
tu non puoi darmi ogni giorno il tuo cuore: se puoi darlo, vuol dire che non l'hai mai dato.
Il paradosso d'amore consiste nel fatto che, sebbene il tuo cuore si diparta, tuttavia rimane, e tu col perderlo lo conservi.
Ma noi terremo un modo più liberale di quello di scambiar cuori: li uniremo; così saremo un solo essere, e il Tutto l'un dell'altro.

giovedì 15 marzo 2007

Nuda in piedi di Umberto Saba

Nuda in piedi
Nuda in piedi, le mani dietro il dorso,come se in lacci strette tu gliele avessi.
Erette le mammelle, che ben possono al morso come ai baci allettar.
Salda fanciulla cui fascia l'amorosa zona selvetta ombrosa,vago pudor di natura.
Nulla, altro ha nulla.
Due ancora tondeggianti poma con grazia unite pare chiamino il mite castigo della fanciullezza. Oh, quanti vorrebbero per sé ai miei occhi il lampo del piacere promesso,che paradiso è spesso,e più spesso è l'inferno senza scampo!
UMBERTO SABA
(Beatrice Hastings di Modi')

mercoledì 14 marzo 2007

Ed amai nuovamente di Umberto Saba

ED AMAI NUOVAMENTE
Ed amai nuovamente;
e fu di Lina dal rosso scialle il più della mia vita.
Quella che cresce accanto a noi, bambina dagli occhi azzurri, è dal suo grembo uscita.
Trieste è la città, la donna è Lina, per cui scrissi il mio libro di più ardita sincerità;
né dalla sua fu fin'ad oggi mai l'anima mia partita.
Ogni altro conobbi umano amore; ma per Lina torrei di nuovo un'altravita,
di nuovo vorrei cominciare.
Per l'altezze l'amai del suo dolore; perché tutto fu al mondo, e non mai scaltra, e tutto seppe, e non se stessa, amare.
UMBERTO SABA
(Lady Lina Bilitis di Boldini)

martedì 13 marzo 2007

Sovrumana dolcezza di Umberto Saba

Sovrumana dolcezza
Sovrumana dolcezza io so, che ti farà i begli occhi chiudere come la morte.
Se tutti i succhi della primavera fossero entrati nel mio vecchio tronco, per farlo rifiorire anche una volta, non tutto il bene sentirei che sento solo a guardarti, ad aver te vicina, a seguire ogni tuo gesto, ogni modo tuo di essere, ogni tuo piccolo atto.
E se vicina non t'ho, se a te in alta solitudine penso, più infuocato serpeggia nelle mie vene il pensiero della carne, il presagio dell'amara dolcezza, che so che ti farà i begli occhi chiudere come la morte.
UMBERTO SABA
(Salomè di Von Stuck)

lunedì 12 marzo 2007

Marzo di Salvatore di Giacomo

Liston Shaw*Spring
Marzo: nu poco chiove e n’ato ppoco stracqua
torna a chiovere, schiove, ride ‘o sole cu ll’acqua.
Mo nu cielo celeste, mo n’aria cupa e nera, mo d’’o vierno ‘e tempesta, mo n’aria ‘e Primmavera. N’ auciello freddigliuso aspetta ch’esce ‘o sole, ncopp’’o tturreno nfuso suspireno ‘e vviole.
Catarì!…Che buo’ cchiù? Ntiénneme, core mio!
Marzo, tu ‘o ssaie, si’ tu, e st’ auciello songo io.

domenica 11 marzo 2007

M'ha fatta l'amore di Jacques Prevert

M'ha fatta l'amore
Nuda son nata
Come son nata vivo
Piccola son nata
E troppo in fretta cresciuta
Ma non son mai cambiata
E nuda vivo
La maggior parte del tempo
Quel tempo dove vivo nuda
Quel tempo è denaro
M'ha fatta l'amore
L'amore che mi ha fatto festa
L'amore che mi ha fatto fata
Dov'è mai andato a cacciarsi
L'innamorato che avevo
Che mi faceva piacere
Che mi faceva sognare
Che mi faceva ballare
Ballare al ritmo della sua bacchetta
Era il mio direttore d'orchestra
Io il suo corpo di ballo
M'ha fatta l'amore
L'amore che mi ha fatto festa
L'amore che mi ha fatto fata
E io vi trasformo in tante bestie
Ogni volta che mi pare
Il vostro amore mi fa ridere
Il vostro amore non è amore
Vi comando a bacchetta
Fuori la grana
M'ha fatto l'amore
L'amore che mi ha sfatta
E in asso m'ha piantata
L'innamorato che avevo
Dov'è finito mai
Dov'è finito mai
Dov'è finito mai
Jacques Prévert
(Giovanni Bellini/Woman in toilette)

sabato 10 marzo 2007

Barcarola di Pablo Neruda

Barcarola
Se solamente mi toccassi il cuore, se solamente mettessi la tua bocca sul mio cuore,
la tua bocca sottile, i tuoi denti,
se mettessi la tua lingua come una freccia rossa lì dove il mio cuore polveroso martella,
se soffiassi nel mio cuore, vicino al mare,
piangendo, suonerebbe con rumore scuro, con suono di ruote di treno assonnate,
come acque vacillanti, come l'autunno in foglie, come sangue,
con un rumore di fiamme umide che bruciano il cielo,
suonando come sogni o rami o piogge o sirene di un porto triste,
se tu soffiassi nel mio cuore vicino al mare,
come un fantasma bianco,
al bordo della schiuma, in mezzo al vento,
come un fantasma scatenato,
in riva al mare, piangendo.
Pablo Neruda
(dipinto di J.A.G. Ackle/Villa Akleja)

venerdì 9 marzo 2007

A mia moglie di Umberto Saba

A mia moglie
Tu sei come una giovane
una bianca pollastra.
Le si arruffano al vento
le piume, il collo china
per bere, e in terra raspa;
ma, nell'andare, ha il lento
tuo passo di regina,
ed incede sull'erba
pettoruta e superba.
È migliore del maschio.
È come sono tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio,
Così, se l'occhio, se il giudizio mio
non m'inganna, fra queste hai le tue uguali,
e in nessun'altra donna.
Quando la sera assonna
le gallinelle,
mettono voci che ricordan quelle,
dolcissime, onde a volte dei tuoi mali
ti quereli, e non sai
che la tua voce ha la soave e triste
musica dei pollai.
Tu sei come una gravida
giovenca;
libera ancora e senza
gravezza, anzi festosa;
che, se la lisci, il collo
volge, ove tinge un rosa
tenero la tua carne.
se l'incontri e muggire
l'odi, tanto è quel suono
lamentoso, che l'erba
strappi, per farle un dono.
È così che il mio dono
t'offro quando sei triste.
Tu sei come una lunga
cagna, che sempre tanta
dolcezza ha negli occhi,
e ferocia nel cuore.
Ai tuoi piedi una santa
sembra, che d'un fervore
indomabile arda,
e così ti riguarda
come il suo Dio e Signore.
Quando in casa o per via
segue, a chi solo tenti
avvicinarsi, i denti
candidissimi scopre.
Ed il suo amore soffre
di gelosia.
Tu sei come la pavida
coniglia. Entro l'angusta
gabbia ritta al vederti
s'alza,
e verso te gli orecchi
alti protende e fermi;
che la crusca e i radicchi
tu le porti, di cui
priva in sé si rannicchia,
cerca gli angoli bui.
Chi potrebbe quel cibo
ritoglierle? chi il pelo
che si strappa di dosso,
per aggiungerlo al nido
dove poi partorire?
Chi mai farti soffrire?
Tu sei come la rondine
che torna in primavera.
Ma in autunno riparte;
e tu non hai quest'arte.
Tu questo hai della rondine:
le movenze leggere:
questo che a me, che mi sentiva ed era
vecchio, annunciavi un'altra primavera.
Tu sei come la provvida
formica. Di lei, quando
escono alla campagna,
parla al bimbo la nonna
che l'accompagna.
E così nella pecchia
ti ritrovo, ed in tutte
le femmine di tutti
i sereni animali
che avvicinano a Dio;
e in nessun'altra donna.
(il dipinto è di A. Abbey)

giovedì 8 marzo 2007

Poesia d'amore di Alfonso Gatto

Emilia De Riquer y Palau/De Riquer
Le grandi notti d'estate
che nulla muove oltre il chiaro
filtro dei baci, il tuo volto
un sogno nelle mie mani.
Lontana come i tuoi occhi
tu sei venuta dal mare
dal vento che pare l' anima.
E baci perdutamente
sino a che l' arida bocca
come la notte è dischiusa
portata via dal suo soffio.
Tu vivi allora, tu vivi
il sogno ch' esisti è vero.
Da quanto t' ho cercata.
Ti stringo per dirti che i sogni
son belli come il tuo volto,
lontani come i tuoi occhi.
E il bacio che cerco è l' anima.

mercoledì 7 marzo 2007

Mia moglie di R.L.Stevenson

Mia moglie
Bruna, fidata, vivace, leale, gli occhi d'oro e di rugiada sul rovo, fedele come acciaio, netta come lama, il grande artefice ne fece la mia compagna.
Onore, rabbia, coraggio, fuoco, amore che la vita non poté mai affievolire, la morte estinguere o il male sconvolgere, il potente signore diede a lei.
Maestra, custode, moglie, camerata, compagna di viaggio fedele per la vita, cuore sano, anima libera, l'augusto padre diede a me.
ROBERT LOUIS STEVENSON
(il dipinto è di Augustus John)

martedì 6 marzo 2007

Sai quando mi hai detto di sposarti..E.Barrett Browning

Jean Edmond Aman
Sai, quando mi hai detto di sposarti, mi sono vergognata di quanto ti penso, del pensare soltanto a te, che è persino troppo, forse.
Devo dirtelo?
Ho l'impressione, mi sembra, che nessun uomo sia mai stato per una donna ciò che tu sei per me... Vi è mai stato qualcuno tratto da una prigione oscura e posto sulla vetta di una montagna, senza voltar la testa e con il cuore che viene meno, come accade al mio?
E tu dici di amarmi di più? Chi dovrei allora ringraziare, te o Dio? Entrambi, credo...

lunedì 5 marzo 2007

Ultimo brindisi di Anna Achmatova

Kees Van Dongen
Bevo a una casa distrutta, 
alla mia vita sciagurata,
a solitudini vissute in due
e bevo anche a te:
all’inganno di labbra che tradirono,
al morto gelo dei tuoi occhi,
ad un mondo crudele e rozzo,
ad un Dio che non ci ha salvato.
(1934)

domenica 4 marzo 2007

Che dolce cosa il sorriso di Laide di Paolo Silenziario

Che dolce cosa il sorriso di Làide
Che dolce cosa il sorriso di Làide,
e quel suo pianto che muto le scende
dalle mobili ciglia!
In lacrime anche ieri, e non sapevo
perché: chinato
aveva il capo sopra una mia spalla.
Io la baciavo. Come rugiadose
stille di fonte
cadeva il pianto sulle nostre labbra
congiunte.” Ma perché?”
“Temo che tu mi lasci”, mi rispose.
Paolo Silenziario
il dipinto è Morning glories di Lefevbre

sabato 3 marzo 2007

In quell'istante ebbero termine di Pablo Neruda
















"In quell'istante ebbero termine i libri, l'amicizia, i tesori senza sosta accumulati, la casa trasparente che tu e io costruimmo: tutto cesso' d'esistere, tranne i tuoi occhi."
Pablo Neruda
(dipinto di Alexander John White)

venerdì 2 marzo 2007

La pioggia nel pineto di Gabriele D'annunzio

John Collier*Ninfa dell'acqua
Taci
Su le sogliedel bosco non odo parole che dici umane; ma odo parole più nuove che parlano gocciole e foglie lontane.
Ascolta.
Piove dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici salmastre ed arse, piove sui pini scagliosi ed irti, piove su i mirti divini, su le ginestre fulgenti di fiori accolti, su i ginepri folti di coccole aulenti, piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri t'illuse, che oggi m'illude, o Ermione.
Odi? La pioggia cade su la solitaria verdura con un crepitio che dura e varia nell'aria secondo le fronde più rade, men rade.
Ascolta.
Risponde al pianto il canto delle cicale che il pianto australe non impaura, né il ciel cinerino.
E il pino ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro altro ancora, stromenti diversi sotto innumerevoli dita.
E immensi noi siam nello spirito silvestre,d'arborea vita viventi; e il tuo volto ebro è molle di pioggia come una foglia, e le tue chiome auliscono come le chiare ginestre, o creatura terrestre che hai nome Ermione.
Ascolta, Ascolta.
L'accordo delle aeree cicale a poco a poco più sordo si fa sotto il pianto che cresce; ma un canto vi si mesce più roco che di laggiù sale, dall'umida ombra remota. Più sordo e più fioco s'allenta, si spegne.
Sola una nota ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne.
Non s'ode su tutta la fronda crosciare l'argentea pioggia che monda, il croscio che varia secondo la fronda più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell'aria è muta: ma la figlia del limo lontana, la rana, canta nell'ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia, Ermione.
Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga ma di piacere; non bianca ma quasi fatta virente, par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca aulente, il cuor nel petto è come pesca intatta ,tra le palpebre gli occhi son come polle tra l'erbe, i denti negli alveoli son come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta, or congiunti or disciolti (e il verde vigor rude ci allaccia i malleoli c'intrica i ginocchi) chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti silvani, piove su le nostre mani ignude, su i nostri vestimenti leggeri, su i freschi pensieri che l'anima schiude novella, su la favola bella che ieri m'illuse, che oggi t'illude, o Ermione.