Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

mercoledì 27 agosto 2014

Carme 72 di Caio Valerio Catullo

John William Godward*He Loves Me, He Loves Me Not
Dicebas quondam solum te nosse Catullum,
Lesbia, nec prae me velle tenere Iovem.
Dilexi tum te non tantum ut vulgus amicam,
sed pater ut gnatos diligit et generos.
Nunc te cognovi: quare etsi impensius uror,
multo mi tamen es vilior et levior.
"Qui potis est", inquis? Quod amantem iniuria talis
cogit amare magis, sed bene velle minus.
***
Un tempo dicevi di amare soltanto Catullo,
o Lesbia, e per me di non volere l'abbraccio di Giove.
Allora ti amai, non solo come il volgo l'amante,
ma come il padre ama i suoi figli e i suoi generi.
Ora ti ho conosciuta; perciò anche se brucio più forte,
tuttavia mi sei molto più vile e leggera.
"Come è possibile?", dici. Perché tale offesa costringe
l'amante ad amare di più, ma a volere meno bene.

martedì 26 agosto 2014

Se devo vivere di Julio Cortàzar

Paul François Quinsac*A beauty in Violet*1909
Se devo vivere senza di te, che sia duro e cruento,
la minestra fredda, le scarpe rotte, o che a metà dell'opulenza
si alzi il secco ramo della tosse, che latra
il tuo nome deformato, le vocali di spuma, e nelle dita
mi si incollino le lenzuola, e niente mi dia pace.
Non imparerò per questo a meglio amarti,
però sloggiato dalla felicità
saprò quanta me ne davi a volte soltanto standomi nei pressi.
Questo voglio capirlo, ma mi inganno:
sarà necessaria la brina dell'architrave
perché colui che si ripari sotto il portale comprenda
la luce della sala da pranzo, le tovaglie di latte, e l'aroma
dl pane che passa la sua mano bruna per la fessura.
Tanto lontano ormai da te
come un occhio dall'altro,
da questa avversità che assumo nascerà adesso
lo sguardo che alla fine ti meriti.
*****
Si he de vivir
Si he de vivir sin ti, que sea duro y cruento,
la sopa fría, los zapatos rotos, o que en mitad de la opulencia
se alce la rama seca de la tos, ladrándome
tu nombre deformado, las vocales de espuma, y en los dedos
se me peguen las sábanas, y nada me dé paz.
No aprenderé por eso a quererte mejor,
pero desalojado de la felicidad
sabré cuánta me dabas con solamente a veces estar cerca.
Esto creo entenderlo, pero me engaño:
hará falta la escarcha del dintel
para que el guarecido en el portal comprenda
la luz del comedor, los manteles de leche, y el aroma
del pan que pasa su morena mano por la hendija.
Tan lejos de ti
como un ojo del otro,
de esta asumida adversidad
nacerá la mirada que por fin te merezca.
***
Julio Cortàzar nasceva il 26 agosto del 1914
a Bruxelles.
Nel centenario.

domenica 24 agosto 2014

Universo di Giuseppe Ungaretti

Gustave Courbet*La mer à Palavas*1854
Devetachi il 24 agosto 1916

Col mare
mi sono fatto
una bara
di freschezza
*
Il Porto Sepolto

sabato 23 agosto 2014

Santa Rosa da Lima di Paul Claudel

Scuola Lombardo-Piemontese XVIII secolo
S.Rosa da Lima e il Bambin Gesù
Puro onore di un altro clima
- Com'è dolce il suo volto! -
Fiorisce Santa Rosa da Lima
Alla fine del mese d'agosto.
********
SAINTE ROSE DE LIMA
Pur honneur d'un autre climat,
Fleurit, que son visage est doux!
Sainte Rose da Lima
A l'extremité du mois d'août

venerdì 22 agosto 2014

Terrazza di Vittorio Sereni

Guido Trentini*Le perle del lago*1914
Improvvisa ci coglie la sera.
                                     Più non sai
dove il lago finisca;
un murmure soltanto
sfiora la nostra vita
sotto una pensile terrazza.

Siamo tutti sospesi
a un tacito evento questa sera
entro quel raggio di torpediniera
che ci scruta poi gira se ne va..
da PensieriParole

giovedì 21 agosto 2014

Amanti di Mario Luzi

Kostantin Gorbatov*1925
Che mi riserva rivederti, amore,
quale viaggio t’hanno dato i venti?
L’oscuro avvolge questi giorni chiari,
circola forse in questa luce densa
qui dove a macchie dondolanti o ferme
filtra oro ed il vino matura.

Spicco dal cielo questo frutto splendido,
chiudo gli occhi su quel che porta seco,
o lo stare sulle spine
o il dirsi addio a cuore gonfio,
questo tempo nel tempo senza fine.***
ONORE DEL VERO

mercoledì 20 agosto 2014

Voci notturne di Fëdor Tjutčev

René François Xavier Prinet*Le balcon*1905-6
Come il giardino verde dorme stanco
dentro la notte cerula e tranquilla!
Fra il melo dai suoi fiori fatto bianco
Come dolce la luna d’oro brilla!

Uno sciame di stelle arde nel vano
cielo, come nel dì della creazione.
Geme l’eco d’un ballo di lontano,
più chiara è della fonte la canzone.

Scende sull’universo una cortina,
ogni moto si cheta, ogni lavoro…
Sulla città la notte, come in cima
agli alberi, risveglia ora il suo coro.

Donde viene quel suono irraggiungibile?
O forse è il mondo insonne del pensiero,
incorporeo, sonoro ed invisibile,
che ronza, o notte, nel tuo caos nero?

venerdì 15 agosto 2014

La bella stagione di Jacques Prèvert

Ford Maddox Brown
A digiuno sperduta intirizzita
Tutta sola senza un soldo
Una ragazza di sedici anni
Immobile in piedi
A Place de la Concorde
A mezzogiorno del quindici agosto.

mercoledì 13 agosto 2014

La stella della sera di Aleksandr Sergeevič Puškin

Ivan Aivazovsky*The Black Shea at Night*1879
Si dirada volando la nuvola leggera.
Malinconica stella, o stella della sera!
Inargenta il tuo raggio le squallide pianure,
il golfo sonnolento e le montagne scure.
Amo il tuo fioco lume nell’aria trasparente;
esso ha in me risvegliato un pensiero dormente:
ricordo il tuo tramonto, o astro prediletto,
sovra un dolce paese sempre caro al mio affetto,
dove nelle vallate s’alzano i pioppi fieri,
dove dormono i mirti ed i cipressi neri,
ed i tiepidi flutti sussurrano soavi.
In quei monti col cuore pieno di sogni gravi
distraevo sul mare l’indolenza pensosa:
scendeva sopra i tetti la tenebra gelosa,
e una giovane donna me nell’ombra cercava
e te col proprio nome alle amiche chiamava.

martedì 12 agosto 2014

Dolce far nulla di Raymond Carver

Egon Schiele*Autoritratto con camicia a righe*1910
Un attimo fa ho dato un’occhiata nella stanza
ed ecco quel che ho visto:
la mia sedia al suo posto, accanto alla finestra,
il libro appoggiato faccia in giù sul tavolo.
E sul davanzale, la sigaretta
lasciata accesa nel posacenere.
Lavativo!, mi urlava sempre dietro mio zio,
tanto tempo fa. Aveva proprio ragione.
Anche oggi, come ogni giorno,
ho messo da parte un po’ di tempo
per fare un bel niente.

lunedì 11 agosto 2014

Al mare (o quasi) di Eugenio Montale

Enoch Bolles 1939
L'ultima cicala stride
sulla scorza gialla dell'eucalipto
i bambini raccolgono pinòli
indispensabili per la galantina
un cane alano urla dall'inferriata
di una villa ormai disabitata
le ville furono costruite dai padri
ma i figli non le hanno volute
ci sarebbe spazio per centomila terremotati
di qui non si vede nemmeno la proda
se può chiamarsi cosí quell'ottanta per cento
ceduta in uso ai bagnini
e sarebbe eccessivo pretendervi
una pace alcionica
il mare è d'altronde infestato
mentre i rifiuti in totale
formano ondulate collinette plastiche
esaurite le siepi hanno avuto lo sfratto
i deliziosi figli della ruggine
gli scriccioli o reatini come spesso
li citano i poeti. E c'è anche qualche boccio
di magnolia l'etichetta di un pediatra
ma qui i bambini volano in bicicletta
e non hanno bisogno delle sue cure
Chi vuole respirare a grandi zaffate
la musa del nostro tempo la precarietà
può passare di qui senza affrettarsi
è il colpo secco quello che fa orrore
non già l'evanescenza il dolce afflato del nulla
Hic manebimus se vi piace non proprio
ottimamente ma il meglio sarebbe troppo simile
alla morte ( e questa piace solo ai giovani)
***
QUADERNO DI QUATTRO ANNI
da PensieriParole

domenica 10 agosto 2014

Per i Martiri di Piazzale Loreto di Alfonso Gatto

Georg Rueter
Ed era l’alba, poi tutto fu fermo
la città, il cielo, il fiato del giorno.
Rimasero i carnefici soltanto
vivi davanti ai morti.

Era silenzio l’urlo del mattino,
silenzio il cielo ferito:
un silenzio di case, di Milano.
Restarono bruttati anche di sole,
sporchi di luce e l’uno all’altro odiosi,
gli assassini venduti alla paura.

Era l’alba e dove fu lavoro,
ove il Piazzale era la gioia accesa
della città migrante alle sue luci
da sera a sera, ove lo stesso strido
dei tram era saluto al giorno, al fresco
viso dei vivi, vollero il massacro
perché Milano avesse alla sua soglia
confusi tutti in uno stesso cuore
i suoi figli promessi e il vecchio cuore
forte e ridesto, stretto come un pugno.

Ebbi il mio cuore ed anche il vostro cuore,
il cuore di mia madre e dei miei figli,
di tutti i vivi uccisi in un istante
per quei morti mostrati lungo il giorno
alla luce d’estate, a un temporale
di nuvole roventi. Attesi il male
come un fuoco fulmineo, come l’acqua
scrosciante di vittoria, udii il tuono
d’un popolo ridesto dalle tombe.

Io vidi il nuovo giorno che a Loreto
sopra la rossa barricata i morti
saliranno per primi, ancòra in tuta
E col petto discinto, ancòra vivi
di sangue e di ragioni. Ed ogni giorno,
ogni ora eterna brucia a questo fuoco,
ogni alba ha il petto offeso da quel piombo
degli innocenti fulminati al muro.
***
Strage di Piazzale Loreto
10 agosto 1944

(La storia delle vittime)

sabato 9 agosto 2014

Stelle cadenti di Vincenzo Cardarelli

Egon Schiele*Woman*1899
Enfatica, teatrale,
incredibile Olinda!
Non eri che una misera fanciulla
dal viso di statua affilato
come luna nova,
dal passo di baccante
riposata e indolente.
Misera davvero e scalza
come una mendicante.
Progenie migratoria
a perdizione votata,
disposta a offrirti qual preda a chi vince,
piena di nostalgie verso i tuoi porti
meridionali,
dove forse di te farai ludibrio.
Pure nessuna donna
seppe più gaio riso
mescere nei suoi baci,
nessun braccio più lieve
si posò sul mio collo.
Ma come stella cade e non dà tempo
di carpire un augurio,
così ti vidi, effimera, sparire
nel tuo nero destino. E mai saprò
se pietà m`ispirasti o forse amore.

venerdì 8 agosto 2014

Italiano in Grecia di Vittorio Sereni

Gaetano Bellei
Prima sera d'Atene, esteso addio
dei convogli che filano ai tuoi lembi
colmi di strazio nel lungo semibuio.
Come un cordoglio
ho lasciato l'estate sulle curve
e mare e deserto è il domani
senza più stagioni.
Europa Europa che mi guardi
scendere inerme e assorto in un mio
esile mito tra le schiere dei bruti,
sono un tuo figlio in fuga che non sa
nemico se non la propria tristezza
o qualche rediviva tenerezza
di laghi di fronde dietro i passi
perduti,
sono vestito di polvere e sole,
vado a dannarmi a insabbiarmi per anni.
Pireo, agosto 1942

giovedì 7 agosto 2014

Sul lago s’è fermata ora la luna di Anna Achmatova

Karl Schweninger Jr.-1903 - La luna
Sul lago s’è fermata ora la luna,
e sembra una finestra spalancata
in una casa calma e illuminata,
dove sia penetrata la sfortuna.

Forse il padrone morto han riportato,
o la padrona via se n’è fuggita,
o la bimba più piccola è sparita:
sul lago una scarpetta han ritrovato.

Nulla si vede. Un funebre destino
Presentendo, noi siam rimasti muti.
Cantan le preci per i morti i gufi
E il vento caldo infuria nel giardino.