Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

lunedì 28 febbraio 2011

Girotondo del fannullone di Diego Valeri

Allan R. Banks Il lunedì, ch'è il di dopo la festa,
o Dio, che ho mal di testa,
non posso lavorar!
Il martedì mi siedo sulla soglia
ad aspettar la voglia
che avrò di lavorar.
Il mercoledì preparo i miei strumenti,
ma, ahimé, c'è il mal di denti,
non posso lavorar.
Il giovedì, che fa cosi bel tempo,
davvero non mi sento
di andare a lavorar.
Il venerdì, ch'è il di della passione,
mi metto in devozione,
non posso lavorar.
Sabato si ch'è proprio il giorno buono;
ma per un giorno solo
che vale lavorar?

domenica 27 febbraio 2011

Romanza di Gabriele D'Annunzio

Rolf Armstrong
Dolcemente muor Febbraio
in un biondo suo colore.
Tutta a 'l sol, come un rosaio,
la gran piazza aulisce in fiore.
Dai novelli fochi accesa,
tutta a 'l sol, la Trinità
su la tripla scala ride
ne la pia serenità.
L'obelisco pur fiorito
pare, quale un roseo stelo;
in sue vene di granito
ei gioisce, a mezzo il cielo.
Ode a piè de l'alta scala
la fontana mormorar,
vede a 'l sol l'acque croscianti
ne la barca scintillar.
In sua gloria la Madonna
sorridendo benedice
di su l'agile colonna
lo spettacolo felice.
Cresce il sole per la piazza
dilagando in copia d'or.
È passata la mia bella
e con ella va il mio cuor.

sabato 26 febbraio 2011

Fantasia di carnevale I di Clemente Rebora

Leyendecker/1933 Noi siam della regola buona
che il ribaldo Cavallo sbalzò.
In groppa alla carlona,
longanimi e contenti,
caracollando i tempi
ci si avvezzava a vivere;
quando improvviso sanguigno schiumando
springa scrolla quel pazzo...
e noi sforna in un mazzo!
Ora ci prude senz'unghia
la scabbia notturna, e l'inverno:
esangui, sbattezzati,
al caldo, per coscienza,
salviamo la virtù:
ma tutto come prima
scegliendo con pazienza
ritroverò la cima,
e qualcosa di più.
Se no, gufati vivremo
a scanso di cadute,
curandoci la fame:
evviva la salute!

venerdì 25 febbraio 2011

Il burattinaio di Marino Moretti

Andrè Derain/1924 Da paese a paese egli cammina
portando la baracca su le spalle,
da paese a paese, dalla valle
alla collina.
E quando incontra un piccolo villaggio,
egli si ferma per quei tre marmocchi,
chiama Arlecchino che straluni gli occhi
per suo vantaggio,
chiama la Reginetta e il suo bel paggio
che si facciano ancor qualche moina,
e Brighella, cuor d'oro, e Colombina, rosa di maggio;
e raccattato qualche buon soldino
dal capannel che un poco si dirada,
egli continua sull'aperta strada
il suo cammino...
Tutto ha con sè: la casa, la famiglia,
i beni, i sogni, il mondo; e tutto è lieve
alle sue spalle come al guardo un breve
batter di ciglia.

giovedì 24 febbraio 2011

Canzona de' profumi di Lorenzo De Medici

Love's Labour's lost/Willy Pogany
Siam galanti di Valenza
qui per passo capitati,
d'amor già presi e legati
delle donne di Fiorenza.
Molto son gentili e belle
donne nella terra nostra:
voi vincete d'assai quelle,
come il viso di fuor mostra;
questa gran bellezza vostra
con amore accompagnate;
se non siete innamorate,
e' saria meglio esser senza.
Quanto è una buona spanna
vaselletti lunghi abbiamo;
se dicessi: - Altri v'inganna -
noi ve li porremo in mano:
ritti al luogo li mettiamo;
nella punta acceso è il foco,
onde sparge a poco a poco
dolce odor, che ha gran potenza.
Or dell'olio vogliam dire:
ha odore e virtù tanta,
che fa altri risentire
dal capo insino alla pianta.
L'olio è una cosa santa,
s'è stillato in buona boccia:
esce fuori a goccia a goccia;
se più pena, ha più potenza.
L'olio sana ogni dolore
e risolve ogni durezza;
tira a sé tutto l'umore,
trae del membro la caldezza,
penetrando la dolcezza
quanto più forte stropicci:
se hai triemiti o capricci,
usa l'olio e sarai senza.
Noi abbiamo un buon sapone,
che fa saponata assai:
frega un pezzo, ove si pone:
se più meni, più n'arai.
Èvv'egli accaduto mai,
donne, aver l'anella strette?
Col sapon, che cava e mette,
cuoce un poco: pazïenza!
Donne, ciò che abbiamo è vostro.
Se d'amor voi siate accese,
metterem l'olio di nostro,
ungeremo a nostre spese;
abbiam olio del paese,
gelsi, aranci e mongiuï:
se vi piace, proviam qui:
fate questa esperïenza.
(Canti carnacialeschi)

mercoledì 23 febbraio 2011

Crepuscolo di Guillaume Apollinaire

Lovis Corinth*Baccanale*1896
 (Alcools)
Sfiorata dalle ombre dei morti
Sull'erba dove muore il giorno
L'arlecchina s'è spogliata
E specchia il suo corpo nello stagno
Un ciarlatano crepuscolare
Vanta i prossimi giri
Il cielo incolore è costellato
Di astri pallidi come il latte
Sul palco il pallido arlecchino
Saluta subito gli spettatori
Stregoni venuti di Boemia
Qualche fata e gli incantatori
Staccata una stella
la maneggia con le braccia tese
Mentre coi piedi un impiccato
Suona i piatti cadenzando
La cieca culla un bel bambino
Passa la cerva con i suoi cerbiatti
Il nano guarda con un'aria triste
Ingigantire l'arlecchino trismegisto
**********
(Alcools)
Frôlée par les ombres des morts
Sur l'herbe où le jour s'exténue
L'arlequine s'est mise nue
Et dans l'étang mire son corps
Un charlatan crépusculaire
Vante les tours que l'on va faire
Le ciel sans teinte est constellé
D'astres pâles comme du lait
Sur les trétaux l'arlequin blême
Salue d'abord les spectateurs
Des sorciers venus de Bohême
Quelques fées et les enchanteurs
Ayant décroché une étoile
Il la manie à bras tendu
Tandis que des pieds un pendu
Sonne en mesure les cymbales
L'aveugle berce un bel enfant
La biche passe avec ses faons
Le nain regarde d'un air triste
Grandir l'arlequin trismégiste

martedì 22 febbraio 2011

Dialogo di marionette di Sergio Corazzini

Cezanne/1888
per André Noufflard
— Perché, mia piccola regina,
mi fate morire di freddo?
Il re dorme, potrei, quasi,
cantarvi una canzone,
ché non udrebbe! Oh, fatemi
salire sul balcone!
— Mio grazioso amico,
il balcone è di cartapesta,
non ci sopporterebbe!
Volete farmi morire
senza testa?
— Oh, piccola regina, sciogliete
i lunghi capelli d’oro!
— Poeta! non vedete
che i miei capelli sono
di stoppa?
— Oh, perdonate!
— Perdono.
— Così?
— Così...?
— Non mi dite una parola,
io morirò...
— Come? per questa sola
ragione?
— Siete ironica... addio!
— Vi sembra?
— Oh, non avete rimpianti
per l’ultimo nostro convegno
nella foresta di cartone?
— Io non ricordo, mio
dolce amore... Ve ne andate...
Per sempre? Oh, come
vorrei piangere! Ma che posso farci
se il mio piccolo cuore
è di legno?

lunedì 21 febbraio 2011

La notizia chiamata primavera di Emily Dickinson

Giardino delle delizie/Hyeronimus Bosch/1510
La notizia chiamata Primavera
È solo a un mese da qui -
Tralascia Cuore mio il tuo Grigio lavoro
E prendi una Rosea Sedia -
Non ogni Casa i Fiori custodiscono -
Gli Uccelli innamorano l'Attenzione -
Nostro salario il Giorno più lungo
Nient'altro che una Bara -
**********
The Notice that is called the Spring
Is but a month from here -
Put up my Heart thy Hoary work
And take a Rosy Chair -
Not any House the Flowers keep -
The Birds enamor Care -
Our salary the longest Day
Is nothing but a Bier -

domenica 20 febbraio 2011

Canzona de' confortini di Lorenzo De Medici

Georges De La Tour
Berricuocoli, donne, e confortini!
se ne volete, i nostri son de' fini.
Non bisogna insegnar come si fanno,
ch'è tempo perso, e 'l tempo è pur gran danno;
e chi lo perde, come molte fanno,
convien che facci poi de' pentolini.
Quando 'gli è 'l tempo vostro, fate fatti,
e non pensate a impedimenti o imbratti:
chi non ha il modo, dal vicin l'accatti;
e' preston l'un all'altro i buon' vicini.
Il far quest'arte è cosa da garzoni:
basta che i nostri confortin' son buoni.
Non aspettate ch'altri ve li doni:
convien giucare e spender bei quattrini.
No' abbiam carte, e fassi "alla bassetta",
e convien che l'un l'alzi e l'altro metta;
e poi di qua e di là spesso si getta
le carte; e tira a te, se tu indovini.
O a "sanz'uomo", o "sotto" o "sopra" chiedi,
e ti struggi dal capo infino ai piedi,
infin che viene; e, quando vien poi, vedi
stran' visi, e mugolar come mucini.
Chi si truova al di sotto, allor si cruccia,
scontorcesi e fa viso di bertuccia,
ché 'l suo ne va; straluna gli occhi e succia,
e piangon anche i miseri meschini.
Chi vince, per dolcezza si gavazza,
dileggia e ghigna, e tutto si diguazza;
credere alla Fortuna è cosa pazza:
aspetta pur che poi si pieghi e chini.
Questa "bassetta" è spacciativo giuoco,
e ritto ritto fassi, e in ogni loco;
e solo ha questo mal, che dura poco;
ma spesso bea chi ha bicchier' piccini.
Il "flusso" c'è, ch'è giuoco maladetto:
ma chi volessi pure uscirne netto,
metta pian piano, e inviti poco e stretto;
ma lo fanno oggi infino a' contadini.
Chi mette tutto il suo in un invito,
se vien "flusso", si truova a mal partito;
se lo vedessi, e' pare un uom ferito:
che maladetto sie Sforzo Bettini!
"Trai" è mal giuoco, e 'l "pizzico" si suole
usare, e la "diritta" a nessun duole:
chi ha le carte in man, fa quel che vuole,
s'è ben fornito di grossi e fiorini.
Se volete giucar, come abbiam mòstro,
noi siam contenti metter tutto il nostro
in una posta: or qui per mezzo il vostro,
sino alle casse, non che i confortini.
(Canti carnacialeschi)

sabato 19 febbraio 2011

Grande delizia-Ehi dico-Mentre suggevo di Farfa il futurista

Richard Lack
GRANDE DELIZIA
osservare quel treno sbuffante
salire i gradini traversini
raggiunger la bocca del tunnel
che se lo succhia come lequorizia
**********
EHI DICOmadre abbadessa
circonflessa innanzi al finestrino
usa al mattutino
sbrigatevi pel biglietto del diretto
perchè
questa non è
una stazione della via crucis
ma quella di porta susa
**********
MENTRE SUGGEVOlatte di luce
da poppe turgide di globi elettrici
un ceffo teppista di tram geloso
col braccio del trolley le staccò nette
immergendomi nell'oscurità
indi giulivo s'allontanò fuggendo
ridendo a crepabronzo di campana
ma se t'attacchiappo pezzo di mascalzone
razza di guappo fior di villanzone
(Noi miliardario della fantasia)

venerdì 18 febbraio 2011

Inverno a Roma di Alfonso Gatto

Antonio Lopez Garcia/Carmencita/1966
I bambini che pensano negli occhi
hanno l' inverno, il lungo inverno. Soli
s' appoggiano ai ginocchi per vedere
dentro lo sguardo illuminarsi il sole.
Di là da sé, nel cielo, le bambine
ai fili luminosi della pioggia
si toccano i capelli, vanno sole
ridendo con le labbra screpolate.
Son passate nei secoli parole
d' amore e di pietà, ma le bambine
stringendo lo scialletto vanno sole
sole nel cielo e nella pioggia. Il tetto
gocciola sugli uccelli della gronda.

giovedì 17 febbraio 2011

Auto-invitati di Charles Bukowski

Kobayashi
E va bene, mettimi le mutande al contrario, telefona in Cina,
fai volar via gli uccelli,
compra un quadro di una colomba rossa e ricordati
di Herbert Hoover.
Quel che cerco di dire è che sei delle ultime
otto sere abbiamo avuto ospiti, tutti auto-invitati,
e come dice mia moglie:"non vogliamo farli restar male".
Sicchè ci sediamo e li ascoltiamo, certuni famosi
e certuni mica tanto, certuni piuttosto svegli
e divertenti, certuni mica tanto
ma finisce tutto in chiacchiera, chiacchiera, chiacchiera,
parole, parole, parole, un garbato mulinello di suoni
che rivela innanzi tutto solitudine: in un modo o nell'altro
chiedono tutti di essere accettati,
di essere ascoltati, e ciò è comprensibile,
ma io sono uno di quelli che preferirebbe
starsene tranquillo a casa con la moglie e i suoi 6 gatti
(o di sopra da solo a fare niente).
L'impressione è che sia un egoista
e mi senta sminuito dalla gente
ma non ho l'impressione che loro
si sentano vuoti, ho l'impressione
che li diletti il movimento
delle loro bocche.
E quando se ne vanno quasi tutti accennano
a un'altra visitina.
Mia moglie è carina, li saluta con calore,
ha un cuore d'oro, così d'oro che quando, che so,
andiamo al ristorante e scegliamo un tavolo
lei prende il posto da cui si può "veder la gente"
e io quello da cui non è possibile.
D'accordo, sono un figlio del demonio;
l'intera umanità mi annoia e no, non è
paura, sebbene qualcosa in loro mi spaventi,
e non è invidia perché non voglio nulla
di ciò che loro vogliono, è solo che
in tutte quelle ore di
parole parole parole
non sento niente di davvero buono coraggioso o nobile,
e che valga un briciolo del tempo in cui mi hanno impallinato
le cervella.
Te lo ricordi quando avevi l'abitudine di buttarli fuori
dalla porta invece di fargli scaricar le batterie
sui tuoi divani,
quei tipi malinconici sempre a caccia di compagnia,
e ti vergogni di te stesso per esserti arreso
alle loro insane fesserie
ma altrimenti tua moglie direbbe:
"pensi di essere forse l'unico essere umano
sulla terra?"
Vedete, ecco come il diavolo
mi acchiappa.
Perciò io ascolto e loro si sentiranno
realizzati.

mercoledì 16 febbraio 2011

Donna in Pisa di Mario Luzi

Rolf Armstrong*1932
Non sempre fosti sola con me, spesso guardavi
lunghe feste appassite nei canali
scorrere sotto i ponti inseguite dal tempo,
tra i pampini, tra i prati languidi e il lume
della sera discendere i fondali
e le spire del fiume.
E talvolta era incerto tra noi chi fosse assente:
spesso vedevi i limpidi tornei
snodarsi nelle vie sotto i soli d'inverno,
tra logge, tra fiori fumidi e il gelo
delle mura sospingere i trofei
nella luce d'averno.
Donna altrimenti -e niente più simile alla vita-
calda d'impercettibili passioni
velata da un vapore di lagrime ideali
nel vento, sui ponti ultimi al fuoco
delle stelle apparivi dai portali,
dietro i vetri di croco.
(Un brindisi)

martedì 15 febbraio 2011

Ci sono anime che hanno...di Federico Garcia Lorca

Julio Romero De Torres/1915
Ci sono anime che hanno
stelle azzurre,
mattini sfioriti
tra foglie del tempo,
casti cantucci
che conservano un antico
sussurro di nostalgia
e di sogni.
Altre anime hanno
spettri dolenti
di passioni. Frutta
con vermi. Echi
di una voce arsa
che viene di lontano
come una corrente
d'ombre. Ricordi
vuoti di pianto
e briciole di baci.
La mia anima è matura
da gran tempo,
e si dissolve
confusa di mistero.
Pietre giovanili
consunte di sogno
cadono sulle acque
dei miei pensieri.
Ogni pietra dice:
Dio è molto lontano.
(8 febbraio 1920)
*****
Hay almas que tienen
azules luceros,
mañanas marchitas
entre hojas del tiempo ,
y castos rincones
que guardan un viejo
rumor de nostalgias
y sueños .
Otras almas tienen
dolientes espectros
de pasiones . Frutas
con gusanos. Ecos
de una voz quemada
que viene de lejos
Como una corriente
de sombra . Recuerdos
vacios de llanto
y migajas de besos .
Mi alma està madura
hace mucho tiempo,
y se desmorona
turbia de misterio .
Piedras juveniles
roídas de ensueño
caen sobre las aguas
de mis pensamientos.
Cada piedra dice:
"¡ Dios esta muy lejos ! "
(8 de febrero de 1920)

lunedì 14 febbraio 2011

Un'ora di febbraio e La mia prima percezione sia di te di Emily Dickinson

Faed/Postumus and Imogen
Bianca come una Pipa Indiana
Rossa come una Lobelia Purpurea
Favolosa come una Luna a Mezzogiorno
Un'Ora di Febbraio -
*******************White as an Indian Pipe
Red as a Cardinal Flower
Fabulous as a Moon at Noon
Febuary Hour -
--------------------La mia prima percezione sia di te
Con la calda Luce del mattino -
E la mia prima Paura, che l'Ignoto
Non t'inghiotta nella notte
********************Let my first knowing be of thee
With morning's warming Light -
And my first Fearing, lest Unknowns
Engulph thee in the night

domenica 13 febbraio 2011

Stanze di Eugenio Montale

Alice Pike Barney/1927 Ricerco invano il punto onde si mosse
il sangue che ti nutre, interminato
respingersi di cerchi oltre lo spazio
breve dei giorni umani,
che ti rese presente in uno strazio
d'agonie che non sai, viva in un putre
padule d'astro inabissato; ed ora
è linfa che disegna le tue mani,
ti batte ai polsi inavvertita e il volto
t'infiamma o discolora.
Pur la rete minuta dei tuoi nervi
rammenta un poco questo suo viaggio
e se gli occhi ti scopro li consuma
un fervore coperto da un passaggio
turbinoso di spuma ch'or s'infitta
ora si frange, e tu lo senti ai rombi
delle tempie vanir nella tua vita
come si rompe a volte nel silenzio
d'una piazza assopita
un volo strepitoso di colombi.
In te converge, ignara, una raggèra
di fili; e certo alcuno d'essi apparve
ad altri: e fu chi abbrividì la sera
percosso da una candida ala in fuga,
e fu chi vide vagabonde larve
dove altri scorse fanciullette a sciami,
o scoperse, qual lampo che dirami,
nel sereno una ruga e l'urto delle
leve del mondo apparse da uno strappo
dell'azzurro l'avvolse, lamentoso.
In te m'appare un'ultima corolla
di cenere leggera che non dura
ma sfioccata precipita. Voluta,
disvoluta è così la tua natura.
Tocchi il segno, travàlichi. Oh il ronzìo
dell' arco ch'è scoccato, il solco che ara
il flutto e si rinchiude! Ed ora sale
l'ultima bolla in su. La dannazione
è forse questa vaneggiante amara
oscurità che scende su chi resta.
(Le occasioni)

sabato 12 febbraio 2011

Taci anima mia di Camillo Sbarbaro

Lina/Chaim Soutine/1929 Taci anima mia. Son questi i giorni
tetri che per inerzia si dura,
i giorni che nessuna attesa illude.
Come l'albero ignudo a mezzo inverno
che s'attedia nell'ombra della corte,
non m'aspetto di mettere più foglie
e dubito d'averle messe mai.
Nella folla che m'urta andando solo,
mi pare d'esser da me stesso assente.
E m'accalco ad udire dov'è ressa,
sosto dalle vetrine abbarbagliato
e mi volgo al frusciare d'ogni gonna.
Per la voce d'un cantastorie cieco
per l'improvviso lampo d'una nuca
mi sgocciolan dagli occhi sciocche lagrime
mi s'accendon negli occhi cupidigie.
Chè tutta la mia vita è nei miei occhi:
ogni cosa che passa la commuove
come debole vento un'acqua morta.
Non sono che uno specchio rassegnato.
In me stesso non guardo perché nulla
vi troverei...
E, venuta la sera, nel mio letto
mi stendo lungo come in una bara.
(Pianissimo)

venerdì 11 febbraio 2011

Concorrenza sleale di prima mattina a Caterina di Erich Fried

Egon Schiele
Quando dissi "facciamo l'amore"
dicesti no
spiegandomi
"Ho appena
conosciuto
in sogno
un uomo amabile
Era cieco
ed era un tedesco
Non è buffo?"
Ti augurai sogni d'oro
e scesi da basso
alla mia scrivania
ma geloso
come non mai

giovedì 10 febbraio 2011

Sonata in bianco minore di Sergio Corazzini

Nesterov
Sorelle, venite a vedere!
C’è il sole nell’orto, c’è il sole!
È un povero sole che ha freddo, non senti?
Che piange le sue primavere...
Sole di convalescenti.
Suor Anna sorride così.
Che ci voglia raccontare
una fiaba d’oltre mare!
È venuto a trovare
noi, povere sperdute,
e, forse un malato lo aspetta
invano al limitare
della sua casa per la sua salute.
È più bianco della mia cornetta...
Sorelle, scendiamo nell’orto
prima che se ne vada.
Sorelle, pregatelo a mani
giunte ché torni domani!
Che torni, per poco, che torni,
però, tutti i giorni!
Perché non dovrebbe venire?
Noi stiamo per morire.
Comunichiamocene, sorelle,
prima che vengano le stelle.
Noi non abbiamo che Gesù,
Maria e niente più.
Un po’ d’acqua nella scodella
e un po’ di sole nella cella.
Io mi farò una ghirlandetta
per i miei poveri capelli.
Io, sorella benedetta,
avrò il miglio per gli uccelli.
Oh, Sorelle, e, se non torna,
che faremo?
Se non torna, aspetteremo.
Come è gelido il convento.
È più gelido il mio cuore.
Oh, Sorelle, invece, io sento
tutto il sole nel mio cuore.
Stelle in cielo e vele in mare,
tante vele e tante stelle...
Accendiamo le candele sull’altare.
Ricordiamoci, sorelle,
che siamo mortali.
Regina sine labe originali...Che faremo, se non torna?
Se non torna più, morremo.
(Piccolo libro inutile)

mercoledì 9 febbraio 2011

Immenso e rosso di Jacques Prevert

Augustus John/Marchesa Casati Immenso e rosso
Sopra il Grand Palais
Il sole d'inverno appare
E scompare
Come lui il mio cuore sparirà
E tutto il mio sangue se ne andrà
Se ne andrà in cerca di te
Amore mio
Bellezza mia
E ti ritroverà
In qualunque posto tu stia.
*************************
Immense et rouge
Au-dessus du Grand Palais
Le soleil d’hiver apparaît
Et disparaît
Comme lui mon coeur va disparaître
Et tout mon sang va s’en aller
S’en aller à ta recherche
Mon amour
Ma beauté
Et te trouver
Là où tu es.

martedì 8 febbraio 2011

Elegia di Giuseppe Ungaretti

Emilio Freixas/1950 La tua bellezza brucerà le navi,
La tua bellezza brucerà foreste,
Ha il gusto della morte,
Come l’aurora, è triste.
È bellezza da schiava.
Per grandi ore di gloria tu nascesti
E ci farà il tuo corpo, disperare.
Bellezza da regina.
Dal tuo semplice gesto,
Da sola povertà
Ti deriva la grazia in cui t’avvolgi
E l’incantevole mistero.
La tua bellezza brucia navi e boschi,
O nata per la gloria
E per tristi esperienze,
Fiore dell’acque fredde,
Delle pianure fredde, giglio,
O stella, bella stella della sera.
Nascesti per l’amore,
Ma non avranno gli occhi tuoi la gioia,
Non avranno che lacrime.
La tua bellezza è luce,
Luce sui corpi nudi,
Su un corpo freddo, fuoco mattinale.
Da te nasce quel soffio misterioso
Che rosei petali fa fremere,
Rabbrividire acque lacustri.
Brucerai le foreste
E brucerai le navi
E nella notte ti rivelerai
Trasfigurata in un’altra bellezza.

lunedì 7 febbraio 2011

Non c'è Generale in tutto l'anno di Emily Dickinson

Henryk Rodakowski/Matki/1853
Non c'è Generale in tutto l'Anno
Tanto civico come la Ghiandaia -
Una Vicina e una Guerriera pure
Con stridula felicità
Inseguendo Venti che ci censurano
Un Giorno di Febbraio,
La Sorella dell'Universo
Non fu mai soffiata via -
La Neve e lei sono intimi -
Li ho visti spesso giocare
Quando il Cielo guardava tutti noi
Con tale severità
Da indurmi a fare le scuse
A un'insultata volta celeste
Il cui pomposo cipiglio era Nutrimento
Alla loro temerarietà -
Il Guanciale di questa ardita Testa
È un pungente Sempreverde -
La sua Dispensa - scarna e Militante -
Sconosciute - rinfrescanti cose -
Il suo Carattere - un Tonico -
Il suo Futuro - una Disputa -
Ingiusta un'Immortalità
Che lasci fuori questa Vicina -

domenica 6 febbraio 2011

Nuovo messaggio di Gabriele D'Annunzio

Boris Dmitrievich Grigoriev/Anna Grilikhes/1917 
 Perdonami, tu buona. Io dissi, è vero,
dissi: - Domani tornerò, domani
vi rivedrò. - E siamo ancor lontani,
Anna, e tu credi che non sia sincero
il mio vóto! Oh, perdonami. Io mi sento
morire. È questa, è questa oggi la sola
verità. Non so dirti altra parola
che questa. Cade ogni proponimento,
mi lascia ogni speranza. Tutto è vano.
Io non vedrò fiorire il bianco spino
lungo le siepi né pe’ solchi il lino
cerulo né tremante alzarsi il grano;
e non la madre, e non su quello smorto
viso, su quell’estenuato viso
un po’ di sole; e non il suo sorriso;
e non su que’ rosai bianchi dell’orto
le sue mani più pure delle rose
nuove... E le coglierebbe ella, le nuove
rose, è vero?, a fiorir la stanza dove
io comporrei canzoni maliose
per consolare il suo dolente cuore;
e cadere vedrei come ad un lieve
fiato le foglie miti come neve
su la pagina, al suo pensier d’amore;
ed ella non si stancherebbe mai
di guardarmi, e il suo sguardo su la fronte
io sentirei, e sentirei la fronte
divenir pura come non fu mai...
Aspettami, ti prego! Io dissi, è vero,
dissi: - Domani tornerò, domani
vi rivedrò. - E siamo ancor lontani.
Ma aspettami, Anna, aspettami. Dispero
io forse? Credi tu che io sia perduto?
Ma non vedi, non vedi tu che io sogno
la mia casa? Non vedi tu che io sogno
i tuoi rosai? Quando sarò venuto,
oh allora... - Aspettami, Anna. E dille, dille
che m’aspetti. Vedrai che questa volta
non rimarrà delusa. Questa volta,
oh per la luce de le sue pupille
tènere, io non avrò promesso in vano.
Questa volta, fiorire il bianco spino
lungo le siepi e lungo i solchi il lino
cerulo, e a poco a poco alzarsi il grano,
e lei che a poco a poco si colora
di salute, e noi due stare a’ suoi piedi,
e il suo sorriso... - Ma tu non mi credi,
Anna? Quando sarò venuto, oh allora...
(Poema paradisiaco)

sabato 5 febbraio 2011

Quando creò te distesa a letto di Charles Bukowski

Luigi Serralunga/1917
Quando Dio creò l’amore non ci ha aiutato molto
quando Dio creò i cani non ha aiutato molto i cani
quando Dio creò le piante fu una cosa nella norma
quando Dio creò l’odio ci ha dato una normale cosa utile
quando Dio creò Me creò Me
quando Dio creò la scimmia stava dormendo
quando creò la giraffa era ubriaco
quando creò i narcotici era su di giri
e quando creò il suicidio era a terra.
Quando creò te distesa a letto
sapeva cosa stava facendo
era ubriaco e su di giri
e creò le montagne e il mare e il fuoco
allo stesso tempo.
Ha fatto qualche errore
ma quando creò te distesa a letto
fece tutto il Suo Sacro Universo.

venerdì 4 febbraio 2011

Febbraio di Vincenzo Cardarelli

Moore
Febbraio è sbarazzino.
Non ha i riposi del grande inverno,
ha le punzecchiature,
i dispetti
di primavera che nasce.
Dalla bora di febbraio
requie non aspettare.
Questo mese è un ragazzo
fastidioso, irritante
che mette a soqquadro la casa,
rimuove il sangue, annuncia il folle marzo
periglioso e mutante.

giovedì 3 febbraio 2011

Louise Smith di Edgar Lee Masters

Santiago Rusinol Prats/Senorita NantasHerbert ruppe il nostro fidanzamento di otto anni
quando Annabella ritornò al villaggio
dal collegio, ahimè!
Se avessi rispettato il mio amore,
forse sarebbe diventato un bel dolore —
chi sa? — riempiendomi la vita di profumo.
Ma io lo torturai, lo avvelenai,
lo accecai, ed esso si mutò in odio —
edera mortale invece che clematide.
E l’anima cadde dal suo sostegno,
i suoi viticci s’intricarono in rovina.
Non lasciate la volontà farvi da giardiniere nell’anima,
a meno che siate sicuri
ch’essa è più saggia dell’anima vostra.
(Trad. Fernanda Pivano)

mercoledì 2 febbraio 2011

Non è ancora primavera di Ada Negri

Federico Zandomeneghi/1894 Primavera? Siamo ai primi di febbraio
e ancora ne ha da cadere, di neve:
ancora pungere di freddo.
Pure, adesso che ci penso
e mi guardo meglio in giro,
l'annuncio della primavera non è solo
sulla bocca della fioraia
lasciata all'angolo della strada.
Forse nelle nubi, forse nel vento;
o nell'erba dei giardinetti che hanno
il cancello sul marciapiede: o fra le
connessure delle pietre: ma, insomma,è.
Gioca con me a nasconderello: dove
si appiatti non potrei dire né donde
sbuchi per tornare a rintanarsi; non dice,
promette e poi fugge.

martedì 1 febbraio 2011

Febbraio dolce e amaro di Leonardo Sinisgalli

Oskar Zwintscher/1904 Mi capita di guardare il cielo
di queste notti e le stelle più chiare
perché sono distratto.
Fra due macchie fulminea
si apre una crepa di Beatitudine.
La natura si rivela più forte
della vita e dei pensieri
e di tutte le nostre invenzioni.
Ci ammonisce con la ferrea
tensione dei sereno,
con la sua omogeneità senza uno strappo.