Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

mercoledì 30 novembre 2011

Francesca di Ezra Pound

Francoise Gilot*Autoritratto*1944
Venivi innanzi uscendo dalla notte
recavi fiori in mano
ora uscirai fuori da una folla confusa,
da un tumulto di parole intorno a te.
Io che ti avevo veduta fra le cose prime
mi adirai quando sentii dire il tuo nome
in luoghi volgari.
Avrei voluto che le onde fredde sulla mia mente fluttuassero
e che il mondo inaridisse come una foglia morta,
o vuota bacca di dente di leone, e fosse spazzato via,
per poterti ritrovare,
sola.
*°*°*°*°*
You came in out of the night
And there were flowers in your hand,
Now you will come out of a confusion of people,
Out of a turmoil of speech about you.
I who have seen you amid the primal things
Was angry when they spoke your name
In ordinary places.
I would that the cool waves might flow over my mind,
And that the world should dry as a dead leaf,
Or as a dandelion see-pod and be swept away,
So that I might find you again,
Alone.

martedì 29 novembre 2011

Le mani di Elsa di Louis Aragon

Doris Clare Zinkeisen*Elsa Lanchester*1925
Dammi le tue mani per l'inquietudine
Dammi le tue mani di cui tanto ho sognato
Di cui tanto ho sognato nella mia solitudine
Dammi le tue mani perch'io venga salvato.
Quando le prendo nella mia povera stretta
Di palmo e di paura di turbamento e fretta
Quando le prendo come neve disfatta
Che mi sfugge dappertutto attraverso le dita.
Potrai mai sapere ciò che mi trapassa
Ciò che mi sconvolge e che m'invade
Potrai mai sapere ciò che mi trafigge
E che ho tradito col mio trasalire.
Ciò che in tal modo dice il linguaggio profondo
Questo muto parlare dei sensi animali
Senza bocca e senz'occhi specchio senza immagine
Questo fremito d'amore che non dice parole
Potrai mai sapere ciò che le dita pensano
D'una preda tra esse per un istante tenuta
Potrai mai sapere ciò che il loro silenzio
Un lampo avrà d'insaputo saputo.
Dammi le tue mani ché il mio cuore vi si conformi
Taccia il mondo per un attimo almeno
Dammi le tue mani ché la mia anima vi s'addormenti
Ché la mia anima vi s'addormenti per l'eternità.
*°*°*°*
LES MAINS D’ELSA
Donne-moi tes mains pour l’inquiétude
Donne-moi tes mains dont j’ai tant rêvé
Dont j’ai tant rêvé dans ma solitude
Donne-moi tes mains que je sois sauvé
Lorsque je les prends à mon propre piège
De paume et de peur de hâte et d’émoi
Lorsque je les prends comme une eau de neige
Qui fuit de partout dans mes mains à moi
Sauras-tu jamais ce qui me traverse
Qui me bouleverse et qui m’envahit
Sauras-tu jamais ce qui me transperce
Ce que j’ai trahi quand j’ai tressailli
Ce que dit ainsi le profond langage
Ce parler muet de sens animaux
Sans bouche et sans yeux miroir sans image
Ce frémir d’aimer qui n’a pas de mots
Sauras-tu jamais ce que les doigts pensent
D’une proie entre eux un instant tenue
Sauras-tu jamais ce que leur silence
Un éclair aura connu d’inconnu
Donne-moi tes mains que mon coeur s’y forme
S’y taise le monde au moins un moment
Donne-moi tes mains que mon âme y dorme
Que mon âme y dorme éternellement..

lunedì 28 novembre 2011

No: non dire nulla di Fernando Pessoa

Josè De Togores*Renèe*1920
No: non dire nulla.
Supporre ciò che dirà
la tua bocca silenziosa
è come udirlo già.
Udirlo è meglio
di come lo diresti.
Ciò che è non affiora
dalle frasi e dai giorni.
Sei migliore di quello che sei.
Non dir nulla: so.
Grazia del corpo ignudo
che invisibile si vede.
*°*°*°*°*
Não: não digas nada
Não: não digas nada!
Supor o que dirá
A tua boca velada
É ouvi-lo já
É ouvi-lo melhor
Do que o dirias.
O que és não vem à flor
Das frases e dos dias.
Eacute;s melhor do que tu.
Não digas nada: sê!
Graça do corpo nu
Que invisível se vê.

domenica 27 novembre 2011

Lettera II di Idea Vilariño

Josè Maria Mallol Suazo
Sei lontano nel sud
là non sono le quattro
sdraiato sulla sedia
sul tavolo del bar
nella tua stanza
buttato sul tuo letto
il tuo o di qualcuno
che vorrei cancellare
- penso a te
non a chi ti cerca
a chi ti vuole accanto, come lo voglio io
Sto pensando a te
ormai da un’ora
o forse mezza
non so.
Quando mancherà la luce
saprò che son le nove
spianerò il mio letto
m’infilerò il vestito nero
mi darò una pettinata.
Andrò a mangiare
è chiaro.
Ma a una cert’ora
tornerò in questa stanza
mi butterò sul letto
e allora il tuo ricordo
che dico
il mio desiderio di vederti
e che tu mi guardi
la tua presenza d’uomo che mi manca nella vita
incominceranno come ora
incominci nella sera
che ormai è notte
a essere
la sola unica cosa
che m’importa nel mondo.
( Poesie d’amore 1957-1965)
*°*°*°*°*
Estás lejos y al sur
allí no son las cuatro.
Recostado en tu silla
apoyado en la mesa del café
de tu cuarto
tirado en una cama
la tuya o la de alguien
que quisiera borrar
-estoy pensando en ti no en quienes buscan
a tu lado lo mismo que yo quiero-.
Estoy pensando en ti ya hace una hora
tal vez media
no sé.
Cuando la luz se acabe
sabré que son las nueve
estiraré la colcha
me pondré el traje negro
y me pasaré el peine.
Iré a cenar
es claro.
Pero en algún momento
me volveré a este cuarto
me tiraré en la cama
y entonces tu recuerdo
qué digo
mi deseo de verte
que me mires
tu presencia de hombre que me falta en la vida
se pondrán
como ahora te pones en la tarde
que ya es la noche
a ser
la sola única cosa
que me importa en el mundo.
(Poemas)

sabato 26 novembre 2011

Strade di Antonio Machado

George Inness*Spirit of autumn*1891
Della città moresca
dietro le vecchie mura,
io contemplo la sera silenziosa,
solo con la mia ombra e la mia pena.
Il fiume va scorrendo,
tra giardini in penombra,
e tra grigi oliveti,
per le liete campagne di Baeza.
Hanno le viti pampini dorati
sopra i rossastri ceppi.
Guadalquivir, come spada spezzata,
e frantumata, risplende e lampeggia.
Lontano, i monti avvolti
nella nebbia dormono,
nebbia d'autunno, materna; attenuano
le rozze moli lo stato di pietra
in questa mite sera di novembre,
sera pietosa, languida di viola.
Il vento ha agitato
gli olmi appassiti della carreggiata,
sollevando in rossicci mulinelli
la polvere da terra.
La luna sta salendo
illividita, piena ed  ansimante.
Le candide stradine
s'incrociano inseguendo
lontano casolari  nella valle
e nella sierra sparsi.
Strade tra i campi là...
Ahi! più non posso passeggiar con lei!
(da Campos de Castilla, 1912)
*°*°*°*°*
CAMINOS
De la ciudad moruna
tras las murales viejas,
yo contemplo la tarde silenciosa,
a solas con mi sombra y con mi pena.
El río va corriendo,
entre sombrías huertas
y grises olivares,
por los alegres campos de Baeza
Tienen las vides pámpanos dorados
sobre las rojas cepas.
Guadalquivir, como un alfanje roto
y disperso, reluce y espejea.
Lejos, los montes duermen
envueltos en la niebla,
niebla de otoño, maternal; descansan
las rudas moles de su ser de piedra
en esta tibia tarde de noviembre,
tarde piadosa, cárdena y violeta.
El viento ha sacuido
los mustios olmos de la carretera,
levantando en rosados torbellinos
el polvo de la tierra.
La luna está subiendo
amoratada, jadeante y llena.
Los caminitos blancos
se cruzan y se alejan,
buscando los dispersos caseríos
del valle y de la sierra.
Caminos de los campos...
¡Ay, ya, no puedo caminar con ella!
En noviembre de 1913

venerdì 25 novembre 2011

Io che come un sonnambulo cammino di Camillo Sbarbaro

Jozsef Ripp-Rònai*1920
Io che come un sonnambulo cammino
per le mie trite vie quotidiane,
vedendoti dinanzi a me trasalgo.
Tu mi cammini innanzi lenta come
una regina.
Regolo il mio passo
io subito destato dal mio sonno
sul tuo ch'è come una sapiente musica.
E possibilità d'amore e gloria
mi s'affacciano al cuore e me lo gonfiano.
Pei riccioletti folli d'una nuca
per l'ala d'un cappello io posso ancora
alleggerirmi della mia tristezza.
Io sono ancora giovane, inesperto
col cuore pronto a tutte le follie.
Una luce si fa nel dormiveglia.
Tutto è sospeso come in un'attesa.
Non penso più. Sono contento e muto.
Batte il mio cuore al ritmo del tuo passo.

giovedì 24 novembre 2011

Preghiera per il giorno del Ringraziamento di William S. Burroughs

Norman Rockwell*1943
A John Dillinger con la speranza che sia sempre vivo.
Grazie per il tacchino selvatico
e i piccioni viaggiatori,destinati 
a essere cacati attraverso le sane budella americane.
Grazie per un Continente da saccheggiare e avvelenare.
Grazie per gli Indiani che ci procurano quel tanto di stimoli e di pericoli.
Grazie per le immense mandrie di bisonti da uccidere e scuoiare,
lasciando le carcasse a marcire.
Grazie per le laute ricompense
sui lupi e i coyotes.
Grazie per il SOGNO AMERICANO
da involgarire e falsificare
fin quando la nuda menzogna
non vi risplenda attraverso.
Grazie per il KKK,
per gli uomini di legge che
incidono una tacca per ogni negro ucciso,
per le rispettabili signore casa-e-chiesa
con le loro facce meschine, smunte,
sgradevoli, perverse.
Grazie per gli adesivi
«Ammazza un frocio in nome di Cristo».
Grazie per l'AIDS di laboratorio.
Grazie per il Proibizionismo
e la Lotta contro la Droga.
Grazie per un paese dove a nessuno è dato
di badare ai fatti propri.
Grazie per una nazione di spie
si, grazie per tutti i ricordi...va bene,
 facci vedere le tue braccia.
Sei sempre stato un problema,
e ci hai proprio rotto i coglioni.
Grazie per l'ultimo e piu grande 
tradimento dell'ultimo e piu grande dei sogni umani.
(Giorno del Ringraziamento 28 novembre 1986)
*°*°*°*°*
Lyrics to A Thanksgiving Prayer
Thanks for the wild turkey and the passenger pigeons, 
destined to be shit out through wholesome American guts.
Thanks for a continent to despoil and poison.
Thanks for Indians to provide a modicum of challenge and danger.
Thanks for vast herds of bison to kill and skin leaving the carcasses to rot.
Thanks for bounties on wolves and coyotes.
Thanks for the American dream,
To vulgarize and to falsify until the bare lies shine through.
Thanks for the KKK.
For nigger-killin' lawmen, feelin' their notches.
For decent church-goin' women, with their mean, pinched, bitter, evil faces.
Thanks for "Kill a Queer for Christ" stickers.
Thanks for laboratory AIDS.
Thanks for Prohibition and the war against drugs.
Thanks for a country where nobody's allowed to mind the own business.
Thanks for a nation of finks.
Yes, thanks for all the memories-- all right let's see your arms!
You always were a headache and you always were a bore.
Thanks for the last and greatest betrayal of the last and greatest of human dreams.

mercoledì 23 novembre 2011

Chi sono? di Aldo Palazzeschi

Vincent Van Gogh*1885
Son forse un poeta?
No certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell'anima mia:
"follia".
Son dunque un pittore?
Neanche.
Non ha che un colore
la tavolozza dell'anima mia:
"malinconìa".
Un musico allora?
Nemmeno.
Non c'è che una nota
nella tastiera dell'anima mia:
"nostalgìa".
Son dunque... che cosa?
Io metto una lente
davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell'anima mia.
(Poesie)

martedì 22 novembre 2011

Arte poetica di Paul Verlaine

Sidney Harold Meteyard*Santa Cecilia
Musica prima d’ogni altra cosa,
e perciò preferisci il verso Dispari
più vago e più solubile nell’aria
senza nulla che pesi o posi.
Bisogna pure che le parole
tu le scelga non senza qualche equivoco:
nulla è meglio del canto ambiguo, dove
l’Indeciso al Preciso si sposa.
Sono i begli occhi da dietro un velo,
la grande luce che trema a mezzogiorno,
è, per un tiepido cielo d’autunno,
la farragine azzurra delle stelle!
La Sfumatura è ciò che ci vuole,
non il Colore, soltanto l’alone!
Oh, fidanzi la sfumatura sola
Il sogno al sogno, il flauto al corno!
Fuggi l’Arguzia che assassina,
lo Spirito tagliente e il Riso impuro
per cui piangono gli occhi dell’Azzurro,
tutto aglio di bassa cucina!
Strangola l’eloquenza, e sull’aire
di questa energia, fa attenzione
che la Rima abbia un po’ di discrezione,
altrimenti, dove andrà a finire?
O chi dirà i torti della Rima!
Quale fanciullo sordo o negro folle
ci forgiò questo gioiello da un soldo
vacuo e falso sotto la lima?
Musica e sempre musica ancora!
Sia il tuo verso la cosa che dilegua
e senti che con anima irrequieta
fugge verso altri cieli, altri amori.
Sia il tuo verso la buona avventura
sparsa al vento frizzante del mattino
che porta odori di menta e di timo…
E tutto il resto è letteratura.
*°*°*°*
Art poétique
De la musique avant toute chose,
Et pour cela préfère l'Impair
Plus vague et plus soluble dans l'air,
Sans rien en lui qui pèse ou qui pose.
Il faut aussi que tu n'ailles point
Choisir tes mots sans quelque méprise
Rien de plus cher que la chanson grise
Où l'Indécis au Précis se joint.
C'est des beaux yeux derrière des voiles,
C'est le grand jour tremblant de midi,
C'est, par un ciel d'automne attiédi,
Le bleu fouillis des claires étoiles !
Car nous voulons la Nuance encor,
Pas la Couleur, rien que la nuance !
Oh ! la nuance seule fiance
Le rêve au rêve et la flûte au cor !
Fuis du plus loin la Pointe assassine,
L'Esprit cruel et le rire impur,
Qui font pleurer les veux de l'Azur,
Et tout cet ail de basse cuisine !
Prends l'éloquence et tords-lui son cou !
Tu feras bien, en train d'énergie,
De rendre un peu la Rime assagie.
Si l'on n'y veille, elle ira jusqu'où ?
0 qui dira les torts de la Rime !
Quel enfant sourd ou quel nègre fou
Nous a forgé ce bijou d'un sou
Qui sonne creux et faux sous la lime ?
De la musique encore et toujours !
Que ton vers soit la chose envolée
Qu'on sent qui fuit d'une âme en allée
Vers d'autres cieux à d'autres amours.
Que ton vers soit la bonne aventure
Éparse au vent crispé du matin
Qui va fleurant la menthe et le thym...
Et tout le reste est littérature.
(Jadis et naguère, 1884)

lunedì 21 novembre 2011

Isa Nutter di Edgar Lee Masters

Jacek Malczewski*La Musa
Il dottor Meyers diceva che avevo la satiriasi
e il dottor Hill la chiamava leucemia -
ma io so che cosa mi ha portato quaggiù:
avevo sessant'anni ma ero forte come un uomo
di trentacinque o di quaranta.
E non fu scrivere una lettera al giorno,
non fu fare tardi sette notti la settimana,
non fu la tensione di pensare a Minnie,
non fu paura né timore geloso,
o la fatica incessante di scandagliare
la sua mente meravigliosa, o simpatia
per la vita sventurata che aveva condotto
col primo e il secondo marito-
non fu nessuna di queste cose ad abbattermi-
ma il chiasso delle figlie e le minacce dei figli
e gli scherni e le maledizioni di tutti i parenti
fino al giorno che me la svignai a Peoria
e sposai Minnie a loro dispetto.
Perché vi stupite se il mio testamento è stato fatto
per la migliore e la più pura delle donne?
*°*°**°*°*
Doc Meyers said I had satyriasis,
And Doc Hill called it leucæmia—
But I know what brought me here:
I was sixty-four but strong as a man
Of thirty-five or forty.
And it wasn’t writing a letter a day,
And it wasn’t late hours seven nights a week,
And it wasn’t the strain of thinking of Minnie,
And it wasn’t fear or a jealous dread,
Or the endless task of trying to fathom
Her wonderful mind, or sympathy
For the wretched life she led
With her first and second husband—
It was none of these that laid me low—
But the clamor of daughters and threats of sons,
And the sneers and curses of all my kin
Right up to the day I sneaked to Peoria
And married Minnie in spite of them—
And why do you wonder my will was made
For the best and purest of women?

domenica 20 novembre 2011

Ricongiungimento di Antonia Pozzi

De Laszlo*Mrs. Virginia Heckscher McFadden*1932
Se io capissi
quel che vuol dire
- non vederti più -
credo che la mia vita
qui - finirebbe.
Ma per me la terra
è soltanto zolla che calpesto
e l’altra
che calpesti tu:
il resto
è aria
in cui - zattere sciolte - navighiamo
a incontrarci.
Nel cielo limpido infatti
sorgono a volte piccole nubi
fili di lana
o piume - distanti -
e chi guarda di lì a pochi istanti
vede una nuvola sola
che si allontana.

sabato 19 novembre 2011

Ricordi azzurro chiari di Nadia Anjuman

William T. Wood*Autumn roses
Oh esiliati dell’anonima montagna,
Oh gioielli dai nomi soffocati nella palude del silenzio,
Oh voi, di cui il ricordo pallido si è smarrito
nell’acqua torbida del mare della dimenticanza,
dov’è finita la limpida origine dei vostri pensieri?
Quale mano devastante si è portata via i vostri volti aurei?
In questo vortice, artefice del buio,
dov’è finita la vostra calma lunare?
Se, dopo questo tormento, portatore di morte,
il mare si calmasse,
se le nuvole si svuotassero di sofferenza,
se la luna portasse affetto,
giungerebbe il sorriso?
Se il cuore della montagna si intenerisse,
crescerebbe l’erba e ci sarebbe l’abbondanza?
Sulle sue alte vette, uno dei vostri nomi diverrebbe il faro?
La comparsa dei vostri ricordi azzurro – chiari,
darebbe speranza agli occhi stanchi dei pesci spaventati
dal tumulto del torrente?
(Massacrata di botte dal marito per aver osato declamare i suoi versi in pubblico. Così, il 4 novembre 2005 ad Herat, nel centro occidentale dell’Afghanistan, è finita la vita di Nadia Anjuman, 25 anni, madre di una bimba di 6 mesi, ed una tra le più affermate poetesse del paese.)

venerdì 18 novembre 2011

Carolina di Savoia di Guido Gozzano

Michael Frederick Halliday*Spring flowers
Dopo un anno moriva quella che usciva sposa
da questa Reggia... Visse la vita d'una rosa:
un mattino! Bel fiore non sedicenne ancora
colto da mano ignota in sulla prima aurora!
"Principessa Maria Carolina Antonietta
di Savoia! Lo sposo da me scelto v'aspetta:
il Duca di Sassonia: Marcantonio Clemente."
...Così parlava il padre, il Re, solennemente.
- Cognata Carolina - le disse quel mattino -
giunto è l'ambasciatore di Sassonia a Torino!
Verso il promesso sposo tra poco te ne andrai!
- Verso il promesso sposo? Non l'ho veduto mai! -
- Ha visto il tuo ritratto, hai visto il suo: ti piace? -
- Mi piace? È un po' di tela dipinta, che tace...
Oh! sposerei ben meglio un umile artigiano
che il Duca di Sassonia - oimè - così lontano! -
- Un umile artigiano! Son miti le pretese! -
- Oh sposerei ben meglio un povero borghese!... -
- Un povero borghese! Cognata mia bizzosa!... -
E le adattava intanto la ghirlanda di sposa.
Le cameriere intente all'opra delicata
guardavano la bimba pensosa ed accorata.
- Duchessa di Sassonia! Se questo è il mio destino,
non rivedrò l'Italia, non rivedrò Torino!...
La Regina Maria, Re Vittorio Amedeo,
la Corte, il Clero, i Nobili aprivano il corteo.
Le carrozze di gala avanzavano lente
per Torino infiorata, tra la folla piangente.
- La Bela Carôlin (la folla la chiamava
così, familiarmente, la folla che l'amava!)
La Bela Carôlin ci lascia e va lontano!
Il Duca di Sassonia ha chiesto la sua mano!
L'Ambasciatore è giunto e se la porta via...
Nozze senza lo sposo! Oh! che malinconia! -
Malinconiche nozze ed allegrezze vane:
archi di fiori, canti, clangori di campane...
Mille mani plebee cercavano la stretta
della mano ducale, la mano prediletta...
- Ti segua il voto nostro! Ti benedica Iddio! -
Carolina piangeva a quel supremo addio.
La figlia dalla madre divisa fu - che pena! -
a viva forza, come si spezza una catena...
- Piangete cittadini, piangete il mio destino!
Non rivedrò mia madre, non rivedrò Torino!
Dopo un anno moriva quella che usciva sposa
da questa Reggia. Visse la vita d'una rosa:
un mattino! E si spense nel paese lontano
senza una mano amica nella piccola mano!
Oggi rivive. Il popolo che l'adorava tanto
la canta. E non è morto chi rivive nel canto!

giovedì 17 novembre 2011

Ti ho sempre soltanto veduta di Cesare Pavese

Olga Lehmann
Ti ho sempre soltanto veduta,
senza parlarti mai,
nei tuoi istanti più belli.
Ma ho l’anima ormai tanto tesa,
schiantata dalla tua figura,
che non trovo più pace
al suo brivido atroce.
E non posso parlarti,
nemmeno avvicinarmi,
ché cadrebbero tutti i miei sogni.
Oh se tale è il tremore orribile
che ho nell’anima questa notte,
e non ti conoscerò mai,
che cosa diverrebbe il mio povero cuore
sotto l’urto del sangue,
alla sublimità di te?
Se ora mi par di morire,
che vertigine folle,
che palpiti moribondi,
che urli di voluttà e di languore
mi darebbe la tua realtà?
Ma io non posso parlarti,
e nemmeno avvicinarmi:
nei tuoi istanti più belli
ti ho sempre soltanto veduta,
sempre soltanto sognata.

mercoledì 16 novembre 2011

Caffè all'aperto di Henrik Nordbrandt

Sandra Flood*One hour from love
Pioviggina un pò
ma non abbastanza perchè si possa proprio
chiamarla pioggia
e noi lentamente ci bagnamo
ma non abbastanza perchè valga proprio
la pena di parlarne
e un pò ci innamoriamo
ma non abbastanza perchè si possa proprio
chiamarlo amore.

martedì 15 novembre 2011

Dall'interno di Paul Eluard

Edward Steichen*1913
Primo comando del vento
La pioggia s'avvolge sul giorno
Primo segno che si levi
La vela chiara degli occhi
Sulla fronte di un'unica casa
Sul fianco d'una tenera parete
In seno a una serra assopita
Fissiamo un fuoco di velluto
Fuori la terra si degrada
Fuori la tana dei morti
Frana nel fango scivola
Una rosa si strazia di lividi.
*°*°*°
Du dedans
Premier commandement du vent
La pluie enveloppe le jour
Premier signal d’avoir à tendre
La voile claire à nos yeux
Au front d’une seule maison
Au flanc de la muraille tendre
Au sein d’une serre endormie
Nous fixons un feu velouté
Dehors la terre se dégrade
Dehors la tanière des morts
S’écroule et glisse dans la boue
Une rose écorchée bleuit.
(Poésie et vérité)

lunedì 14 novembre 2011

Noia di Antonio Machado

Edward Hopper
Ore di noia passano
nella stanza familiare,
l'ampio cantuccio oscuro
dove cominciai i miei sogni.
Rintocca odiosamente
ben cadenzato il tictac
dell'orologio all'angolo,
e brilla nella penombra.
Canta la monotonia
della chiara acqua che cade:
ogni giorno è come un altro;
oggi è lo stesso di ieri.
E' già sera. Agita il vento
il parco triste e dorato...
Come a lungo ha lacrimato
la macchia tutta appassita!
*°*°*
Hastío
Pasan las horas de hastío
por la estancia familiar,
el amplio cuarto sombrío
donde yo empecé a soñar.
Del reloj arrinconado,
que en la penumbra clarea,
el tictac acompasado
odiosamente golpea.
Dice la monotonía
del agua clara al caer:
un día es como otro día;
hoy es lo mismo que ayer.
Cae la tarde. El viento agita
el parque mustio y dorado...
¡Qué largamente ha llorado
toda la fronda marchita!

domenica 13 novembre 2011

Ire di cesari di Arthur Rimbaud

Pablo Picasso*Satiri e capre*1959
L’uomo pallido, va lungo aiuole fiorite,
Con il sigaro ai denti vestito di nero:
l’Uomo pallido ripensa ai fiori delle Tuileries
- E a volte l'occhio scialbo ha uno sguardo ardente…
Ebbro, è l'Imperatore, per i vent’anni d’orgia!
Si era detto: “Sulla Libertà voglio soffiare
Delicatamente, come su una candela!”
La libertà rivive! Lui si sente sfiancato!
Prigioniero. – Oh! quael nome sulle labbra mute
Trasale? Qual rimpianto implacabile lo morde?
Non lo sapremo. L’Imperatore ha l’occhio spento.
Ripensa forse al Compare occhialuto…Come
in quelle serate di Saint-Cloud, guarda filare
Dal sigaro acceso una nuvoletta azzurra.
Rages de Césars
L'Homme pâle, le long des pelouses fleuries,
Chemine, en habit noir, et le cigare aux dents :
L'Homme pâle repense aux fleurs des Tuileries
- Et parfois son oeil terne a des regards ardents...
Car l'Empereur est soûl de ses vingt ans d'orgie !
Il s'était dit : "Je vais souffler la Liberté
Bien délicatement, ainsi qu'une bougie ! 
La liberté revit ! Il se sent éreinté ! Il est pris. -
Oh ! quel nom sur ses lèvres muettes
Tressaille ? Quel regret implacable le mord ?
On ne le saura pas. L'Empereur a l'oeil mort.
Il repense peut-être au Compère en lunettes...
- Et regarde filer de son cigare en feu,
Comme aux soirs de Saint-Cloud, un fin nuage bleu.

sabato 12 novembre 2011

Un uomo ridicolo di Massimo Bubola

Juan Antonio Aguirre
Sei solo un uomo ridicolo
un uomo che non sa immaginarsi un miracolo o una perplessità
vivi di piccoli calcoli e grandi vanità
non hai amici, ma complici della tua infedeltà.
Sei solo un uomo ridicolo
un uomo che non va allo sbaraglio di un attimo, un attimo di verità
sai rifugiarti negli angoli, se sei in difficoltà
difenderti attaccando è la tua specialità
Hai mai amato qualcuno?
Hai mai difeso qualcosa?, qualcosa?.
Sei solo un uomo ridicolo
un uomo senza qualità
che parla troppo per credere a quello che dirà
che dirà
che dirà
a quello che dirà
che dirà
(testo di M. Bubola, musica di M. Bubola e P. Fabrizi)

venerdì 11 novembre 2011

Distacco di Vincenzo Cardarelli

Christian Schad*La madre Marcella
Io ti sento tacere da lontano.
Odo nel mio silenzio il tuo silenzio.
Di giorno in giorno assisto
all’opera che il tempo,
complice mio solerte, va compiendo.
E già quello che ieri era presente
divien passato e quel che ci pareva
incredibile accade.
Io e te ci separiamo.
Tu che fosti per me più che una sposa!
Tu che volevi entrare
nella mia vita, impavida,
come in inferno un angelo
e ne fosti scacciata.
Ora che t’ho lasciata,
la vita mi rimane
quale un’indegna, un’inutile soma,
da non poterne avere più alcun bene.
(Poesie*1942)

giovedì 10 novembre 2011

Sonia la russa di Edgar Lee Masters

Klimt*Portrait a lady*1894
Io, nata a Weimar
di madre francese
e da padre tedesco, professore molto dotto,
rimasta orfana a quattordici anni,
divenni ballerina, nota sotto il nome di Sonia la Russa,
sempre su e giù per i boulevards di Parigi,
amante dapprima di parecchi duchi e conti,
e più tardi di artisti poveri e di poeti.
A quarant’anni, passée, visitai New York
e incontrai sul bastimento il vecchio Patrick Hummer
rubicondo e vigoroso,benchè sui sessanta,
che ritornava dall'aver venduto un carico
di bestiame in Germania, ad Amburgo.
Egli mi portò a Spoon River e qui vivemmo insieme
per vent’anni- la gente credeva che fossimo sposati!
Questa quercia vicino a me è la dimora preferita
di gazze azzurre  che ciarlano, ciarlano tutto il giorno.
E perché no? Persino la mia polvere ride
pensandon a quella cosa umoristica che è la vita.
*°*°*°*
Russian Sonia
I, born in Weimar
Of a mother who was French
And German father, a most learned professor,
Orphaned at fourteen years,
Became a dancer, known as Russian Sonia,
All up and down the boulevards of Paris,
Mistress betimes of sundry dukes and counts,
And later of poor artists and of poets.
At forty years, passée, I sought New York
And met old Patrick Hummer on the boat,
Red-faced and hale, though turned his sixtieth year,
Returning after having sold a ship-load
Of cattle in the German city, Hamburg.
He brought me to Spoon River and we lived here
For twenty years—they thought that we were married!
This oak tree near me is the favorite haunt
Of blue jays chattering, chattering all the day.
And why not? for my very dust is laughing
For thinking of the humorous thing called life.

mercoledì 9 novembre 2011

Autunno di Corrado Govoni

Toudouze*Chanson d'automne*1895

O triste vento!
Volteggiano come volani
i frutti alati delle samare.
Tra gli alberi il frumento
si stende lontano lontano
come una verde nevicata d'astri.
Le oche in triangolo vanno
in numero pari
verso le paludi.
Addio belle nubi kleksografiche!
Addio bei tramonti di cinabro!
Scricchiolano sotto i piedi
i piccoli obici delle ghiande
(pensate al figliuol prodigo!)
Un triste ritornello fischia sul labro.
Addio belle notti cittografiche!
E il sonno che non viene più...
Oh ma quando ci sarai tu
e metterai nelle lenzuola
dei mazzetti odorosi di lavanda!
(Poesie elettriche*1911)

martedì 8 novembre 2011

Bocca di labbra d'oro tu non sei in me per ridere di Paul Eluard

Rolf Armstrong*Evelyn Brent
Bocca di labbra d'oro tu non sei in me per ridere
Cosi perfetto è il senso dei tuoi detto d'aureola
Che le mie notti d'anni, di gioventù e di morte
Nel brusio del mondo odono vibrare la tua voce.
In quest'alba di seta dove vegeta il freddo
La lussuria in pericolo va rimpiangendo il sonno,
In mano al sole i corpi che si destano gelano
Di brividi se pensano di ritrovare i cuori.
Ricordi di foreste verdi, nebbia ove affondo,
Gli occhi ho su me richiusi, sono tuo,
Tutta la vita mia ti ascolta né distruggere
So i terribi ozi che il tuo amore mi crea.
*°*°*°*
Ta bouche aux lèvres d'or n'est pas en moi pour rire
Ta bouche aux lèvres d'or n'est pas en moi pour rire
Et tes mots d'auréole ont un sens si parfait
Que dans mes nuits d'années, de jeunesse et de mort
J'entends vibrer ta voix dans tous les bruits du monde.
Dans cette aube de soie où végète le froid
La luxure en péril regrette le sommeil,
Dans les mains du soleil tous les corps qui s'éveillent
Grelottent à l'idée de retrouver leur cœur.
Souvenirs de bois vert, brouillard où je m'enfonce,
J'ai refermé les yeux sur moi, je suis à toi,
Toute ma vie t'écoute et je ne peux détruire
Les terribles loisirs que ton amour me crée.
(Capitale de la douleur*1926)

lunedì 7 novembre 2011

: riflessi di Aldo Palazzeschi

Serov*Izabella Grunberg
Rasentano piano gli specchi invisibili
avvolti di nebbia,
non lasciano traccia nell’ombra,
gli specchi non hanno riflessi,
non cade su loro dell’ombra una macchia,
neppure la macchia dell’oro.
Un raggio vien fuori dal centro
di luce giallastra.
Sul raggio rimangono lievi, impalpabili,
impronte sfumate di luci, di nebbie: riflessi.
Appaiono spaiono lenti,
si fanno ora vivi, ora smorti,
appaiono spaiono lenti.
Dei volti talora vi appaiono,
dei volti bianchissimi,
appena il pallore la luce ne scopre.
Talaltra vi passan dei manti fioriti
vi passano lenti, cangianti, splendenti.
S’arrestano i volti,
s’arrestan, più chiari si fanno,
vi splende d’un tratto uno sguardo,
due occhi che corron cercando pungenti,
o in fondo confusi v’appaion languenti, morenti.
Vi passa pian piano la nebbia e ricopre,
confonde gli sguardi con luci di gemme.
In basso,
si segue la ridda
dei piccoli punti
di dadi danzanti.
Due dadi grandissimi, in fondo,
rimangono fermi,
ne splendono i punti nerissimi intenti.
Vi passano lievi davanti
le impronte sfumate di luci, di nebbie: riflessi.
Appaiono spaiono lenti,
si fanno ora vivi ora smorti,
appaiono spaiono lenti.
(Allegoria di Novembre)

domenica 6 novembre 2011

Fuochi di novembre di Attilio Bertolucci

Jarnefelt*Leena*1903
Bruciano della gramigna
nei campi,
un'allegra fiamma suscitano
e un fumo brontolone.
La bianca nebbia si rifugia
fra le gaggie,
ma il fumo lento si avvicina
non la lascia stare.
I ragazzi corrono corrono
al fuoco
con le mani nelle mani,
smemorati,
come se avessero bevuto
del vino.
Per lungo tempo si ricorderanno
con gioia
dei fuochi accesi in novembre
al limitare del campo.

sabato 5 novembre 2011

Novembre 1913 di Antonio Machado

Lucien Levy Dhurmer*Marguerite Moreno*Autumn bride

Un anno in più. Getta il seminatore
la semente nei solchi del terreno.
Due coppie di buoi arano;
mentre passano nubi cenerine
si fan più scuri i campi,
i bruni seminati,
i grigi oliveti. In fondo alla valle
il fiume trascina l'acqua torbida.
A Cazorla c'è neve,
su Màgina tormenta,
ha Aznaitìn la berretta. Ma Granada ha
monti e sole, monti di sole e pietra.
*°*°*°*
NOVIEMBRE 1913
Un año más. El sembrador va echando
la semilla en los surcos de la tierra.
Dos lentas yuntas aran,
mientras pasan la nubes cenicientas
ensombreciendo el campo,
las pardas sementeras,
los grises olivares. Por el fondo
del valle el río el agua turbia lleva.
Tiene Cazorla nieve,
y Mágina, tormenta,
su montera, Aznaitín. Hacia Granada,
montes con sol, montes de sol y piedra.

venerdì 4 novembre 2011

A un compagno di Corrado Alvaro

Francis Luis Mora*The prayer of the women*1918
Se dovrai scrivere alla mia casa,
Dio salvi mia madre e mio padre,
la tua lettera sarà creduta
mia e sarà benvenuta.
Così la morte entrerà
e il fratellino la festeggerà.
Non dire alla povera mamma
che io sia morto solo.
Dille che il suo figliolo
più grande, è morto con tanta
carne cristiana intorno.
Se dovrai scrivere alla mia casa,
Dio salvi mia madre e mio padre,
non vorranno sapere
se sono morto da forte.
Vorranno sapere se la morte
sia scesa improvvisamente.
Dì loro che la mia fronte
è stata bruciata là dove
mi baciavano, e che fu lieve
il colpo, che mi parve fosse
il bacio di tutte le sere.
Dì loro che avevo goduto
tanto prima di partire,
che non c'era segreto sconosciuto
che mi restasse a scoprire;
che avevo bevuto, bevuto
tanta acqua limpida, tanta,
e che avevo mangiato con letizia,
che andavo incontro al mio fato
quasi a cogliere una primizia
per addolcire il palato.
Dì loro che c'era gran sole
pel campo, e tanto grano
che mi pareva il mio piano;
che c'era tante cicale
che cantavano; e a mezzo giorno
pareva che noi stessimo a falciare,
con gioia, gli uomini intorno.
Dì loro che dopo la morte
è passato un gran carro
tutto quanto per me;
che un uomo, alzando il mio forte
petto, avea detto: Non c'è
uomo più bello preso dalla morte.
Che mi seppellirono con tanta
tanta carne di madri in compagnia
sotto un bosco d'ulivi
che non intristiscono mai;
che c'è vicina una via
ove passano i vivi
cantando con allegria.
Se dovrai scrivere alla mia casa,
Dio salvi mia madre e mio padre,
la tua lettera sarà creduta
mia e sarà benvenuta.
Così la morte entrerà
e il fratellino la festeggierà.
(Ai tanti morti giovani della Grande Guerra)

giovedì 3 novembre 2011

Sonetto di Stèphane Mallarmè

Ferdinand Khnopff*Il velo

(Per la vostra cara morta, il suo amico).2 novembre 1877
- «Quando sui boschi obliati l'inverno più s'adombra
Tu piangi, o prigioniero solitario alla soglia
Perché questo sepolcro gemino, nostro orgoglio,
Ahimè! solo d'assenti grevi fiori s'ingombra.
Invano Mezzanotte cade nella penombra,
Non odi, gli occhi fissi t'esalti nella veglia
Fino a che sull'antica poltrona nel barbaglio
Dell'estremo tizzone appaia la mia Ombra.
Chi sovente desidera la Visita non deve
Premer con troppi fiori la pietra che solleva
La mia mano col tedio d'una forza sepolta.
Anima al chiaro fuoco tremante di sedere,
Per riviver mi basta se alle tue labbra ascolto
Il soffio del mio nome mormorato alle sere».
*°*°*°*
SONNET
(Pour votre chère morte, son ami.) 2 novembre 1877
- » Sur les bois oubliés quand passe l'hiver sombre
Tu te plains, ô captif solitaire du seuil,
Que ce sépulcre à deux qui fera notre orgueil
Hélas! du manque seul des lourds bouquets s'encombre.
Sans écouter Minuit qui jeta son vain nombre,
Une veille t'exalte à ne pas fermer l'oeil
Avant que dans les bras de l'ancien fauteuil
Le suprême tison n'ait éclairé mon Ombre.
Qui veut souvent avoir la Visite ne doit
Par trop de fleurs charger la pierre que mon doigt
Soulève avec l'ennui d'une force défunte.
Ame au si clair foyer tremblante de m'asseoir,
Pour revivre il suffit qu'à tes lèvres j'emprunte
Le souffle de mon nom murmuré tout un soir.

mercoledì 2 novembre 2011

Due Novembre di Vittoria Aganoor

John Roddam Spencer Stanhope*Campi Elisi*1880
Oh se potessi ancora
sognar! ridirmi ancora:
- egli m’ama, egli pensa
a me, sempre; egli guarda
questi limpidi giorni e pensa a me;
guarda queste serene
notti, ed incontro sempre
l’innamorato suo pensier mi viene!
questa lucente vita
non gli par bella se non per me sola,
e con me sola; tutto l’altro ormai
follia, follia, follia,
e nessuna parola
lo accende e lo consola
se non gli viene dalla bocca mia.
Quando verrà l’inverno
coprendo il cielo d’una bigia trama
di nuvole, e cadranno
le lunghe piove e le melanconie
sovra la terra; intorno a me, ch’egli ama,
sarà il sole, una calda onda di sole,
l’ardente soffio dell’intensa brama,
la viva vampa delle sue parole
intorno a me, ch’egli ama!
.....................................
Ecco Novembre; s’aprono
i cimiteri. Oh se potessi ancora
sognar! L’inverno viene
ed il sol ci abbandona.
Oh se potessi ancora
sognar! L’inverno viene
ed il sol ci abbandona.
Cadon le pioggie lente,
s’aprono i cimiteri;
una campana suona
interminabilmente.