Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

domenica 31 luglio 2011

Domenica*Lo scricciolo*La pioggia di Corrado Govoni

Francisco Pons Arnau
Brevemente eccitate dal crepuscolo
abbandonan le coppie l'erba amica
stupite e un po' confuse
di quello che la luna e i treni fanno
tutta la notte alla stanca città.
°*°*°*°*°*
Su e giù, va e viene sempre inquieto,
fruga e becca fra gli spini:
qua un seme, là una goccia ed una foglia
senza che di mangiare abbia gran voglia,
senza saper se voli o se cammini.
Somiglia alle ragazze più vivaci:
le tieni ferme solo con i baci.
*°*°*°*°*°*
La pioggia è il tuo vestito.
Il fango è le tue scarpe.
La tua pezzuola è il vento.
Ma il sole è il tuo sorriso e la tua bocca
e la notte dei fieni i tuoi capelli.
Ma il tuo sorriso e la tua calda pelle
è il fuoco della terra e delle stelle.
(Pellegrino d'amore*1941)

sabato 30 luglio 2011

Sonetto 115 di William Shakespeare

Giovanni Battista Tiepolo
Mentono i versi che una volta ho scritto,
dissi: Di più non ti potrei amare;
ma all'intelletto era allora incredibile
ch'io avvampassi più colmo anche e  più chiaro.
Guardando al tempo, che in vicende a mille
scongiunge i voti e muta legge ai re,
scurisce la beltà sacra, i più fini
stempra, i forti nel suo flusso traveste;
ah del tempo implacato nel timore
come non dirti: Ora t'amo nel culmine
quando l'incerto m'era certo e l'oggi
incoronavo, del futuro in dubbio?
E' un bimbo Amore, non dire dovevo,
lasciar pienezza a quel che ancora cresce.
*°*°*°*°*°*°
Those lines that I before have writ do lie,
Ev'n those that said I could not love you dearer.
Yet then my judgement knew no reason why
My most full flame should afterwards burn clearer.
But reck'ning time, whose millioned accidents
Creep in 'twixt vows, and change decrees of kings,
Tan sacred beauty, blunt the sharp'st intents,
Divert strong minds to th' course of alt'ring things-
Alas,why, fearing of time's tyranny,
Might I not then say, now I love you best,
When I was certain o'er incertainty,
Crowning the present, doubting of the rest?
Love is a babe, then might I not say so,
To give full growth to that which still doth grow.

venerdì 29 luglio 2011

Donna genovese di Dino Campana

Ettore Tito*Luglio
Tu mi portasti un pò d’alga marina
Nei tuoi capelli, ed un odor di vento,
Che è corso di lontano e giunge grave
D’ardore, era nel tuo corpo bronzino:
- Oh la divina
Semplicità delle tue forme snelle -
Non amore non spasimo, un fantasma,
Un’ombra della necessità che vaga
Serena e ineluttabile per l’anima
E la discioglie in gioia, in incanto serena
Perché per l’infinito lo scirocco
Se la possa portare.
Come è piccolo il mondo e leggero nelle tue mani!
(Inediti)

giovedì 28 luglio 2011

Paesaggi di Thomas Stearns Eliot

Singer Sargent*Carnation lily rose
Voci di bambini nel frutteto
Tra il tempo del germoglio e della frutta
Capo dorato, capo color cremisi,
Tra il verde della cima e la radice.
Ala nera, ala bruna, un volo sopra
Vent’anni e la primavera è finita;
L’oggi affligge, il domani affligge,
Ricopritemi, foglie illuminate;
Capo dorato, ala nera,
Aggrappati, dondola,
Germoglia, canta,
Oscilla nell'albero di mele
**********
Children’s voices in the orchard
Between the blossom and the fruit time:
Golden head, crimson head,
Between the green tip and the root.
Black wing, brown wing, hover over
Twenty years and the spring is over;
To-day grieves, to-morrow grieves,
Cover me over, light- in- leaves;
Golden head, black wing,
Cling, swing,
Spring, sing,
Swing up into the apple tree.
(New Hampshire)

mercoledì 27 luglio 2011

Il pudore sociale di Dacia Maraini

Lotte Laserstein
Il pudore sociale che tu credi naturale
vuole che tu sia ritrosa, ambigua, dolce
Il pudore vero sta rinchiuso come il tuorlo
dentro l’uovo, ricco, fiammante, vitale.
Questo pudore ti insegna il senso della tua integrità
di cuore, bada bene, non di una carne fatta
Simbolo sociale. Sii tu a baciarlo, a spogliarlo,
ad accarezzarlo, senza per questo rifiutare le sue
carezze e i suoi baci. Che sia chiaro, chiarissimo
lampante che siete in due a fare l’amore, non uno solo
sopra l’altro, contro l’altro, a danno dell’altro.
Rifiuta il gioco del corri e scappa che può
divertire ma alla fine ti porterà alla trappola.
La civetteria è un ‘arma così povera ed infelice
che poi quando sei incastrata contro un muro
non ti rimane che sorridere e acconsentire.
Ma non c’è niente da nascondere, lo vuoi capire.
Devi prenderti il tuo piacere da lui come
lui lo prende da te, senza infingimenti;
con pari entusiasmo e passione. Fagli la corte,
inseguilo, parlagli apertamente. Decidi tu
quando vuoi fare l’amore, non lasciarlo mai
pregare e supplicare, perché poi quando decidessi
non sarà più una decisione ma un cedimento
e subito lui urlerà di essere il tuo padrone
e avrà ragione perché sarai stata vinta e
non vincitrice, avrai accettato la regola
del cacciatore che corre appresso alla preda.

martedì 26 luglio 2011

Concerto in giardino di Vittorio Sereni

Johanna Harmon
A quest'ora
innaffiano i giardini in tutta Europa.
Tromba di spruzzi roca
raduna bambini guerrieri,
echeggia in suono d'acque
sino a quest'ombra di panca.
Ai bambini in guerra sulle aiole
sventaglia, si fa vortice;
suono sospeso in gocce
istante
ti specchi in verde ombrato;
siluri bianchi e rossi
battono gli asfalti dell'Avus,
filano treni a sud-est
tra campi di rose.
Da quest'ombra di panca
ascolto i ringhi della tromba d'acqua:
a ritmi di gocce
il mio tempo s'accorda.
Ma fischiano treni d'arrivi.
S'e' strozzato nel caldo
il concerto della vita che svaria
in estreme girandole d'acqua.
(Frontiera/1935)

lunedì 25 luglio 2011

La pesca e Da nulla che ero di Libero De Libero

Henri Fantin Latour
La pesca colta per tua voglia,
entra in gara la pesca col tuo viso:
tu felice mi chiedi la scelta,
gelosa della mano che la tiene.
**********
Da nulla che ero mi facesti dono
d'essere uno che ti guardava:
e te guardando nella mente me ammiro
e tanto mi piace essere te
che il distacco poco mi duole.

domenica 24 luglio 2011

250+1

Odilon Redon*1905
Grazie di essere con me!

Credo in te anima mia di Walt Whitman

Saimi* Eero Jarnefelt*1892
Credo in te, anima mia,
l’altro che io sono non deve umiliarsi di fronte a te,
e tu non devi umiliarti di fronte a lui.
Ozia con me sull’erba,
libera la tua gola da ogni impedimento,
né parole, né musica o rima voglio,
né consuetudini né discorsi,
neppure i migliori, soltanto la tua calma voce bivalve,
il suo mormorio mi piace.
Penso a come una volta giacemmo,
un trasparente mattino d’estate,
come tu posasti la tua testa
di per traverso sul mio fianco
ti voltasti dolcemente verso di me,
e apristi la camicia sul mio petto,
e tuffasti la tua lingua sino al mio cuore snudato,
e ti stendesti sino a sentire la mia barba,
ti stendesti sino a prendere i miei piedi.
Veloce si alzò in me
e si diffuse intorno a me la pace e la conoscenza
che va oltre ogni argomento terreno,
io conosco che la mano di Dio è la promessa della mia,
e io conosco che lo spirito di Dio
è il fratello del mio,
e che tutti gli uomini mai venuti alla luce
sono miei fratelli e le donne sorelle ed amanti,
e che il fasciame della creazione è amore,
e che infinite sono le foglie rigide o languenti nei campi,
e le formiche brune nelle piccole tane sotto di loro,
e le incrostazioni muschiose del corroso recinto,
pietre ammucchiate, sambuco, verbasco ed elleboro.
**********
I believe in you my soul, the other I am must not abase itself to you,
And you must not be abased to the other.
Loafe with me on the grass, loose the stop from your throat,
Not words, not music or rhyme I want, not custom or lecture, not even the best,
Only the lull I like, the hum of your valved voice.
I mind how once we lay such a transparent summer morning,
How you settled your head athwart my hips and gently turn'd over upon me,
And parted the shirt from my bosom-bone, and plunged your tongue to my bare-stript heart,
And reach'd till you felt my beard, and reach'd till you held my feet.
Swiftly arose and spread around me the peace and knowledge that pass all the argument of the earth,
And I know that the hand of God is the promise of my own,
And I know that the spirit of God is the brother of my own,
And that all the men ever born are also my brothers, and the women my sisters and lovers,
And that a kelson of the creation is love,
And limitless are leaves stiff or drooping in the fields,
And brown ants in the little wells beneath them,
And mossy scabs of the worm fence, heap'd stones, elder, mullein and poke-weed.

sabato 23 luglio 2011

Pioggia di Giovanni Pascoli

Guglielmo Ciardi*Campagna trevigiana
Cantava al buio d'aia in aia il gallo.
E gracidò nel bosco la cornacchia:
il sole si mostrava a finestrelle.
Il sol dorò la nebbia della macchia,
poi si nascose; e piovve a catinelle.
Poi tra il cantare delle raganelle
guizzò sui campi un raggio lungo e giallo.
Stupìano i rondinotti dell'estate
di quel sottile scendere di spille:
era un brusìo con languide sorsate
e chiazze larghe e picchi a mille a mille;
poi singhiozzi, e gocciar rado di stille:
di stille d'oro in coppe di cristallo.
In campagna (Myricae)

venerdì 22 luglio 2011

Tu sei la stella che nuota nell'azzurro di August Von Platen

Hans Dahl/Figlie di Ran
Tu sei la stella che nuota nell'azzurro,
sicura di sé, per l'immensità,
tu sei il loto che nuota nell'oceano, dove
lo bagnano le onde,
tu sei la lacrima che nuota nell'occhio,
sola, sotto ciglia contratte dal dolore;
tu sei la piuma di un usignolo
che nuota nell'aria tiepida;
tu sei il petalo di rosa che nel calice,
offerto da belle donne, nuota.
**********
Du bist der Stern, der hoch im Blauen schwimmt,
Durch's Unermessne mit Vertrauen schwimmt;
Du bist der Lotos, der im Ocean,
Wo rings die Wogen ihn umthauen, schwimmt;
Du bist der Tropfen, der im Aug' allein,
Ach, unter gramverzognen Brauen! schwimmt;
Du bist die Feder einer Nachtigall,
Die durch die Lüfte, durch die lauen, schwimmt;
Du bist das Rosenblattchcn, das im Kelch,
Den uns kredenzen schöne Frauen, schwimmt.

giovedì 21 luglio 2011

A bel vedere sull'aia ed Eri dritta e felice di Leonardo Sinisgalli

Julien Bastien LePage*1877
A bel vedere sull’aia
Tante notti abbiamo dormito,
Le mani affondate nel grano,
Il sonno guardato dai cani.
Più mansueti erano i tuoi piedi
Dei colombi fatti per burla
Col panno bianco dei fazzoletti.
Avevi fili di paglia nei capelli:
Alle spalle muovevi il prato
A una trepida suoneria.
**********
Eri dritta e felice
Sulla porta che il vento
Apriva alla campagna.
Intrisa di luce
Stavi ferma nel giorno,
Al tempo delle vespe d'oro
Quando al sambuco
Si fanno dolci le midolla.
Allora s'andava scalzi
Per i fossi, si misurava l'ardore
Del sole dalle impronte
Lasciate sui sassi.

mercoledì 20 luglio 2011

E' nata una rosa di Diego Valeri

Frederick Childe Hassam*Summer
Dice la mamma alle sue bambine:
- Questa notte (noi dormivamo,
e voi sognavate chissà che cosa)
proprio in cima al più alto ramo
è sbocciata rossa una rosa.
Voi ricordate, quando l'ho presa,
bimbe, la povera piantina:
era uno stecco, con solo appesa
qualche fogliuzza tra spina e spina.
L'ho collocata sul davanzale
della finestra che ha sempre sole,
sono stata attenta a non farle male,
e l'ho guardata, sì, con amore.
Un sorso d'acqua tutte le sere,
e tutti i giorni la luce di Dio...
e voi potete adesso vedere
quel ch'essa ha fatto: essa, non io.
Grande s'è fatta, robusta e bella,
s'è rivestita di fresco fogliame,
ed infine ha acceso la sua fiammella
di gioia, in cima al più alto ramo.
Pare un miracolo, vero, bambine?
Ma sulla terra non c'è una cosa,
non c'è uno stecco irto di spine
che non vi possa dare una rosa.
Basta sperare... sperare nel bene
che fiorisce in mezzo al dolore,
nella gioia che viene dalle pene.
E guardare con un po' d'amore.

martedì 19 luglio 2011

A presto, amico mio, a presto di Sergej Aleksandrovič Esenin

Van Dyck*self
Mio caro, sei nel mio cuore.
Questa partenza predestinata
Promette che ci incontreremo ancora.
A presto, amico mio, senza mano, senza parola
Nessun dolore e nessuna tristezza dei sopraccigli.
In questa vita, morire non è una novità,
ma, di certo, non lo è nemmeno vivere.
***
До свиданья, друг мой, до свиданья.
Милый мой, ты у меня в груди.
Предназначенное расставанье
Обещает встречу впереди.
До свиданья, друг мой, без руки, без слова,
Не грусти и не печаль бровей,-
В этой жизни умирать не ново,
Но и жить, конечно, не новей.
(Nell'anniversario della morte di un Magistrato. Per tutti coloro che pur avendo paura non sono indietreggiati. Mai!)

lunedì 18 luglio 2011

Il mazzo di fiori di Jacques Prevert

Luis welden Hawknd/Clytie
Che fai laggiù bambina
Con quei fiori appena colti
Che fai laggiù ragazza
Con quei fiori quei fiori seccati
Che fai laggiù bella donna
Con quei fiori che appassiscono
Che fai laggiù già vecchia
Con quei fiori che muoiono
Aspetto il vincitore.
**********
Le bouquet
Que faites-vous là petite fille
Avec ces fleurs fraìchement coupées
Que faites-vous là jeune fille
Avec ces fleurs ces fleurs séchées
Que faites-vous là jolie femme
Avec ces fleurs qui se fanent
Que faites-vous là vieille femme
Avec ces fleurs qui meurent
J'attends le vainqueur.

domenica 17 luglio 2011

La gondola che scivola di Eugenio Montale

Giacomo Favretto*Traghetto della Maddalena*1887
La gondola che scivola in un forte
bagliore di catrame e di papaveri,
la subdola canzone che s'alzava
da masse di cordame, l'alte porte
rinchiuse su di te e risa di maschere
che fuggivano a frotte -
una sera tra mille e la mia notte
è piu' profonda! S'agita laggiù
uno smorto groviglio che m'avviva
a stratti e mi fa eguale a quell'assorto
pescatore d'anguille dalla riva.
(Mottetti)

sabato 16 luglio 2011

Non saprai mai di Marguerite Yourcenar

Jack Vettriano
Non saprai mai che la tua anima viaggia
come in fondo al mio cuore, dolce cuore adottivo;
e che nulla, né il tempo, gli altri amori, gli anni,
impediranno mai che tu sia stato.
Che la beltà del mondo ha già il tuo viso,
di tua dolcezza vive, splende del tuo chiarore,
e all'orizzonte il pensieroso lago
narra soltanto la tua serenità.
Non saprai mai che porto la tua anima
come una luce d'oro che rischiara i passi;
che un po' della tua voce suona nel mio canto.
Dolce fiaccola i tuoi raggi, dolce braciere la tua fiamma,
mi insegnano il cammino dei tuoi passi,
e un poco ancora vivi, perché ti sopravvivo.

venerdì 15 luglio 2011

Barbaglio di Giorgio Caproni

Gerda Wegener*Les femmes fatales*1933
La notte, lungo i Fossi,
quanti cocomeri rossi.
Nel fresco fuoco vivo
di voci, a rime baciate
suonano le risate
di tre ragazze, sbracciate.
Annina Elettra e Ada
profumano la strada.
Le guardano, in mezze maniche,
i giovani, e tra carrette cariche
d'acetilene e frescura,
ahi quanto a lungo dura
(mentre alla prima svolta
Annina, ma prima si volta,
scompare) la figura
acuta nel loro petto
che grida, per dispetto!
(Il seme del piangere)

giovedì 14 luglio 2011

ABC di Wislawa Szymborska

Rudolf Wacker*Ilse*1926
Ormai non saprò più
cosa di me pensasse A.
Se B. fino all’ultimo non mi abbia perdonato.
Perchè C. fingesse che fosse tutto a posto.
Che parte avesse D. nel silenzio di E.
Cosa si aspettasse F., sempre che si aspettasse qualcosa.
Perchè G. facesse finta, benchè sapesse bene.
Cosa avesse da nascondere H.
Cosa volesse aggiungere I.
Se il fatto che io c’ero, lì accanto,
avesse un qualunque significato
per J. e per K. e per il restante alfabeto.

mercoledì 13 luglio 2011

Canzone di Wystan Hugh Auden

Charles Edward Chambers/Tea in the afternoon
Calde sono le quiete e fauste miglia,
bianche spiagge di desiderio vanno,
il riconoscimento riempie intero
di luce il gran giorno, e il minuscolo
mondo degli amorosi abbracci brilla.
Silenzio invade il respiro del bosco
dove un tesoro stringon membra torpide.
Ora inesperta cade l'ombra dotta
sulle ciglia addormentate
e induce il loro segreto a sorridere.
Nuovi! Tornati! I perduti son nati
su mari di naufragio, finalmente a casa:
guarda! Nel fuoco della lode brucia
il secco e muto ieri, e noi
per tutto il giorno della vita non ci lasceremo più.
**********
SONG
Warm are the still and lucky miles,
White shores of longing stretch away,
The light of recognition fills
The whole great day, and bright
The tiny world of lovers' arms.
Silence invades the breathing wood
Where drowsy limbs a treasure keep,
Now greenly falls the learned shade
Across the sleeping brows
And stirs their secret to a smile.
Restored! Returned! The lost are born
On seas of shipwreck home at last:
See! In a fire of praising burns
The dry dumb past, and we
The life-day long shall part no more.

martedì 12 luglio 2011

Sinfonia azzurra di Ada Negri

Alfons Mucha*Moonlight
Venne in cerca di te
nella calda notte, lungo le strade dai fanali azzurri.
Tutte le strade, allora, la notte erano azzurre
come le vie dei cieli,
e il volto amato
non si vedeva: si sentiva in cuore.
E ti trovò, o dolcezza, nell'ombra
casta, velata d'un vapor di stelle.
Fra quel tremolio d'astri
discesi in terra,
in quell'azzurro di due firmamenti
l'uno a specchio dell'altro, ella
ella pure rispecchiò in te l'anima sua notturna.
E ti seguì con passo di bambina
senza sapere, senza vedere, tacita e fluida.
E allor che il giorno apparve
con fresco riso roseo su l'immenso turchino,
non trovò più se stessa
per ritornare.

lunedì 11 luglio 2011

William e Emily di Edgar Lee Masters

J.L. David/Monsieur de Lavoisier and his wife Marie Anne Pierrette Paulze/1788
 C’è qualcosa nella Morte
che ricorda l’amore.
Se con qualcuno con cui avete conosciuto la passione,
e la vampa del giovane amore,
dopo anni di vita comune,
sentite spegnersi la fiamma;
e così insieme svanite,
a poco a poco, soavemente,
per così dire abbracciati,
nella stanza consueta-
c'è, fra gli spiriti, un unisono
che ricorda l’amore!
*****
There is something about Death
Like love itself!
If with some one with whom you have known passion,
And the glow of youthful love,
You also, after years of life
Together, feel the sinking of the fire,
And thus fade away together,
Gradually, faintly, delicately,
As it were in each other's arms,
Passing from the familiar room --
That is a power of unison between souls
Like love itself!

domenica 10 luglio 2011

La calandra di Giovanni Pascoli

Hugo Salmson
Galleggia in alto un cinguettìo canoro.
È la calandra, immobile nel sole
meridïano, come un punto d'oro.
E le sue voci pullulano sole
dal cielo azzurro, quando è per tacere
la romanella delle risaiole;
e non più tintinnìo di sonagliere
s'ode passare per le vie lontane;
ché già desina all'ombra il carrettiere.
Né più cicale, né più rauche rane,
non un fil d'aria, non un frullo d'ale:
unica, in tutto il cielo, essa rimane.
Rimane e canta; ed il suo canto è quale
di tutto un bosco, di tutto un mattino;
vario così com'iride d'opale.
Canta; e tu n'odi il lungo mattutino
grido del merlo; e tu senti un odore
acuto di ginepro e di sapino,
senti un odore d'ombra e d'umidore,
di foglie, di corteccia e di rugiada;
un fragrar di corbezzole e di more.
Vai per un bosco e senti, ove tu vada,
quei fischi uscir più liquidi e più ricchi;
poi, come colpi da remota strada
di spaccapietre, il martellar de' picchi.
Ma no: dib dib: è il passero. Ricopre
la nebbia i campi, dove è dall'aurora
de' bovi il muglio e il viavai dell'opre.
Fuma la terra, fuma il cielo; ancora
fuma il camino e, tra le tamerici,
fuma il letame e grave oggi vapora.
Vaniscono laggiù le zappatrici;
di qua l'aratro emerge per incanto,
tra un pigolìo di passeri mendici.
Ma donde viene chiaro e dolce il canto
or della quaglia? È in fior lo spigo; tondo
s'apre nei campi il fior dell'elïanto.
È sera forse? e dentro il ciel profondo
il crepuscolo indugia? e nel sereno
canta la quaglia di tra il grano biondo?
E pieno il prato è già di trilli, e pieno
il grano è già di lucciole, e su l'aie
bianche s'esala il buon odor del fieno.
E no, ch'è l'alba: è sotto le grondaie
tutto un ciarlare. Sono intorno al nido
le rondinelle garrule massaie.
La casa dorme. Niuno ancor nel fido
bricco il caffè, nemico al sonno, infuse.
Vola e rivola il mattutino strido
lungo le verdi persïane chiuse.
Un torvo strillo di poiana... muta
solitudine... roccie irte, malvage...
qualche cesto d'assenzio e di cicuta...
Il cielo sfuma in un rossor di brage.
Solo un torrente urlare odo: russare
d'un ebbro in mezzo una sua muta strage.
E la poiana strilla. Ecco mi appare
una rovina, una deserta chiesa,
da cui te, solitario, odo cantare.
Canti come una dolce anima presa
da' suoi ricordi, tu, dalla rovina
dove è già la pietosa edera ascesa,
passero azzurro! O donde mai, vicina
cincia, m'inviti in vano a te? Da un orto
rosso, cui cinge il bosso e l'albaspina.
Pendono rosse tra il fogliame smorto
le dolci mele, e ingiallano le pere.
Nel mezzo un fico, nudo già, contorto.
E vi cantano cincie e capinere...
Ma no, sei tu che, immobile nel sole,
canti, o calandra, sopra le brughiere.
E le tue voci pullulano sole
dal cielo azzurro, con virtù segreta,
come veggenti limpide parole,
o grande su le brevi ali poeta.
(Il bordone/L'aquilone)
Primi poemetti

sabato 9 luglio 2011

Solo il cardo è in fiore di Alceo

Sir Lawrence Alma Tadema*Saffo e Alceo
Gonfiati di vino: già l'astro
che segna l'estate dal giro
celeste ritorna, 
tutto è arso di sete,
e l'aria fumica per la calura.
Acuta tra le foglie degli alberi
la dolce cicala di sotto le ali
fitto vibra il suo canto, quando 
il sole a picco sgretola la terra.
Solo il cardo è in fiore:
le femmine hanno avido il sesso,
i maschi poco vigore, ora che Sirio
il capo dissecca e le ginocchia.
(Traduzione di Salvatore Quasimodo)

venerdì 8 luglio 2011

Donne dannate di Charles Baudelaire

Charles Conder/Hot wind/1889
Coricate sulla sabbia come armento pensoso
volgono gli occhi verso l'orizzonte marino e i piedi
che si cercano, le mani ravvicinate hanno dolci
languori e brividi amari.

Le une, cuori innamorati di lunghe confidenze, nel
folto dei boschetti sussurranti di ruscelli, vanno
riandando l'amore delle timide infanzie e incidendo il
legno verde dei giovani arbusti;

altre, camminano lente e gravi come suore
attraverso le rocce piene di apparizioni, dove
Sant'Antonio vide sorgere, come lava, i seni nudi e
purpurei delle sue tentazioni;

e ve n'è che ai bagliori di resine stillanti, nel muto
cavo di vecchi antri pagani, ti chiamano in soccorso
delle loro febbri urlanti, o Bacco, che sai assopire gli
antichi rimorsi.

Altre, il cui petto ama gli scapolari e nascondono il
frustino entro le lunghe vesti, mischiano, nelle notti
solitarie e nei boschi scuri, la schiuma del piacere e
le lagrime degli strazi.

O vergini, o demòni, mostri, martiri,
grandi spiriti spregiatori della realtà,
assetate d'infinito, devote o baccanti,
piene ora di gridi ora di pianti,

o voi, che la mia anima ha inseguito nel vostro inferno,
sorelle, tanto più vi amo quanto più vi compiango
per i vostri cupi dolori, per le vostre seti mai saziate,
per le urne d'amore di cui traboccano i vostri cuori!

*****
Femmes damnées
Comme un bétail pensif sur le sable couchées,
Elles tournent leurs yeux vers l'horizon des mers,
Et leurs pieds se cherchant et leurs mains rapprochées
Ont de douces langueurs et des frissons amers.

Les unes, coeurs épris des longues confidences,
Dans le fond des bosquets où jasent les ruisseaux,
Vont épelant l'amour des craintives enfances
Et creusent le bois vert des jeunes arbrisseaux ;

D'autres, comme des soeurs, marchent lentes et graves
A travers les rochers pleins d'apparitions,
Où saint Antoine a vu surgir comme des laves
Les seins nus et pourprés de ses tentations ;

Il en est, aux lueurs des résines croulantes,
Qui dans le creux muet des vieux antres païens
T'appellent au secours de leurs fièvres hurlantes,
Ô Bacchus, endormeur des remords anciens !

Et d'autres, dont la gorge aime les scapulaires,
Qui, recélant un fouet sous leurs longs vêtements,
Mêlent, dans le bois sombre et les nuits solitaires,
L'écume du plaisir aux larmes des tourments.

Ô vierges, ô démons, ô monstres, ô martyres,
De la réalité grands esprits contempteurs,
Chercheuses d'infini, dévotes et satyres,
Tantôt pleines de cris, tantôt pleines de pleurs,

Vous que dans votre enfer mon âme a poursuivies,
Pauvres soeurs, je vous aime autant que je vous plains,
Pour vos mornes douleurs, vos soifs inassouvies,
Et les urnes d'amour dont vos grands coeurs sont pleins
!

giovedì 7 luglio 2011

Omaggio a Catullo di Edoardo Sanguineti


Salvador Viniegra y Lasso de la Vega/El primer beso/1891
Viviamoci, mia cara, che ci amiamo,
e i bròntoli dei vecchi moraloni,
noi ce li valutiamo, tutti, un soldo:
il sole sa morire e ci ritorna:
ma se un giorno ci muore il breve giorno,
la notte eterna, noi, ce la dormiamo:
tu i mille baci mi dai: dopo, i cento:
e i mille, dopo ancora: e io cento, poi:
e dopo, gli altri mille: e i cento, ancora:
poi, fatti i nostri multimila baci,
ci confondiamo il conto, in un pasticcio:
se no, un cattivo ci fa il menagramo,
che sa che sono tanti i nostri baci

mercoledì 6 luglio 2011

Le nozze del mare di Giosuè Carducci

Franz Richard Unterberger/Rio San Geronimo
Quando ritto il doge antico
Su l’antico bucentauro
L’anel d’oro dava al mar,
E vedeasi, al fiato amico
De la grande sposa cerula,
Il crin bianco svolazzar;
Sorrideva nel pensiero
Ne le fronti a’ padri tremuli
De’ forti anni la virtú,
E gittava un guardo altero,
Muta, a l’onde, al cielo, a l’isole,
La togata gioventú.
Ma rompea superbo un canto
Da l’ignudo petto ed ispido
De gli adusti remator,
Ch’oggi vivono soltanto,
Tizïan, ne le tue tavole,
Ignorati vincitor.
Ei cantavano San Marco,
I Pisan, gli Zeni, i Dandoli,
Il maggior de i Morosin;
E pe’ i sen lunati ad arco
Lunghi gli echi minacciavano
Sino al Bosforo e a l’Eussin.
Ne la patria del Goldoni
Dopo il dramma lacrimevole
La commedia oggi si dà:
De i grandi avi i padiglioni
Son velari, onde una femmina
Il mar d’Adria impalmerà.
Le carezze fien modeste;
Consumare il matrimonio
I due sposi non potran:
Paraninfa, da Trieste
L’Austria ride; e i venti illirici
L’imeneo fischiando van.
Fate al Lido un po’ di chiasso
E su a bordo un po’ di musica!
Le signore hanno a danzar.
Ma, per dio, sonate basso:
Qualcheduno a Lissa infracida,
Che potrebbesi svegliar.
Bah! qui porgono la mano
Vaghe donne, a sprizzi fervidi
Lo sciampagna esulta qui.
Conte Carlo di Persano,
Oggi a festa i bronzi rombano;
Non mancate al lieto dí.
luglio 1869.
(Giampi ed epodi/Libro I)

martedì 5 luglio 2011

Un bianco sole di Marina Cvetaeva

Carl Larsson
Un bianco sole e basse, basse nubi,
lungo gli orti - dietro il muro bianco - un cimitero.
E sulla sabbia file di spauracchi di paglia
sotto le traverse a statura d'uomo.
E, penzolandomi oltre i paletti dello steccato,
vedo: strade, alberi, soldati sbandati.
Una vecchia contadina, cosparso di sale grosso
mastica e mastica un tozzo di pane nero...
Come hanno potuto incollerirti queste nere capanne,
Signore! e perché a tanti mitragliare il petto?
Passa un treno e ulula, e si mettono a ululare i soldati,
e leva polvere, leva polvere la strada che indietreggia...
- No, morire! Meglio non essere mai nati,
che questo lamentoso, penoso, carcerario ululato
per le belle dalle nere ciglia. - Ah, e pure cantano
adesso i soldati! Oh, Signore, Dio mio!
(3 luglio 1916)

lunedì 4 luglio 2011

Notturno nuziale di Ada Negri

Edgar Degas/1869
Quando tu venisti, una notte,
verso il suo letto, al buio,
e le dicesti, piano, già sopra di lei:
Non ti vedo, non ti sento.
E la ghermisti con artiglio d'aquila,
e tutta la costringesti nella tua forza
riplasmandola in te con tal furore
ch'ella perdette il senso d'esistere.
E uno solo in due bocche fu il rantolo
e misto fu il sangue e fu il ritmo perfetto,
e dal balcone aperto la notte
guardava con l'occhio d'una sola stella rossastra,
e il sonno che seguì parve la morte,
e immoti come cadaveri
la tristezza dell'ombra vi vegliò sino all'alba.

domenica 3 luglio 2011

Sei bella come di Juan Ramòn Jiménez

Charles Lucien Moulin
Sei bella come
è bello il prato tenero dietro l'arcobaleno
nel tacito meriggio d'acqua e sole,
come i riccioli della primavera
nel sole dell'aurora,
l'avena fine della staccionata
contro il sole calante dell'estate,
come i tuoi occhi verdi e il mio riso vermiglio,
Il mio profondo cuore e il mio amoroso palpito.
**********
Eres tan bella
Tú, somo el prado tierno tras el arcoiris
en la siesta callada de agua y sol
com el rizado de la primavera
contra el sol de la aurora,
como la avena fine del vallado
contra el sol del poniente del estio,
como tus ojos verdes con mi risa grana,
como mi hondo corazón con tu amor vivo.

sabato 2 luglio 2011

Un'equazione di primo grado di Luciano Erba

James Avati*1956
La tua camicetta nuova, Mercedes
di cotone mercerizzato
ha il respiro dei grandi magazzini
dove ci equipaggiavano di bianchi
larghissimi cappelli per il mare
cara provvista di ombra! per attendervi
in stazioni fiorite di petunie
padri biancovestiti! per amarvi
sulle strade ferrate fiori affranti
dolcemente dai merci decollati!
E domani, Mercedes
sfogliare pagine del tempo perduto
tra meringhe e sorbetti al Biffi Scala.

venerdì 1 luglio 2011

Mia piccola Lirò di Arturo Onofri

Edmund Charles Tarbell
Mia piccola Lirò, ti scrivo un pò turbato,
al lume della candela, col cuore in apprensione
non so perchè, ma come se un innocuo moscone
entrato nella mia stanza vi ronzi all'impazzata.
Lirò, ti vorrei dire tante, ma tante cose,
più dolci di quei confetti che ti piacciono tanto:
tante cose soavi e tepide come il sangue
che corre alla tua fresca bocca di melarosa;
e tante altre leggère come il profumo di fien
che tu prodiga versi nei tuoi fazzolettini,
leggère come il sorriso tuo che mi fa sereno:
cose morbide, come i tuoi capelli fini,
fini più delle vene che ti battono le tempie
e molto traspariscono, azzurre e un poco verdi,
per la tua candida pelle diafana e vellutata.
Lirò, ti vorrei dire tante cose, ma semplici
e pure come i tuoi occhi; tante cose leggiadre
come quel tuo profilo che gli altri chiamano “greco
e ch’io dico “ di Lirò ”; tante cose che l’eco
già t’avrà ripetuto parlando con tua madre.
Ti vorrei bisbigliare cose tristi e dolci come
gli occhi delle caprette, cose nere più delle chiome
tue, più dei tuoi occhi; più bianche delle tue mani,
più gradite dell’odore della menta se pian piano
si schiaccia sotto le dita. Eppure io tacerò.
Nulla ti saprò dire. Neppure questo: “Lirò,
mia viva tenerezza, se tu per me sarai
quel ch’io sarò per te, sarò quel che vorrai!”
Neppure questo udrai dalla mia bocca triste.
Oh no, son troppe cose; ed infine una sola
io muoio di confidarti, ma piano, perche consola
assai più se si bisbiglia, e spesso non si resiste.
Io tacerò. Ma quando le cicale si bèano
del loro gran concerto sugli olmi della strada
e quando tutto, intorno, è solenne come un ocèano
che medita una calma, e quando tanto aggrada
ascoltare le placide fanfare dei mosconi:
in quell’ora in cui l’ombra dei piccoli cornicioni
si spande sopra tutta la facciata della casa
(sí che se un pó tu sporga dalla finestra in ombra
il tuo capo corvino per vedermi arrivare,
d’un tratto al sole di luglio io te lo veda affiammare):
in quell’ora io giungerò per la via polverosa
che balla nel solleone al canto delle cicale.
E verrò trafelato per dire quella parola
al tuo orecchio fresco, piano, perché consola
come il fruscio delle foglie quando si sfronda un ramo.
..................................................
(Poemi del sole)