Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

venerdì 31 gennaio 2014

Sere del dì di festa di Andrea Zanzotto

Vilhelm Kyhn*Vinterland
1
(E' un puro autosufficiente luogo letterario
è una purezza che non chiede avalli
è un avallo ad un acme dello stesso richiedere
E' dèi/in avvento/in fuga/in disguido/
                                     in eterno ritorno al nido)

Tutti gli dèi del 31 gennaio
si sono qui in un attimo affollati
qui nelle estreme
luci, strascichi, forze del 31 gennaio -
gli dèi e ciò che è ostile agli dèi
Noi non-dèi c'intagliamo
a questi diktat leggi ed eserciti
                   di beltà invincibilmente candide
                   attonite a sè
                   da se stesse distratte
                   traenti doni di inenarrabilità nel narrare
                   tutta la loro ridesta
                   fragranza doglia e voglia di sera-festa

A tutti gli dèi del 31 di questo 31:
alligna un gesto unanime
da essi inseparabile,
                       scatti/scarti/fronti
                       assestamenti in monti   -/_/°
                       per un eternità che si chiama
                       a shock a sbalzi, peso nitido, brama
                       lustro e violenza del 31 gennaio

Dall'apice del 31, di gennaio, festa-sera
 mi lascio vendere, macellare, distribuire
  mi lascio, glorioso, scaltro, rinascere
   mi lascio singolmente, ciecamente, altrimenti,
    deflettere, ripensare, ritrattare

TUTTO SI APRE A SBARAGLIO                      di luci-lotte
 rupi di glacialità si varano da sè esaltate:
  ovunque, senza riparo, senza stasi-tregua
   dolcissima durissima voluttà epifanica
    emarginante - corri corri - o già essa è margine
     con noi    marginali non magnanimi distimici tipi,
      ma forse, un poco,
       soffiati in infilate nivali di fati.

Nota
31 gennaio: ultimo dei "giorni della merla" e vetta dell'inverno.
***********
SOVRIMPRESSIONI

giovedì 30 gennaio 2014

La mia terra di Giovanni Titta Rosa

Giuseppe De Nittis
Sotto i pallidi olivi
sparse greggi sul margine dei greti
brucano l'erba rugginosa.
Sole
d'inverno, lievi erranti fumi azzurri
su chiuse ville e casolari.
Dolce
quiete di vita, immagine remota
del mio sogno, tu esisti, bella quanto
ignara. E la memoria
ti ritrova in un ansito di gioia
ed incontro ti viene
come il soldato alle braccia materne.
**********
POESIE D'UNA VITA

mercoledì 29 gennaio 2014

Luce d'inverno di Johannes Bobrowski

Inganni*Naviglio sotto la neve
In questa notte
sto ad ascoltarvi, fiumi lontani,
il vostro primo ghiaccio,
a lungo. Quella sottile
nota di giunchi io sento; il villaggio
dorme.

Infanzia, bruna, una fredda
acqua di pozzo, sabbiosa -
Sempre oscillava il secchio di legno
giù verso il fondo. Chi veniva
lo scioglieva dalla catena di ruggine?
Ah, chi beveva?

Delle nostre capanne, oscura,
parlante bontà, il loro soave
verbo è coperto di neve,
bisbiglio di comari e richiamo di bimbi -

Tempo di colori di lillà
un giorno, lì nel cielo migrante
sospesi uccelli, in dileguante
chiarore; il cielo
si fermava,
ristava sul tetto del fienile, più spesse
in silenzio captava dentro le ombre.

Inverno si faceva sempre.
Con ali di colomba calava
più fonda l'azzurrità, un pendulo
tetto, baluginando tacita
sopra il mondo.

E il grido del cacciatore
per il declivio balzava, contro la neve
silente. O profonda
nerezza! Il tuo cuore
pieno di luce!

martedì 28 gennaio 2014

La farfalla di Pavel Friedman

Mary Alayne Thomas
L’ultima, proprio l’ultima,
di un giallo così intenso, così
assolutamente giallo,
come una lacrima di sole quando cade
sopra una roccia bianca
così gialla, così gialla!
l’ultima
volava in alto leggera,
aleggiava sicura
per baciare il suo ultimo mondo.
Tra qualche giorno
sarà già la mia settima settimana
di ghetto: i miei mi hanno ritrovato qui
e qui mi chiamano i fiori di ruta
e il bianco candeliere del castagno
nel cortile.
Ma qui non ho visto nessuna farfalla.
Quella dell’altra volta fu l’ultima:
le farfalle non vivono nel ghetto.
***********
Pavel Friedman*Praga 1921–Auschwitz 1944

♥♥♥
The Butterfly 

He was the last. Truly the last.
Such yellowness was bitter and blinding
Like the sun’s tear shattered on stone.
That was his true colour.
And how easily he climbed, and how high,
Certainly, climbing, he wanted
To kiss the last of my world.

I have been here seven weeks,
‘Ghettoized’.
Who loved me have found me,
Daisies call to me,
And the branches also of the white chestnut in the yard.
But I haven’t seen a butterfly here.
That last one was the last one.
There are no butterflies, here, in the ghetto.

lunedì 27 gennaio 2014

Nel nido della morte di Lars Forssell

Gluck*Hannah Gluckstein*1942
Nel nido della morte
Vive l'uccello della gioia

E' un giovane cuculo

Ho visto donne che sono state a Belsen
Con il numero tatuato nel carpo della mano

Cantavano una canzone segreta senza senso
Con gioia
Non aiutava ma aiutava

Posso immaginare il destino di queste donne
Mi hanno insegnato ad odiare la morte
***********
I DÖDENS BO

I dödens bo
Lever glädiens fågel

Det är en gökunge

Jag har sett kvinnor som varit i Belsen
Med numret intatuerat i handloven

De siöng en hemlig meningslös sång
Med glädje
Den hjälpe inte men den hjälpte

Jag kan gissa mig till dessa kvinnors öden
De lärde mig avsky döden

domenica 26 gennaio 2014

In ogni campo di Alfonso Gatto

Jeremy Lipking
Nell'Arena deserta, in ogni campo
di gioco all'alba sparano agli ostaggi.
E dagli spalti guardano le folle
silenziose d'un tempo, i vecchi gridi
pungenti, l'aria è gracile di brina.

Vesti di piume la bambina ebrea,
ai capelli la luce del ricordo
che sverna in ogni campo, dove un muro
nel chiudere la terra l'apre al cielo.
************
LA STORIA DELLE VITTIME

sabato 25 gennaio 2014

Nino negli anni ottanta di Andrea Zanzotto

Luigi Lucioni*Portrait of Bob
25 gennaio 1983, S. Paolo

Durante l'estate sotto l'equivoco sudore
del solstizio arrancavi
Nino, come reggendoti a malapena
sulla sponda dell'aldiquà,
salivi le chine incretinite
del tuo feudo ormai scalpato
                         d'ogni vite,
dai grevi tacchini sbeccuzzato
vedovo di lepri e fagiani, strampalato.
            Tu faticavi, vestito di nero, ansimavi
la tua già irreale presenza
anche se egregiamente
raccordato a fermezze finezze
imprinting elementi
per ogni dove a noi da sempre sfuggenti.
           Ora no: splende ora gennaio
           e la gloria di gennaio ti assume
                                            a sè -
immune da malattie
svelto del tuo costume,            privo
dei defedanti soprabiti.
E certo la tua fronte può di ghiaccioli
farsi scintillante com'è di quotidianità
            e di furbizia contro l'aldilà,
quando, pedalando
tra i novanta e i cento anni quasi volage,
ti addentri nel mistero delle colline
per te ricanticchiato, riacutizzato senza fine.
**************
IDIOMA

venerdì 24 gennaio 2014

Il Gatto di Charles Baudelaire

Aldemir Martins*Gato Madeira
Passeggia dentro il mio cervello come
se fosse in casa sua, mite, leggiadro,
forte, un bel gatto; lo si sente appena,
se miagola, talmente il tono è tenero
e discreto; ma sia che la sua voce
si distenda, o gorgogli cupa, è sempre
profonda e ricca: proprio in ciò è il suo fascino
e il suo segreto, Questa voce, lenta,
nota per nota penetra e mi filtra
nei recessi più oscuri e mi riempie
di sè come di un verso numeroso,
e mi delizia come un filtro. I mali
più crudeli assopisce; in sè contiene
ogni estasi; e per dire le più lunghe
frasi non ha bisogno di parole.
Certo, archetto non v’è che sul mio cuore,
istrumento perfetto, morda o faccia
più regalmente la vibrante corda
cantare, quanto, o gatto misterioso,
la tua voce, serafico, bizzarro
gatto, in cui tutto è così armonioso,
fine, come in un angelo.
***********
I FIORI DEL MALE
♥♥♥

Le Chat
I
Dans ma cervelle se promène,
Ainsi qu'en son appartement,
Un beau chat, fort, doux et charmant.
Quand il miaule, on l'entend à peine,

Tant son timbre est tendre et discret;
Mais que sa voix s'apaise ou gronde,
Elle est toujours riche et profonde.
C'est là son charme et son secret.

Cette voix, qui perle et qui filtre
Dans mon fonds le plus ténébreux,
Me remplit comme un vers nombreux
Et me réjouit comme un philtre.

Elle endort les plus cruels maux
Et contient toutes les extases;
Pour dire les plus longues phrases,
Elle n'a pas besoin de mots.

Non, il n'est pas d'archet qui morde
Sur mon cœur, parfait instrument,
Et fasse plus royalement
Chanter sa plus vibrante corde,

Que ta voix, chat mystérieux,
Chat séraphique, chat étrange,
En qui tout est, comme en un ange,
Aussi subtil qu'harmonieux!

II
De sa fourrure blonde et brune
Sort un parfum si doux, qu'un soir
J'en fus embaumé, pour l'avoir
Caressée une fois, rien qu'une.

C'est l'esprit familier du lieu;
Il juge, il préside, il inspire
Toutes choses dans son empire;
peut-être est-il fée, est-il dieu?

Quand mes yeux, vers ce chat que j'aime,
Tirés comme par un aimant,
Se retournent docilement,
Et que je regarde en moi-même,

Je vois avec étonnement
Le feu de ses prunelles pâles,
Clairs fanaux, vivantes opales
Qui me contemplent fixement.
***********
LES FLEURS DU MAL
Buon compleanno Silvana!!!

giovedì 23 gennaio 2014

Haiku di Matsuo Basho

Wang MeiFang
piogge di primo inverno:
anche la scimmia vuole
un mantelletto di paglia

hatsushigure
sara mo komino wo
hoshige nari

languore d'inverno:
nel mondo di un solo colore
il suono dl vento

fuyugare ya
yo wa hito iro ni
kaze no oto

mercoledì 22 gennaio 2014

Brina di Gottfried Benn

Guerin*1902
Qualcosa si è dissolto
dalle arie nebulose e di notte
è cresciuto come un'ombra bianca
lungo l'abete,l'albero, il bosso.

E risplendeva come il morbido
bianco che cade dalle nubi,
e redimeva in silenzio un mondo buio
tramutandolo in pallida bellezza.

martedì 21 gennaio 2014

Affogata del cielo di Pablo Neruda

Henri Martin*La Musa
Farfalla tessuta, veste
sospesa agli alberi,
affogata in cielo, nata
nelle raffiche di pioggia, sola, sola, compatta,
con vesti e capelli strappati
e cuori corrosi dall'aria.
Immobile, se resisti
al raschiante ferro dell'inverno,
al fiume d'acqua furibonda che t'insegue.
Ombra celeste, fascio di colombe
in pezzi della notte dei fiori morti:
mi fermo e soffro
quando spargi il rossore battuto dall'acqua
come un suono lento e ghiacciato.

lunedì 20 gennaio 2014

Ora che il tempo è vicino di Walt Whitman

James Whistler*Snow in Chelsea*1876
Ora che il tempo è vicino, una nuvola cupa,
un terrore mai prima conosciuto mi oscura.
Me ne andrò lontano,
attraverserò gli Stati per qualche tempo, ma non so in
che direzione, né per quanto tempo,
forse presto, un giorno o una notte, mentre starò
cantando, la mia voce all’improvviso cesserà.
Oh libri, oh canti!  Infine non sarà che questo
il risultato di tutto?
Dobbiamo arrivare semplicemente a questo inizio di
noi?
E comunque è abbastanza, anima.
Oh anima, di certo siamo apparsi
e questo basta.
***********
As the Time Draws Nigh.
As the time draws nigh, glooming, a cloud, 
A dread beyond, of I know not what, darkens me. 
I shall go forth, I shall traverse The States awhile—but I cannot tell whither or how long; Perhaps soon, some day or night while I am singing, my voice will suddenly cease.  
O book, O chants! must all then amount to but this?  
Must we barely arrive at this beginning of us?... 
And yet it is enough, 
O soul! O soul! we have positively appear’d—that is enough.
***
SONGS OF PARTING

domenica 19 gennaio 2014

Ancora vino e Scacciapensieri di Alceo

Caravaggio
ANCORA VINO
Pioggia è Cielo. Dalle altezze, acuto
inverno, irrigidita corsa d'acque
...
...
spodesta quest'inverno, fiamma
su fiamma, e vino, giù vino
mieloso, senza paura! Poi, sul collo
attorcìgliati sciarpa di lanetta
***********
SCACCIAPENSIERI
soot a bere! Non tiriamo ai lumi. Il giorno è spanna.
Amico, abbassa le caraffe grandi, disegnate.
Vino: sì, il figlio di Semele e Zeus, scacciapensieri
umano l'ha creato. Mescola uno a due.
Riempi all'orlo: Una caraffa
via l'altra...

sabato 18 gennaio 2014

Cielo inquieto di Charles Baudelaire

Amedeo Modigliani*1918
Si direbbe velato il tuo sguardo
da un vapore; il tuo occhio misterioso
(è azzurro, grigio o verde?), a volte tenero
o pensoso o crudele, in sè riflette
l'indolenza del cielo ed il pallore.
Tu ricordi quei giorni bianchi, tiepidi
e velati che sciolgono nel pianto
i cuori ammaliati, quando, scossi
da sconosciuto male che li torce
i nervi troppo svegli si fan scherno
dell'assopito spirito. Talvolta
tu rassomigli a splendidi orizzonti
che un sole accende di stagioni fosche.
Come risplendi, umido paesaggio
infiammato di raggi declinanti
da un cielo inquieto! O donna tentatrice,
o seducenti climi! Amerò pure
la tua neve, le vostre brine, e trarre
godimenti saprò dallo spietato
inverno, acuti più che ghiaccio e ferro?
******
I FIORI DEL MALE

Ciel Brouillé

On dirait ton regard d'une vapeur couvert;
Ton oeil mystérieux (est-il bleu, gris ou vert?)
Alternativement tendre, rêveur, cruel,
Réfléchit l'indolence et la pâleur du ciel.

Tu rappelles ces jours blancs, tièdes et voilés,
Qui font se fondre en pleurs les coeurs ensorcelés,
Quand, agités d'un mal inconnu qui les tord,
Les nerfs trop éveillés raillent l'esprit qui dort.

Tu ressembles parfois à ces beaux horizons
Qu'allument les soleils des brumeuses saisons...
Comme tu resplendis, paysage mouillé
Qu'enflamment les rayons tombant d'un ciel brouillé!

O femme dangereuse, ô séduisants climats!
Adorerai-je aussi ta neige et vos frimas,
Et saurai-je tirer de l'implacable hiver
Des plaisirs plus aigus que la glace et le fer?
********
LE FLEURS DU MAL

venerdì 17 gennaio 2014

Semplicità di Cesare Pavese

Leon Perrault
L'uomo solo - che è stato in prigione - ritorna in
prigione
ogni volta che morde in un pezzo di pane.
In prigione sognava le lepri che fuggono
sul terriccio invernale. Nella nebbia d'inverno
l'uomo vive tra muri di strade, bevendo
acqua fredda e mordendo in un pezzo di pane.
Uno crede che dopo rinasca la vita,
che il respiro si calmi, che ritorni l'inverno
con l'odore del vino nella calda osteria
e il buon fuoco, la stalla, e le cene. Uno crede,
fin che è dentro, uno crede. Si esce fuori una sera,
e le lepri le han prese e le mangiano al caldo
gli altri allegri. Bisogna guardarli dai vetri.

L'uomo solo osa entrare per bere un bicchiere
quando proprio si gela, e contempla il suo vino:
il colore fumoso, il sapore pesante.
Morde il pezzo di pane, che sapeva di lepre
in prigione, ma adesso non sa più di pane
né di nulla. E anche il vino non sa che di nebbia.
L'uomo solo ripensa a quei campi, contento
di saperli già arati. Nella sala deserta
sottovoce si prova a cantare. Rivede
lungo l'argine il ciuffo di rovi spogliati
che in agosto fu verde. Dà un fischio alla cagna.
E compare la lepre e non hanno più freddo.

giovedì 16 gennaio 2014

Ironica e pallida di Sibilla Aleramo

Hellen Schjerfbeck*1905
Ironica e pallida
da un cielo bianco d'inverno
la luna mi guarda,
è quasi sera,
io sono tanto stanca
e povera come la più povera...
Mendicare ancora, perchè?
Son sola e senza più giovinezza;
s'irride ai miei canti
e pallida e di pietra,
come da un cielo d'inverno,
la vita mi guarda;
è quasi sera...
*************
POESIE

mercoledì 15 gennaio 2014

Mottetto per un veliero di Alfonso Gatto

Anna Bilińska-Bohdanowicz*1887*Self
Il rosa, il viola che macchiò le mani
maglia d'un tempo a riga di divani,
di piglio nella luce e nel libeccio
improvvisano il verde, il peschereccio
flagrante di memoria e d'avventura.
Mai visti quei colori per natura,
davvero? Ma lo chieda al marinaio
com'è forte l'azzurro di gennaio.
**********
RIME DI VIAGGIO PER LA TERRA DIPINTA

martedì 14 gennaio 2014

Ho Imparato di William Shakespeare

Walter Baumhofer*1943
Che crescere non significa solo fare l'anniversario
Che il silenzio è la miglior risposta quando si sente una stupidaggine
Che lavorare non significa solo guadagnare soldi
Che gli amici si conquistano mostrando chi realmente siamo
Che i veri amici stanno con noi fino alla fine
Che le cose peggiori spesso si nascondono attraverso una buona apparenza
Che la natura è la cosa più bella di questa vita
Che quando penso di sapere tutto ancora non so niente
Che un solo giorno può essere più importante di molti anni
Che si può conversare con le stelle
Che ci si può confessare alla luna
Che si può viaggiare nell'infinito
Che è salutare sentire buone parole
Che anche ad essere gentili fa bene alla salute
Che è necessario sognare
Che si può essere bambini tutta la vita
Che il nostro essere è libero
Che Dio non vieta nulla in nome dell'amore
Che giudicarsi non è importante; quanto realmente importa è la pace
interiore
E finalmente ho appreso... che non si può morire per imparare a vivere.
******************
Felice compleanno Veronica da tutti noi...

lunedì 13 gennaio 2014

Un dolce pomeriggio d'inverno di Carlo Betocchi

Francois Barraud*1932
"L'eterno corpo dell'uomo è l'immaginazione"
W. Blake
Un dolce pomeriggio d'inverno, dolce
perchè la luce non era più che una cosa
immutabile, non alba nè tramonto,
i miei pensieri svanirono come molte
farfalle, nei giardini pieni di rose
che vivono di là, fuori del mondo.

Come povere farfalle, come quelle
semplici di primavera che sugli orti
volano innumerevoli gialle e bianche,
ecco se ne andavan via leggiere e belle,
ecco inseguivano i miei occhi assorti,
sempre più in alto volavano mai stanche.

Tutte le forme diventavan farfalle
intanto, non c'era più una cosa ferma
intorno a me, una tremolante luce
d'un altro mondo invadeva quella valle
dove io fuggivo, e con la sua voce eterna
cantava l'angelo che a Te mi conduce.
(1932)

domenica 12 gennaio 2014

L'inverno di Attilio Bertolucci

Albert Anker
In fondo al borgo
Nevoso e debole risuona
Il grido del venditore di scope.
O sonno interrotto, fredda luce
Ancora sugli occhi al richiamo
Famigliare e ormai lontano
Dove la città finisce nel rumore
D'un mulino che l'ombra invade.
Già la sera d'inverno agita
Turbini di memorie, s'ingolfa
Lenta nel nostro cuore, già s'accendono
Quelle rare lampade nella notte.

sabato 11 gennaio 2014

Alba di Giorgio Caproni

Aleksandr Murashko*Cafè*1902
Amore mio, nei vapori d'un bar
all'alba, amore mio che inverno
lungo e che brivido attenderti ! Qua
dove il marmo nel sangue è gelo, e sa
di rifresco anche l'occhio, ora nell'ermo
rumore oltre la brina io quale tram
odo, che apre e richiude in eterno
le deserte sue porte? ... Amore, io ho fermo
il polso: e se il bicchiere entro il fragore
sottile ha un tremitìo tra i denti, è forse
di tali ruote un'eco. Ma tu, amore,
non dirmi, ora che in vece tua già il sole
sgorga, non dirmi che da quelle porte
qui, col tuo passo, già attendo la morte!

venerdì 10 gennaio 2014

Inverno lungo di Antonia Pozzi

Robert Vonnoh
Per un raggio di sole non è
lo sgelo.
Ancora l'intrico pallido
delle ombre
è l'unico ornamento della terra
sotto gli alberi nudi.

In Norvegia - ora - sul ghiaccio
danzano i bimbi, vestiti
di panno rosso;
con le lame dei pattini disegnano
fiori d'argento
su quella che fu
acqua oscura -

Oh, agghiacciarsi ancor più,
esser per gli occhi
che dalle rive guardano
solo una lastra lucente, dura -
mentre dissolvono le nebbie, ai limiti
delle foreste -  i miraggi
dell'aurora -

giovedì 9 gennaio 2014

Preistoria di Maria Luisa Spaziani

William Holman Hunt*Mrs. Wilson
Giaceva il seme in un sonno profondo d'argilla,
il magma della mia vita era non-vita.
I soli in travaglio velava una palpebra immensa,
il verbo attendeva l'epifania dell'alfabeto.

Preistoria sepolta, ruota che non scorreva,
il sangue si ricorda di te, dolce grembo materno.
Senza di te, silenzio, sarebbe flauto o tromba
puro delirio sotto campana vuota.

Senza di te l'amore, stelo cieco di clorofilla,
non sarebbe un'altera vittoria sui marosi del nulla.
Il grido in vetta al piacere è coscienza tua
che di ogni carezza fa storia all'ombra dell'eterno.
**************
Nel giorno del tuo compleanno, mamma.

mercoledì 8 gennaio 2014

Foglia di Umberto Saba

Gerald Leslie Brockhurts*Dorette*1933
Io sono come quella foglia - guarda -
sul nudo ramo, che un prodigio ancora
tiene attaccata.

Negami dunque. Non ne sia attristata
la bella età che a un'ansia ti colora,
e per me a slanci infantili s'attarda.

Dimmi tu addio, se a me dirlo non riesce.
Morire è nulla; perderti è difficile.

martedì 7 gennaio 2014

Invernale di Luca Ghiselli

Candido Portinari*Olga Benàrio Prestes*1945
Ora siamo sepolti -
tanto spogli che l'anima traspare.

Tanto vasta
la terra desolata, e queste notti!,
Signore, queste notti?

Forse è la fiamma bianca che Ti scalda.

lunedì 6 gennaio 2014

Epifania di Andrea Zanzotto

Pieter Bruegel il Vecchio

Punge il pino i candori dei colli
e il Piave muscolo di gelo
nei lacci s’agita, nel bosco.
Ecco il mirifico disegno
la lucente ferma provvidenza
la facondia che esprime
e riannoda e sfila
echi, gemme, correnti.
Tra voi parvenze e valli appena
sollecitate dal soffio del claxon,
mormorate dall’alba,
valgo come la foglia che riposa
col vivo cardo col bozzolo e l’oro,
valgo l’onda minuscola
che fu tua sete scoiattolo un giorno,
valgo oltre il dubbio oltre l’inverno
che s’attarda celeste ai tuoi balconi,
valgo piu’ che il tuo stesso
venir meno con la neve
che il motore per sempre, fuggendo
dietro al sole, tralascia.
****************
COME UNA BUCOLICA

domenica 5 gennaio 2014

I Re Magi di Emilio Praga

Giotto*Magi*1320
A mia madre

I bei vegliardi dallo scettro d’oro
che per la neve, sotto il ciel sereno,
sostar sommessi alla mia porta udìa,
la notte della Santa Epifania, 
o son morti di freddo, o son malati,
nei paesi del sole,
I bei vegliardi dallo scettro d’oro!

Quando la mia scarpetta in sul verone
tutta avvizzita facea la rugiada,
e tu madre, domestica regina,
la colmavi di doni alla mattina,
Io ricciuto avea il crin, candida l’alma,
e ogni alba che venia
di giornate regali il don mi offria.
Un giovin sire senza scettro d’oro,
ma cui nutrian d’aromi e terra e cielo,
e una corte di sogni e di speranze
complimentava fra beate stanze,
ero in quei giorni io stesso:
io che il perduto imper sospiro adesso!

I bei vegliardi dallo scettro d’oro
che per la neve, sotto il ciel sereno,
sostar sommessi alla mia porta udia,
la notte della santa Epifania,
o son morti di freddo, o son malati
nei paesi del Sole,
i bei vegliardi dallo scettro d’oro!
**************
PENOMBRE

sabato 4 gennaio 2014

L'arancio di Alfonso Gatto

Arturo Noci*Le arance*1914
La brughiera irridente che a gennaio
strama sabbie dorate, oltre le dune
il violetto marino del Tirreno
rigido all'orizzonte con la fune
dell'àrgano che tira sul petraio,
è questo l'abitacolo clamante
dell'arancio di freddo.
Vivido d'ombra e squallido, distante
all'ibrido chiarore, la sventura
gli parla dalle rive con la pura
mestizia d'un bambino.
Così spoglio quell'ultimo sereno
da piangergli vicino.
***************************
RIME DI VIAGGIO PER LA TERRA DIPINTA

venerdì 3 gennaio 2014

Li calendari di Trilussa

Amy Hogeboom
   I
Jeri me so’ comprato un calendario,
si tu lo vedi, ch’è ‘na sciccheria:
ortre der giorno e er santo, c’è l’orario
còr cambiamento de l’Avemmaria.

De dietro a ogni fojetto der lunario
c’è er pezzettino d’una poesia,
un proverbio, un consijo culinario,
e la ricetta pe’ ‘na malattia.

Però er cattivo è questo: se un ber giorno
nun ciò un bajocco, trovo sur fojetto:
“Sottopetti di pollo col contorno.”

E se a marzo me scotto in quarche posto,
p’avè er rimedio da ‘sto lunarietto,
ho d’aspettà li sedici d’agosto …

II
Questo sarebbe gnente: ciò trovato
Un impiccio davero più maggiore,
perché se vede che lo stampatore,
co’ la prescia o che antro, s’è sbajato.

Er fatto sta che a un giorno cià mischiato
una bella sentenza sull’amore
Còr modo de curasse er rifreddore
E de còce l’abbacchio brodettato.

Defatti ce so scritte ‘ste parole:
“Se amate veramente una donzella
fregatevi la parte che vi dole:

pigliate una pezzetta di flanella …
sbattete l’uova ne le cazzarole
e dopo ciò mettetelo in padella …”
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I SONETTI*Robba Vecchia

giovedì 2 gennaio 2014

Il punto zero di Maria Luisa Spaziani

Cuno Amiet*Le grand hiver
La vita si faceva pallidetta
viola che ignora un'altra fioritura.
Qualche volta uno spino si ergeva,
patetico, per pungere il sole.

E' scoccato nel cielo il punto zero,
nessun gong era tale da annunciarlo.
Come morti che altrove si sveglino,
la medaglia ci accoglie sul rovescio.

Avremo la distesa dei millenni
per occuparci di un primo bilancio.
Quanto addensava di fulgido e torvo
il nostro più banale quarto d'ora.
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LA STELLA DEL LIBERO ARBITRIO

mercoledì 1 gennaio 2014

foglie di palma di Charles Bukowski

Viktor Lyapcalo*2009*Self
a mezzanotte in punto
1973-74
Los Angeles
ha cominciato a piovere sulle
foglie di palma fuori dalla mia finestra
i clacson e i fuochi d'artificio
sono partiti
e tuonava.

ero andato a letto alle 21.00
spento le luci
tirate su le coperte -
la loro letizia, la loro felicità,
le loro urla, i loro cappelli di carta,
le loro automobili, le loro donne,
i loro ubriachi dilettanti...

la notte di Capodanno mi terrorizza
sempre

la vita non sa nulla degli anni.

adesso i clacson hanno smesso come
e i fuochi d'artificio e i tuoni...
tutto è finito in cinque minuti...
odo soltanto la pioggia
sulle foglie di palma,
e penso:
non capirò mai gli uomini,
ma ho superato
anche questa.
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palm leaves

at exactly 12:00 midnight 
1973-74 
Los Angeles 
it began to rain on the 
palm leaves outside my window 
the horns and firecrackers 
went off 
and it thundered. 

I'd gone to bed at 9 p.m. 
turned out the lights 
pulled up the covers - 
their gaiety, their happiness, 
their screams, their paper hats, 
their automobiles, their women, 
their amateur drunks... 

New Year's Eve always terrifies 
me 

life knows nothing of years.
 
now the horns have stopped and 
the firecrackers and the thunder... 
it's all over in five minutes... 
all I hear is the rain 
on the palm leaves, 
and I think, 
I will never understand men, 
but I have lived 
it through.
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SO BENISSIMO QUANTO HO PECCATO