Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

sabato 31 agosto 2013

Dal Viale di Valle - Ricordo D'Affrica e Casa mia di Giuseppe Ungaretti

Ritman
DAL VIALE DI VALLE
Pieve Santo Stefano il 31 agosto 1917

Nettezza di montagne
risalita
nel globo
del tempo
ammansito.
(L'Allegria*Naufragi)
********
RICORDO D'AFFRICA
Il sole rapisce la città

Non si vede più

Neanche le tombe resistono molto
(L'Allegria*Ultime)
*********
CASA MIA
Sorpresa
dopo tanto
d'un amore

Credevo di averlo sparpagliato
per il mondo
(L'Allegria*Ultime)

venerdì 30 agosto 2013

Rotta di volo 2 di Seamus Heaney

Lia Laimbock*Mrs. Louise Van Wassenaer*1996
Uguale e contraria, è la parte che si solleva
in quei cieli trapunti di stelle nell'occhio dell'inverno,
quando a Wicklow me ne sto sotto la rotta di volo
di un tardo jet da Dublino, coi fari sollevati
e baluginanti dinanzi a ciò che trascinano via.
Un fragore di motori potenti e il diminuendo
che si allunga come una scia, impronta bassa e lontana
lasciata nel chiarore delle stelle.
Il sicomoro parla la lingua del sicomoro al buio,
la luce alle mie spalle è la luce di una casa a schiera.
In piedi sulla soglia di casa nelle prime ore della notte,
a rappresentare tutto ciò
che perpetua la posa: il restare a casa
di chi s'appoggiava allo stipite, sollevava lo sguardo e attendeva,
coloro che imparammo ad amare, salutandoli alla partenza,
o a cui ritornammo, coi vestiti diversi
di cui avevamo vergogna
Quelli che non dimenticavano mai
un volto o un nome, che mai poterono abbassare
all'improvviso gli occhi,
mentre l'aereo raggiungeva l'altitudine di crociera,
per accorgersi che la casa appena sorvolata
- troppo lontana per vedersi adesso -
era proprio la casa che avevano abbandonato un'ora prima,
ricambiando i baci con i baci,
mentre il tassista caricava una sull'altra le valigie.
********
The Flight Path 2
Equal and opposite, the part that lifts
Into those full-starred heavens that winter sees
When I stand in Wicklow under the flight path
Of a late jet out of Dublin, its risen light
Winking ahead of what it hauls away:
Heavy engine noise and its abatement
Widening far back down, a wake through starlight.
The sycamore speaks in sycamore from darkness,
The light behind my shoulder's cottage lamplight.
I'm in the doorway early in the night,
Standing-in myself for all of those
The stance perpetuates: the stay-at-homes
Who leant against the jamb and watched and waited,
The ones we learned to love by waving back at
Or coming towards again in different clothes
They were slightly shy of.
Who never once forgot
A name or a face, nor looked down suddenly
As the plane was reaching cruising altitude
To realize that the house they'd just passed over
Too far back now to see - was the same house
They'd left an hour before, still kissing, kissing,
As the taxi driver loaded up the cases.

Ciao Poeta....

giovedì 29 agosto 2013

La valigia di Alfonso Gatto

Antonio Lopez Garcia*1963
Porto la mia valigia di segreti,
l’ebbi da un nome che al passarmi accanto
s’ebbe il mio nome e proseguì la strada.
Ora son solo da una porta all’altra
per il viale torrido d’agosto,
m’arrendo per stanchezza al mio sorriso
con le mani stremate da quel peso.
“Patate…?”, strizza l’occhio la vecchina
che si ferma a guardare. “No, carbone”
rispondo e prendo lena da quel fuoco.
Lascio la mia valigia di segreti
a un altro nome che al passarmi accanto
s’ebbe il mio nome e proseguì la strada.
**********
La storia delle vittime*Giornale
di due inverni 1943-'44
1965-'65

mercoledì 28 agosto 2013

Per la vecchia denti-storti di Charles Bukowski

Maggie Hambling*Frances Rose*1973
conosco una donna
che compera continuamente puzzle
cinesi
puzzle
cubi
cavi
pezzi che alla fine s’incastrano
in un ordine
li completa
matematicamente
risolve tutti i suoi
puzzle
vive giù in riva al mare
mette lo zucchero fuori per le formiche
e crede
alla fin fine
in un mondo migliore.
ha i capelli bianchi
li pettina di rado
ha i denti storti
e indossa ampie tute 
informi
su un corpo che molte
donne vorrebbero avere.
per anni mi ha irritato
con quelle che giudicavo
eccentricità – 
come i gusci d’uovo a mollo
(per nutrire le piante
col calcio).
ma infine quando penso alla sua
vita
e la paragono ad altre vite
più eccitanti, più belle
e originali
mi accorgo che lei ha ferito meno
gente di tutti quelli che conosco
(e per ferire intendo semplicemente ferire).
ha passato periodi tremendi,
periodi in cui avrei forse potuto
aiutarla di più
perché è la madre della mia unica 
figlia
e siamo stati un tempo grandi amanti,
ma ne è uscita,
come ho detto
ha ferito meno gente di
tutti quelli che conosco,
e se guardi le cose così,
be',
ha creato un mondo migliore.
ha vinto.

Frances , è tua questa
poesia.
*******
one for old snaggle-tooth
I know a woman
who keeps buying puzzles
chinese
puzzles
blocks
wires
pieces that finally fit
into some order.
she works it out
mathematically
she solves all her
puzzles
lives down by the sea
puts sugar out for the ants
and believes
ultimately
in a better world.
her hair is white
she seldom combs it
her teeth are snaggled
and she wears loose shapeless
coveralls over a body most
women would wish they had.
for many years she irritated me
with what I considerer her
eccentricities -
like soaking eggshells in water
(to feed the plants so that
they'd get calcium).
but finally when I think of her
life
and compare it to other lives
more dazzling, original
and beautiful
I realize that she has hurt fewer
people than anybody I know
(and by hurt I simply mean hurt).
she has had some terrible times,
times when maybe I should have
helped her more
for she is the mother of my only
child
and we were once great lovers,
but she has come through
like I said
she has hurt fewer people than
anybody I know,
and if you look at it like that,
well,
she has created a better world.
she has won.

Frances, this poem is for
you.

martedì 27 agosto 2013

Mezzogiorno alpino di Giosuè Carducci

Valentin Serov*Summer*1895
Nel gran cerchio de l'alpi, su 'l granito
Squallido e scialbo, su' ghiacciai candenti,
Regna sereno intenso ed infinito
Nel suo grande silenzio il mezzodì.

Pini ed abeti senza aura di venti
Si drizzano nel sol che gli penètra,
Sola garrisce in picciol suon di cetra
L'acqua che tenue tra i sassi fluì.

27 Agosto 1895

lunedì 26 agosto 2013

Versi per un gatto persiano di Thomas Stearns Eliot

De Laszlo*Countess Colloredo-Mannsfeld*1913
I cantori dell’aria si rifugiano
Nei prati verdi di Russell Square.
Sotto gli alberi là non v’è riposo
Per il cervello ottuso o i desideri acuti
E gli occhietti vivaci dell’orso lanoso.
V’è sollievo soltanto nel dolore.
Oh quando finirà lo scricchiolio del cuore?
Quando la sedia rotta ci riposerà?
Perché tanto si indugia il giorno estivo?
E quando, quando il Tempo scorrerà?
(ESERCIZI PER LE CINQUE DITA-1)
*************
Lines to a Persian Cat

The songsters of the air repair
To the green fields of Russell Square.
Beneath the trees there is no ease
For the dull brain, the sharp desires
And the quick eyes of Woolly Bear.
There is no relief but in grief.
O when will the creaking heart cease?
When will the broken chair give ease? 
Why will the summer day delay?
When will Time flow away?
(Five-Finger Exercises-1)

domenica 25 agosto 2013

Sonnolenza di Giuseppe Ungaretti

Joseph Kleitsch*1916
Da Devetachi al San Michele il 25 agosto 1916

Questi dossi di monti
si sono coricati
nel buio delle valli

Non c'è più niente
che un gorgoglio
di grilli che mi raggiunge

E s'accompagna
alla mia inquietudine
*********
(L'Allegria-Il porto Sepolto)

sabato 24 agosto 2013

Bulciano di Ardengo Soffici

Mary Fairchild MacMonnies*The breeze*1895
Bulciano, 24 agosto

L'estate a Bulciano è distesa
All'ombra dei boschi, riposa 
Tra cuscini di rocce rosa, 
Bige, nere, color del ferro temperato; 
La capigliatura arruffata dell'acqua ghiaccia e chiara 
Scorre per le pieghe de' macigni 
Sotto le cortine gialle delle ginestre fiorite. 
Tonfani cupi, acquitrini trasparenti, 
Occhi spalancati dove naviga il cielo c
Col vento ed i nuvoli bianchi. 
Triangoli verdi di campi, 
Quadrati giunchiglia di fiori di seta,
Coperte ammassate in subbuglio 
Intorno al pube dei nocciuoli neri. 
La carne de' frutti turgida di sangue giovane,
Amore latente di mammelle vergini, 
Gonfia la mussolina dell'aria odorosa. 
Tra una coscia e l'altra il Tevere 
Cola come un mestruo di lapislazzuli.

venerdì 23 agosto 2013

Passa la nave mia di Giosuè Carducci

Alfred Stevens*1891
Passa la nave mia con vele nere,
Con vele nere pe ’l selvaggio mare.
Ho in petto una ferita di dolore,
Tu ti diverti a farla sanguinare.
È come il vento, perfido il tuo core,
E sempre qua e là presto a voltare.
Passa la nave mia con vele nere,
Con vele nere pe ’l selvaggio mare.
20 agosto 1882
*********
Da H. Heine ’s Verschiedene 
Rime Nuove

giovedì 22 agosto 2013

Onda per onda batte sullo scoglio di Carlo Michelstaedter

Howard Pyle*1910
Onda per onda batte sullo scoglio.
Passan le vele bianche all’orizzonte.
Monta rimonta or dolce or tempestosa
l’agitata marea senza riposo.
Ma onda e sole e vento e vele e scogli,
questa è la terra, quello l’orizzonte
del mar lontano, il mar senza confini.
Non è il libero mare senza sponde,
il mare dove l’onda non arriva,
il mare che da sè genera il vento,
manda la luce e in seno la riprende,
il mar che di sua vita mille vite
suscita e cresce in una sola vita.
Ahi, non c’è mare cui presso o lontano
varia sponda non gravi, e vario vento
non tolga dalla solitaria pace,
mare non è che non sia un dei mari.
Anche il mare è un deserto senza vita,
arido tristo fermo affaticato;
ed il giro del giorni e delle lune,
il variar dei venti e delle coste,
il vario giogo sì lo lega e preme
— il mar che non è mare s’anche è mare.
Ritrova il vento l’onda affaticata,
e la mia chiglia solca il vecchio solco.
E se tra il vento e il mare la mia mano
regge il timone e dirizza la vela,
non é più la mia mano che la mano
di quel vento e quell’onda che non posa....
Ché senza posa come batte l’onde,
chè senza posa come vola il nembo,
sì la travaglia l’anima solitaria
a varcar nuove onde, e senza fine
nuovi confini sotto nuove stelle
fingere all’occhio fisso all’orizzonte,
dove per tramontar pur sorga il sole.
Al mio sole, al mio mar per queste strade
della terra o del mar mi volgo invano.
Vana è la pena, vana è la speranza.
Tutta è la vita arida e deserta,
finchè in un punto si raccolga in porto,
di sè stessa in un punto faccia fiamma.

Pirano, agosto 1910.

mercoledì 21 agosto 2013

All'anguria di Stefano Benni

Boris Kustodiev
Quando l’agosto spegne
politica e disciplina
quando anche con Bisaglia
andresti in piscina
un rosso desiderio
eppur resiste
saldi nel solleone
i compagni ti baciano
con devota passione
tu, rossa passionaria
o anguria
bandiera proletaria

Se il borghese melone
gran qualunquista
sta con fichi e prosciutto
fa alleanza con tutto,
tu da sola rimani
e bisogno non hai
che della nostra sete
e delle nostre mani
nel ricurvo sorriso
del tuo quarto di luna
ci chiniam riverenti
sprofondando il viso
dolce come nessuna
o rossa passionaria
o anguria
bandiera proletaria.
**********
(Prima o poi l'amore arriva)

martedì 20 agosto 2013

1431 di Maria Luisa Spaziani

Eugene Thirion*Jeanne D'Arc
(Rouen, agosto 1958)

Se stasera sul capo mi passasse
quest'uccello d'arazzo
nella chiusa virtù d'un cielo antico,
se un cavallo - fra scheletri danzanti
nei boschi dell'inverno - verso un mare
di fiamme incomparabili volasse,
e un tempo denso di veleni
serpeggiando mi ardesse de profundis
le radici e le ali,
se acuta fossi come la tua flèche
che d'oro e neve splende in campo nero

e fossi morta cinquecentoventi-
sette anni fa.
****
(Utilità della memoria)

lunedì 19 agosto 2013

La notte non vuole venire di Federico Garcia Lorca

Ignacio Zuloaga*Senora Atucha
La notte non vuole venire
perché tu non venga
e io non possa andare.

Ma io andrò
benché un sole di scorpioni mi mangi la testa.

Ma tu verrai
con la lingua bruciata dalla pioggia di sale.

Il giorno non vuole venire
perché tu non venga
e io non possa andare.

Ma io andrò
portando ai rospi il mio garofano morsicato.

Ma tu verrai
nelle cupe cloache dell'oscurità.

Né la notte né il giorno non vogliono venire
perché io muoia per te
e tu per me.

**********

GACELA DEL AMOR DESESPERADO

La noche no quiere venir
para que tú no vengas
ni yo pueda ir.

Pero yo iré
aunque un sol de alacranes me coma la sien.
Pero tú vendrás
con la lengua quemada por la lluvia de sal.

El día no quiere venir
para que tú no vengas
ni yo pueda ir.

Pero yo iré
entregando a los sapos mi mordido clavel.
Pero tú vendrás
por las turbias cloacas de la oscuridad.

Ni la noche ni el día quieren venir
para que por ti muera
y tú mueras por mí.
♥♥♥
In un giorno d'estate come oggi, 77 anni fa,
sono venuti a prendere Federico e di lui non è rimasto più nulla, o almeno così credevano.
Stolti assassini, i poeti vivono per sempre!

domenica 18 agosto 2013

Pioggia d'agosto di Guido Gozzano

Henri Martin*La Musa*1892
Nel mio giardino triste ulula il vento,
cade l'acquata a rade gocce, poscia
più precipite giù crepita scroscia
a fili interminabili d'argento.
Guardo la terra abbeverata e sento
ad ora ad ora un fremito d'angoscia....

Soffro la pena di colui che sa
la sua tristezza vana e senza mete;
l'acqua tessuta dall'immensità
chiude il mio sogno come in una rete,
e non so quali voci esili inquiete
sorgano dalla mia perplessità.

"La tua perplessità mediti l'ale
verso meta più vasta e più remota!
È tempo che una fede alta ti scuota,
ti levi sopra te, nell'Ideale!
Guarda gli amici. Ognun palpita quale
demagogo, credente, patriota.

Guarda gli amici. Ognuno già ripose
la varia fede nelle varie scuole.
Tu non credi e sogghigni. Or quali cose
darai per meta all'anima che duole?
La Patria? Dio? l'Umanità? Parole
che i retori t'han fatto nauseose!...

Lotte brutali d'appetiti avversi
dove l'anima putre e non s'appaga...
Chiedi al responso dell'antica maga
la sola verità buona a sapersi;
la Natura! Poter chiudere in versi
i misteri che svela a chi l'indaga!"

Ah! La Natura non è sorda e muta;
se interrogo il lichène ed il macigno
essa parla del suo fine benigno...
Nata di se medesima, assoluta,
unica verità non convenuta,
dinanzi a lei s'arresta il mio sogghigno.

Essa conforta di speranze buone
la giovinezza mia squallida e sola;
e l'achenio del cardo che s'invola,
la selce, l'orbettino, il macaone,
sono tutti per me come personae,
hanno tutti per me qualche parola...

Il cuore che ascoltò, più non s'acqueta
in visioni pallide fugaci,
per altre fonti va, per altra meta...
O mia Musa dolcissima, che taci
allo stridìo dei facili seguaci,
con altra voce tornerò poeta!da PensieriParole

sabato 17 agosto 2013

Sogno e Rose in fiamme di Giuseppe Ungaretti

Frederick Childe Hassam*Kitty Hughes*1917
SOGNO
Vallone il 17 agosto 1917

Ho sognato
stanotte
una
piana
striata
d'una
freschezza

In veli
varianti
d'azzurr'oro
alga
**************
ROSE IN FIAMME
Vallone il 17 agosto 1917

Su un oceano
di scampanelii
repentina
galleggia un'altra mattina

(L'ALLEGRIA-Naufragi)

venerdì 16 agosto 2013

Piaceri di Bertolt Brecht

Villegas Cordero
Il primo sguardo dalla finestra al mattino
il vecchio libro ritrovato
volti entusiasti
neve, il mutare delle stagioni
il giornale
il cane
la dialettica
fare la doccia, nuotare
musica antica
scarpe comode
capire
musica moderna
scrivere, piantare
viaggiare
cantare
essere gentili.

giovedì 15 agosto 2013

L'Assunta di Alfonso Gatto

Leon Comerre
Ed in sollievo al sonno
il cielo vago odora,
alle finestre aperte
ai portoni nell'atrio del mare.

D'ilare alba il volto
s'estingue in freddi petali,
di lieve incarnato
peluria d'aria
arrosi il seno pallido e vuoto.

La notte adagia nivei silenzi
banchi di squallido mattino
alla città calda d'amore.

Ma a gote arruffate, flagello di gioia,
t'immergo negli occhi ghiacci
e nella mia carne ti stringo.

La terra sale in vertigine
di nevi celesti,
piazza di vento
agli uomini felici.
********
(Poesie 1929-1941)

mercoledì 14 agosto 2013

Chi udisse tossir la malfatata di Dante Alighieri

Theodor Von Holst*Bertalda assalita dagli spiriti
Chi udisse tossir la malfatata
moglie di Bicci vocato Forese,
potrebbe dir ch'ella fors'è vernata
ove si fa 'l cristallo 'n quel paese.
Di mezzo agosto la truovi infreddata;
or sappi che de' far d'ogn'altro mese!
E non le val perchè dorma calzata,
merzè del copertoio c'ha cortonese.
La tosse, 'l freddo e l'altra mala voglia
non l'adovien per omor ch'abbia vecchi,
ma per difetto ch'ella sente al nido.
Piange la madre, c'ha più d'una doglia,
dicendo: "Lassa, che per fichi secchi
messa l'avre' in casa il conte Guido!".
******
Rime

martedì 13 agosto 2013

L'oceano d'agosto di Aldo Nove

William Stott of Oldham
L'oceano d'agosto
diventa frequenza
pulsione del tempo
sospeso presente
nei flussi
del sangue
di ognuno
da sempre.

lunedì 12 agosto 2013

Prima o poi l'amore arriva di Stefano Benni

Vera Donskaya-Khilko*Decline*2005
A un passaggio a livello 
lontano dal mondo
un giorno d'agosto assolato
un capostazione annoiato
vide a un finestrino 
di un accelerato
una signora bruna 
e più non lavorò
passava le serate 
a guardare la luna
e i treni si scontravano 
ma lui non li sentiva
prima o poi l'amore arriva

C'era un bancario 
così serio, così serio
che non rideva mai 
fuori orario
ma un giorno allo sportello 
arrivò un giovanotto
indubbiamente bello 
aveva un assegno da un milione
della Banca Popolare 
e disse sorridendo
"me lo può cambiare?" 
e lui cambiò l'assegno
e la sua vita intera 
quella stessa sera
rubò la cassa e scappò via 
via con lui a Bahia
e la gente parlava 
ma chi la sentiva
e ballavano insieme 
una samba giuliva
prima o poi l'amore arriva

C'era un politico 
ladro e indifferente
non voleva bene a niente
neanche agli amici democristiani
neanche ai bambini 
neanche a Fanfani
solo un pochino 
lui si eccitava
se Nuccio Fava lo intervistava
ma a una seduta 
molto affollata
vide una splendida deputata 
le disse "amore
dimmi di sì" 
e lei "non posso son del Pci"
e perse la testa 
e come un ossesso
urlava "amore 
non è un problema
c'è il compromesso" 
e Fanfani strillava
ma nessuno sentiva 
e nel transatlantico
un sussurro saliva 
e Andreotti dichiarò 
alla stampa sportiva:
prima o poi l'amore arriva

C'era un bagnino 
che non sapeva nuotare
ma era raccomandato 
da uno zio piesseì deputato
stava lì sulla spiaggia 
di Gabicce Mare
a pensare, a pensare 
perchè neanche la rana
riusciva a imparare
ma una bella tedesca dai capelli biondi 
urlò "aiuto annego 
entro trenta secondi"
e lui come un cefalo 
si tuffò nel mare
perchè in amore bisogna 
saper galleggiare
la riportò a riva 
e lei aprì gli occhi
e disse "mio eroe, 
mio tritone, son viva"
e la spiaggia in coro:
prima o poi l'amore arriva

E c'era un barbone 
senza abitazione
aveva solo la televisione
mangiava le ghiande 
come i maiali
però teneva novanta canali
ma una notte d'inverno 
che nevicava
e Corrado in pelliccia 
da Gstaad presentava
sentì che di freddo 
e di stenti e di affanni
era ormai arrivato 
alla fine dei programmi
ed ecco la vide 
rosa e felice
e sorridente, l'annunciatrice
che gli annunciava
"i nostri programmi riprendon domani"
e urlò "sì, domani 
mia splendida diva"
e il freddo e la fame 
già più non sentiva
abbiamo trasmesso:
prima o poi l'amore arriva

C'era un supergenerale 
di superpolizia
arrestava e sparava 
per difendere, diceva, 
la democrazia
se l'era rinchiusa 
e portata via
ma un giorno in un blitz 
in un covo sul mare
catturò una giovane 
extraparlamentare
e personalmente 
la volle interrogare
e alla fine lo videro 
che piangeva
lei non lo voleva 
e lui le diceva
"ma non senti il fascino 
della divisa?"
"La divisa è un bijou" 
lei rispondeva
"ma quello che fa schifo 
è che ci sei dentro tu"
e lui fece tanti blitz 
ma non era più lui
e non si divertiva 
e ai suoi carabinieri
gridava "At-tenti 
vigilare, in riga
sparategli a vista 
è un'erba cattiva"
prima o poi l'amore arriva

E c'era un uomo 
che voleva esser morto
perchè nella vita 
tutto gli era andato storto
scornacchiato, disoccupato 
mangiò sei buste di talco borato
un chilo di Vim 
duemila Rim 
trecento fette di sottilette
e arrivò l'ambulanza 
che già delirava
e già per spacciato 
l'avevano dato
ed ecco la vide 
e di colpo sentì
un brivido dentro 
e all'istante guarì
com'era carina, la crocerossina 
che con un sorriso
diceva "riposi è ben fortunato 
si è proprio salvato
stanotte ritorno 
a provarle la febbre
che l'è tutto rosso 
mi tolga la prego le mani di dosso"
ma quello già tutto 
bruciar si sentiva 
non era il febbrone
era proprio passione 
e tutto il reparto
di urli riempiva 
"dottore dottore
prima o poi l'amore arriva"

C'erano dei maniaci 
luridi e laidi
che si eccitavano 
guardando Heidi
e un giorno in un parco 
dove facevano i porci
videro due gemelle 
così belle, così belle
che in tre minuti finirono 
le caramelle
e dissero basta 
con le perversioni
si sposarono in chiesa 
e per testimoni
i quattro bruti bruti di più
vestiti in cravatta 
e impermeabile blu
e il prete diceva 
"beato chi lascia 
la vita lasciva"
prima o poi l'amore arriva
E c'erano uomini 
con un lavoro sicuro
e donne con le case ordinate
e una piazza dove le sere d'estate
ci si sdraiava insieme ad aspettare
un'attesa un qualcosa un altro aspettare
e tutte le notti
un fantasma appariva
e in tutta la piazza tuonar si sentiva
"o voi che credete che indifferenti
e rassegnati invecchierete, contenti
che non c'è una bocca che vi può ferire
o una foto sul muro che non vi fa dormire
non c'è niente da fare
non si può scappare! guardate
è dietro! vi guarda goloso
chissà da quanto lui vi seguiva
vi prenderà! non c'è scampo!
vi ha preso! evviva! evviva!
prima o poi l'amore arriva"

domenica 11 agosto 2013

Solo vera è l'estate di Vittorio Sereni

Steichen
Solo vera è l'estate e questa sua
luce che vi livella.
E ciascuno si trovi il sempreverde
albero, il cono d'ombra,
la lustrale acqua beata
e il ragnatelo tessuto di noia
sugli stagni malvagi
resti un sudario d'iridi. Laggiù
è la siepe labile, un alone
di rossa polvere,
ma sepolcrale il canto d'una torma
tedesca alla forza perduta.

Ora ogni fronda è muta
compatto il guscio d'oblio
perfetto il cerchio.

                Saint-Cloud, Agosto 1944

sabato 10 agosto 2013

Sera di San Lorenzo di Leonardo Sinisgalli

Ivana Kobilca*Summer
Mi rialzo alle colline
(Così lustre di pula lenta nel soffio d'agosto).
Silvestro, dolce amico, mi rassegni
D'ogni cosa trascorsa, dell'usura
Che fa liscia la pietra sopra il grano,
E una foglia mi porgi sulla mano
Generosa. Nel torpido alone
Della giovane luna ti chiudi
E parli tante allegrie.
Fresco il vento sugli occhi si avviva
E rintoccano i sonagli alle vette.
Sono luci di San Lorenzo
Le fole che vidi ardere: tu ridi
Se penso la fila lunga
Di formiche che bruci.

venerdì 9 agosto 2013

Monterosso di Alfonso Gatto

Fantin-Latour
Il fragore che parte e che riparte
dai confini del cielo per la notte,
treni azzurri di nero, le tradotte
dell'èsodo continuo, quando a rotte
voci biancheggia l'alba, Monterosso
visto e rapito all'atto del vedere
nel suo làstrico stretto di scogliere,
come un ricordo a mettere da parte
per quel giorno - verrà - che tutto il grosso
mare del tempo sarà calma alfine
e silenzio nel tonfo delle pine.
************
RIME DI VIAGGIO PER LA TERRA DIPINTA
(Nel giorno dell'anniversario di mio papà, nato
al tempo delle tradotte, che adorava Monterosso,
desiderando sempre di tornare)

giovedì 8 agosto 2013

D'agosto di Giuseppe Ungaretti

Albert Moore
1925
Avido lutto ronzante nei vivi,

Monotono altomare,
Ma senza solitudine,

Repressi squilli da prostrate messi,

Estate,

Sino ad orbite ombrate spolpi selci,

Risvegli ceneri nei colossei...

Quale Erebo t'urlò?
***********
SENTIMENTO DEL TEMPO
La fine di Crono

mercoledì 7 agosto 2013

Notte del 7 Agosto di Vittorio Locchi

Albert Edelfelt
Era tutto un arcobaleno
la cupola d'aria del Carso.
Brillavano le petraie
come ossami calcinati;
lontano l'Alpi Giulie
parevano domi incantati.
Tutti i monti più alti
si levavano il mantello bianco
e si scaldavano al sole,
mentre il vento co' i semi
passava per seminare.
Laggiù, nel piano, distante,
bianco e lucente il mare
era come una lancia
caduta a un lanciere gigante,
come ci son nelle fiabe.
E se il Calvario
non fioriva, se non fioriva
il Carso, sempre in tormento
sotto la furia dei colpi,
ci fiorivano tutti i cuori
seminati dalla speranza.
Si diceva: « Si va:
questa volta si va davvero!
Salteremo l'lsonzo
come caprioli;
chi ci terrà
quando sarà l'ora?
Tutti vogliamo esser primi
a baciare il manto celeste
di Santa Gorizia...

Chi dette il segnale?
Tutti i settori tacevano...
ed ecco sonare lo stormo.
Cominciarono le bombarde
con abbai, con rugli, con schianti.
Sbucavano dappertutto
coll'ali sui torsi pesanti:
traballavano in aria,
e poi giù, strepitando,
a divorar le trincere;
a stritolar i sassi,
a fondere i reticolati.
Uomini e melma,
ferri e pietre,
tutto tritavano, urlando,
tutto rimescolavano,
sfrangendo e pestando
come dentro le madie
gigantesche delle doline
impastassero il pane
della vittoria
per la fame del fante.


E il fante aveva fame:
fame di terra del Carso
più buona della pagnotta,
impastata di sangue,
cotta dalle granate,
benedetta dai fratelli
caduti colla bocca avanti
per baciarla morendo.

"Forza bombardiere,
- dicevano le trincere
colme d'elmi e di baionette: -
tu stronca, tu rimescola,
tu cuòcici la galletta;
e poi noi balzeremo
sul forno fumante,
stringendo la baionetta;
poi noi ci sazieremo 
nell'àgape attesa da tanto,
su la tavola dell'altipiano
su la tovaglia di porpora
che si stende fumando!"
E le bombarde tuonavano
nelle madie delle doline.

Ma quando tutte le bocche
dei cannoni cantarono,
all'ora fissata,
per completare la strage,
l'ansia strinse ogni gola,
e ognuno sentì
tonfare dentro il suo cranio,
come sopra un timpano
spaventoso
la romba.
Traballava la terra
come una casa di legno;
il cielo pareva incrinarsi
ogni tanto come cristallo;
pareva si dovesse
spezzare e precipitare
a schegge celesti ogni tanto
tra gli schianti e gli strepiti.
E su la prima linea
nessuno fiatava
sentendo sul core
ognuno battere,
come gocce di sangue
i minuti terribili 
che misurano il tempo 
vicino all'assalto.
Ma sui campi finitimi,
nelle trincee di rincalzo,
negli anfratti, nei borri,
nelle vie fragorose
rigurgitanti di fanti
d'armi e di cavalli
pronti ad accorrere,
si sentivano canti
piani e larghi come preghiere:
ritmi paesani
rievocati dai cuori
dei morituri;
parole semplici
ed immortali.
E tutte le facce
parevano in un'aureola,
 e tutti erano certi
di vincere, tutti certi
di rompere l'incanto,
di varcare il Calvario e l'Isonzo
di celebrare domani
la sagra serena
di Santa Gorizia.

Notte del 7 agosto
chi ti dimenticherà?
Che numero aveva il reggimento
fra cui passai nella mezzanotte
balenante, lungo la strada
bianca di Gorizia?
Tutti cantavano i fanti,
stesi lungo i due cigli,
come ragazzi presi
da un'indicibile gioia.
Passò uno squadrone
al trotto, con le lance 

basse; e tutti fra risa
e grida gli cantarono,
facendogli ala,
colle mani per trombe,
la fanfara,
come matti ragazzi
che uscissero da scuola.

Il colonnello in mezzo,
grande come un cipresso,
accennava la linea del fuoco
i vulcani delle granate,
i monti come roghi
che bruciassero il cielo,
e spiegava tranquillo
la battaglia.
E venne l'ordine di avanzare.
L'ombre nere si levarono
dai Iati della strada,
i lampi illuminarono
la selva dei fucili;
e il reggimento si sparse
pei campi come un volo
d'uccelli
verso l'aurora.

*********
(LA SAGRA DI SANTA GORIZIA)

martedì 6 agosto 2013

SEI AGOSTO di Alfonso Gatto

Albrecht Dürer
Era un giorno del tempo, un mattino d’estate
e ventilava il mare aperto il suo rigoglio.
Diranno ancora “amate” i poeti di corte
e la fede che prospera più cieca dell’orgoglio?
Quel giorno a Hiroshima fu decisa la morte.
Ora, se parla l’uomo, quale voce credente
sarà la sua nel chiedere la fede che spergiura?
Quel giorno a Hiroshima il tutto s’ebbe il niente
del suo potere, l’empio fu mai così pietoso.

Perché nascondi il volto in un volto ch’è ròso
dalla sua lebbra ardente? Ogni attimo minaccia
la grazia ch’ebbe il soffio del suo fango mortale.
Quel giorno a Hiroshima si rovesciò la faccia
dell’uomo nell'atroce risguardo del suo male,
fu l’essiccata effigie dell’occhio che rintraccia
la tenebra perenne, addentro nel fulgore
d’un punto che vacilla ed è la sua pupilla.

Un ordine la mano che fissa il suo potere,
ma la voce era d’uomo che annienta le parole
per non udirle, e aspetta: rigurgita il cratere
di povere festùche umane che ogni fuoco
bastava a incenerire, il fuoco che riscalda
il gelo e la miseria degli ànditi di carta,
il tizzo del bambino che soffia sul suo gioco.
Forse i morti non seppero s’era caduto il sole.

Quell’attimo d’un solo grido taciuto anch’esso,
quell’attimo, la mira del fulmine che scarta
nel sibilo la luce e ne dirompe l’iride.
L’abbaglio ammonitore è fermo nella salda
tenacia del ricordo: s’illumini il regresso
dell’uomo al suo patire, con le sue mani livide
la fredda guerra ci offra un òbolo di pace.

Passo su passo apprende che è sua la morte, l’uomo
avviato a riceverla. Quello che vede e ascolta
gli è proprio, l’insolenza d’avere in sè rivolta
per luce la sua faccia, ed il cammino, il verde
dei prati avrà memoria nel tempo, in ogni luogo.
Lascia cadendo un segno. Leggenda o storia, il rogo
dell’aria esalta innalza la vittima che perde.

Ma Hiroshima è l’arido sepolcro d’una culla,
la cenere d’un mondo che non dice più nulla.
La vittima non trova il volto da passare
al tempo che gli porti memoria dei suoi giorni
e la speranza, il credere per essere creduto.
L’abbaglio ammonitore è fisso in quel che appare,
è la notizia, il nuovo colpito dal suo segno,
il buco che s’allarga bruciando dai contorni
come un’orbita vuota: la storia è l’accaduto
che non dà voce e favola, che non tramanda un pegno
silente di memoria...

                      Ma dov’è la fanciulla
discesa al suo giardino movendo dai tranquilli
passi lo sguardo intorno? Trafitta dagli spilli
dell’iride sublime rifulse nell’evento
della sua luce, fusa. Non ebbe il suo momento,
all’attimo fu tolta, tentò l’assurdo plagio
di somigliarsi, piaga devota al suo contagio.

Non sarà più fanciulla, nemmeno il nostro amore
può ricordarla umana, distinguerle nel volto
mucoso gli occhi ciechi che videro in quel nulla.
Ma dov’è la vittoria che annunci al vincitore
quest’ibrido raccolto di lèmuri e di gechi?

E non sarà la morte chi non è più l’amore,
ma il suo fantasma, l’empio ludibrio che s’addìta.
Per essere d’esempio all’ultimo terrore
che la sua mano suscita, per piangere più forte
del pianto, del suo pianto, la vittima è la sola
speranza che non mente. Non è pietà, parola
dell’anima tradita. E’ la sua carne sola
quest'ululo fuggente... 

Attendere nel baco il seme da seccare,
la genesi demente che inverte il suo potere:
è questo da chiamare speranza per la fede
riposta nel terrore?
L'ipocrita paciere contratta lo sgomento
dell'uomo con l'offesa di chiedergli a misura
del peggio il suo contento, la scelta del volere
giustizia per sventura.

Questo chiede la terra: giustizia per sventura,
pane per fame, sete, ragione d'una guerra
che in sè non ha ragione per chiudere le mura
dell'assedio perenne, ragione d'una pace
che in sè non ha perdono d'arrendersi all'abiura.
L'uomo non è l'indenne saggezza del dolore.
Il fuoco non è brace.

Quest'uomo atteso a cedere il suo dolore antico,
a dirsi vinto e inerme, ha il volto del nemico
che logora il suo solco paziente e che non cede.
Ha l’arma della soma che porta e che misura
il suo passo dolente, il padre da chiamare
e se stesso nel figlio, la traccia del suo piede.
E’ l’uomo che vi esaspera tacendo con la pura
tristezza dello sguardo e che vi aspetta al fare.

Fatelo dunque il male, credetegli, spendete
la moneta sonante del rogo d’Hiroshima.
Ogni assetato resta a chiedere la sete,
sull’ultima parola ritornerà la prima
che avvenne nel chiamarci. Fatelo tutto il male,
credetegli, spendete la sua scienza beffarda.
La morte più non basta, demente irrisa guarda
la genesi una bianca eternità di sale.
******
(La storia delle vittime-1962*1965)

lunedì 5 agosto 2013

Tanti anni e tanti di Sibilla Aleramo

Irving Ramsay Wiles
E' Agosto, è meriggio, alti prati intorno,
io compio tanti anni e tanti, e da lungi
ecco tu mi scrivi con la cara mano, scrivi
che troppo io son giovine e zingara e inquieta,
tu mio bene segreto, tu che mio non sei,
tu alto sovra quanto mai, alto amore,
e da lungi il tuo sorriso di carità dolce
vita e morte ugualmente m'illumina,
colme e preziose di pianto e gloria.

domenica 4 agosto 2013

Di agosto di Cenne da la Chitarra

Charles Gleyre*Diana
D’agosto vi reposo en aire bella,
en Sinegallia, che me par ben fina;
il giorno sì vi do, per medicina,
che cavalcate trenta migliatella,

e tutti en trottier’ magri senza sella,
sempre lung’ a un’acqua de sentina;
da l’altra parte si faccia tonnina,
poi ritornando a poso di macella.

E, se ben cotal poso non vi anasa,
mettovi en Chiusi la città sovrana,
sì stanchi tutti da non disfar l’asa;

la borsa di ciascuno stretta e vana,
e stare come lupi a bocca pasa,
tornando in Siena un dïe la semana.
************
Risposta per contrarî ai sonetti de' mesi di Folgore da San Geminiano

sabato 3 agosto 2013

Come i fiocchi di neve di Maria Luisa Spaziani

Esther Erlich*Sitting pretty
Come i fiocchi di neve che non hanno
gemello mai in altro fiocco di neve,
i miei amori (sei, nè più nè meno)
ora si affidano alla rosa dei venti.

Di volta in volta profumo di anemoni,
gusto di bergamotto e camomilla,
salati come un'ostrica, amarognoli
come mandorle alle foci del Rodano,

droghe capaci d'inventare dei mondi,
nenie di dormiveglia o di agonia,
ebbrezze, elevazioni o la preghiera
prima del catecumeno.

Mischiati insieme - odori, gusti, musiche -
compongono un policromo ventaglio.
Mi fa fresco sul prato, nelle sere d'agosto
in attesa del settimo amore.
**********
(La luna è già alta)

venerdì 2 agosto 2013

1980 di Stefano Benni

Francisco Pons Arnau*Lirios
Qualche volta vi vedo
stretti alle vostre poche gioie
superstiti, salvi, scampati
poi magari disperati sbattere per terra
i vestiti vecchi della delusione
e piangere e chiedere giustizia
Ma una morte, anche lontana
segna sempre un pò la vostra faccia
sgomenta l'indifferenza
chiusi dentro le macchine, assediati
nelle città, nelle case
obbedienti agli schermi parlanti
tutti una volta pensate
che possa essere lo stesso destino
che siamo la stessa razza di animali
che conta gli anni in milioni
che sta impaurita in mezzo al cielo
e ascolta ogni ala che batte
e i grilli che vegliano i morti.

giovedì 1 agosto 2013

Note d'agosto di Riccardo Selvatico

William Turner* San Giorgio dalla Dogana* Sunrise
Do baloni de carta in t’un batelo,
la vose de un’armonica lontana,
dal Lido quieto un venteselo,
San Zorzi in bassa e in fianco la Dogana.

La luna in alto, che da mezo el cielo
se specia in aqua come ’na sultana;
la gondola che passa e che bel balo
in fregola la manda e se alontana.

E mi sul molo pensieroso intanto
che vado tormentandome a dar viva
tuta la poesia de quel’incanto,

el biscio sento d’un vapor che ariva,
e sento l’onda che de tanto in tanto
vien per burlarme a sciafisar la riva.
*********
Trad. simultanea....
Due palloni di carta in un battello
la voce di un'armonica lontana
dal Lido quieto un venticello
San Giorgio in bassa marea e in fianco la Dogana.
La luna in alto che in mezzo al cielo
si specchia in acqua come una sultana
la gondola che passa e che bel ballo
in fregola la manda e si allontana
E io sul molo pensieroso intanto
vado tormentandomi a rendere viva
tutta la poesia di quet'incanto
sento il brivido (più la sensazione di un serpente che striscia)
di un vapore che arriva
e l'onda che viene a burlarmi schiaffeggiando la riva.