Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

venerdì 31 maggio 2013

In maggio di Giosuè Carducci

Charles Edward Perugini
Gli amici a cui dissi d’amor parole
Peggio m’han fatto, ed ho spezzato il cuor:
Spezzato ho il cuor, ma là su alto il sole
Ride e saluta al mese de l’amor.

Primavera fiorisce: allegri cori
D’augelli empiono il bosco giovenil.
Virginee ridon le fanciulle e i fiori.
Oh come orribil sei, mondo gentil!

L’Orco vogl’io: miglior le piaggie bige
Danno asilo ai dolenti: ivi non piú
Contrasto e scherno. Oh, meglio de la Stige
Errar su le notturne acque là giú.

Il triste mormorio de l’onde lente,
De le figlie di Stinfalo il gracchiar,
La canzon de l’Eumenidi stridente,
Il continuo di Cerbero latrar,

Son fiera cosa che al dolor s’accorda:
Di dolore ogni cosa ha vista e suon
Ove impera su l’ombre Ecate sorda
Ed eterno del pianto ulula il tuon.

Ma qua su come e di che duro oltraggio
E sole e rose a me fiedono il cuor!
M’insulta il ciel, l’azzurro ciel di maggio....
O mondo bello, tu sei pien d’orror!

**********
Da Heinrich Heine’s Letzte Gedichte
Rime Nuove

giovedì 30 maggio 2013

Maggio di Alfonso Gatto

Charles Sprague Pearce*1905
Odore d'orfani odore di garofani
il fresco dei mugnai
sul carro in vetta al cielo.

D'ogni speranza la sera è vuota
nell'asino che zoccola sul selciato
grigio come la porta di bottega
che ha sui vetri il mare,
emporio dei dolci confetti di noia.

(La spiaggia dei poveri)

mercoledì 29 maggio 2013

Gerontion (Parte 1° e 2°) di Thomas Stearns Eliot

Philip De Laszlo*Anna De Noailles*1913
Non sei né giovane né vecchio
Ma è come se dormissi dopo pranzo
Sognando di entrambe queste età.  

Eccomi qui, vecchio in un mese arido,
Mentre un ragazzo mi legge, aspettando la pioggia.
Non fui alle gole infuocate
Né combattei nella calda pioggia
Né col ginocchio affondato dentro paludi salmastre
Combattei, agitando una daga, e morso dalle mosche.
La mia casa è una casa in rovina,
E l'ebreo si rannicchia al davanzale, il padrone,
Generato in qualche taverna d'Anversa,
A Bruxelles pieno di vesciche, a Londra cencioso e
spiantato.
La capra a notte tossisce nel campo che sta dietro;
Rocce, muschio, gramigna, ferrivecchi, merde.
La donna tiene la cucina, fa il tè,
Di sera sternuta, rovistando nello scolo che sgocciola.
Io un vecchio,
Una testa intronata fra spazi ventosi.
I segni sono presi per miracoli. "Vogliamo vedere un 
segno!"
La parola in una parola, incapace di dire una parola,
Fasciata di tenebra. Nell'adolescenza dell'anno
Venne Cristo la tigre
Nel maggio depravato, corniolo e castagno, albero di
Giuda
In fiore, per essere mangiato, per essere spartito, per
essere bevuto
Fra i bisbigli; da Mr. Silvero
Con mani carezzevoli, che a Limoges
Camminò tutta la notte nella stanza accanto;
Da Hakagawa, che si inchinava fra i Tiziano;
da Madame de Tornquist, che nella stanza buia
Spostava le candele; da Fräulein von Kulp
Che nel salone si volse, una mano alla porta. Spole
vuote
Tessono il vento. Io no ho spettri,
Un vecchio in una casa con correnti d'aria
Sotto un gomitolo di vento.
*****************
Dopo una tale conoscenza, cos'è mai il perdono?
Ora penso
Che la storia abbia molti passaggi nascosti, e corridoi
tortuosi
E varchi, e che ci inganni con bisbiglianti ambizioni,
E che ci guidi con le vanità. Ora penso che dia
Quando la nostra attenzione è distratta,
E che quanto ci dà lo dia con turbamenti
Cosí lusinghieri che il dato affama ciò che si desidera.
E ci dà
Troppo tardi ciò in cui piú non si crede, o se ancora
Ci crediamo, soltanto nel ricordo, come passioni
riconsiderate.
E troppo presto dà in deboli mani, ciò che è pensato
può essere
Dispensato, finché il rifiuto propaga la paura. Penso
Che né paura né coraggio ci salvino. I vizi innaturali
Hanno per padre il nostro eroismo. Le virtú
Ci sono imposte dai nostri impudenti delitti.
Queste lacrime sono scosse dall'albero che arreca la collera.

Thou hast nor youth nor age
But as it were an after dinner sleep
Dreaming of both


Here I am, an old man in a dry month,
Being read to by a boy, waiting for rain.
I was neither at the hot gates
Nor fought in the warm rain
Nor knee deep in the salt marsh, heaving a cutlass,
Bitten by flies, fought.
My house is a decayed house,
And the Jew squats on the window sill, the owner,
Spawned in some estaminet of Antwerp,
Blistered in Brussels, patched and peeled in London.
The goat coughs at night in the field overhead;
Rocks, moss, stonecrop, iron, merds.
The woman keeps the kitchen, makes tea,
Sneezes at evening, poking the peevish gutter.
In an old man,
A dull head among windy spaces.
Signs are taken for wonders. 'We wouldsee a sign!'
The word within a word, unable to speak a word,
Swaddled with darkness. In the juvescence of the year
Came Christ the tiger
In depraved May, dogwood and chestnut, flowering
judas,
To be eaten, to be divided, to be drunk
Among whispers; by Mr. Silvero
With caressing hands, at Limoges
Who walked all night in the next room;
By Hakagawa, bowing among the Titians;
By Madame de Tornquist, in the dark room
Shifting the candles; Fräulein von Kulp
Who turned in the hall, one hand on the door. Vacant
shuttles
Weave the ind. I have no ghosts,
An old man in a draugthy house
Under a windy knob.
*************
After such knowledge, what forgiveness? Think now
History has many cunning passages, contrived corridors
And issues, deceives with whispering ambitions,
Guides us by vanities. Think now
She gives when our attention is distracted
And what she gives, gives with such supple confusions
That the giving famisches the craving. Gives too late
What's not believed in, or if still believed,
In memory only, reconsidered passion. Gives too soon
Into weak hands, what's thought can be dispensed with
Till the refusal propagates a fear. Think
Neither fear nor courage save us. Unnatural vices
Are fathered by our heroism. Virtues
Are forced upon us by our impudent crimes.
These tears are shaken from the wrath-bearing tree.

martedì 28 maggio 2013

Idillio di maggio di Giosuè Carducci

John Duncan
Maggio, idillio di Dante e Beatrice,
Che di tentazïoni
Le vie, d’acacie infiori la pendice,
Le case di mosconi:

Maggio, che sovra l’ossa ed i carcami
Rose educhi e vïole,
Ed al postribol de la vita chiami
Divin lenone il sole:

Con le dolci memorie e i cari affanni,
Maggio, da me che vuoi?
Le sono storie ormai di tremil’anni:
Vecchio maggio, m’annoi!

Va’, molli sonni reca e sussurranti
Ombre a pastori e cani,
A Maria fiori e litanie, briganti
De l’arsa Puglia a i piani:

Va’, da maggesi e da nidi e da fronde
Ti cantin selve e prati,
E ti bestemmi chi ne l’ossa asconde
Di Venere i peccati:

A questo tuo, che fra cortili e mura
M’irride, etico raggio,
Io tempro una canzon forte e sicura,
E te la gitto, o maggio.

Lo so: roseo fra’ tuoi molli vapori
Espero in ciel ridea,
E tra le prime stelle e i primi fiori
Ella uscí come dea.

De le vïole onde avea colmo il grembo
Gittommi; e il volto ascose,
E fuggí. Sento il suo ceruleo lembo
Sibilar tra le rose

Ancora: ancor su la sua testa bella
Soavemente inchina
Vedo tremar dal puro ciel la stella,
La stella vespertina.

E da la valle un fremito salía,
Un nembo inebrïante;
E correa per i colli un’armonia;
Ed io pensava, o Dante,

A te, quando t’arrise un verecondo
Viso tra i bianchi veli,
E tu sentivi piovere su ’l mondo
Amor da tutti i cieli.

- Come al sol novo un desio di vïola
S’apre il mio cuore a te.
La costoletta mi ritorna a gola:
Fa’ venire il caffè. -

Cosí diceami un giorno de i cortesi
Ippocàstani al rezzo.
Deh, quante dinastie di re cinesi
Passaro in questo mezzo?

Or son quell’io? e questo è quel mio cuore
Questo che in sen mi batte,
Qual procellosa l’ala del condore
Su l’alte selve intatte?

Oh come solo il mio pensiero è bello
Ne la sua forza pura!
Oh come scolorisce in faccia a quello
Questa vecchia natura!

Oh come è gretta questa mascherata
Di rose e di vïole!
Questa volta del ciel come è serrata!
Come sei smorto, o sole!

/RIME NUOVE/

lunedì 27 maggio 2013

Passi di Mario Luzi

Eugene De Blaas
Rifioriranno i tigli
e le rose serali sopra i muri
per le vie pensierose
lungo i portali calmi e le fontane?

L'alta fronte di Fiesole
e le balze di fiori temerarie
ove al tempo di maggio
selvagge aprono il fiume e le alberete?

Ma ormai dove sono
- oltre il Lete bisbigliano - gli amici
per le strade segrete
con le mani serene e vagabonde?

Ora il sole ricurvo
parla di loro al vento e alle ginestre;
passano giovanette
sull'atavico ponte sconosciute

e qualcuno le chiama
più avvolgente dell'aria e delle rose
da un serico verone
ove l'altura ha senso di morire.

domenica 26 maggio 2013

Notte di maggio di Giosuè Carducci

Luis Janmot*1845
Non mai seren di piú tranquilla notte
Fu salutato da le vaghe stelle
In riva di correnti e lucid’onde;
E tremolava rorida su ’l verde,
Rompendo l’ombre che scendean da’colli,
L’antica, errante, solitaria luna.

Candida, vereconda, austera luna:
Che vapori e tepor per l’alta notte
Salíano a te da gli arborati colli!
Parea che in gara a le virginee stelle
Si svegliasser le ninfe in mezzo il verde,
E un soave sussurro era ne l’onde.

Non tale un navigar d’oblio per l’onde
Ebbero amanti mai sotto la luna,
Qual io disamorato entro il bel verde:
Che solo ai buoni splender quella notte
Pareami, e da gli avelli e da le stelle
Spirti amici vagar vidi su i colli.

O voi dormenti ne i materni colli,
E voi d’umili tombe a presso l’onde
Guardanti in cielo trapassar le stelle;
Voi sotto il fiso raggio de la luna
Rividi io popolar la cheta notte,
Lievi strisciando su ’l commosso verde.

Deh, quanta parte de l’età mia verde,
Rivissi in cima ai luminosi colli,
E vinta al basso rifuggía la notte!
Quando una forma verso me su l’onde,
Disegnata nel lume de la luna,
Vidi, e per gli occhi le ridean le stelle.

Ricordati: mi disse. Allor le stelle
Furon velate, e corse ombra su ’l verde,
E di súbito in ciel tacque la luna;
Acuti lai suonarono pe’ colli;
Ed io soletto su le flebili onde
Di sepolcro sentii fredda la notte.

Quando la notte è fitta piú di stelle,
A me giova appo l’onde entro il bel verde
Mirar su i colli la sedente luna.

(Rime nuove)

sabato 25 maggio 2013

Diana di Vittorio Sereni

Wladislaw Czachorski
Torna il tuo cielo d'un tempo
sulle altane lombarde, 
in nuvole d'afa s'addensa 
e nei tuoi occhi esula ogni azzurro, 
si raccoglie e riposa.

Anche l'ora verrà della frescura 
col vento che si leva sulle darsene 
dei Navigli e il cielo 
che per le rive s'allontana.

Torni anche tu, Diana, 
tra i tavoli schierati all'aperto 
e la gente intenta alle bevande 
sotto la luna distante?

Ronza un'orchestra in sordina; 
all'aria che qui ne sobbalza 
ravviso il tuo ondulato passare, 
s'addolce nella sera il fiero nome 
se qualcuno lo mormora 
sulla tua traccia.

Presto vien giugno 
e l'arido fiore del sonno 
cresciuto ai più tristi sobborghi
e il canto che avevi, amica, sulla sera 
torna a dolere qui dentro, 
alita sulla memoria 
a rimproverarti la morte.

venerdì 24 maggio 2013

E noi saliamo di Paul Éluard

Christian Schad*1942
L'ultimo argomentare del nulla è già sconfitto
E l'ultimo brusio
Dei passi che s'intricano

Presto si decompongono
Gli alfabeti compitati
Della storia e delle morali
E la sintassi docile
Dei ricordi insegnati

E subito
E' la libertà
Conquistata
Libertà foglia di maggio
Infuocata incandescente
E fuoco alle nuvole
E fuoco agli uccelli
E fuoco alle grotte
E gli uomini fuori
E gli uomini ovunque
Padroni di tutto
Che schiantano le mura
Si dividono il pane
E denudano il sole
E si baciano in fronte
Rivestono tempeste
Si baciano le mani
Fanno fiorir carnale
E lo spazio e il tempo
Fanno cantare i cardini
E respirare i petti

Le pupille si dilatano
Le segrete si disvelano
Povertà ride da piangere
Delle sue pene risibili
Mezzanotte cresce frutta
Mezzogiorno cresce lune

Tutto si svuota e si colma
al ritmo dell'infinito
E diciamo la verità
La giovinezza è un tesoro

La vecchiezza è un tesoro
L'oceano è un tesoro
E la terra è una miniera
L'inverno è una pelliccia
L'estate un sorso fresco
E l'autunno un latte ospite

Primavera infine è l'alba
E la bocca è l'alba
E gli occhi immortali
Hanno la forza di tutto

Noi due tu tutta ignuda
Io così come ho vissuto
Tu la sorgente del sangue
Ed io le mani aperte
Come occhi

Noi due vivi solo per essere fedeli
Alla vita
...

(POÉSIE ININTERROMPUE*1946)

giovedì 23 maggio 2013

Ave Maria di Giosuè Carducci

Joaquin Sorolla Y Bastida*La Virgen Maria
Ave Maria! Quando su l’aure corre
l’umil saluto, i piccioli mortali
scovrono il capo, curvano la fronte
Dante ed Aroldo.

Una di flauti lenta melodia
passa invisibil fra la terra e il cielo:
spiriti forse che furon, che sono
e che saranno?

Un oblio lene de la faticosa
vita, un pensoso sospirar quïete,
una soave volontà di pianto
l’anime invade.

Taccion le fiere e gli uomini e le cose,
roseo ’l tramonto ne l’azzurro sfuma,
mormoran gli alti vertici ondeggianti
Ave Maria.

(La chiesa di Polenta)

A Don Gallo!

mercoledì 22 maggio 2013

Alla sua donna di Alessandro Manzoni

Goya*Antonia Zarate*1805
Se pien d’alto disdegno e in me securo
Alteramente io parlo e penso e scrivo
Oltre l’etate e il vil tempo in ch’io vivo,
E piacer sozzo e vano onor non curo;

Opra è tua, Donna, e del celeste e puro
Foco che nel mio petto accese il vivo
Lume de gli occhi tuoi, che mi fa schivo
Di quanto parmi, al tuo paraggio, impuro.

Piacerti io voglio, nè piacer ti posso,
Fin ch’io non sia, ne gli atti e pensier miei,
Mondo così ch’io ti somigli in parte.

Così per la via alpestra io mi son mosso:
Nè, volendo ritrarmene, il potrei;
Perchè non posso intralasciar d’amarte.

Nell'anniversario della morte 22 maggio 1873

martedì 21 maggio 2013

Annientamento di Giuseppe Ungaretti

Egon Schiele
Versa il 21 maggio 1916

Il cuore ha prodigato le lucciole 
s'è acceso e spento 
di verde in verde 
ho compitato
 
Colle mie mani plasmo il suolo 
diffuso di grilli 
mi modulo 
di 
sommesso uguale 
cuore

M'ama non m'ama 
mi sono smaltato 
di margherite 
mi sono radicato
nella terra marcita 
sono cresciuto 
come un crespo 
sullo stelo torto 
mi sono colto 
nel tuffo di 
spinalba 

Oggi 
come l'Isonzo 
di asfalto azzurro 
mi fisso 
nella cenere del greto 
scoperto dal sole 
e mi trasmuto 
in volo di nubi 

Appieno infine 
sfrenato 
il solito essere sgomento 
non batte più il tempo col cuore 
non ha tempo nè luogo
è felice 

Ho sulle labbra 
il bacio di marmo

(L'ALLEGRIA-IL PORTO SEPOLTO)

lunedì 20 maggio 2013

Tramonto di Giuseppe Ungaretti

Harald Sohlberg*1905
Versa il 20 maggio 1916

IL CARNATO DEL CIELO
SVEGLIA OASI
AL NOMADE D'AMORE
*
(Il porto sepolto)

domenica 19 maggio 2013

Il miraggio di Amalia Guglielminetti

Marie Spartali Stillman*The enchanted garden of Messer Ansaldo*1889
Sorelle, presto dileguò il miraggio
che c'illudeva nelle notti inquete 
di nostra chiusa adolescenza, a maggio, 
quando l'anima ardea d'ignota sete,
 
e la vita annunziavasi un viaggio 
meraviglioso di venture liete 
e dolci e folli... Con pensier più saggio 
ora guardiamo a nostre oscure mète?
 
Ah no! L'illusione in noi non posa, 
come il rosaio, fin che primavera 
dura, non cessa di fiorir la rosa.
 
Supremo è il bene che non giunge mai. 
L'illusione incuora: "Attendi e spera". 
Ma non dàn frutto steli di rosai.

sabato 18 maggio 2013

Sera in Valtellina di Alfonso Gatto

Gari Melchers*1886
Addio, povera sera di maggio,
luce dei casolari sino all'alba
grigi di solitudine e di freddo.
Una mucca fa largo a una famiglia
in gramaglie che tutto spera in lei,
è bianca a quei bambini neri, rosa
a quel cielo deserto che la scioglie
come una grande nuvola. La terra
è una vecchia reliquia a chi la porta
tutta la vita sulle spalle invano
per dar seme alla roccia dove l'Adda
corre di gioventù nei suoi colori.

Addio, povera sera che coi lumi
accendi anche il pensiero che sia festa
nelle tue case ove s'aspetta il sonno.
In quest'ultima luce tutto è vano,
ogni grido, e silenzio, ogni rumore.
(NUOVE POESIE)

venerdì 17 maggio 2013

Non risvegliare la serpe di Percy Bysshe Shelley

William Maw Egley*1857
Non risvegliare la serpe: potrebbe non sapere
in che direzione allontanarsi.
Lascia che strisci ancora insonnolita
nell'erba folta del prato...
Nemmeno un'ape la sentirà passare,
nè un verme vedrà la sua ombra,
nè altri insetti effimeri di maggio
si desteranno nelle azzurre campanule
che oscillando li cullano.
Nè la luce delle stelle, mentre striscia la serpe
nell'erba, scivolando in silenzio.
*************
Wake The Serpent Not

Wake the serpent not—lest he
Should not know the way to go,-
Let him crawl which yet lies sleeping
Through the deep grass of the meadow!
Not a bee shall hear him creeping,
Not a may-fly shall awaken
From its cradling blue-bell shaken,
Not the starlight as he’s sliding
Through the grass with silent gliding.

giovedì 16 maggio 2013

La villa chiusa di Carlo Chiaves

Jacek Malczewski*Spring
Chiusa è la villa, chiusa immezzo al verde
del giardino diserto, ove traligna
ogni arbusto: tra fior spunta gramigna
folta, e li avvince, soffoca, disperde.

Or, poi che vien con sue dolcezze il maggio,
poi che la terra tutta è in fiore, è in festa,
nel raggio che lo avvolge e lo ridesta,
anche il giardino si fa più selvaggio.

Mescon le aiuole i fior, gli alberi i rami
intralcian, con sì stretto allacciamento,
che sgiungerli non può forza di vento:
più verde cresce l'erba in su gli strami.

La glicinia s'allunga, con la fronda,
dai cancelli a la casa; e qua s'appiglia
ai balconi, pei muri s'attorciglia
e corona di fior tutta la gronda.

Così la villa del mio sogno, chiusa
fra tanta grazia, in un incanto è avvolta,
e quei che sosta e scruta avido e ascolta,
tutto di sé, del suo mister ricusa.

Io fantastico in un mio sogno intento:
non dorme la fanciulla in fra le mura?
Non forse il cavalier senza paura
verrà a destarla da l'incantamento? 

(Sogno e ironia*1910)

mercoledì 15 maggio 2013

Due Vanesse delle ortiche di Ted Hughes

John LaFarge
Metà maggio - dopo le gelate di maggio che hanno ucciso
le Camelie,
dopo la neve di maggio. Dopo l'inverno
peggiore che si ricordi, un gelo
che ha ucciso il Lauro di cent'anni
e il Lauro di dieci anni - all'improvviso
una calda mollezza. Un cielo azzurro appena velato
dai sudori del suolo
e dalle sudate dell'inverno
febbricitante sotto la coltre
del prato maggiovestito.
Ora due
Vanesse delle ortiche, ritrovandosi vive,
lei ebbra del sudore del suolo, e lui
ebbro di lei, volano in vortici
sopra la trapunta delle Pratoline. Lei preferisce i Denti di
leone,
e si prepara a calare la lunga molla della lingua
nelle pieghe riposte, nella gola ripiegata
del fiore, le ali diritte.
Lui si sistema dietro di lei, tra i semplici luccichii
dell'erba nuova, strisciando a scatti
per arrivare a toccarla - le ali svelte e convulse
spalancate e poi serrate poi riaperte
freme per tenerla così vicina, quasi arriva
ad accarezzarle l'addome con le antenne -
ma ecco che lei vola via, e lui sorprendentemente
simile a una rondine, la supera, le è addosso, le impedisce
la fuga. Lei volge la cosa
a suo vantaggio, e vira in basso
su un altro Dente di leone, e alla cresta di quello
fissa le sue aeree vele.
Dondolando rinsalda la presa, perchè più profonda, più
dolce
sia la penetrazione, le ali ben strette in alto,
un libro sigillato, assorbito in se stesso.
Non si cura di lui,
che scivola a destra e a sinistra, allarga
le ali, le vellica il pelo
con le sue fragranze, esibisce le sue figure,
quei richiami tropicali, fagianeschi, d'arte popolare,
osa avanzare sull'erba, di filo in filo,
tremante d'inibizione, quasi la tocca -
ma lei se ne va un'altra volta, incerta e nera. Lui piomba
su un elastico e si sistema di nuovo
sotto la coda di lei, che ora si attacca
a una Pratolina. E' stata scelta,
il corteggiamento la richiede. E lui è stato chiamato
a ciò che si pretende
dal germoglio schiuso, dall'abile pettirosso
che manda acuti
dal frassino ancora spoglio,
e tutta l'aria è come lui, respira
sul suolo ancora in sè rivolto, mentre arrivano
le prime carezze nuziali, la terra
apre i suoi petali, tutto il cielo
apre un fiore
pollinoso di insondabili trame.

martedì 14 maggio 2013

Donna di maggio di Alfonso Gatto

Anna Lois White*1935
Donna di maggio
tuffata in odore
la marina ilare ride
nel vento che ti sgola.

Un nome chiami
è rosso d'una veste
tra luce ed ombra
rapida alla sera.

Ed al tuo sangue
al tuo dispetto in bocca
il vento sceglie i fiori.

Improvvìsi le gote
avvolta nella tua carne,
nella freschezza di maggio.

(ISOLA 1929-1932)

lunedì 13 maggio 2013

Bandiere di Maggio di Arthur Rimbaud

Georges Pierre Seurat
Ai chiari rameggi dei tigli
Muore un estenuato hallalì.
Pure, spiritose canzoni
Volteggiano tra l'uva spina.
Che rida nelle vene il nostro sangue,
Ecco di sè fare intrico le vigne:
Leggiadro cielo come un angelo.
Si toccano l'onda e l'azzurro.
Esco. Se mi penetra un raggio,
Mi lascerò cadere sopra il muschio.

Aver pazienza o provar tedio
E' semplice, troppo. Via via, mie pene.
Voglio che l'estate drammatica
Al carro suo mi avvinca di fortuna.
Che molto per tuo tramite, Natura,
- Oh, meno solo e annichilito! - muoia.
Al contrario i Pastori, è strano,
Muoiono pressapoco per il mondo.

M'usino pure le stagioni.
A te, Natura, m'abbandono;
Con la mia fame e con la sete tutta.
Tu dammi, ti prego, acqua e nutrimento.
Niente di niente ormai m'illude;
Ridere al sole è un pò ridere ai tuoi,
Ed io non voglio più ridere a nulla;
Dunque, libera sia questa sventura.

***********

Bannières de mai

Aux branches claires des tilleuls
Meurt un maladif hallali.
Mais des chansons spirituelles
Voltigent parmi les groseilles.
Que notre sang rie en nos veines,
Voici s'enchevêtrer les vignes.
Le ciel est joli comme un ange.
L'azur et l'onde communient.
Je sors. Si un rayon me blesse
Je succomberai sur la mousse.

Qu'on patiente et qu'on s'ennuie
C'est trop simple. Fi de mes peines.
je veux que l'été dramatique
Me lie à son char de fortunes
Que par toi beaucoup, ô Nature,
- Ah moins seul et moins nul ! - je meure.
Au lieu que les Bergers, c'est drôle,
Meurent à peu près par le monde.

Je veux bien que les saisons m'usent.
A toi, Nature, je me rends ;
Et ma faim et toute ma soif.
Et, s'il te plaît, nourris, abreuve.
Rien de rien ne m'illusionne ;
C'est rire aux parents, qu'au soleil,
Mais moi je ne veux rire à rien;
Et libre soit cette infortune.

domenica 12 maggio 2013

Sopra una tomba di Vincenzo Cardarelli

Georgios Iakovidis
Tutto un inverno ho sofferto
pensando alla fradicia zolla
dove tu riposavi
in provvisoria fossa
ch'era il tuo purgatorio.
Piovose notti insonni
conobbero il mio rimorso.
E a te volavo, o madre,
cui non piacque la terra
per ultima dimora,
la terra faticosa,
la terra che patisti oltre la morte.
Ora esaudita, emersa
dal confuso elemento,
tu sei come redenta.
Non più l'informe grembo
travaglierà le tue spoglie.
Tu che vivente avesti incerto asilo,
sicuro loco avrai or che sei morta,
fin che l'umana pietà lo conceda.

sabato 11 maggio 2013

La notte dell'Asscenzione di Giuseppe G. Belli

Gari Melchers
Domani è ll’Asscenzione: ebbè, sta notte
Nostro Siggnore pe bbontà ddivina
Se ne ssceggne dar celo a la sordina,
mentre che ll’univerzo o ddorme, o ffotte;

e vva ppe ttutte le maése rotte,
discenno ar grano: “Alò, ppassa e ccammina:
l’acqua diventi latte, eppoi farina,
pe ddiventà ppoi pasta, e ppoi paggnotte„.

Ecco a li bbagarozzi la raggione
Che jj’accennémo addosso li scerini,
cantanno er curri curri bbagarone.

Ecco perché sse mette li lumini
a le finestre de le ggente bbone:
perché Ccristo nun batti a li cammini.

Roma, 15 maggio 1833

1-Ssceggne=Scende
2-Maèse=Maggese
3-Discenno=Dicendo
4- Alò...=Frase di giocolieri
5-Eppoi farina= Credenza popolare che
    nella notte precedente l'Ascensione
    Gesù, scenda a cambiare il latte in farina...
6- Accennèmo=Accendiamo
7-Curri curri bbagarone chè domani è l'Ascensione...

venerdì 10 maggio 2013

COPIA DA RONSARD (Per la morte di Maria) di Mario Luzi

Tiziano*Amor profano o Vanità*1514/15
Come quando di maggio sopra il ramo la rosa
nella sua bella età, nel suo primo splendore
ingelosisce i cieli del suo vivo colore
se l'alba dei suoi pianti con l'oriente la sposa,

nei suoi petali grazia ed Amor si riposa
cospargendo i giardini e gli alberi d'odore;
ma affranta dalla pioggia o da eccessivo ardore
languendo si ripiega, foglia a foglia corrosa.

Così nella tua prima giovanile freschezza,
terra e cielo esultando di quella tua bellezza,
la Parca ti recise, cenere ti depose.

Fa' che queste mie lacrime, questo pianto ti onori,
questo vaso di latte, questa cesta di fiori;
e il tuo corpo non sia, vivo o morto, che rose.
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Comme on voit sur la branche au mois de may la rose,
en sa belle jeunesse, en sa premiere fleur,
rendre le ciel jaloux de sa vive couleur,
quand l'Aube de ses pleurs au poinct du jour l'arrose;

la grace dans sa feuille, et l'Amour se repose,
embasmant les jardins et les arbres d'odeurs;
mais batue ou de pluye, ou d'excessive ardeur,
languissante elle meurt, feuille à feuille déclose.

Ainsi en ta premiere et jeune nouveauté,
quand la Terre et le Ciel honoroient ta beauté,

la Parque t'a tuee, et cendre tu reposes.
Pour obseques reçoy mes larmes et mes pleurs,
ce vase plein del laict, ce panier plein de fleurs,
afin que vif et mort ton corps ne soit que roses.

(PIERRE de RONSARD)

giovedì 9 maggio 2013

Una rosa di Diego Valeri

Edward Atkinson Hornel
S'aprono ancora sere come laghi
pallidi sopra i tetti d'oro,
lieve tremando nella ferma luce
la sparsa ansia degli alberi.
E più non c'è memoria o pianto: solo
un batter d'occhi del cuor che si desta
dal suo sonno di pietra e te rivede,
chiaro lume di vita, meraviglia
rivelata e segreta della vita
che vive. E il cielo è il cielo.
E una rosa è fiorita in qualche luogo
del mondo, inebbriando tutta l'aria
della sera che dilaga sul mondo.

mercoledì 8 maggio 2013

Sospiro di Mario Novaro

Edmond Aman-Jean*1893
Sempre un sospiro nuovo
mi resterà nel cuore
poi che anzi l'alba io vidi all'oriente la luna
che in mare tendeva
languida trama di un sogno di maggio

e Venere la seguiva
in un incanto di raggio e cielo più terso:
mormorava il mare alla riva:
e in un bruno pallor l'aria odorava
gonfia di primavera:
mentre gli uccelli tra le rame dei pini
ancora muti aspettavano il giorno.

martedì 7 maggio 2013

L'acqua di Wisława Szymborska

Ettore Tito*Le ninfe*1911
Sulla mano mi è caduta una goccia di pioggia,
attinta dal Gange e dal Nilo,

dalla brina ascesa in cielo sui baffi d'una foca,
dalle brocche rotte nelle città di Ys e Tiro.

Sul mio dito indice
il mar Caspio è un mare aperto,

e il Pacifico affluisce docile nella Rudawa,
la stessa che svolazzava come nuvoletta su Parigi

nell'anno settecentosessantaquattro
il sette maggio alle tre del mattino.

Non bastano le bocche per pronunciare
tutti i tuoi fuggevoli nomi, acqua.

Dovrei darti un nome in tutte le lingue
pronunciando tutte le vocali insieme

e al tempo stesso tacere - per il lago
che non è riuscito ad avere un nome

e non esiste in terra - come in cielo
non esiste la stella che si rifletta in esso.

Qualcuno annegava, qualcuno ti invocava morendo.
E' accaduto tanto tempo fa, ed è accaduto ieri.

Spegnevi case in fiamme, trascinavi via case
come alberi, foreste come città.

Eri in battisteri e in vasche di cortigiane.
Nei baci, nei sudari.

A scavar pietre, a nutrire arcobaleni.
Nel sudore e nella rugiada di piramidi e lillà.

Quanto è leggero tutto questo in una goccia di pioggia.
Con che delicatezza il mondo mi tocca.

Qualunque cosa ogniqualvolta ovunque sia accaduta,
è scritta sull'acqua di babele.
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(Sale)

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WODA
Kropla deszczu mi spadła na rękę,
utoczona z Gangesu i Nilu,

z wniebowziętego szronu na wąsikach foki,
z wody rozbitych dzbanów w miastach Ys i Tyr.

Na moim wskazującym palcu
Morze Kaspijskie jest morzem otwartym

a Pacyfik potulnie wpływa do Rudawy
tej samej, co fruwała chmurką nad Paryżem

w roku siedemset sześćdziesiątym czwartym
siódmego maja o trzeciej nad ranem.

Nie starczy ust do wymówienia
przelotnych imion twoich, wodo.

Musiałbym cię nazwać we wszystkich językach
wypowiadając naraz wszystkie samogłoski

i jednocześnie milczeć - dla jeziora,
które nie doczekało jakiejkolwiek nazwy

i nie ma go na ziemi - jako i na niebie
gwiazdy odbitej w nim.

Ktoś tonął, ktoś o ciebie wołał umierając.
Było to dawno i było to wczoraj.

Domy gasiłaś, domy porywałaś
jak drzewa, lasy jak miasta.

Byłaś w chrzcielnicach i wannach kurtyzan.
w pocałunkach, całunach.

Gryząc kamienie, karmiąc tęcze.
W pocie i rosie piramid, bzów.

Jakie to lekkie w kropli deszczu.
Jak delikatnie dotyka mnie świat.

Cokolwiek gdziekolwiek kiedykolwiek się działo
spisane jest na wodzie babel.
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(SÓL)

lunedì 6 maggio 2013

Arcipelaghi di Bartolo Cattafi

Pieter Bruegel il vecchio*Caduta di Icaro*1558/60
Maggio, di primo mattino
la mente gira su se stessa come
un bel prisma un bel cristallo un poco
stordito dalla luce.
Dal soffitto si stacca
neroiridato ilare il festone
delle mosche,
posa su grandi carte azzurre
riparte e lascia
ronzando isole minime, arcipelaghi
forse d'Africa e d'Asia.
Intanto in cielo sempre più si svolge
la mesta bandiera della luce.
Prima di sera l'unghia
scrosta l'isole,
le immagini superflue.
Le carte ridiventano deserte.
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(Qualcosa di preciso)

domenica 5 maggio 2013

Di Maggio di Folgore da San Gimignano

Abbey Altson
Di maggio sí vi do molti cavagli,
e tutti quanti siano affrenatori,
portanti tutti, dritti corritori;
pettorali e testère di sonagli,

con bandère e coverte a molti tagli
di zendadi e di tutti li colori;
le targhe a modo degli armeggiatori;
viol’ e ros’ e fìor, ch’ogn’uom abbagli;

e rompere e fiaccar bigordi e lance,
e piover da finestre e da balconi
11in giú ghirlande ed in sú melerance;

e pulzellette gioveni e garzoni
baciarsi ne la bocca e ne le guance:
d’amor e di goder vi si ragioni.

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(Sonetti dei mesi)

sabato 4 maggio 2013

La voce di Ada Negri

Ignacio Zuloaga Y Zabaleta
Ancora udrò
           nelle notti di maggio
            l'usignolo incantar giardini e selve
            con la voce sospesa a un fil di luna;
            e della sua dolcezza
            lucida e disperata abbrividire
            sentirò l'ombra, ed il mio cuor nell'ombra.

Ma la tua voce
            che mi giungeva qualche volta a sera
            dietro la porta d'una buia stanza
            nella casa dormente in mezzo ai pini,
            e penetrava in me con la segreta
            musica d'un gorgheggio
            d'usignolo, sorella, io non l'udrò
            mai più.

(IL DONO, volume in memoria di Delia Notari, amica della poetessa)

venerdì 3 maggio 2013

Vela di Adriano Grande

Anders Zorn
Io non ricordo cosa
più lieve di una vela
che sfiora in primavera
all'alba il ciel di rosa.

Guardandola passare
ad un chiaro viaggio
sùbito il cuore anela.
Come pe 'l vento l'erba
tremola un poco il mare.

Cielo color di gota
bambina, onda gremita
di fiori: ah, perchè giovane
non è più la mia vita?

Al lento risciaquìo
dell'acqua sulla rena
trovo una voce antica
per questa nuova pena.

Nel primo tempo mio
tutto in pensieri avvolto
a questa voce amica
non seppi dare ascolto.

Ora vorrei salpare,
o giovinetto maggio,
con te, verso le rive
che corri ad esaltare.

Giorni di leggerezza
distesa, fioriture
stupite a me s'accostano
nel lieto navigare...

Inutile miraggio!
Presso la spiaggia immobile,
come una barca frusta,
timor della tempesta
mi tiene all'ancoraggio.

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(Nuvole sul greto)

giovedì 2 maggio 2013

Di maggio di Cenne da la Chitarra

Dante Gabriel Rossetti*Regina Cordium
Il maggio voglio che facciate en cagli
con una gente di lavoratori,
con muli e gran destrier’ zoppicatori:
per pettorali forti reste d’agli.

Intorno questo sìa novi gran bagli
di villan scapigliati e gridatori,
de’ qual’ resolvan sì fatti sudori,
che turben l’aire sì che mai non cagli;

altri villan poi facendovi mance
di cipolle porrate e di marroni,
usando in questo gran gavazze e ciance:

in giù letame ed in alto forconi;
vecchie e massai baciarsi per le guance;
di pecore e di porci si ragioni.
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(Risposta per contrari ai sonetti de' mesi di Folgore da San Geminiano)

mercoledì 1 maggio 2013

Maggio di Christina Rossetti

Gerolamo Induno*Ritratto di signora*1855
Io non ti posso dire come è stato:
questo soltanto so, che è già passato.
In un giorno di pura luce e brezza,
un maggio dolce, in piena giovinezza.
Non erano i papaveri ancor nati
tra lievi steli del granturco incerto,
l'ultimo uovo ancor non s'era aperto
e gli uccelli volavano accoppiati.

Io non ti posso dire come è stato:
questo soltanto so, tutto è passato.
Con quel sole di maggio è andata via
ogni dolce ed amata compagnia
e sola, vecchia e grigia m'ha lasciato.

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MAY

I cannot tell you how it was;
But this I know: it came to pass 
Upon a bright and breezy day 
When May was young; ah, pleasant May 
As yet the poppies were not born 
Between the blades of tender corn; 
The last eggs had not hatched as yet, 
Nor any bird foregone its mate.

I cannot tell you what it was; 
But this I know: it did but pass. 
It passed away with sunny May, 
With all sweet things it passed away, 
And left me old, and cold, and grey.

(Il mercato dei folletti)