Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

mercoledì 22 maggio 2013

Alla sua donna di Alessandro Manzoni

Goya*Antonia Zarate*1805
Se pien d’alto disdegno e in me securo
Alteramente io parlo e penso e scrivo
Oltre l’etate e il vil tempo in ch’io vivo,
E piacer sozzo e vano onor non curo;

Opra è tua, Donna, e del celeste e puro
Foco che nel mio petto accese il vivo
Lume de gli occhi tuoi, che mi fa schivo
Di quanto parmi, al tuo paraggio, impuro.

Piacerti io voglio, nè piacer ti posso,
Fin ch’io non sia, ne gli atti e pensier miei,
Mondo così ch’io ti somigli in parte.

Così per la via alpestra io mi son mosso:
Nè, volendo ritrarmene, il potrei;
Perchè non posso intralasciar d’amarte.

Nell'anniversario della morte 22 maggio 1873

2 commenti:

Rose ha detto...

Ma cosa fanno queste donne agli oumini! Qui pare di vedere un'altra beatrice. Poi, magari, erano delle rompiscatole di prim'ordine.

Se ne è andato anche Don Andrea Gallo, e non è retorica dire che mancherà.

Confidando in giorni meno invernali, auguro buon sonno.

Francesca Vicedomini ha detto...

La conferma che l'erba cattiva non muore mai e invece i migliori se ne vanno...