Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

sabato 30 giugno 2007

da Canzoniere scritto solo per amore di Daniele Piccini

In poche ore il grano è fatto colmo,
ancora meno e sei diventato il soffio
che lo investe.
Le spighe chinano il capo,
così tu mi dici di andare,
che la polvere della battitura
ci troverà felici.
(diopinto di De Rique)

venerdì 29 giugno 2007

A Silvia di Giacomo Leopardi

Whistler
Silvia, rimembri ancora
Quel tempo della tua vita mortale,
Quando beltà splendea
Negli occhi tuoi ridenti e fuggitivi,
E tu, lieta e pensosa, il limitare
Di gioventù salivi?
Sonavan le quiete
Stanze, e le vie dintorno,
Al tuo perpetuo canto,
Allor che all'opre femminili intenta
Sedevi, assai contenta
Di quel vago avvenir che in mente avevi.
Era il maggio odoroso: e tu solevi
Così menare il giorno.
Io gli studi leggiadri
Talor lasciando e le sudate carte,
Ove il tempo mio primo
E di me si spendea la miglior parte,
D'in su i veroni del paterno ostello
Porgea gli orecchi al suon della tua voce,
Ed alla man veloce
Che percorrea la faticosa tela.
Mirava il ciel sereno,
Le vie dorate e gli orti,
E quinci il mar da lungi, e quindi il monte.
Lingua mortal non dice
Quel ch'io sentiva in seno.
Che pensieri soavi,
Che speranze, che cori, o Silvia mia!
Quale allor ci apparia
La vita umana e il fato!
Quando sovviemmi di cotanta speme,
Un affetto mi preme
Acerbo e sconsolato,
E tornami a doler di mia sventura.
O natura, o natura,
Perchè non rendi poi
Quel che prometti allor? perchè di tanto
Inganni i figli tuoi?
Tu pria che l'erbe inaridisse il verno,
Da chiuso morbo combattuta e vinta,
Perivi, o tenerella. E non vedevi
Il fior degli anni tuoi;
Non ti molceva il core
La dolce lode or delle negre chiome,
Or degli sguardi innamorati e schivi;
Nè teco le compagne ai dì festivi
Ragionavan d'amore.
Anche peria fra poco
La speranza mia dolce: agli anni miei
Anche negaro i fati
La giovanezza. Ahi come,
Come passata sei,
Cara compagna dell'età mia nova,
Mia lacrimata speme!
Questo è quel mondo? questi
I diletti, l'amor, l'opre, gli eventi
Onde cotanto ragionammo insieme?
Questa la sorte dell'umane genti?
All'apparir del vero
Tu, misera, cadesti: e con la mano
La fredda morte ed una tomba ignuda
Mostravi di lontano.

giovedì 28 giugno 2007

Estati di Giancarlo Pontiggia

ESTATI
Sciami variopinti,
orse
in alto vele razzanti,
estati
anfore buie serbanti nella
loro gola un ronzio di terra,
i melograni si spaccavano alla luce
fissa del meriggio, io
scrutavo in su, in su, tra i numeri, tra
le righe e gli anni
luce, il fumo si alzava sulle
strade,nella polvere
tra onde
in roghi
(Le sirene sono di De Morgan)

mercoledì 27 giugno 2007

Foto di mare di Umberto Piersanti

FOTO DI MARE
Lo ferma nello scatto
contro il mare,
su questa spiaggia
ignota, i giochi sono
rosso-accesi di plastica,
gommosi, il tempo
questo presente alieno
che solo la memoria
soccorre e incrina,
io ero come te castano
e assorto,
ma non vedo il secchiello,
gettato oltre la foto,
nella rena sperso,
s'è fatto grigio eterno
come l'onda e il viso
come quelle palline a spicchi grandi
con Magni e Coppi,
il tunnel smisurato
che la spuma circonda
e assedia invano
anche per te

il tempo
farà cosi' distanti
i giochi accesi,
sbiancheranno i colori
nella carta,
dopo,
in una persa spiaggia,
fotografano la vita
tua, remota
(il ritratto è di Courbet)

martedì 26 giugno 2007

Per scamparmi di Giovanni Giudici

Maillol
Per scamparmi ti persi in tanto scempio
Ma eri già di là mentre inseguivo
L'orma della tua fuga rotto filo
Nel disperato cuore dell'incendio:
O inabitato ignoto unico asilo
Acqua della mia sete arido fiume
Cieco silenzio che mi tenne vivo
Ombra dell'ombra e nido senza piume

lunedì 25 giugno 2007

L'osteria del mare di Umberto Piersanti

quell'osteria, madre, in quel vicolo persa,
laggiù, sul mare?
madre, giovane madre,
fu la nostra vacanza,
la sola forse,
allora non usava,
e qui fischioni rossi
con foglie verdi
mai ne ho trovato altri
così perfetti
e l'azzurro d'intorno
ci cerchiava,
ci ubriacava la luce
sulla panca
sono sceso alla costa
l'ho cercata,
ma il tempo muta
e le strade e le case,
cambia perfino l'aria
era l'aria allora
cosi' diversa io la solcavo
stretto alla tua mano,
la tua veste leggera che risplende
contro l'Ardizio
verde come il fosso
dove fatica la gente
del mio sangue
io quei giorni
me li porto dentro,
il cammino mi fanno
più leggero.
(Ritratto di Boldini)

domenica 24 giugno 2007

L'orchidea dei campi di Umberto Piersanti

Anche se sola s'alza nel greppo folto
sotto i cespugli dove la vitalba
s'intreccia alla ginestra e si confonde,
ancora sono verdi i lunghi steli
fra poco il giallo splende dappertutto,
sempre la scorgi, fitte le corolle
nell'altissimo calice, rosse e accese
è fiore delle serpi che lí tra l'erbe
escono dalle buche, strisciano intorno
viene la donna quando il cielo imbruna
il sole deve quasi strisciare i monti,
fa il nome della maga che lei pensa
nessuno nelle case la sospetta,
l'aria è limpida e queta, il solo trillo
del primo rosignolo la solca e vibra,
se non c'è persona nei campi intorno
neppure la piú lontana, quasi persa
e non s'ode una voce per i greppi,
esce la maga proprio dal lungo fiore
dice a chi l'ha chiamata cosa fare
perché l'uomo ritorni e non la lasci
ride poi forte, offende
e torna sotto
(Summer è di E. Bisson)

sabato 23 giugno 2007

L'isola di Umberto Piersanti


L'ISOLA
Ricordi il mirto, fitto tra le boscaglie,
bianchissimo e odoroso, scendere per i dirupi
sopra quel mare? e le capre
tenaci brucare il timo, l'enigma
dello sguardo che si posa
dovunque e sempre assente?
più non so il luogo dell'imbarco
come salimmo nel battello
quali erano le carte per il viaggio.
Scendevi alta per lo stradino polveroso
antica come le ragazze
che portarono i panni alle fontane
la tua carne era bruna come la loro.
Férmati nella radura dove il vento
ha disseccato e sparso i rosmarini
qui potremmo vederle se aspettiamo
immobili alle euforbie quando imbruna
vanno alla bella fonte degli aneti
giocano lì nell'acqua e tra le erbe
e mai s'è udito un pianto
sono felici.
Tu eri come loro, solo una volta
quando uscivi dal mare, ti sei seduta
nei gradini del tempio, un'ombra appena
trascorse di dolore nella faccia.
Seppi così che il tempo era finito
che tra li dei si vive
un giorno solo.
E riprendemmo il mare
normali rotte.
Qualcun altro s'imbarca, attende il turno
né l'isola sprofonda
come vorrei.
(dipinto di Boyce)

venerdì 22 giugno 2007

Il raggio verde di Lucio Piccolo

Da torri e balconi protesi
incontro alle brezze vedemmo
l'ultimo sguardo del sole
farsi cristallo marino
d'abissi... poi venne la notte
sfiorarono immense ali
di farfalle: senso dell'ombra.
Ma il raggio che sembrò perduto
nel turbinio della terra
accese di verde il profondo
di noi dove canta perenne
una favola, fu voce
che sentimmo nei giorni, fiorì
di selve tremanti il mattino.
(Summer è di Dewing)

giovedì 21 giugno 2007

Estate di Cesare Pavese

ESTATE
C'è un giardino chiaro, fra mura basse,
di erba secca e di luce, che cuoce adagio
la sua terra. E' una luce che sa di mare.
Tu respiri quell'erba. Tocchi i capelli
e ne scuoti il ricordo.
Ho veduto cadere

molti frutti, dolci, su un'erba che so,
con un tonfo. Così trasalisci tu pure
al sussulto del sangue. Tu muovi il capo
come intorno accadesse un prodigio d'aria
e il prodigio sei tu. C'è un sapore uguale
nei tuoi occhi e nel caldo ricordo.
Ascolti.

Le parole che ascolti ti toccano appena.
Hai nel viso calmo un pensiero chiaro
che ti finge alle spalle la luce del mare.
Hai nel viso un silenzio che preme il cuore
con un tonfo, e ne stilla una pena antica
come il succo dei frutti caduti allora.
(dipinto di Lawrence Alma Tadema)

mercoledì 20 giugno 2007

Sogno d'estate di Alfonso Gatto

Frieseke
Trapeli un po' di verde il limone, il sifone,
il piccolo portone
della pensione,trapeli il blu,
anche tu
vestita col tuo nudo rosa,
ogni cosa amorosa.
Amore è amore
liscio alla sua foce.
Un' alpe zuccherina,
l'amore è brina.
Che sogno averti vicina
notturna, fresca, sottovoce.

martedì 19 giugno 2007

Quante volte ancora di Mario Novaro

QUANTE VOLTE ANCORA
Questi pini
questi cipressi
e le rose come sangue rosse
quante volte ancora
quando io più non sia
stupita guarderà la luna
mute cennando guarderan le stelle
sul colle che solo
restava con me
nel silenzio notturno
a meditare!
(De Morgan/La luna)

lunedì 18 giugno 2007

Passato di Vincenzo Cardarelli

Flowers of june è di Dicksee
I ricordi, queste ombre troppo lunghe
del nostro breve corpo,
questo strascico di morte
che noi lasciamo vivendo
i lugubri e durevoli ricordi,
eccoli già apparire:
melanconici e muti
fantasmi agitati da un vento funebre.
E tu non sei più che un ricordo.
Sei trapassata nella mia memoria.
Ora sì, posso dire che
che m'appartieni
e qualche cosa fra di noi è accaduto
irrevocabilmente.
Tutto finì, così rapito!
Precipitoso e lieve
il tempo ci raggiunse.
Di fuggevoli istanti ordì una storia
ben chiusa e triste.
Dovevamo saperlo che l'amore
brucia la vita e fa volare il tempo.

domenica 17 giugno 2007

Giardini di Sergio Corazzini

dipinto di Chadwick
O piccoli giardini addormentati
in un sonno di pace e di dolcezze,
o piccoli custodi rassegnati
di sussurri, di baci e di carezze;
o ritrovi di sogni immacolati,
di desideri puri e di tristezze
infinite, o giardini ove gli alati
cantori sanno di notturne ebbrezze,
o quanto v'amo! I sogni che rinserra
il mio core, fioriscono, o giardini,
lungo i viali, ne le vostre aiuole.
Io v'amo, io v'amo, o fecondati al sole
di primavera in languidi mattini,
o giardini, sorrisi de la terra!

sabato 16 giugno 2007

In un soffio di Alfonso Gatto

Giovanni Boldini
Risvegliare dal nulla la parola.
E' questa la speranza della morte
che vive del suo fumo quando è sola,
del silenzio che ventila le porte.
Il passato non cessa di passare
e l'odore che sparve è l'aria calda
che ferma gli oleandri lungo il mare
in un soffio di mandorla e di cialda.

venerdì 15 giugno 2007

I gatti lo sapranno di Cesare Pavese

The cats will know
Ancora cadrà la pioggia sui tuoi dolci selciati,
una pioggia leggera come un alito o un passo.
Ancora la brezza e l'alba fioriranno leggere
come sotto il tuo passo, quando tu rientrerai.
Tra fiori e davanzali i gatti lo sapranno.
Ci saranno altri giorni ci saranno altre voci.

Sorriderai da sola. I gatti lo sapranno
Udrai parole antiche parole stanche e vane
come i costumi smessi delle feste di ieri.
Farai gesti anche tu. Risponderai parole -

viso di primavera, farai gesti anche tu.
I gatti lo sapranno, viso di primavera;

e la pioggia leggera, l'alba color giacinto,
che dilaniano il cuore di chi più non ti spera,
sono il triste sorriso, che sorridi da sola,
Ci saranno altri giorni, altre voci e risvegli,
Soffriremo nell'alba, viso di primavera.
(Poesie, Einaudi, Torino 1961)

(il mondo dell'amore è di E. Fortescue)

giovedì 14 giugno 2007

Estiva di Attilio Bertolucci

Crane
Che ora è questa che saluta
il muro sbiadito con calda luce
e silenzioso cenno, e sommuove
l'aria tremante di giugno?
Ardi immobile, azzurro,

lustrate foglie della magnolia
e tu fiore profuma il giorno,
consuma i tuoi petali bianchi
sino alla dissoluzione, a noi

gli occhi chiusi arrossa
il riverbero estivo cui
solitaria cicala s'accompagna.
nel sentiero della luce.

Fresche di fiumi in sonno di Salvatore Quasimodo

Fresche di fiumi in sonno
Ti trovo nei felici approdi,
della notte consorte,
ora dissepolta
quasi tepore d'una nuova gioia,
grazia amara del viver senza foce.
Vergini strade oscillano
fresche di fiumi in sonno:
E ancora sono il prodigo che ascolta
dal silenzio il suo nome
quando chiamano i morti.
Ed è morte
uno spazio nel cuore.
(Stella del mattino è di Roault)

Infinito di Giacomo Leopardi

Bazille
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
E questa siepe, che da tanta parte
Dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
Spazi di là da quella, e sovrumani
Silenzi, e profondissima quiete
Io nel pensier mi fingo; ove per poco
Il cor non si spaura. E come il vento
Odo stormir tra queste piante, io quello
Infinito silenzio a questa voce
Vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
E le morte stagioni, e la presente
E viva, e il suon di lei. Così tra questa
Immensità s'annega il pensier mio:
E il naufragar m'è dolce in questo mare.

mercoledì 13 giugno 2007

Per Anne Gregory di William B.Yeats

PER ANNE GREGORY
« Mai,
giovane amante,
Messo alla disperazione
Da quei grandi bastioni color miele
Intorno alle tue orecchie,
Possano amarmi per me sola
Che i giovani alla disperazione
Bruno o nero o rosso carota,
E mettervi tale colore,
« Ma io posso trovare una tintura
E non per i capelli paglierini ».
Ti amerà per te sola non per i capelli paglierini ».
Potrebbe amarti per te sola
Che Dio soltanto, mia cara,
D'un testo che ha trovato, il quale prova
Parlare proprio ieri
« Udii un vecchio religioso
E non per i capelli paglierini ».
(dipinto di Miller)

martedì 12 giugno 2007

Andiamo di Sandro Penna

Andiamo, andiamo disperatamente
ancora insieme ne la notte fonda
e lieve e vellutata dell'estate.
(Beauty Harem è di Mario Borgoni)

lunedì 11 giugno 2007

Aspettando di Evelina Cattermole-Mancini

Reflections è di Jacques Emile Blanche
CONTESSA LARA (Evelina Cattermole Mancini)
*****
Mi sussurrò - Domani? -Ed io: - Domani
m'avrai ne le tue braccia a l'istessa ora;
fra i tuoi capelli passerò le mani,
tu, sognando, dirai che m'ami ancora.
Ecco, son qui. Lo attendo. A i più lontani
passi, a ogni lieve suon che vien da fuora
tendo l'orecchio, e in desideri arcani
frugo con gli occhi la gentil dimora.
E' un vago nido.
Le finestre aperte
di primavera invitano a l'incanto:
scherza il sole tra i fiori e su 'l velluto.
Io, l'armi antiche e i quadri, onde coperte
son le mura, contemplo; e penso intanto
qual tesoro di baci ho già perduto.

domenica 10 giugno 2007

Il mio futuro di Edith Södergran

Il mio futuro
Il capriccio di un attimomi ha rubato il futuro,
messo insieme a casaccio.
Voglio rifabbricarmelo piu' bello,
come l'ho sempre pensato.
Ricostruirlo su terreno solido
(le mie intenzioni).
Risollevarlo su colonne altissime
(i miei ideali).
Riaprirvi il passaggio segreto
dell'anima mia.
Rialzargli la torre scoscesa
della mia solitudine.
traduz. Ludovica Koch
(dipinto di William Paxton/Crystal)

sabato 9 giugno 2007

A Pier Paolo Pasolini di Amelia Rosselli

E posso trasfigurarti, passarti ad un altro sino a quell’altare della Patria che tu chiamasti puro…
E v’è danza e gioia e vino stasera: - per chi non pranza nelle stanze abbuiate del Vaticano.
Faticavo: ancora impegnata ad imparare a vivere, senonchè tu tutto tremolante, t’avvicinavi ad indicarmi altra via.
Le tende sono tirate, il viola dell’occhio è tondo, non è triste, ma siccome pregavi io chiusi la porta.
Non è entrata la cameriera; è svenuta: rinvenendoti morto s’assopì pallida.
S’assopì pazza, e sconvolta nelle membra, radunata a sé gli estremi.
Preferii dirlo ad altra infanzia che non questo dondolarsi su arsenali di parole!
Ma il resto tace: non odo suono alcuno che non sia pace mentre sul foglio trema la matita.
E arrossisco anch’io, di tanta esposizione d’un nudo cadavedere tramortito.
(Solitude è di Leighton)

Saggezza indigena di Miguel Angel Asturias

Diego Rivera*Cuca Bustamante
T'hanno trovato dietro la tua ombra,
il sole del tramonto alle tue spalle,
per questo fu possibile la tua sconfitta.
Se il sole è sul tuo petto,
piedi e testa dorati,
gli uomini non ti vincono,
gli dèi né gli elementi.
Caduto, ormai, guardi senz'occhi,
odi senza orecchie, senti senza tatto,
parli senza lingua,
condannato al silenzio,
senz'altro grido che il sangue nelle ferite.
Quali erbe sostengono così dal profondo
il tuo respiro di tino e d'acqua dolce?
Estrai il tuo mattino dalla cenere
e lo rivolti tra penne
d'uccelli gelidi che gorgheggiano
in attesa che tu rida. Non la smorfia. Il riso.
L'ahimè perduto riso dei tuoi bei denti.
Il sole tornerà alla tua gola,
alla tua fronte, al tuo petto,
prima che annotti definitivamente
sulla tua razza, sui tuoi villaggi,
e che umani saranno il grido, il salto,
il sogno, l'amore, la fame.
Oggi tu e domani
un altro come te continuerà ad attendere.
Non v'è fretta né bisogno.
Gli uomini non finiscono.
Qui era una valle, ora si leva un monte.
Là era un monte, ora c'è un abisso.
Il mare pietrificato si trasformò in montagna
e i lampi si cristallizzarono in laghi.
Sopravvivere a tutti i mutamenti è il tuo destino.
Non v'è fretta né bisogno. Gli uomini non finiscono.

Piccola nuvola di primavera di Ugo Betti

Arthur Hughes*Welcome day
Dopo l'acquata le nuvole, pronte,
pigliano il volo, scavalcano il monte.
Or con la gonna di velo sottile,
la più pigra s'impiglia al campanile.
Lasciami, con codesta banderuola;
mi strappi tutta! Son rimasta sola!
Ma il campanaro senza discrezione
le risponde col campanone!
Che sobbalzo, che sgomento!
Per fortuna c'era il vento
che con tutta galanteria
la piglia e se la porta via.
La porta a spasso lieve lieve
sul torrente, sulla pieve;
tutto il mondo le fa vedere,
tetti rossi, maggesi nere...
E che brillìo di vetri e foglie!
Quanti bambini lungo il rio!
Quante vecchie sulle soglie!
Che festa, che chiacchierio!
Bimbi e rondini a strillare,
e bucati a salutare
e ragazze alla finestra
e il poeta a stillarsi la testa!
O primavera, uccelletto fuggitivo,
tu canti, io scrivo.

venerdì 8 giugno 2007

Meriggiare di Eugenio Montale

Meriggiare pallido e assorto presso un rovente muro d'orto,
ascoltare tra i pruni e gli sterpi
schiocchi di merli, frusci di serpi.
Nelle crepe dei suolo o su la veccia

spiar le file di rosse formiche ch'ora
si rompono ed ora s'intrecciano
a sommo di minuscole biche.
Osservare tra frondi il palpitare

lontano di scaglie di mare mentre
si levano tremuli scricchi di cicale dai calvi picchi.
E andando nel sole che abbaglia

sentire con triste meraviglia
com'è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia che
ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.
(il dipinto è di Shaw)

giovedì 7 giugno 2007

Inno alla dea dell' armonia di Friedrich Hölderlin

Arthur Hacker
«[...] Spira entusiasmo nei cantori
inesauribile il colmo di bellezza
infinito il mare del sublime
ma prima d'ogna cosa io t'ho eletta
con tremito profondo io ti vidi
con tremito profondo io t'ho amato
te, regina del mondo, te, Urania [...]»
(dall' Inno alla dea dell'Armonia)

mercoledì 6 giugno 2007

Canzone d'autunno di Paul Verlaine



I singhiozzi lunghi dei violini d'autunno
mi feriscono il cuore
con languore monotono.
Ansimante e smorto,
quando l'ora rintocca,
io mi ricordo dei giorni antichi
e piango;
e me ne vado nel vento ostile
che mi trascina di qua e di là
come la foglia morta.
Questa poesia fu usata il 6 giugno 1944, per lo sbarco in Normandia, i suoi versi furono usati come codice segreto
(il dipinto è di Burne -Jones)

martedì 5 giugno 2007

Gazzella dell'amore inatteso di Federico Garcia Lorca

Paul Chabas
Nessuno sapeva l'oscuro Profumo della magnolia del tuo ventre.
Nessuno sapeva che martirizzavi un colibrì d'amore fra i denti.
Mille cavalli persiani dormivan sulla piazza della tua fronte
con luna, mentr'io per quattro notti stringevo la tua vita,
nemica della neve. Tra gesso e gelsomino il tuo sguardo
era un pallido ramo di sementi. Cercai,
per darti nel mio cuore le lettere d'avorio
che dicono sempre, sempre, sempre,
giardino d'agonia, il tuo corpo fuggitivo per sempre,
 nella mia bocca il sangue delle vene,
la tua bocca senza luce per la mia morte.

lunedì 4 giugno 2007

Il tempo passato di Percy Bhysse Shelley

Il tempo passato
Come il fantasma d'un amico amato
è il tempo passato.
Un tono che ora è per sempre volato
via, una speranza che ora è per sempre andata
un amore così dolce da non poter durare
fu il tempo passato.
Ci furon dolci sogni nella notte
del tempo passato.
Di gioia o di tristezza, ogni
giorno un'ombra avanti proiettava
e ci faceva desiderare
che potesse durare
quel tempo passato.
C'e' rimpianto, quasi rimorso, per
il tempo passato.
E' come il cadavere d'un bimbo molto
amato che il padre veglia, sinché
alla fine la bellezza e' un
ricordo, lasciato cadere
dal tempo passato.
Trad. G.Conte

domenica 3 giugno 2007

Il piu' bello dei mari di Nazim Hikmet

Bocklin
Il più bello dei mari
è quello che non navigammo.
Il più bello dei nostri figli
non è ancora cresciuto.
I più belli dei nostri giorni
non li abbiamo ancora vissuti.
E quello
che vorrei dirti di più bello
non te l'ho ancora detto.

sabato 2 giugno 2007

Stasera di Giuseppe Ungaretti

Balaustrata di brezza
per appoggiare stasera
la mia malinconia
Versa, il 22 maggio 1916
(il dipinto è di M.Parrish)

La Madonnina blu' di Renato Simoni

La Madonnina blù
Renato Simoni
Pubblicata la prima volta dal giornale L' Arena nell'edizione di domenica 7 luglio, 1918
In una chiesa non lungi dal Piave
un lume solo nel buio era acceso;
c'era, d'intorno, un odore soave
di vecchio incenso nell'aria sospeso.
Sopra un altare, tra le palme di rose
una Madonna, vestita di blù,
volgea le meste pupille amorose
sul dolce sonno del bimbo Gesù.
Ecco, la porta si schiude, ed un passo
s'ode, risuona, si fa più vicino.
Dicono i Santi: "Chi fa questo chiasso
che può svegliare il celeste bambino?"
E la fiammella dal lume d'argento
incuriosita, s'allunga a guardar:
c'è un vecchio prete che accostasi lento
e fa un inchino davanti all'altar:
"La me perdona, Signora, se vegno
a presentarme cussi a la Madona;
ho da parlarghe, lo so, non son degno
ma so che Ela la xe tanto bona!"
Son Papa Sarto; da un pezzo son morto,
ma in sti paesi, Signora, son nato...
Dal campanil qua se vede fin l'orto
dove zogava co giera tosàto!
"El paradiso xe belo, sì tanto,
ma ste casete me xe tanto care
e tanto caro me xe 'l camposanto
dove riposa mio pare e mia mare.
"De tanto in tanto bisogna che basa
quele do pietre, che veda el mio Piave;
San Piero 'l dise: "Don Bepo, stè a casa",
ma el verze l'usso, el me impresta la ciave.
"Anche sta sera go fato un zireto,
me son stracà che l'età no perdona.
Go dito: andemo a sentarse un pocheto
e a far do ciacole co la Madona!
"Cossa ghe par, benedeta da Dio,
de sti tedeschi? I xe pezo del lovo!
La staga atenta, Madona, a so Fio,
che se i lo ciapa i lo incioda da novo.
"Go patio tanto, Madona mia bela,
vedendo i nostri fradeli furlani
in man de quei... (la perdona anca Elase parlo mal)...
de quei nati de cani!
"I roba tuto, i xe bestie, i bastona;
fin ne le case sti sporchi i ne va;
e quando i branca una povera dona,
se la xe bela... Signor che pietà!
"Gnanca le ciese no xe più sicure!
Le nostre ciese più sante e più bele,
dove el batesimo ga le creature,
dove se sposa le nostre putele,
"le nostre povare, picole ciese
piene de fiori nel mese de magio,
che a star lontani dal nostro paese,
se se ghe pensa, ne torna el coragio,
"ben, fin le ciese sti sporchi i ne spaca,
co i so canoni, che Dio maledissa!
Ancou 'na bota, stasera 'na poca
i ghe dà fogo, i le rompe, i le schissa..."
I vien svolando, sti fioi de demonio,
i va cercando le ciese, i ghe tira;
ancou San Marco, doman Sant'Antonio,
e se i le fala, i ripete le mira...
"Una caserma de turchi i ga fato
d'una cieseta de Udine; i ga,
dove la messa diseva el curato,
piantà la stala dei servi de Allah!"
In tute quante le ciese furlane-
roba che spàsemo solo a contarla! -
i gà robà fin le care campane;
cussi le ciese no canta e no parla,"
cussi le ciese ridotte in uno stato,
nassa un putelo, o pur mora un cristian,
lassa, chi nasse, vegnir come un gato,
lassa, chi more, andar via come un can!
"In Franza el zorno de Vènare Santo,
i ga tirà su 'na ciesa inocente
da çento mia! Che prodesse!
che vanto copar la zente che no ve fa gnente,"
copar la zente che prega lì chieta,
coi oci bassi, Madona, cussì!
Oh se pregar ze un delito, ostregheta!
'na volta o l'altra i me tira anca a mi!
"Madonna Santa, pensando a sti dani
fati a le ciese più pace no go!
E sti assassini i se dise cristiani!
Cristiani lori? In malorsega, no".
La Madonna che sta su l'altare
tra tante rose, vestita di blù,
china la fronte e due lagrime amare
cadon sui ricci del bimbo Gesù.
E il vecchio Papa nel cuor suo puro
questa preghiera ai soldati mandò:
"Salvè l'Italia, putei, tignì duro!
Viva l'Italia" e in ciel ritornò.
N.B. L'accento sulla parola "blù" è voluto dall'autore - n.d.r.
(la Madonna è di Durer)

venerdì 1 giugno 2007

Un fiore donato a mia figlia di James Joyce

Ingrid*Carl Larsson
Diafana la bianca rosa e diafane mani 
di lei che diedero, anima vizza e pallida
più che la smunta onda del tempo.
Rosediafane e belle -
ma più diafana selvaggia meraviglia
nei miti occhi tu veli,
mia bambina azzurrovenata.