Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

sabato 9 giugno 2007

A Pier Paolo Pasolini di Amelia Rosselli

E posso trasfigurarti, passarti ad un altro sino a quell’altare della Patria che tu chiamasti puro…
E v’è danza e gioia e vino stasera: - per chi non pranza nelle stanze abbuiate del Vaticano.
Faticavo: ancora impegnata ad imparare a vivere, senonchè tu tutto tremolante, t’avvicinavi ad indicarmi altra via.
Le tende sono tirate, il viola dell’occhio è tondo, non è triste, ma siccome pregavi io chiusi la porta.
Non è entrata la cameriera; è svenuta: rinvenendoti morto s’assopì pallida.
S’assopì pazza, e sconvolta nelle membra, radunata a sé gli estremi.
Preferii dirlo ad altra infanzia che non questo dondolarsi su arsenali di parole!
Ma il resto tace: non odo suono alcuno che non sia pace mentre sul foglio trema la matita.
E arrossisco anch’io, di tanta esposizione d’un nudo cadavedere tramortito.
(Solitude è di Leighton)

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