Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.
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lunedì 6 luglio 2015

Le valigie di Marino Moretti

Georgy Fedorovich Yartsev - Village, (1890).
Voglio cantare tutte l'ore grigie
in questa solitudine pensosa
mentre raduno ogni mia vecchia cosa
a riempir le mie vecchie valigie.

Oh le valigie, le compagne buone
dei poveri viaggi in terza classe
vecchie, sfiancate, fatte con qualche asse
sottile e con la tela e col cartone.

Le camicie van qui da questa parte,
quaggiù ai colletti cerco di far posto,
lì le cravatte e qua, quasi nascosto,
un manoscritto, e ancora libri e carte.

Ecco il pacchetto della mamma. Odora
vagamente di cacio e di salame.
Già, se avessi in viaggio ancora fame.
E questo libro e un altro, un altro ancora.

Dove vado? Non so. Ma mi sovviene
d'averla pur desiderata questa
partenza come, il piccolo, la festa
che col serraglio e con la giostra viene.

Dove vado? Non so. Ma pare a me ch'io debba
vivere senza scopo, allo sbaraglio;
e a tratti con l'inutile bagaglio
partir per i paesi della nebbia...***
POESIE SCRITTE COL LAPIS
***
Marino Moretti è morto il 6 luglio 1979

martedì 3 giugno 2014

Canzone di giugno di Marino Moretti

Charles Sprague Pearce
Stormiscono le fronde
nell’aria greve e il sole
ride alle prataiole
ed alle biche bionde,
e rende tutto l’oro
il campo donde arriva
la canzone giuliva
dell’agreste lavoro.
Ecco, è piena la spiga
e la falce è nel pugno;
il buon sole di giugno
rallegra la fatica.
E la canzone sale
dal campo del lavoro
e s’accompagna a un coro
stridulo di cicale;
e sale il canto anelo
da bocche più lontane
lodando in terra il pane
ed il buon padre in cielo.

lunedì 12 settembre 2011

La signora Lalla di Marino Moretti

Alwin Arnegger*1915
Quando l'anima è stanca e troppo sola
e il cuore non basta a farle compagnia
si tornerebbe discoli per via,
si tornerebbe scolaretti a scuola
Oh sì! prendiamo la cartella scura.
il calamaio in forma di barchetta,
i pennini, la gomma e la cannetta,
e la storia sacra e il libro di lettura.
E ripetiamo: S'ode... s'ode a destra
uno squillo di tromba..., per la via,
o il «Cinque Maggio» o l'altra poesia
che dovremo dir tra breve alla maestra.
Andiamo, andiamo! Il tema è messo in bella!
Andiamo, andiamo! Il tema è messo
in buona!
Dio, com'è tardi! La campana suona...
Fra poco suonerà la campanella...
Ma che dico? E' domenica, è vacanza!
Non c'è scuola, quest'oggi: solamente
c'è da imparare un po' di storia a mente
soli, annoiati, nella propria stanza.
C'era una volta - ora mi viene a mente
la scuola della festa. Era una scuola
alla buona, così, con una sola
maestra, vecchia, senza la patente.
Signora Lalla, dove sei? T'aggiri
nella tua casa piena di panchetti
o su un quaderno scrivi un 5 e metti
un punto sopra un i, con due sospiri?
Signora Lalla, hai più quel mio ritratto
ch'io ti donai per Sant'Eulalia? e quella
treccia, in un quadro, d'una tua sorella
defunta? e l'altarino è ancora intatto?
Forse sei morta. Ed i tuoi strani oggetti
sono scesi con te, con la tua spoglia
dentro la fossa. La tua casa è spoglia
dei quadri, dei presepi e dei panchetti.
Che importa? Io t'amo e tu sei viva, o muta
immagine che guardi i miei quaderni
d'ora e i noti caratteri vi scerni
con uno sguardo di sopravvissuta.
Come son vani, come son diversi,
signora Lalla, i miei compiti d'ora.
Dimmi, vuoi riguardarmeli tu ancora?
Sembra uno scherzo, ma son tutti in versi.

domenica 5 giugno 2011

Lucciole di Marino Moretti

Margaret W. Tarrant
Vanno, vanno col loro 
lumino mezzo verde, 
come in soffio d'oro... 
«Lucciola, lucciola, vien da me! ». 
Oh, non aprire il pugno 
per afferrarle... Guai! 
Esse, bimbo, non sai? 
son le fate di giugno... 
«Lucciola, lucciola, vien da me! ». 
Bimbo, che ne faresti 
d'un lumino cosi 
lieve? Immagino, si, 
che me lo spegneresti... 
«Lucciola, lucciola, vien da me! ». 
Lucciole! Col lumino 
loro, il lumino verde, 
a qualcun che si perde
insegnano il cammino: 
sono le nostre stelle, 
le stelle della Terra, 
o tu che ami la guerra, 
fanciulletto ribelle. 
«Lucciola, lucciola, vien da me! ».

domenica 17 aprile 2011

La domenica delle Palme di Marino Moretti

Pedro De Berroguete
Chinar la testa che vale?
E che val nova fermezza?
Io sento in me la stanchezza
del giorno domenicale,
mentre la madre mia buona
entra con passo furtivo
nella mia stanza e mi dona
un ramoscello d'ulivo...
E se' n va. Tutto quello
ch'ella vuol dirmi lo dice
a questo suo ramoscello
che adornerà una cornice:
adornerà la cornice
dorata a capo del letto
l'ulivo ch'è benedetto,
l'ulivo che benedice;
porterà pace e abbondanza
nelle casette più sole,
rallegrerà un po' la stanza
dell'infermo, senza sole,
ricorderà poi con tanta
fede l'ingresso solenne
di Cristo a Gerusalemme
nella domenica santa!...
Ulivo, e a me che dirai?
Le stesse cose anche tu?
se una parola: giammai,
se due parole: mai più?
Nulla tu doni al mio cuore
che lo consoli un istante,
ed il mio sguardo tremante
non vede in te che un colore:
il color triste di tutto
il mondo che non à sole
e piange tacito e vuole
vestirsi di mezzo lutto;
il colore della noia
e dei fiori di bugia,
il colore della mia
giovinezza senza gioia;
il colore del passato
che ritorna ben vestito,
il color dell'infinito
e di ciò che non è stato;
il color triste dell'ore
così lente a venir giù
dai lor numeri, il colore
che non è colore più.

venerdì 25 febbraio 2011

Il burattinaio di Marino Moretti

Andrè Derain/1924 Da paese a paese egli cammina
portando la baracca su le spalle,
da paese a paese, dalla valle
alla collina.
E quando incontra un piccolo villaggio,
egli si ferma per quei tre marmocchi,
chiama Arlecchino che straluni gli occhi
per suo vantaggio,
chiama la Reginetta e il suo bel paggio
che si facciano ancor qualche moina,
e Brighella, cuor d'oro, e Colombina, rosa di maggio;
e raccattato qualche buon soldino
dal capannel che un poco si dirada,
egli continua sull'aperta strada
il suo cammino...
Tutto ha con sè: la casa, la famiglia,
i beni, i sogni, il mondo; e tutto è lieve
alle sue spalle come al guardo un breve
batter di ciglia.

sabato 18 dicembre 2010

Il vecchio Natale di Marino Moretti

Toth Gabor Mentre la neve fa, sopra la siepe,
un bel merletto e la campana suona,
Natale bussa a tutti gli usci e dona
ad ogni bimbo un piccolo presepe.
Ed alle buone mamme reca i forti
virgulti che orneran furtivamente
d'ogni piccola cosa rilucente:
ninnoli, nastri, sfere, ceri attorti...
A tutti il vecchio dalla barba bianca
porta qualcosa, qualche bella cosa.
e cammina e cammina senza posa
e cammina e cammina e non si stanca.
E, dopo avere tanto camminato
nel giorno bianco e nella notte azzurra,
conta le dodici ore che sussurra
la mezzanotte e dice al mondo: È nato!

venerdì 17 luglio 2009

A Cesena di Marino Moretti

Kersti/Carl LarssonPiove. E' mercoledì. Sono a Cesena,
ospite della mia sorella sposa,
sposa da sei, da sette mesi appena.
Batte la pioggia il grigio borgo, lava
la faccia delle case senza posa,
schiuma a piè delle gronde come bava.
Tu mi sorridi. Io sono triste. E forse
triste è per te la pioggia cittadina,
il nuovo amore che non ti soccorse,
il sogno che non t'avvizzì, sorella
che guardi me con occhio che si ostina
a dirmi bella la tua vita, bella,
bella! Oh bambina, o sorellina, o nuora,
o sposa, io vedo tuo marito, sento,
oggi a chi dici mamma, a una signora;
so che quell'uomo è il suocero dabbene
che dopo il lauto pasto è sonnolento,
il babbo che ti vuole un po' di bene.
«Mamma!» tu chiami, e le sorridi e vuoi
ch'io sia gentile, vuoi ch'io le sorrida,
che le parli dei miei viaggi, poi...
poi quando siamo soli (oh come piove!)
mi dici rauca di non so che sfida
corsa tra voi; e dici, dici dove,
quando, come, perché; ripeti ancora
quando, come, perchè; chiedi consiglio
con un sorriso non più tuo, di nuora.
Parli d'una cognata quasi avara
che viene spesso per casa col figlio
e non sai se temerla o averla cara;
parli del nonno ch'è quasi al tramonto,
il nonno ricco del tuo Dino, e dici:
«Vedrai, vedrai se lo terrò di conto»;
parli della città, delle signore
che già conosci, di giorni felici,
di libertà, d'amor proprio, d'amore.
Piove. E' mercoledì. Sono a Cesena,
sono a Cesena e mia sorella è qui,
tutta di un uomo ch'io conosco appena,
tra nuova gente, nuove cure, nuove
tristezze, e a me parla... così,
senza dolcezza, mentre piove o spiove:
«La mamma nostra t'avrà detto che...
E poi si vede, ora si vede, e come!
sì, sono incinta... Troppo presto, ahimè!
Sai che non voglio balia? che ho speranza
d'allattarlo da me? Cerchiamo un nome...
Ho fortuna: è una buona gravidanza...»
Ancora parli, ancora parli; e guardi
le cose intorno. Piove. S'avvicina
l'ombra grigiastra. Suona l'ora. È tardi.
E l'anno scorso eri così bambina!

venerdì 12 dicembre 2008

Caminetto di Marino Moretti

Borrani Ancora non è accesa la lucerna,
ma la stanzetta è tutta chiara e brilla
a tratti con la fiamma che sfavilla,
con un'occhiata lucida, materna.
E mentre il vento strepita di fuori,
e batte alle finestre con dispetto,
noi c'indugiamo presso il caminetto,
che allegramente scalda i nostri cuori...
E quasi grati siamo al freddo inverno,
al freddo inverno e al suo più freddo mese,
che un amico ci dà tanto cortese,
che un fratello ci dà tanto fraterno.

sabato 27 ottobre 2007

La prima pioggia di Marino Moretti

La prima pioggia
Scendon le gocce della prima pioggia
che sui selciati ancor timida batte,
mentre settembre lietamente sfoggia
l'ardore delle sue bacche scarlatte.
E le foglie chiacchierine
parlano dell'autunno che ritorna
e che sotto la pioggia fine fine
di pampini e di bacche agile s'adorna.
(dipinto di Sothall)

sabato 20 ottobre 2007

Autunno di M. Moretti

Autunno
Il cielo ride un suo riso turchino
benchè senta l'inverno ormai vicino.
Il bosco scherza con le foglie gialle
benchè l'inverno senta ormai alle spalle.
Ciancia il ruscel col rispecchiato cielo,
benchè senta nell'onda il primo gelo.
é sorto a piè di un pioppo ossuto e lungo
un fiore strano,un fiore a ombrello,un fungo.
(M.Moretti.Sentimento)