Alwin Arnegger*1915 |
Quando l'anima è stanca e troppo sola
e il cuore non basta a farle compagnia
si tornerebbe discoli per via,
si tornerebbe scolaretti a scuola
Oh sì! prendiamo la cartella scura.
il calamaio in forma di barchetta,
i pennini, la gomma e la cannetta,
e la storia sacra e il libro di lettura.
E ripetiamo: S'ode... s'ode a destra
uno squillo di tromba..., per la via,
o il «Cinque Maggio» o l'altra poesia
che dovremo dir tra breve alla maestra.
Andiamo, andiamo! Il tema è messo in bella!
Andiamo, andiamo! Il tema è messo
in buona!
Dio, com'è tardi! La campana suona...
Fra poco suonerà la campanella...
Ma che dico? E' domenica, è vacanza!
Non c'è scuola, quest'oggi: solamente
c'è da imparare un po' di storia a mente
soli, annoiati, nella propria stanza.
C'era una volta - ora mi viene a mente
la scuola della festa. Era una scuola
alla buona, così, con una sola
maestra, vecchia, senza la patente.
Signora Lalla, dove sei? T'aggiri
nella tua casa piena di panchetti
o su un quaderno scrivi un 5 e metti
un punto sopra un i, con due sospiri?
Signora Lalla, hai più quel mio ritratto
ch'io ti donai per Sant'Eulalia? e quella
treccia, in un quadro, d'una tua sorella
defunta? e l'altarino è ancora intatto?
Forse sei morta. Ed i tuoi strani oggetti
sono scesi con te, con la tua spoglia
dentro la fossa. La tua casa è spoglia
dei quadri, dei presepi e dei panchetti.
Che importa? Io t'amo e tu sei viva, o muta
immagine che guardi i miei quaderni
d'ora e i noti caratteri vi scerni
con uno sguardo di sopravvissuta.
Come son vani, come son diversi,
signora Lalla, i miei compiti d'ora.
Dimmi, vuoi riguardarmeli tu ancora?
Sembra uno scherzo, ma son tutti in versi.
Signora Lalla, hai più quel mio ritratto
ch'io ti donai per Sant'Eulalia? e quella
treccia, in un quadro, d'una tua sorella
defunta? e l'altarino è ancora intatto?
Forse sei morta. Ed i tuoi strani oggetti
sono scesi con te, con la tua spoglia
dentro la fossa. La tua casa è spoglia
dei quadri, dei presepi e dei panchetti.
Che importa? Io t'amo e tu sei viva, o muta
immagine che guardi i miei quaderni
d'ora e i noti caratteri vi scerni
con uno sguardo di sopravvissuta.
Come son vani, come son diversi,
signora Lalla, i miei compiti d'ora.
Dimmi, vuoi riguardarmeli tu ancora?
Sembra uno scherzo, ma son tutti in versi.
4 commenti:
Con tanti auguri alla scuola.
Perchè i giovani imparino prima di tutto il rispetto per i propri maestri, vituperati dallo stato, dalle famiglie e poi logicamente dai ragazzi stessi...
Era pure stretta di manica, la signora Lalla, che dava i 5 alle elementari! :)
Mi unisco all'augurio di Francesca.
Buona giornata.
Ricordo la pazienza - non infinita, in verità - di mia madre per insegnarmi a scrivere correttamente il "3" che io scrivevo, non so perchè, in maniera speculare e che assomigliava ad una specie di strana "E" maiuscola. Povera mamma...
AC
@Veronica Oppure "Resistere, resistere, resistere". :)
Ho avuto una maestra solo in prima elementare, poi un maestro. Di entrambi conservo buoni ricordi: mi piaceva andare a scuola, perché era una specie di gioco, e delle valutazioni - sia pure positive - non mi curavo affatto.
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