Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

martedì 20 settembre 2011

La sera di Gabriele D'Annunzio

Repin*Contessa De Mercy Argenteau*1890
Rimanete, vi prego, rimanete
qui. Non vi alzate! Avete voi bisogno
di luce? No. Fate che questo sogno
duri ancóra. Vi prego: rimanete!
Ci ferirebbe forse, come un dardo,
la luce. Troppo lungo è stato il giorno:
oh, troppo! Ed io già penso al suo ritorno
con orrore. La luce è come un dardo.
Anche voi non l’amate; è vero? Gli occhi
vostri, nel giorno, sono stanchi. Pare
quasi che non possiate sollevare
le pàlpebre, su quei dolorosi occhi;
e nulla, veramente, nulla è più
triste de l’ombra che le ciglia immote
fanno talvolta a sommo de le gote
quando la bocca non sorride più.
Ma chi vide più larghi e più profondi
occhi dei vostri, se incominci il sole
a morire? Quale anima si duole
fascinata da abissi più profondi?
lo non conosco, veramente, cosa
che somigli a quel lento dilatarsi
ne la sera: - non gli astri in alto apparsi,
non i fiori. Non so nessuna cosa.
E quale cosa eguaglia ne la vita
del mio spirito l’estasi e il terrore
che m’invadono? Il mio corpo non muore,
e pur sembra ch’io viva oltre la vita!
Sembra che in ciel l’innaturale forma
con la sera divina si congiunga,
poi che l’immensa ombra del ciel prolunga
i tuoi capelli in una sola forma,
in una sola onda, in un sol fiume
misterioso che con un suo largo
giro m’avvolge e trae nel suo letargo
dando l’oblìo come l’antico fiume.
Piangi, tu che hai nei grandi occhi la mia
anima ed in cui palpita il mio cuore
segreto, o tu, sorella del Dolore,
sorella de la Sera, unica mia.
Per consolarmi in ore di tristezza
io ti creai de la più pura essenza,
fantasma immarcescibile, ma senza
consolare la mia vera tristezza!
(Poema Paradisiaco*1893)

5 commenti:

Rose ha detto...

Quanti versi ha ispirato la sera.

Buona sera di questo giorno.

Gianrico Gualtieri ha detto...

In questa notte senza luna, senza sogni e in cui non si scorgono che nubi-luci-parcheggio, rimane solo il gusto amaro della birra, rimane solo la coscienza di essere solo al mondo.
L'unica speranza (!) è lavorare duro in queste sostituzioni per riuscire a ottenere un posto fisso e poterti lasciare. Andare verso il mio destino che è fatto di niente. Ho voglia di piangere e non so e non devo piangere. Non è questione di alti ideali - traditi e negletti come al solito - non è questione di realizzazione e di ideali - gli ideali bisogna prima averli dentro per realizzarli, e tu non ce li hai - e non è neppure questione di Dio o di spiritualità. Semplicemente: sapere chi si vuol essere, cosa non si vuol essere, e andare fino in fondo. Bere il calice, come questa birra, fino all'ultima goccia. È questione di onore e di dignità, inalienabili, incoercibili.

Reims 20 settembre 2011

Francesca Vicedomini ha detto...

Sì, la dignità, quella piccolissima importantissima parola che molti hanno perso per strada, per non parlare di quelli che sono fieri di averla persa (o mai avuta).
La DIGNITA', è quello che ci fa sentire uomini. Un uomo che scese dal treno nel piazzale del Lager, capendo quale baratro si stava aprendo, disse ai figli (un istante prima di esserne separato per sempre)"Ricordatevi di avere dignità, quella nessuno può togliercela"
E' un ricordo che mi porto dietro dai tempi delle elementari!

Rose ha detto...

Gianrico, spero che tu possa stare bene.

Francesca Vicedomini ha detto...

Naturalmente Gianrico, ciò che dice Rose vale anche per me, pensavo si potesse capire, ma forse è meglio ribadirlo, fatti sentire caro!