Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

sabato 31 gennaio 2009

Amo tutto ciò che è stato di Fernando Pessoa

Giulia Bellelli/Degas Amo tutto ciò che è stato,
tutto quello che non è più,
il dolore che ormai non mi duole,
l’antica e erronea fede,
l’ieri che ha lasciato dolore,
quello che ha lasciato allegria
solo perché è stato, è volato
e oggi è già un altro giorno.

venerdì 30 gennaio 2009

Bilancio (di cinque in cinque) di Paolo Cecchi

Ramon Acin
Sai già d’usato, di messo all’asta, di riciclato,
di rovistato, di mezzo e mezzo,
di patteggiato, di concordato un tanto al pezzo;
sai di stantio, di maneggiato,
di cose dette, già strimpellate,
di verità vere a metà, vendute al chilo,
già fatte a fette, impacchettate,
tutto già visto, bollito, detto, confezionato.
Ti ho già assaggiato, centellinato, anche leccato,
Ti ho già provato, messo e rimesso, più del previsto
rimuginato.
Ora ti vendo, tempo mio caro, tempo passato, fotografato,
ti cedo in stock, infiocchettato,
sei già all’incanto, in conto vendita, prezzo stracciato,
di mesi ed anni tempo attempato, tempo perduto,
risuscitato, mai ritrovato, tempo fermato;
ti ho già contato, messo in clessidra, rimisurato,
tempo mai dato, messo in deposito, mai riscattato;
ora rescindo, lascio e abbandono,
ti riconsegno, vendo o regalo, restituisco,
cedo in omaggio, dono o baratto,
pur di disfarmi del tuo pedaggio
pago penali, more, gabelle, tasse con l’aggio.
Ditemi il prezzo, l’affrancatura,
il saldo al netto, l’impiombatura,
ve lo spedisco, ve lo impacchetto,
ve lo rimetto tutto imballato,
con allegato, firma e saluto;
sulla causale: “ tempus inanus”,
da consegnare tutto d’un fiato,
espresso, urgente, anzi immediato;
il trapassato è già in giacenza,
quello recente, senza rimpianti, torna al mittente;
Ve lo rimando, scrivo “venduto”,
“reso”, “ridato”, “riconsegnato”.
Tengo alla fine un unico pezzo,
fatto di niente, senza peccato,
sopravissuto, salvo, scampato,
un pezzo intero, vivo, verace,
in cui confido, ricetto e spero;
tempo lasciato, tempo non tempo,
tempo in mistura, puro e inquinato,
hic et nunc dico, prego e ripeto,
tempo rispondi, fammi esaudito,
tempo clemente, duro, tiranno o indifferente,
fermo, inchiodato, svelto, fuggente,
[ora lo dico:] tempo trovato.
(inedita marzo 2004)

giovedì 29 gennaio 2009

Gente di terra italiana di Pablo Neruda

GovernatoHo percorso le strade
sono andato per monti.
Le vigne m'hanno coperto
della lor tunica verde,
ho assaggiato il vino e l'acqua.
Tra le mie mani
è volata la farina,
è scivolato l'olio,
ma
è il popolo d'Italia
il prodotto più fine della terra.
Sono andato nelle fabbriche,
ho conversato con gli uomini,
conosco il sorriso
bianco dei volti anneriti,
ed è come una dura farina quel sorriso:
la terra aspra è il suo mulino.
Sono andato
tra i pescatori delle isole,
conosco il canto
di un uomo solo,
solo nelle pietrose solitudini,
ho ritirato le reti del pesce,
ho visto, sui declivi calcinati
del sud, raschiare le viscere
della terra più povera...
Italia, la misura
dell'uomo sempre innalzi .
come il granaio il frumento,
accumulando granelli,
capitale, tesoro puro,
germinazione profonda
della delicatezza e della speranza.
Nel mattino
la più antica
delle donne, grigia color ulivo,
mi portava
fiori di roccia, rose strappate
al difficile profilo dei pendii.
Rose e olio verde, erano i doni
che io raccolsi, ma
soprattutto
saggezza e canto
ho appreso dalle tue isole.
Dovunque vado porterò nelle mie mani
come fosse il tatto
di un legno puro,
musicale e fragrante
che le mie dita conservino,
il passo degli esseri,
la voce e la sostanza,
la lotta e il sorriso,
le rose e l'olio,
la terra, l'acqua, il vino
della tua terra e del tuo popolo.

mercoledì 28 gennaio 2009

Piove di Eugenio Montale

Rennie McKintoshPiove.
È uno stillicidio
senza tonfi
di motorette o strilli
di bambini.
Piove
da un cielo che non ha
nuvole.
Piove
sul nulla che si fa
in queste ore di sciopero
generale.
Piove
sulla tua tomba a San Felice
a Ema
e la terra non trema
perché non c'è terremoto
né guerra.
Piove
non sulla favola bella
di lontane stagioni,
ma sulla cartella
esattoriale,
piove sugli ossi di seppia,
e sulla greppia nazionale.
Piove
sulla Gazzetta Ufficiale
qui dal balcone aperto,
piove sul Parlamento,
piove su via Solferino,
piove senza che il vento
smuova le carte.
Piove
in assenza di Ermione
se Dio vuole,
piove perché l'assenza
è universale
e se la terra non trema
è perché Arcetri a lei
non l'ha ordinato.
Piove sui nuovi epistèmi
del primate a due piedi,
sull'uomo indiato, sul cielo,
ottimizzato, sul ceffo
dei teologi in tuta
o paludati,
piove sul progresso
della contestazione,
piove sui works in regress,
piove
sui cipressi malati
del cimitero, sgocciola
sulla pubblica opinione.
Piove, ma dove appari
non è acqua né atmosfera,
piove perché se non sei
è solo la mancanza
e può affogare.
(da Satura II)

martedì 27 gennaio 2009

Notte dell'amore insonne di Federico Garcia Lorca

Gaetano Previati/Paolo e Francesca/1887
Notte alta, noi due e la luna piena;
io che piangevo, mentre tu ridevi.
Un dio era il tuo scherno; i miei lamenti
attimi e colombe incatenate.
Notte bassa, noi due.
Cristallo e pena,
piangevi tu in profonde lontananze.
La mia angoscia era un gruppo di agonie
sopra il tuo cuore debole di sabbia.
L'alba ci ricongiunse sopra il letto,
le bocche su quel gelido fluire
di un sangue che dilaga senza fine.
Penetrò il sole la veranda chiusa
e il corallo della vita aprì i suoi rami
sopra il mio cuore nel sudario avvolto.

lunedì 26 gennaio 2009

Che sta facendo adesso...di Nazim Hikmet

Lovis Corinth*1912
Che sta facendo adesso
adesso, in questo momento?
E' a casa? Per la strada?
Al lavoro? In piedi? Sdraiata?
Forse sta alzando il braccio?
Amor mio
come appare in quel movimento
il polso bianco e rotondo!
Che sta facendo adesso
adesso, in questo momento?
Un gattino sulle ginocchia
lei lo accarezza.
O forse sta camminando
ecco il piede che avanza.
Oh i tuoi piedi che mi son cari
che mi camminano sull'anima
che illuminano i miei giorni bui!
A che pensa?
A me? o forse...chi sa
ai fagioli che non si cuociono.
O forse si domanda
perchè tanti sono infelici
sulla terra.
Che sta facendo adesso
adesso, in questo momento?

domenica 25 gennaio 2009

All'amica risanata di Ugo Foscolo

Hans Makart
Qual dagli antri marini
L'astro più caro a Venere
Co' rugiadosi crini
Fra le fuggenti tenebre
Appare, e il suo viaggio
Orna col lume dell'eterno raggio;
Sorgon così tue dive

Membra dall'egro talamo,
E in te bèltà rivive,
L'aurea beltate ond'ebbero
Ristoro unico a' mali
Le nate a vaneggiar menti mortali.
Fiorir sul caro viso

Veggo la rosa, tornano
I grandi occhi al sorriso
Insidiando; e vegliano
Per te in novelli pianti
Trepide madri, e sospettose amanti.
Le Ore che dianzi meste

Ministre eran de' farmachi,
Oggi l'indica veste
E i monili cui gemmano
Effigiati Dei
Inelito studio di scalpelli achei,
E i candidi coturni

E gli amuleti recano,
Onde a' cori notturni Te,
Dea, mirando obliano
I garzoni le danze,
Te principio d'affanni e di speranze:
0 quando l'arpa adorni

E co' novelli numeri
E co' molli contorni
Delle forme che facile
Bisso seconda, e intanto
Fra il basso sospirar vola il tuo canto
Più periglioso; o quando

Balli disegni, e l'agile
Corpo all'aure fidando,
Ignoti vezzi sfuggono
Dai manti, e dal negletto
Velo scomposto sul sommosso petto.
All'agitarti, lente

Cascan le trecce, nitide
Per ambrosia recente,
Mal fide all'aureo pettine
E alla rosea ghirlanda
Che or con l'alma salute
April ti manda.
Così ancelle d'Amore

A te d'intorno volano
Invidiate l'Ore.
Meste le Grazie mirino
Chi la beltà fugace
Ti membra, e il giorno dell'eterna pace.
Mortale guidatrice

D'oceanine vergini,
La parrasia pendice
Tenea la casta Artemide,
E fea terror di cervi
Lungi fischiar d'arco cidonio i nervi
Lei predicò la fama

Olimpia prole; pavido
Diva il mondo la chiama,
E le sacrò l'elisio
Soglio ed il certo telo,
E i monti, e il carro della luna in cielo.
Are così a Bellona.

Un tempo invitta amazzone,
Die' il vocale Elicona;
Ella il cimiero e l'egida
or contro l'Anglia avara.
E le cavalle ed il furor prepara.
E quella a cui di sacro

Mirto te veggo cingere
Devota il simolacro,
Che presiede marmoreo
Agli arcani tuoi lari
Ove a me sol sacerdotessa appari,
Regina fu, Citera

E Cipro ove perpetua
Odora primavera
Regnò beata, e l'isole
Che col selvoso dorso
Rompono agli Euri
e al grande Ionio il corso.
Ebbi in quel mar la culla,

Ivi erra ignudo spirito
Di Faon la fanciulla,
E se il notturno zeffiro
Blando sui futti spira,
Suonano i liti un lamentar di lira:
Ond'io, pien del nativo.

Aer sacro, su l'itala
Grave cetra derivo
Per te le corde eolie,
E avrai divina i voti
Fra gl'inni miei delle insubri nepoti.

sabato 24 gennaio 2009

Fugio lo falso amore Laude di Jacopone da Todi

Charles August Mengin*Sappho
(..)Fugio lo falso amore,
ché no me prenda el core;
retornome al Signore,
ch'esso è lo vero ama.
Vorria trovar chi ama,
multi trovo ch' esciama.
credìa[n'] essere amato,
retrovome engannato,
dividenno lo stato
per che l'omo sé n'ama.
L'omo non ama mene,
ama que de me ène;
però, vedenno bene,
veio che falso m'ama.
S'e' so' ricco, potente,
amato da la gente;
retornanno a n[e]iente
onn'om sì me desama.
Ergo l'avere è amato,
càd eo so' ennodiato;
però è 'n foll'estato
chi en tal pensier s'ennama.
Veio la gentelezza,
che no n'aia ricchezza,
retornare a vilezza;
onn'om l'apella brama.
L'omo ch'è enserviziato
da molta gente è amato;
vedutolo enfermato,
onn'omo sì ll'alama.
L'omo c'à sanetate
trova granne amistate;
se i vèn la tempestate,
r­peseli la trama.
L'omo te vòle amare
mentre ne pò lograre;
se no i pòi satisfare,
tòllete la tua fama.
Fugio lo falso amore,
ché no me prenda el core;
retornome al Signore,
ch'esso è lo vero ama.

venerdì 23 gennaio 2009

La tempesta di Piero Bigonciari

Tamara De Lempicka
Forse è questa l'ora di non vedere
se tutto è chiaro, forse questa è l'ora
ch'è solo di sé paga, ed il tuo incanto
divaga nell'inverno della terra,
nell'inferno dei segni da capire.
Ma non farti vedere dimostrare
ancora le tue formule, è finita
l'orgia dei risultati rispondenti
alle cause. Sei sola, batti i denti
accosto ai vetri nevicati, tetri.
Divergono in un morbido riaccendersi
d'altro sangue i destini che ci unirono.
Tu li ricordi come - in queste tarde
ore che riscoccano dalla pendola -
in un fuoco di tocchi, in un orrendo
scatenarsi, dai tuoi armadi, di bambole.
La nostra vita, catturata, vedi,
mentr'era armata solo di silenzio,
come dai parafulmini ridesti
da un lampo, trova il filo da seguire
per non morire restando se stessa.

giovedì 22 gennaio 2009

Mi nascondo nel mio fiore di Emily Dickinson

Mrs. Coventry Patmore/Millais
Mi nascondo nel mio fiore
Perché portandolo sul petto -
Tu - senza saperlo, porterai anche me -
E gli angeli sanno il resto!
oppure
Mi nascondo - nel mio fiore,
Perché mentre appassirà nel tuo Vaso -
Tu - senza saperlo - sentirai per me -
Quasi - una malinconia -

mercoledì 21 gennaio 2009

Il fuhrer vi racconterà: la guerra di Bertold Brecht

HUGHES
Dura quattro settimane. Quando verrà l'autunno
sarete di ritorno. Ma
l'autunno verrà e se ne andrà
e verrà ancora e se ne andrà molte volte, e voi non
sarete di ritorno.
L'Imbianchino vi racconterà: le macchine
ce la faranno per noi. Ben pochi
dovranno morire. Ma
voi morrete a centinaia di migliaia, quanti
mai in nessun luogo se n'è visti morire.
Quando sentirò che siete al Capo Nord
e in India e nel Transvaal, saprò tutt'al più
dove un giorno si potranno trovare le vostre tombe.

martedì 20 gennaio 2009

La casa sognata di Vita Sackville-West

Agnes Goodsir/1925 I giardini sui colli a terrazzi
Si levavano alti sul porto,
Occhieggiava qua e là qualche lume
Da casette nascoste nel folto.
Ero giunta alla fine del viaggio,
Quella era la casa sognata.
(da Poems of West and Est)

lunedì 19 gennaio 2009

Natura di Mario Luzi

Minerva/Elihu Vedder
La terra e a lei concorde il mare
e sopra ovunque un mare più giocondo
per la veloce fiamma dei passeri
e la via
della riposante luna e del sonno
dei dolci corpi socchiusi alla vita
e alla morte su un campo;
e per quelle voci che scendono
sfuggendo a misteriose porte e balzano
sopra noi come uccelli folli di tornare
sopra le isole originali cantando:
qui si prepara
un giaciglio di porpora e un canto che culla
per chi non ha potuto dormire
sì dura era la pietra,
sì acuminato l'amore.

domenica 18 gennaio 2009

Il tempo e l'oblio hanno cancellato di Emily Bronte

Tranquillo Cremona*Fanciulla malata
Il tempo e l'oblio hanno cancellato
ormai quel sorriso d'incanto
gli anni hanno spento la freschezza
muffa e umidità sfigurano il volto.
Ma la ciocca di capelli di seta
ancora intrecciata sotto il ritratto
dice quale fosse un tempo quel viso
ne ritrae l'immagine alla memoria.
Bianca la mano che ha vergato quel verso
"Amore sappimi sempre fedele"
veloci correvano le belle dita
quando la penna tracciava quel motto.

sabato 17 gennaio 2009

Non sto pensando a niente di Fernando Pessoa

Sirene/Klimt Non sto pensando a niente,
e questa cosa centrale, che a sua volta non è niente,
mi è gradita come l'aria notturna,
fresca in confronto all'estate calda del giorno.
Che bello, non sto pensando a niente!
Non pensare a niente
è avere l'anima propria e intera.
Non pensare a niente
è vivere intimamente
il flusso e riflusso della vita...
Non sto pensando a niente.
E' come se mi fossi appoggiato male.
Un dolore nella schiena o sul fianco,
un sapore amaro nella bocca della mia anima:
perché, in fin dei conti,
non sto pensando a niente,
ma proprio a niente,
a niente...

venerdì 16 gennaio 2009

Tristezza della luna di Charles Baudelaire

Arthur Wardle*1901
Questa sera la luna sogna più languidamente;
come una bella donna, che su tanti cuscini,
con mano distratta e leggera carezza
prima d'addormentarsi il contorno dei seni,
e sul dorso lucido di molli valanghe
morente, si abbandona a lunghi smarrimenti,
girando gli occhi sulle visioni bianche
che salgono nell'azzurro come fiori in boccio.
Quando, nel suo languore ozioso,
ella lascia cadere su questa terra una lagrima furtiva,
un pio poeta, odiatore del sonno,
accoglie nel cavo della mano questa pallida lagrima
dai riflessi iridati come un frammento d'opale,
e la nasconde nel suo cuore agli sguardi del sole.

giovedì 15 gennaio 2009

Il giuramento di Guido Gozzano

Millais
Ritorna col redo,
mi guarda sott'occhi;
un bacio le chiedo:
mi fissa nelli occhi
con occhi sicuri -
e vuole
che giuri.
- O molle trifoglio,
o mani di gelo!
Che bene ti voglio!
Ti giuro sul cielo! -
Solleva una mano,
mi dice:
"è lontano!".
- Che sete di baci!
Morire mi pare.
Ah! Come mi piaci!
Ti giuro sul mare! -
Riflette un secondo,
mi dice:
"è profondo!".
Biancheggia sospesa
in fondo al tratturo
la Chiesa. - Ti giuro
fin sopra la Chiesa! -
Sorride bambina,
mi dice:
"è calcina!".
- Il fieno ci copra.
Ah! T'amo di fiamma!
Ti giuro fin sopra
la testa di mamma: -
Mi guarda supino,
mi dice:
"assassino!".
M'irride, ma poi
si piega "...m'inganni?"-
Ti giuro, se vuoi,
pei belli vent'anni! -
Solleva lo sguardo,
mi dice:
"bugiardo!".

mercoledì 14 gennaio 2009

I gattici di Giovanni Pascoli

MenzelE vi rivedo, o gattici d'argento,
brulli in questa giornata sementina:
e pigra ancor la nebbia mattutina
sfuma dorata intorno ogni sarmento.
Gia vi schiudea le gemme questo vento
che queste foglie gialle ora mulina;
e io che al tempo allor gridai,
Cammina,
ora gocciare il pianto in cuor mi sento.
Ora, le nevi inerti sopra i monti,
e le squallide pioggie, e le lunghe ire
del rovaio che a notte urta le porte,
e i brevi dì che paiono tramonti
infiniti, e il vanire e lo sfiorire,
e i crisantemi, il fiore della morte.

martedì 13 gennaio 2009

Abdicazione di Fernando Pessoa

LeightonPrendimi fra le braccia, notte eterna,
e chiamami tuo figlio.
Io sono un re
che volontariamente ha abbandonato
il proprio trono di sogni e di stanchezze.
La spada mia, pesante in braccia stanche,
l’ho confidata a mani più virili e calme;
lo scettro e la corona li ho lasciati
nell’anticamera, rotti in mille pezzi.
La mia cotta di ferro, così inutile,
e gli speroni, dal futile tinnire,
li ho abbandonati sul gelido scalone.
La regalità ho smesso, anima e corpo,
per ritornare a notte antica e calma,
come il paesaggio, quando il giorno muore.

lunedì 12 gennaio 2009

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari di Martin Niemöller

MillaisPrima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare.
Berlino 1932

domenica 11 gennaio 2009

Voce lontana di Anna Andreevna Achmatova

Oskar Kokoschka*Lotte Franzos*1909
Come una voce lontana presto ascolto,
Ma intorno non c'è nulla, nessuno.
In questa nera buona terra
Voi deporrete il suo corpo.
Né il granito né il salice piangente
Faranno ombra al cenere leggero,
Solo i venti marini dal golfo
Per piangerlo accorreranno...

sabato 10 gennaio 2009

L'inverno si prolunga di Eugenio Montale

Madame Erraruriz/J.S.SargentL'inverno si prolunga, il sole adopera
il contagocce. Non è strano che noi
padroni e forse inventori dell'universo
per comprenderne un'acca dobbiamo affidarci
ai ciarlatani e aruspici che funghiscono ovunque?
Pare evidente che i Numi
comincino a essere stanchi de presunti
loro figli o pupilli.
Anche più chiaro che Dei o semidei
si siano a loro volta licenziati
dai loro padroni, se mai n'ebbero.
Ma...
(da Altri versi)

venerdì 9 gennaio 2009

L'incontro di Anna A. Achmatova

Erna/Kirchner
***
Al collo un filo di esili grani,
celo le mani nel largo manicotto,
gli occhi guardano distratti
e non piangeranno mai più.
Sembra il volto più pallido
per la seta che tende al lilla,
arriva quasi alle sopracciglia
la mia frangetta non ondulata.
E non somiglia ad un volo
questa lenta andatura, quasi avessi
sotto i piedi una zattera
e non i quadretti del parquet.
La bocca bianca è socchiusa,
ineguale il respiro affannato,
e sul mio petto tremano i fiori
dell'incontro che non c'è stato.
(1913/Piantaggine)

giovedì 8 gennaio 2009

Aria di gennaio di Roberto Sanesi

Cadell Anche la neve contribuisce all'idea
che ci si debba decidere.
Ma appena entrati nell'aria di gennaio,
che è come sempre forzare una porta
o sospingere un vetro con delicatezza,
non è più imbarazzante enumerare i sintomi
di quelle forme bianche rigorosamente
irregolari, contingenti, malgrado
la straordinaria chiarezza della luce, sul fondo,
che ci vediamo costretti a interpretare.
In questo senso la neve ci identifica: segno
Del movimento, incessante, compiuto
cominciamento.

mercoledì 7 gennaio 2009

Dopo Natale di Umberto Piersanti

Gustav Klimt Dopo Natale
spente le luminarie
l'ultima che risplende
a fianco dello scivolo,
bassa sul mare
sei cresciuto Jacopo
dall'altro anno,
ma i giochi e lo sguardo
sono gli stessi,
figlio, il tempo non ti riguarda
il cerchio delle luci
le feste ora passate
la luna di gennaio
ch'esce più tardi
delle tronche parole
senza storia,
della corsa priva di compagni
solo ti ricompensa il tempo
fatto eterno
per noi si spengono le luci
dopo le feste,
come la neve bianca
grigia si scioglie
sull'asfalto.

martedì 6 gennaio 2009

La Befana di Giovanni Pascoli

Ramon Casas Carbo Viene viene la Befana
vien dai monti a notte fonda.
Come è stanca! La circonda
neve, gelo e tramontana.
Viene viene la Befana.
Ha le mani al petto in croce,
e la neve è il suo mantello
ed il gelo il suo pannello
ed il vento la sua voce.
Ha le mani al petto in croce.
E s’accosta piano piano
alla villa, al casolare,
a guardare, ad ascoltare
or più presso or più lontano.
Piano piano, piano piano.
Che c’è dentro questa villa?
Uno stropiccìo leggero.
Tutto è cheto, tutto è nero.
Un lumino passa e brilla.
Che c’è dentro questa villa?
Guarda e guarda...tre lettini
con tre bimbi a nanna, buoni.
guarda e guarda...ai capitoni
c’è tre calze lunghe e fini.
Oh! tre calze e tre lettini.
Il lumino brilla e scende,
e ne scricchiolan le scale;
il lumino brilla e sale,
e ne palpitan le tende.
Chi mai sale? Chi mai scende?
Co’ suoi doni mamma è scesa,
sale con il suo sorriso.
Il lumino le arde in viso
come lampada di chiesa.
Co’ suoi doni mamma è scesa.
La Befana alla finestra
sente e vede, e s’allontana.
Passa con la tramontana,
passa per la via maestra,
trema ogni uscio, ogni finestra.
E che c’è nel casolare?
Un sospiro lungo e fioco.
Qualche lucciola di fuoco
brilla ancor nel focolare.
Ma che c’è nel casolare?
Guarda e guarda... tre strapunti
con tre bimbi a nanna, buoni.
Tra la cenere e i carboni
c’è tre zoccoli consunti.
Oh! tre scarpe e tre strapunti...
E la mamma veglia e fila
sospirando e singhiozzando,
e rimira a quando a quando
oh! quei tre zoccoli in fila...
Veglia e piange, piange e fila.
La Befana vede e sente;
fugge al monte, ch’è l’aurora.
Quella mamma piange ancora
su quei bimbi senza niente.
La Befana vede e sente.
La Befana sta sul monte.
Ciò che vede è ciò che vide:
c’è chi piange e c’è chi ride;
essa ha nuvoli alla fronte,
mentre sta sull’aspro monte.

lunedì 5 gennaio 2009

La Stella di Betlemme di Boris Pasternak

Lorimar C'era l'inverno
Soffiava il vento dalla steppa.
E freddo aveva il neonato nella tana
sul pendio del colle.
L'alito del bue lo riscaldava.
Animali domestici stavano nella grotta
sulla culla vagava un tiepido vapore
dalle rupi guardavano
assonnati i pastori gli spazi della mezzanotte.
Lontano era il campo della neve e il cimitero,
i recinti, le pietre tombali,
le stanghe di carri confitte nella neve,
e il cielo sul camposanto, pieno di stelle.
E li accanto, sconosciuta prima di allora,
più modesta di un lucignolo
nella finestrella del capanno,
tremava una stella sulla strada di Betlemme.

domenica 4 gennaio 2009

I Magi di Gabriele D'Annunzio

Edward Burne Jones
Una luce vermiglia
risplende nella pia
notte e si spande via
per miglia e miglia e miglia.
O nova meraviglia!
O fiore di Maria!
Passa la melodia
e la terra s'ingiglia.
Cantano tra il fischiare
del vento per le forre,
i biondi angeli in coro;
ed ecco Baldassarre
Gaspare e Melchiorre,
con mirra, incenso ed oro.

sabato 3 gennaio 2009

Il viaggio dei Magi di Thomas Stearns Eliot

Sybil Walker in red and gold dress/Lambert
Fu un freddo avvento per noi,
Proprio il tempo peggiore dell’anno
Per un viaggio, per un lungo viaggio come questo
Le vie fangose e la stagione rigida
Nel cuore dell’inverno.
E i cammelli piagati, coi piedi sanguinanti, indocili
Sdraiati nella neve che si scioglie.
Vi furono momenti in cui noi rimpiangemmo
I palazzi d'estate sui pendii, le terrazze,
E le fanciulle seriche che portano il sorbetto.
Poi i cammellieri che imprecavano e maledicevano
E disertavano, e volevano, donne e liquori,
E i fuochi notturni s'estinguevano, mancavano ricoveri,
E le città ostili e i paesi nemici
Ed i villaggi sporchi e tutto a caro prezzo:
Ore difficili avemmo.
Preferimmo viaggiare di notte,
Dormendo solo a tratti,
Con le voci che cantavano agli orecchi, dicendo
Che questo era tutta follia.
Poi all'alba giungemmo a una valle più tiepida,
Umida, sotto la linea della neve, tutta odorante di vegetazione;
Con un ruscello in corsa ed un molino ad acqua che batteva il buio,
E tre alberi contro il cielo basso,
E un vecchio cavallo bianco al galoppo sul prato.
Poi arrivammo a una taverna con l'architrave coperta di pampini,
Sei mani ad una porta aperta giocavano a dadi monete d'argento,
E piedi davano calci agli otri vuoti.
Ma non avemmo alcuna informazione, e così proseguimmo
Ed arrivati a sera non un solo momento troppo presto
Trovammo il posto; cosa soddisfacente voi direte.
Tutto questo fu molto tempo fa, ricordo,
E lo farei di nuovo, ma considerate
Questo considerate
Questo: ci trascinarono per tutta quella strada
Per una Nascita o per una Morte? Vi fu una Nascita, certo,
Ne avemmo prova e non avemmo dubbio. Avevo detto nascita e morte
Ma le avevo pensate differenti; per noi questa Nascita fu
Come un’aspra ed amara sofferenza, come la Morte, la nostra morte
Tornammo ai nostri luoghi, ai nostri Regni,
Ma ormai non più tranquilli, nelle antiche leggi,
Fra un popolo straniero che è rimasto aggrappato ai propri idoli.
Io sarei lieto di un’altra morte.

venerdì 2 gennaio 2009

I Re Magi di Heinrich Heine

Aristides
I Re Magi venian dall'Oriente
e chiedevano in ogni città:
« La sapete la via, buona gente?
Da che parte al presepe si va? ».
Ma nessuno la seppe dir loro,
e i re Magi ripreser la strada,
i re Magi seguir l'astro d'oro,
che brillava cortese lassù.
Sostò l'astro su l'umile tetto
di Giuseppe, i re Magi v'entrar:
mugghiò il bue, strillò il Pargoletto;
e i tre santi re Magi cantar.

giovedì 1 gennaio 2009

Anno nuovo... anche per chi soffre di Raoul Follereau

Joseph Christian Leyndecker
Signore, insegnaci a non amare noi stessi,
a non amare soltanto i nostri,
a non amare soltanto quelli che amiamo.
lnsegnaci a pensare agli altri
ed amare in primo luogo quelli che nessuno ama.
Signore, facci la grazia di capire che ad ogni istante,
mentre noi viviamo una vita troppo felice,
protetta da Te,
ci sono milioni di esseri umani,
che sono pure tuoi figli e nostri fratelli,
che muoiono di fame
senza aver meritato di morir di fame,
che muoiono di freddo
senza aver meritato di morire di freddo.
Signore,
abbi pietà di tutti i poveri del mondo.
E non permettere più,
Signore,
che noi viviamo felici da soli.