Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

giovedì 29 gennaio 2009

Gente di terra italiana di Pablo Neruda

GovernatoHo percorso le strade
sono andato per monti.
Le vigne m'hanno coperto
della lor tunica verde,
ho assaggiato il vino e l'acqua.
Tra le mie mani
è volata la farina,
è scivolato l'olio,
ma
è il popolo d'Italia
il prodotto più fine della terra.
Sono andato nelle fabbriche,
ho conversato con gli uomini,
conosco il sorriso
bianco dei volti anneriti,
ed è come una dura farina quel sorriso:
la terra aspra è il suo mulino.
Sono andato
tra i pescatori delle isole,
conosco il canto
di un uomo solo,
solo nelle pietrose solitudini,
ho ritirato le reti del pesce,
ho visto, sui declivi calcinati
del sud, raschiare le viscere
della terra più povera...
Italia, la misura
dell'uomo sempre innalzi .
come il granaio il frumento,
accumulando granelli,
capitale, tesoro puro,
germinazione profonda
della delicatezza e della speranza.
Nel mattino
la più antica
delle donne, grigia color ulivo,
mi portava
fiori di roccia, rose strappate
al difficile profilo dei pendii.
Rose e olio verde, erano i doni
che io raccolsi, ma
soprattutto
saggezza e canto
ho appreso dalle tue isole.
Dovunque vado porterò nelle mie mani
come fosse il tatto
di un legno puro,
musicale e fragrante
che le mie dita conservino,
il passo degli esseri,
la voce e la sostanza,
la lotta e il sorriso,
le rose e l'olio,
la terra, l'acqua, il vino
della tua terra e del tuo popolo.

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