Edgar Degas/1869 |
Quando tu venisti, una notte,
verso il suo letto, al buio,
e le dicesti, piano, già sopra di lei:
Non ti vedo, non ti sento.
E la ghermisti con artiglio d'aquila,
e tutta la costringesti nella tua forza
riplasmandola in te con tal furore
ch'ella perdette il senso d'esistere.
E uno solo in due bocche fu il rantolo
e misto fu il sangue e fu il ritmo perfetto,
e dal balcone aperto la notte
guardava con l'occhio d'una sola stella rossastra,
e il sonno che seguì parve la morte,
e immoti come cadaveri
la tristezza dell'ombra vi vegliò sino all'alba.
2 commenti:
Esistono racconti spaventosi sulle prime notti di nozze. Donne prese per i capelli e sbattute sul letto senza tanti complimenti, ragazze che non sapevano neanche come fosse fatto un uomo.
Non so se questa poesia sia autobiografica - potrebbe -, ma vi si leggono un atto predatorio e un senso di morte.
Qui cantano le cicale, ma c'è un cielino cenerino.
A Francesca e ai passanti del blog auguro tanta gioia.
Sapete, mi sono stupita che questa maestrina timida che parla di primule, primavera..abbia scritto tali parole...grazie ragazze, un temporale dura tutt'ora dalle 3 di stamattina. Buon proseguimento.
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