Serov*Izabella Grunberg |
Rasentano piano gli specchi invisibili
avvolti di nebbia,
non lasciano traccia nell’ombra,
gli specchi non hanno riflessi,
non cade su loro dell’ombra una macchia,
neppure la macchia dell’oro.
Un raggio vien fuori dal centro
di luce giallastra.
Sul raggio rimangono lievi, impalpabili,
impronte sfumate di luci, di nebbie: riflessi.
Appaiono spaiono lenti,
si fanno ora vivi, ora smorti,
appaiono spaiono lenti.
Dei volti talora vi appaiono,
dei volti bianchissimi,
appena il pallore la luce ne scopre.
Talaltra vi passan dei manti fioriti
vi passano lenti, cangianti, splendenti.
S’arrestano i volti,
s’arrestan, più chiari si fanno,
vi splende d’un tratto uno sguardo,
due occhi che corron cercando pungenti,
o in fondo confusi v’appaion languenti, morenti.
Vi passa pian piano la nebbia e ricopre,
confonde gli sguardi con luci di gemme.
In basso,
si segue la ridda
dei piccoli punti
di dadi danzanti.
Due dadi grandissimi, in fondo,
rimangono fermi,
ne splendono i punti nerissimi intenti.
Vi passano lievi davanti
le impronte sfumate di luci, di nebbie: riflessi.
Appaiono spaiono lenti,
si fanno ora vivi ora smorti,
appaiono spaiono lenti.
(Allegoria di Novembre)
2 commenti:
Le poesie di Palazzeschi sembrano sempre dei giochi. Piacevolissimi giochi di parole, di rime, di suoni e di immagini.
Ottima scelta, Francesca, per farci terminare la giornata!
Buonasera e buonanotte.
Grazie Rose, buonanotte!
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