Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

domenica 3 maggio 2015

Il marciapiede di Margaret Atwood

Moonlight Sonata, 1889–92, Ralph Albert Blakelock
Ci teniamo per mano lungo
una vecchia strada, stavolta presso il lago, e ridiamo
anche di qualche scherzo
fatto e scordato, e c'è
il sole o piove, di pranzo in pranzo,
di cena in cena. Si potrebbe vederlo
come una cosa dopo l'altra. Dove
andiamo? In nessun
luogo, sembra; sebbene andiamo
dove va infine l'amore,
a fondo. Ma non
ancora, per ora abbiamo
un corpo, sebbene le piante
vadano a fuoco, ardano, disperse
in un soffio, si fanno cenere, tutto
continua a bruciare e anche noi
bruceremo, anche il lago
ora è acceso, è sera e il marciapiede
s'inonda di luce blu, vi si vede
attraverso, camminiamo
sull'acqua un attimo
prima che la fede crolli e
anche noi ci lasciamo. E' tutto
più chiaro poco prima, ed
è poco prima sempre.

2 commenti:

Juliet ha detto...

Come splende questa luna!
C'è troppa enfasi per essere notte, troppa suggestione per farsi giorno, è questo laghetto incantato lo scenario che beethoven ha evocato in ralph?
Immagini di profonde impressioni, coinvolgimenti onirici.
E l'amore deve a forza finir giù sul fondale del lago,o proseguire a fondo, dopo che il fuoco ha sparso la sua luce?
Mi pare che a lei non sia andata molto bene..peccato.

Maggio in corso, primo lunedì :)

Rose ha detto...

Un marciapiede che sorregge persone, e poi solo il loro fuoco, la loro cenere: terminano fisicamente il marciapiede e la corporeità, non finisce l'essenza dell'uno, ponte infinito, e delll'altra, veicolo del fuoco interiore.

Sì, primo lunedì.