Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

sabato 12 settembre 2015

Rimuginando di Eugenio Montale

Granadas, 1929. Federico Beltrán-Masses
I
Probabilmente
sta calando la sera. Non per gli anni
che sono molti ma perchè lo spettacolo
annoiava gli attori più che il pubblico.
Non  mi sono addentrato nella selva
nè ho consultato San Bonaventura come C.
che Dio la protegga.
Non si tarda ad apprendere che gli anni
sono battibaleni e che il passato
è già il futuro. E il guaio è che l'incomprensibile
è la sola ragione che ci sostiene.
Se si fa chiaro che le Cause Prime
già contenevano in sè lo scoppio del ridicolo
si dovrà pure cercare altrove senza successo
poichè l'avvenire è già passato da un pezzo.
II
Pare assodato che la vita sia nata
da una furente incompatibilità
di vapori e di gas e questo ci conforta
perchè il cervello umano n'esce illeso.
L'infinito, il sublime e altri cacumi
se sono a nostro carico non ci caricano
di un ben fondato orgoglio. Non possumus.
Ma se n'esce incolpevoli. Le colpe
verranno dopo e sono incontestabili.
E il peccato d'orgoglio che dovrebbe essere perdonato qualora un giudice
fosse a disposizione il che si nega
da più parti. E se poi così non fosse?
*
da ALTRI VERSI
**
Eugenio è mancato il 12 settembre 1981

2 commenti:

Juliet ha detto...

Quel che ci accorgiamo accade è ormai già accaduto ma di colpe qui non si accusa nessuno, poter far sì, almeno, che il passato non diventi futuro, il sublime e l'infinito, in ogni caso, non sono parti di noi, e l'idea di essi, esce di scena dal mondo il giorno in cui non lo vedremo più, il dodici settembre, ad esempio, di un lontano millenovecentottantuno.

Juliet ha detto...

Melograni, mele, uva e un fondo di tenebre accattivanti, frutti vivaci e volti ombrosi, bellissima scelta, Francesca!