Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

mercoledì 6 marzo 2013

L'Astichello di Giacomo Zanella

Gari Melchers*1888

VI
Di vispe villanelle allegro coro
Sotto la luna, alla campagna aperta,
Uscìan cantando, mano a man conserta,
Dalle sonanti sale, ove il lavoro
Salute e giovinezza immola all'oro
E dè coloni il focolar deserta,
Che contro i guai della stagione incerta
Dell'obolo figlial fanno tesoro.
Cantando se ne gìan sotto la luna
A' lontani abituri; e le compagne
Tutte per via lasciando ad una ad una,
Con la pia squilla, che i defunti piagne
L'ultima voce nella vasta e bruna
Quïete si perdea delle campagne.
VII
Quel dì le rote ttacquero e le spole;
Nè risonò nell'ampia sala il canto.
Era di marzo; e non aveva il sole
Rinnovellato alle campagne il manto;
Ancor le siepi non avean vïole,
E fioriva soletto il calicanto.
Non mancâr mestissime parole
E d'accorate giovinette il pianto,
Che in bianco abito chiuse e della cera,
Che nelle destre ardea, più bianche in viso,
Portavan altre, ed altre in lunga schiera
Seguìan la bara dell'estinta amica,
Commiserando il caro fior reciso,
L'orbato amante e l'egra madre antica.

2 commenti:

Francesca Vicedomini ha detto...

L'Astichello è un fiume che lambisce Vicenza.

Rose ha detto...

E allora un saluto all'Astichello, che in questi giorni a quanto pare sarà bene irrorato dalla pioggia.

Buon soba marzolino.