Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

lunedì 30 giugno 2014

Clizia nel '34 di Eugenio Montale

Andrey Aranyshev
Sempre allungata
sulla chaise longue
della veranda
che dava sul giardino,
un libro in mano forse già da allora
vite di santi semisconosciuti
e poeti barocchi di scarsa reputazione
non era amore quello
era come oggi e sempre
venerazione.***
ALTRI VERSI

3 commenti:

Sympatros ha detto...

Ripasso nel blog al femminile, grazia per gli occhi dagli immobili quadri che misteriosi t’invitano..nell’infinito al suono variegato delle infinite poesie.. ma è grazia femminile? O invece, ingentilita da figure e versi, è la quotidianità fatta di ricicci e che tempo che fa? Anche il quotidiano vuole la sua parte! Il quotidiano immerso continuamente nel bello dell’arte finisce per rubarne qualcosa. E’ un problema di osmosi.

Rose ha detto...

Che omaggio a Clizia. Venerata.

Una nuvola azzurra luminosa e spigolosa, forse era davvero come lei... la posa è da chaise longue.

E buon domani.

Francesca Vicedomini ha detto...

Ma grazie...non so che dire..