Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

mercoledì 5 settembre 2012

Canzone orientale di Federico Garcia Lorca

John Singer Sargent*Pomegranates
La fragrante melagrana 
è un cielo di cristallo.
(Ogni grana è una stella,
ogni velo un tramonto).
Cielo asciutto e compresso
dall'artiglio degli anni.
La melagrana è come un seno
vecchio e aggrinzito,
col capezzolo che si è fatto stella
per illuminare la campagna.
E' un piccolo alveare
dal favo insanguinato,
perchè lo formarono le api
con bocche da donne.
Per questo scoppiando, ride
con porpore di mille labbra...
La melagrana è un cuore
che palpita sulle sementi,
uno sdegnoso cuore
dove non beccano gli uccelli,
un cuore che da fuori
è duro come quello umano,
ma che offre a chi lo trafigge
odore e sangue di maggio.
La melagrana è il tesoro
del vecchio gnomo del prato,
che parlò con la piccola Rosa
nel bosco solitario,
quello con la barba bianca
ed il vestito rosso.
E' il tesoro che custodiscono anche
le verdi foglie dell'albero.
Arche di pietre preziose
in visceri di vago oro.
La spiga è il pane. E' Cristo
incarnato in vita e in morte.
L'olivo è la costanza
della forza e del lavoro.
La mela è il sensuale,
frutto sfinge del peccato,
goccia di secoli che conserva
il contatto di Satana.
L'arancia è la tristezza
del fiore profanato,
perchè in lei diventa fuoco e oro
quanto era prima puro e bianco.
Le viti sono lussuria
che si coagula d'estate
e che la chiesa spreme
per il santo liquore benedetto.
Le castagne sono la pace
del focolare. Cose d'un tempo.
Crepitare di vecchi legni,
smarriti pellegrini.
La ghianda è la serena
poesia di ciò che è rancido
e la cotogna d'oro tenue
la castità di ciò che è sano.
Ma la melagrana è il sangue,
sangue di cielo consacrato,
sangue di terra ferita
dall'ago dell'acquitrino.
Sangue di vento che viene
dal rude monte scalfitto.
Sangue di mare tranquillo,
sangue di lago addormentato.
La melagrana è la preistoria
del sangue che portiamo,
idea di sangue, racchiuso
nel globulo duro e agro,
dalla forma vaga
di cuore e di cranio.
Oh aperta melagrana,
tu sei una fuamma sull'albero,
sorella carnale di Venere,
riso dell'orto ventilato!
Ti girano attorno le farfalle
perchè ti credono un sole fermo
e i vermi ti evitano
per paura di bruciarsi.
Perchè sei luce di vita,
femmina dei frutti. Stella
limpida della foresta
del ruscello innamorato.
Fossi come te, frutto,
tutto passione nella campagna!
1920
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CANCION ORIENTAL
Es la granada olorosa
un cielo cristalizado.
(Cada grano es una estrella,
cada velo es un ocaso.)
Cielo seco y comprimido
por la garra de los años.
La granada es como un seno
viejo y apergaminado,
cuyo pezón se hizo estrella
para iluminar el campo.
Es colmena diminuta
con panal ensangrentado,
pues con bocas de mujeres
sus abejas la formaron.
Por eso al estallar, ríe
con púrpuras de mil labios...
La granada es corazón
que late sobre el sembrado,
un corazón desdeñoso
donde no pican los pájaros,
un corazón que por fuera
es duro como el humano,
pero dal al que lo traspasa
olor y sangre de mayo.
La granada es el tesoro
del viejo gnomo del prado,
el que habló con niña Rosa
en el bosque solitario.
Aquel de la blanca barba
y del traje colorado.
Es el tesoro que aun guardan
las verdes hojas del árbol.
Arca de piedras preciosas
en entraña de oro vago.
La espiga es el pan. Es Cristo
en vida y muerte cuajado.
El olivo es la firmeza
de la fuerza y el trabajo.
La manzana es lo carnal,
fruta esfinge del pecado,
gota de siglos que guarda
de Satanás el contacto.
La naranja es la tristeza
del azahar profanado,
pues se torna fuego y oro
lo que antes fue puro y blanco.
Las vides son la lujuria
que se cuaja en el verano,
de las que la iglesia saca,
con bendición, licor santo.
Las castañas son la paz
del hogar. Cosas de antaño.
Crepitar de leños viejos,
peregrinos descarriados.
La bellota es la serena
poesía de lo rancio,
y el membrillo de oro débil
la limpieza de lo sano.
Mas la granada es la sangre,
sangre del cielo sagrado,
sangre de la tierra herida
por la aguja del regato.
Sangre del viento que viene
del rudo monte arañado.
Sangre de la mar tranquila,
sangre del dormido lago.
La granada es la prehistoria
de la sangre que llevamos,
la idea de sangre, encerrada
en glóbulo duro y agrio,
que tiene una vaga forma
de corazón y de cráneo.
¡Oh granada abierta!, que eres
una llama sobre el árbol,
hermana en carne de Venus,
risa del huerto oreado.
Te cercan las mariposas
creyéndote sol parado,
y por miedo de quemarse
huyen de ti los gusanos.
Porque eres luz de la vida,
hembra de las frutas. Claro
lucero de la floresta
del arroyo enamorado.
¡Quién fuera como tú, fruta,
todo pasión sobre el campo!
1920

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