John Everett Millais/Ophelia (dettaglio)Sull'onda calma e nera dove dormono le stelle La bianca Ofelia ondeggia come un grande giglio,
Ondeggia molto piano, stesa nei suoi lunghi veli…-
Si sentono dai boschi lontani grida di caccia.
Sono più di mille anni che la triste Ofelia
Passa, bianco fantasma, sul lungo fiume nero;
Sono più di mille anni che la sua dolce follia
Mormora una romanza alla brezza della sera.
Il vento le bacia il seno e distende a corolla
I suoi grandi veli, teneramente cullati dalle acque;
I salici fruscianti piangono sulla sua spalla,
Sulla sua grande fronte sognante s'inclinano i fuscelli.
Le ninfee sfiorate le sospirano attorno;
A volte lei risveglia, in un ontano che dorme,
Un nido da cui sfugge un piccolo fremer d'ali:-
Un canto misterioso scende dagli astri d'oro.
O pallida Ofelia! bella come la neve!
Tu moristi bambina, rapita da un fiume!-
I venti piombati dai grandi monti di Norvegia
Ti avevano parlato dell'aspra libertà;
E un soffio, torcendoti la gran capigliatura,
Al tuo animo sognante portava strani fruscii;
Il tuo cuore ascoltava il canto della Natura
Nei gemiti dell'albero e nei sospiri della notte;
L'urlo dei mari folli, immenso rantolo,
Frantumava il tuo seno fanciullo, troppo dolce e umano;
E un mattino d'aprile, un bel cavaliere pallido,
Un povero pazzo, si sedette muto ai tuoi ginocchi.
Cielo! Amore! Libertà!
Quale sogno, o povera Folle!
Ti scioglievi per lui come la neve al fuoco:
Le tue grandi visioni ti strozzavan le parole-
E che ha visto sull'acqua, stesa nei suoi lunghi veli,
La bianca Ofelia come un gran giglio ondeggiare.
Ondeggia molto piano, stesa nei suoi lunghi veli…-
Si sentono dai boschi lontani grida di caccia.
Sono più di mille anni che la triste Ofelia
Passa, bianco fantasma, sul lungo fiume nero;
Sono più di mille anni che la sua dolce follia
Mormora una romanza alla brezza della sera.
Il vento le bacia il seno e distende a corolla
I suoi grandi veli, teneramente cullati dalle acque;
I salici fruscianti piangono sulla sua spalla,
Sulla sua grande fronte sognante s'inclinano i fuscelli.
Le ninfee sfiorate le sospirano attorno;
A volte lei risveglia, in un ontano che dorme,
Un nido da cui sfugge un piccolo fremer d'ali:-
Un canto misterioso scende dagli astri d'oro.
O pallida Ofelia! bella come la neve!
Tu moristi bambina, rapita da un fiume!-
I venti piombati dai grandi monti di Norvegia
Ti avevano parlato dell'aspra libertà;
E un soffio, torcendoti la gran capigliatura,
Al tuo animo sognante portava strani fruscii;
Il tuo cuore ascoltava il canto della Natura
Nei gemiti dell'albero e nei sospiri della notte;
L'urlo dei mari folli, immenso rantolo,
Frantumava il tuo seno fanciullo, troppo dolce e umano;
E un mattino d'aprile, un bel cavaliere pallido,
Un povero pazzo, si sedette muto ai tuoi ginocchi.
Cielo! Amore! Libertà!
Quale sogno, o povera Folle!
Ti scioglievi per lui come la neve al fuoco:
Le tue grandi visioni ti strozzavan le parole-
E il terribile Infinito sconvolse il tuo sguardo azzurro!
- E il Poeta dice che ai raggi delle stelle
Vieni a cercare, la notte, i fiori che cogliesti,- E il Poeta dice che ai raggi delle stelle
E che ha visto sull'acqua, stesa nei suoi lunghi veli,
La bianca Ofelia come un gran giglio ondeggiare.
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