venerdì 29 gennaio 2010
giovedì 28 gennaio 2010
Se mi chiamassi di Pedro Salinas
De FeureSe mi chiamassi, sì,
se mi chiamassi.
Io lascerei tutto,
tutto io getterei:
i prezzi, i cataloghi,
l'azzurro dell'oceano sulle carte,
i giorni e le loro notti,
i telegrammi vecchi
ed un amore.
Tu, che non sei il mio amore,
se mi chiamassi!
E ancora attendo la tua voce:
giù per i telescopi,
dalla stella,
attraverso specchi e gallerie
ed anni bisestili può venire.
Non so da dove.
Dal prodigio, sempre.
Perché se tu mi chiami
- se mi chiamassi, sì, se mi chiamassi -
sarà da un miracolo,
ignoto, senza vederlo.
Mai dalle labbra che ti bacio,
mai
dalla voce che dice: "Non te ne andare".
se mi chiamassi.
Io lascerei tutto,
tutto io getterei:
i prezzi, i cataloghi,
l'azzurro dell'oceano sulle carte,
i giorni e le loro notti,
i telegrammi vecchi
ed un amore.
Tu, che non sei il mio amore,
se mi chiamassi!
E ancora attendo la tua voce:
giù per i telescopi,
dalla stella,
attraverso specchi e gallerie
ed anni bisestili può venire.
Non so da dove.
Dal prodigio, sempre.
Perché se tu mi chiami
- se mi chiamassi, sì, se mi chiamassi -
sarà da un miracolo,
ignoto, senza vederlo.
Mai dalle labbra che ti bacio,
mai
dalla voce che dice: "Non te ne andare".
mercoledì 27 gennaio 2010
Fuga di morte di Paul Celan
Thayer |
noi lo beviamo al meriggio come al mattino lo beviamo la notte
noi beviamo e beviamo
noi scaviamo una tomba nell'aria chi vi giace non sta stretto.
Nella casa vive un uomo che gioca colle serpi che scrive
che scrive in Germania quando abbuia i tuoi capelli d'oro.
Margarete egli scrive
egli s'erge sulla porta e le stelle lampeggiano egli aduna i mastini con un fischio
con un fischio fa uscire i suoi ebrei fa scavare una tomba nella terra
ci comanda e adesso suonate perché si deve ballare.
Negro latte dell'alba noi ti beviamo la notte
noi ti beviamo al mattino come al meriggio ti beviamo la sera
noi beviamo e beviamo.
Nella casa vive un uomo che gioca colle serpi che scrive
che scrive in Germania quando abbuia i tuoi capelli d'oro.
Margarete i tuoi capelli di cenere Sulamith noi scaviamo una tomba
nell'aria chi vi giace non sta stretto
Egli grida puntate più fondo nel cuor della terra e voialtri cantate e suonate
egli trae dalla cintola il ferro lo brandisce i suoi occhi sono azzurri
voi puntate più fondo le zappe e voi ancora suonate
perché si deve ballare.
Negro latte dell'alba noi ti beviamo la notte
noi ti beviamo al meriggio come al mattino ti beviamo la sera
noi beviamo e beviamo
nella casa vive un uomo i tuoi capelli d'oro Margarete
i tuoi capelli di cenere Sulamith egli gioca colle serpi.
Egli grida suonate più dolce la morte la morte è un Mastro di Germania
grida cavate ai violini suono più oscuro così andrete come fumo nell'aria
così avrete nelle nubi una tomba chi vi giace non sta stretto.
Negro latte dell'alba noi ti beviamo la notte
noi ti beviamo al meriggio la morte è un Mastro di Germania
noi ti beviamo la sera come al mattino noi beviamo e beviamo
la morte è un Mastro di Germania il suo occhio è azzurro
egli ti coglie col piombo ti coglie con mira precisa
nella casa vive un uomo i tuoi capelli d'oro Margarete
egli aizza i mastini su di noi ci fa dono di una tomba nell'aria
egli gioca colle serpi e sogna la morte è un Mastro di Germania.
I tuoi capelli d'oro Margarete,
i tuoi capelli di cenere Sulamith.
( A tutti i fratelli perduti)
Sonetto 42 di William Shakespeare
Dante Gabriel RossettiChe tu abbia lei non è tutto il mio tormento
eppur si sa che l'ho teneramente amata;
ma che lei abbia te è quanto più m'accora,
una sconfitta in amore che mi brucia dentro.
Amabili colpevoli, così voglio scusarvi:
tu ami lei perché ben sai ch'io l'amo;
e così per amor mio ella pure m'inganna
lasciando che il mio amico l'ami per amor mio.
Se perdo te, tal perdita è per lei un vantaggio
e se perdo lei, è il mio amico a trovar tal perdita:
entrambi vi trovate ed io vi perdo tutti e due
e voi, per amor mio, m'infliggete questa croce.
Ma eccone la gioia: lui ed io siamo una sol cosa:
o dolce inganno, ella dunque ama me soltanto.
eppur si sa che l'ho teneramente amata;
ma che lei abbia te è quanto più m'accora,
una sconfitta in amore che mi brucia dentro.
Amabili colpevoli, così voglio scusarvi:
tu ami lei perché ben sai ch'io l'amo;
e così per amor mio ella pure m'inganna
lasciando che il mio amico l'ami per amor mio.
Se perdo te, tal perdita è per lei un vantaggio
e se perdo lei, è il mio amico a trovar tal perdita:
entrambi vi trovate ed io vi perdo tutti e due
e voi, per amor mio, m'infliggete questa croce.
Ma eccone la gioia: lui ed io siamo una sol cosa:
o dolce inganno, ella dunque ama me soltanto.
martedì 26 gennaio 2010
Sognato per l'inverno a... lei di Arthur Rimbaud
William Orpen/Mrs St.Cloud Andremo, d'inverno, in un vagoncino rosa
con tanti cuscini blu.
Sarà dolce. Un nido di baci folli posa
nei cantucci molli.
Tu chiuderai gli occhi, per non vedere dai vetri
smorfiare l'ombre delle sere,
la plebaglia di démoni e di lupi tetri,
mostruosità arcigne e nere.
Poi la tua guancia graffiare si sentirà...
un bacetto, un ragno matto, ti correrà
sul collo...
Intanto tu mi dirai: "Cerca!", chinando a me la testa,
prenderemo tempo a scovare quella bestia
che viaggia così tanto...
con tanti cuscini blu.
Sarà dolce. Un nido di baci folli posa
nei cantucci molli.
Tu chiuderai gli occhi, per non vedere dai vetri
smorfiare l'ombre delle sere,
la plebaglia di démoni e di lupi tetri,
mostruosità arcigne e nere.
Poi la tua guancia graffiare si sentirà...
un bacetto, un ragno matto, ti correrà
sul collo...
Intanto tu mi dirai: "Cerca!", chinando a me la testa,
prenderemo tempo a scovare quella bestia
che viaggia così tanto...
lunedì 25 gennaio 2010
Notte di vento di Giovanni Pascoli
Frantz Charlet/Brugge Allora sentii che non c'era,
che non ci sarebbe mai più...
La tenebra vidi più nera,
più lugubre udii la bufera...
uuh...uuuh...uuuh...
Venia come un volo di spetri,
gridando ad ogni émpito più:
un fragile squillo di vetri
seguiva quelli ululi tetri...
uuh...uuuh...uuuh...
Oh! solo nell'ombra che porta
quei gridi... (chi passa laggiù?)
Ohl solo nell'ombra già morta
per sempre... (chi batte alla porta?)
uuh...uuuh...uuuh..
che non ci sarebbe mai più...
La tenebra vidi più nera,
più lugubre udii la bufera...
uuh...uuuh...uuuh...
Venia come un volo di spetri,
gridando ad ogni émpito più:
un fragile squillo di vetri
seguiva quelli ululi tetri...
uuh...uuuh...uuuh...
Oh! solo nell'ombra che porta
quei gridi... (chi passa laggiù?)
Ohl solo nell'ombra già morta
per sempre... (chi batte alla porta?)
uuh...uuuh...uuuh..
domenica 24 gennaio 2010
Lettere ad una sconosciuta di Nicanor Parra
Gentilini/Luciana Quando passeranno gli anni, quando passeranno
gli anni e l'aria avrà scavato un fosso
fra la tua anima e la mia; quando passeranno gli anni
e sarò soltanto un uomo che amasti
un essere che restò un istante di fronte alle tue labbra,
un pover'uomo stanco di camminare per i giardini,
dove sarai tu ? Dove
sarai, oh figlia dei miei baci!
gli anni e l'aria avrà scavato un fosso
fra la tua anima e la mia; quando passeranno gli anni
e sarò soltanto un uomo che amasti
un essere che restò un istante di fronte alle tue labbra,
un pover'uomo stanco di camminare per i giardini,
dove sarai tu ? Dove
sarai, oh figlia dei miei baci!
sabato 23 gennaio 2010
Arie XLVII-XLVIII di Pietro Metastasio
Pietro Longhi/Festa in maschera XLVII
Fra tutte le pene
v'è pena maggiore?
Son presso al mio bene,
sospiro d'amore,
e dirgli non oso:
Sospiro per te.
Mi manca il valore
per tanto soffrire;
mi manca l'ardire
per chieder mercé.
XLVIII
Vuoi per sempre abbandonarmi?
non ti muove il dolor mio?
puoi negarmi un solo addio?
Questa è troppa crudeltà.
Dimmi almeno: io t'abbandono;
dillo almen con un sospiro;
che nemiche, oh Dio! non sono
la costanza e la pietà.
Fra tutte le pene
v'è pena maggiore?
Son presso al mio bene,
sospiro d'amore,
e dirgli non oso:
Sospiro per te.
Mi manca il valore
per tanto soffrire;
mi manca l'ardire
per chieder mercé.
XLVIII
Vuoi per sempre abbandonarmi?
non ti muove il dolor mio?
puoi negarmi un solo addio?
Questa è troppa crudeltà.
Dimmi almeno: io t'abbandono;
dillo almen con un sospiro;
che nemiche, oh Dio! non sono
la costanza e la pietà.
venerdì 22 gennaio 2010
giovedì 21 gennaio 2010
A te si arriva di Pedro Salinas
Tranquillo Cremona A te si arriva solo attraverso te.
Ti aspetto.
Io sì che so dove mi trovo,
la mia città, la via, il nome
con cui tutto mi chiamano.
Però non so dove sono stato con te.
Là mi hai portato tu.
Come avrei imparato la strada
se non guardavo nient'altro che te,
se la strada era dove tu andavi,
e la fine fu quando ti sei fermata?
Che altro poteva esserci
più di te che ti offrivi, guardandomi?
Però adesso che esilio,
che mancanza,
e lo stare dove si sta.
Aspetto, passano i treni,
i destini, gli sguardi.
Mi porterebbero dove non sono stato mai.
Ma io non cerco nuovi cieli.
Io voglio stare dove sono stato.
Con te, ritornarci.
Che intensa novità,
ritornare un'altra volta,
ripetere mai uguale
quello stupore infinito.
E fino a quando non verrai tu
io resterò sulla sponda
dei voli, dei sogni,
delle stelle, immobile.
Perché so che dove sono stato
non portano né ali, né ruote, né vele.
Esse vagano smarrite.
Perché so che dove sono stato con te
si va solo con te, attraverso te.
Ti aspetto.
Io sì che so dove mi trovo,
la mia città, la via, il nome
con cui tutto mi chiamano.
Però non so dove sono stato con te.
Là mi hai portato tu.
Come avrei imparato la strada
se non guardavo nient'altro che te,
se la strada era dove tu andavi,
e la fine fu quando ti sei fermata?
Che altro poteva esserci
più di te che ti offrivi, guardandomi?
Però adesso che esilio,
che mancanza,
e lo stare dove si sta.
Aspetto, passano i treni,
i destini, gli sguardi.
Mi porterebbero dove non sono stato mai.
Ma io non cerco nuovi cieli.
Io voglio stare dove sono stato.
Con te, ritornarci.
Che intensa novità,
ritornare un'altra volta,
ripetere mai uguale
quello stupore infinito.
E fino a quando non verrai tu
io resterò sulla sponda
dei voli, dei sogni,
delle stelle, immobile.
Perché so che dove sono stato
non portano né ali, né ruote, né vele.
Esse vagano smarrite.
Perché so che dove sono stato con te
si va solo con te, attraverso te.
mercoledì 20 gennaio 2010
Sonetto 36 di William Shakespeare
anche se il nostro amore è un uno indivisibile,
così quelle colpe che son soltanto mie
senza il tuo aiuto, le sopporterò da solo.
Nei nostri due amori vi è un comun sentire
Nei nostri due amori vi è un comun sentire
anche se un'ingiustizia separa le nostre vite,
che pur non alterando il nostro sentimento
sottrae dolci momenti al piacere dell'amore.
Io non potrò mai più mostrar d'esserti amico
Io non potrò mai più mostrar d'esserti amico
per timor che ti dian onta le mie colpe indegne,
né tu potrai onorarmi con palese simpatia
se non vorrai infamare la tua reputazione:
se non vorrai infamare la tua reputazione:
ma non rischiare questo: io ti voglio così bene
e ti sento tanto mio che mio è il tuo buon nome.
martedì 19 gennaio 2010
Toni neutri di Thomas Hardy
E il sole era bianco, come biasimato da Dio,
E sparse foglie giacevano sulla zolla affamata,
Cadute da un frassino, ed erano grige.
I tuoi occhi fissi sopra di me erano quali gli occhi che vagano
Su tediosi enigmi risolti anni addietro;
parole correvano tra noi su e giù,
Chiedevano chi, con il nostro amore, avesse perduto di più.
Il sorriso della tua bocca era la cosa più morta,
Vivo quel tanto che gli desse la forza di morire;
E una piega d'amarezza aleggiava su di esso
Quasi un uccello di sventura in volo...
Da allora, crude lezioni che amore inganna,
E strazia d'offese immeritate, hanno foggiato per me
La tua faccia, e il sole maledetto da Dio, e un albero,
E un laghetto orlato di foglie grigiastre.
lunedì 18 gennaio 2010
Nevicata di Giovanni Pascoli
la terra è bianca; neve sopra neve:
gemono gli olmi a un lungo mugghio
stanco:
cade del bianco con un tonfo lieve.
E le ventate soffiano di schianto
E le ventate soffiano di schianto
e per le vie mulina la bufera:
passano bimbi: un balbettio di pianto;
passa una madre: passa una preghiera.
domenica 17 gennaio 2010
Riempilo d'amore di Amado Nervo
riempilo d'amore.
Adolescente, giovane, vecchio:
sempre quando c'è un vuoto nella tua vita,
riempilo d'amore.
E quando saprai di aver davanti a te un periodo vano,
vai a cercare amore.
Non pensare: Soffrirò.
Non pensare: Mi ingannerà
Non pensare: Dubiterò.
Vai, semplicemente, diafanamente, gioiosamente,
alla ricerca dell'amore.
Che indole di amore?
Non importa.
Ogni amore è pieno di eccellenza e di nobiltà.
Ama come puoi, ama chi puoi,
ama tutto ciò che puoi...però ama sempre.
Non preoccuparti della finalità del tuo amore.
Esso porta con sè la sua finalità.
Non considerarlo incompleto perchè non trovi risposta alla tua tenerezza;
l'amore porta con sè la propria compiutezza.
Sempre quando c'è un vuoto nella tua vita,
riempilo d'amore.
sabato 16 gennaio 2010
Arie XLIV-XLV di Pietro Metastasio
Non so se la speranza
va con l'inganno unita;
so che mantiene in vita
qualche infelice almen.
So che sognata ancora
gli affanni altrui ristora
la sola idea gradita
del sospirato ben.
XLV
Ha negli occhi un tale incanto,
che a quest'alma affatto è nuovo;
che, se accanto a lui mi trovo,
non ardisco favellar.
Ei dimanda, io non rispondo;
m'arrossisco, mi confondo;
parlar credo, e poi m'avvedo
che comincio a sospirar.
venerdì 15 gennaio 2010
Ciò che posso fare di Emily Dickinson
Anche se esiguo come una Giunchiglia -
Quello che non posso - deve restare
Ignoto alla possibilità -
giovedì 14 gennaio 2010
Il modo tuo d'amare...di Pedro Salinas
Agnes Goodsir/La parigina Il modo tuo d'amare
è lasciare che io t'ami.
Il sì con cui ti abbandoni
è il silenzio. I tuoi baci
sanno offrirmi le labbra
perché io le baci.
Mai parole, abbracci
mi diranno che sei esistita
che mi hai amato: mai.
Me lo dicono fogli bianchi,
mappe, telefoni, presagi;
tu, no.
E sto abbracciato a te
senza chiederti nulla, per timore
che non sia vero
che tu vivi e mi ami.
E sto abbracciato a te
senza guardare e senza toccarti.
Perché non debba mai scoprire
con domande o carezze
l'immensa solitudine
d'essere solo ad amarti.
mercoledì 13 gennaio 2010
Sonetto 32 di William Shakespeare
Morte villana coprirà di polvere
le mie ossa, e qualora i rozzi versi
del tuo povero amante rivedessi,
paragonali al meglio di quei tempi,
paragonali al meglio di quei tempi,
e se inferiori fossero a ogni penna,
per l'amor mio, non per la rima serbali,
sorpassata da più dotati autori.
Oh, dammi allora un pensiero amoroso:
Oh, dammi allora un pensiero amoroso:
«Fosse cresciuta coi tempi, darebbe
miglior parto la Musa del mio amico,
da tener testa al migliore equipaggio;
da tener testa al migliore equipaggio;
morto lui, per lo stile i versi altrui
leggerò, per il suo amore i suoi».
martedì 12 gennaio 2010
Lettera alla madre di Salvatore Quasimodo
il Naviglio urta confusamente sulle dighe,
gli alberi si gonfiano d'acqua, bruciano di neve;
non sono triste nel Nord: non sono
in pace con me, ma non aspetto
perdono da nessuno, molti mi devono lacrime
da uomo a uomo. So che non stai bene, che vivi
come tutte le madri dei poeti, povera
e giusta nella misura d'amore
per i figli lontani. Oggi sono io
che ti scrivo.» - Finalmente, dirai, due parole
di quel ragazzo che fuggì di notte con un mantello corto
e alcuni versi in tasca. Povero, così pronto di cuore
lo uccideranno un giorno in qualche luogo. -
«Certo, ricordo, fu da quel grigio scalo
di treni lenti che portavano mandorle e arance,
alla foce dell'Imera, il fiume pieno di gazze,
di sale, d'eucalyptus. Ma ora ti ringrazio,
questo voglio, dell'ironia che hai messo
sul mio labbro, mite come la tua.
Quel sorriso m'ha salvato da pianti e da dolori.
E non importa se ora ho qualche lacrima per te,
per tutti quelli che come te aspettano,
e non sanno che cosa. Ah, gentile morte,
non toccare l'orologio in cucina che batte sopra il muro
tutta la mia infanzia è passata sullo smalto
del suo quadrante, su quei fiori dipinti:
non toccare le mani, il cuore dei vecchi.
Ma forse qualcuno risponde? O morte di pietà,
morte di pudore. Addio, cara, addio, mia dolcissima mater.»
lunedì 11 gennaio 2010
Notte di neve di Giovanni Pascoli
ma lontana, fioca. Là
un marmoreo cimitero
un marmoreo cimitero
sorge, su cui l'ombra tace:
e ne sfuma al cielo nero
un chiarore ampio e fugace.
Pace! pace! pace! pace!
nella bianca oscurità.
domenica 10 gennaio 2010
In pace di Amado Nervo
perché nulla mi donasti né false speranze,
né lavori ingiusti, né pena immeritata;
perché vedo, alla fine della mia rude strada,
che io fui l'architetto del mio destino;
che se estrassi il miele o il fiele delle cose,
fu perché in esse misi fiele o mieli saporiti:
quando piantai roseti raccolsi sempre rose.
Certo, alle mie frondosità segue l'inverno:
ma tu non mi dicesti che maggio fosse eterno!
Senza dubbio trovai lunghe le notti delle mie pene;
ma non mi promettesti solamente notti buone;
ed invece ne ebbi alcune santamente serene...
Amai, fui amato, il sole accarezzò il mio volto.
Vita, niente mi devi! Vita, stiamo in pace!
sabato 9 gennaio 2010
Arie XLII-XLIII di Pietro Metastasio
Cieco ciascun mi crede
folle ciascun mi vuole
ognun di me si duole,
colpa è di tutto Amor.
Né stolto alcun s'avvede
che a torto Amore offende;
che quel costume ei prende
che trova in ogni cor.
XLIII
Oh almen, qualor si perde
parte del cor sì cara,
la rimembranza amara
se ne perdesse ancor!
Ma quando è vano il pianto,
l'alma a prezzarla impara;
ogni negletto vanto
se ne conosce allor.
venerdì 8 gennaio 2010
La morte da significato di Emily Dickinson
Che l'Occhio avrebbe tralasciato
Salvo che una Creatura defunta
Ci implori teneramente
Di soffermarci su piccoli Lavori
Di soffermarci su piccoli Lavori
Di Pastello, o di Lana,
Con un "Questo fu l'ultimo fatto dalle Sue dita" -
Industriose fino a quando -
Il Ditale divenne troppo pesante -
Il Ditale divenne troppo pesante -
I punti - si arrestarono -
E allora fu posato fra la Polvere
Sulle mensole del Ripostiglio -
Ho un Libro - donato da un amico -
Ho un Libro - donato da un amico -
La cui Matita - qui e là -
Ha segnato i punti che Lui preferiva -
A Riposo - sono le Sue dita -
Ora - quando leggo - non riesco a leggere -
Ora - quando leggo - non riesco a leggere -
Per le Lacrime che interrompono -
Cancellando quelle Incisioni
Troppo Costose da Riparare.
giovedì 7 gennaio 2010
E' l'alba di Nazim Hikmet
come l'acqua che lascia cadere sul fondo
le sue impurità. E sei tu, all'improvviso
tu, mio amore, nel chiarore infinito
di fronte a me.
Giorno d'inverno, senza macchia, trasparente
Giorno d'inverno, senza macchia, trasparente
come vetro. Addentare la polpa candida e sana
d' un frutto. Amarti, mia rosa, somiglia
all'aspirare l'aria in un bosco di pini.
Chi sa, forse non ci ameremmo tanto
Chi sa, forse non ci ameremmo tanto
se le nostre anime non si vedessero da lontano
non saremmo così vicini, chi sa,
se la sorte non ci avesse divisi.
È così, mio usignolo, tra te e me
È così, mio usignolo, tra te e me
c'è solo una differenza di grado:
tu hai le ali e non puoi volare
io ho le mani e non posso pensare.
Finito, dirà un giorno madre Natura
Finito, dirà un giorno madre Natura
finito di ridere e piangere
e sarà ancora la vita immensa
che non vede non parla non pensa.
mercoledì 6 gennaio 2010
La matina de Pasqua Bbefania di Giuseppe Gioacchino Belli
Sti mammocci, sti furbi sciumachelli,
Fra 'na bbattajjeria de ggiucarelli
Zompettà come spiriti folletti!
Arlecchini, trommette, purcinelli,
Arlecchini, trommette, purcinelli,
Cavallucci, ssediole, sciufoletti,
Carrettini, cuccù, schioppi, coccetti,
Sciabbole, bbarrettoni, tammurrelli...
Questo porta la cotta e la sottana,
Questo porta la cotta e la sottana,
Quello è vvistito in càmiscio e ppianeta,
E cquel'antro è uffizzial de la bbefana.
E intanto, o pprete, o cchirico, o uffizziale,
E intanto, o pprete, o cchirico, o uffizziale,
La robba dorce je tira le deta;
E mmamma strilla che ffinissce male.
6 gennaio 1845
6 gennaio 1845
martedì 5 gennaio 2010
Lamento per il Sud di Salvatore Quasimodo
di donna del Nord, la distesa di neve...
Il mio cuore è ormai su queste praterie,
in queste acque annuvolate dalle nebbie.
Ho dimenticato il mare, la grave
conchiglia soffiata dai pastori siciliani,
le cantilene dei carri lungo le strade
dove il carrubo trema nel fumo delle stoppie,
ho dimenticato il passo degli aironi e delle gru
nell'aria dei verdi altipiani
per le terre e i fiumi della Lombardia.
Ma l'uomo grida dovunque la sorte d'una patria.
Più nessuno mi porterà nel Sud.
Oh, il Sud è stanco di trascinare morti
Oh, il Sud è stanco di trascinare morti
in riva alle paludi di malaria,
è stanco di solitudine, stanco di catene,
è stanco nella sua bocca
delle bestemmie di tutte le razze
che hanno urlato morte con l'eco dei suoi pozzi,
che hanno bevuto il sangue del suo cuore.
Per questo i suoi fanciulli tornano sui monti,
costringono i cavalli sotto coltri di stelle,
mangiano fiori d'acacia lungo le piste
nuovamente rosse, ancora rosse, ancora rosse.
Più nessuno mi porterà nel Sud.
E questa sera carica d'inverno
E questa sera carica d'inverno
è ancora nostra, e qui ripeto a te
il mio assurdo contrappunto
di dolcezze e di furori,
un lamento d'amore senza amore.
lunedì 4 gennaio 2010
Stanca essere di Fernando Pessoa
pensare distrugge.
Estranea a noi e fuori,
frana l'ora e tutto in essa frana.
Inutilmente l'anima piange.
A cosa serve? E cosa deve servire?
Abbozzo pallido e lieve
del sole invernale che ride sul mio letto…
Vago sussurro breve.
Delle piccole voci con cui il mattino si desta,
della futile promessa del giorno,
morta sul nascere, nella speranza assurda e remota
nella quale l'anima confida.
domenica 3 gennaio 2010
Non t'amo di Pablo Neruda
e dall'amarti a non amarti giungo
e dall'attenderti quando non t'attendo
passa dal freddo al fuoco il mio cuore.
Ti amo solo perché io ti amo,
senza fine io t'odio, e odiandoti ti prego,
e la misura del mio amor viandante
è non vederti e amarti come un cieco.
Forse consumerà la luce di gennaio,
il raggio crudo, il mio cuore puro,
rubandomi la chiave della calma.
In questa storia solo io muoio
e morirò d'amore perché t'amo,
perché t'amo, amore, a sangue e fuoco.
(Da: Cento sonetti d'amore - LXVI)
sabato 2 gennaio 2010
Gazzella del ricordo d'Amore di Federico Garcia Lorca
Lascialo solo nel mio cuore,
tremore di bianco ciliegio
nel martirio di gennaio.
Mi separa dai morti
Mi separa dai morti
un muro di brutti sogni.
Soffro pene di giglio fresco
per un cuore di gesso.
Tutta la notte nell'orto
Tutta la notte nell'orto
i miei occhi come due cani.
Tutta la notte, mangiando
le cotogne di veleno.
A volte il vento
A volte il vento
è un tulipano di paura.
È un tulipano malato
l'alba d'inverno.
Un muro di brutti sogni
Un muro di brutti sogni
mi separa dai morti.
L'erba copre in silenzio
la valle grigia del tuo corpo.
Per il tempo dell'incontro
Per il tempo dell'incontro
la cicuta sta crescendo.
Ma lascia il tuo ricordo
lascialo solo nel mio petto.
(a Giulia 2 gennaio 1981-17 maggio 2006)
venerdì 1 gennaio 2010
Oroscopo di Gianni Rodari
il calendario sulla parete,
ci porti sorprese dolci o amare?
Vecchie pene o novità liete?
Dodici mesi vi ho portati,
nuovi di fabbrica, ancora imballati;
trecento e passa giorni ho qui,
per ogni domenica il suo lunedì;
controllate, per favore:
ogni giorno ha ventiquattr'ore.
Saranno tutte ore serene
se voi saprete usarle bene.
Vi porto la neve: sarà un bel gioco
se ognuno avrà la sua parte di fuoco.
Saranno una festa le quattro stagioni
se ognuno avrà la sua parte di doni.
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