Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

giovedì 13 maggio 2010

Il sonnellino di Giovanni Pascoli

Wilhelm Hammershoi/1905 Guardai, di tra l'ombra, già nera,
del sonno, smarrendo qualcosa
lì dentro: nell'aria non era
che un cirro di rosa.
E il cirro dal limpido azzurro
splendeva sui grigi castelli,
levando per tutto un sussurro
d'uccelli;
che sopra le tegole rosse
del tetto e su l'acque del rio
cantavano, e non che non fosse
silenzio ed oblìo:
cantavano come non sanno
cantare che i sogni nel cuore,
che cantano forte e non fanno
rumore.
E io mi rivolsi nel blando
mio sonno, in un sonno di rosa,
cercando cercando cercando
quel vecchio qualcosa;
e forse lo vidi e lo presi,
guidato da un canto d'uccelli,
non so per che ignoti paesi
più belli...
che pure ravviso, e mi volgo,
più belli, a guardarli più buono...
Ma tutto mi toglie la folgore...
O subito tuono!
ch'hai fatto succedere a un'alba
piaciuta tra il sonno, passata
nel sonno, una stridula e scialba
giornata!

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il bisogno di un caldo cantuccio in cui appallottolarsi in cerca di pace...e riposo, dove potersi addormentare di quel sonno ristoratore che pensiamo di meritare.

Gujil

Francesca Vicedomini ha detto...

Oh, Dio! Io potrei viver confinato
in un guscio di noce, e tuttavia
ritenermi signore d'uno spazio sconfinato,
non fossero i miei sogni.
Amleto atto II scena II