Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

lunedì 9 settembre 2013

Settembre di Enrico Fracassi

Anita Rèe*1922
Settembre e la sera declinano: dalle giunture
le membra mi s’allontanano; resti tu sola.
Cadavere sopra cadavere; la Terra è morta
sulla spoglia dell’estate riversa.
Il mandorlo, con i suoi rami
carichi, assiste.
Io penso che questo sia
il paese di là dalla terra favoleggiato
eguale, immutabile, fermo,
d’un colore calmo,
d’un profilo nitido.
Le vene più non mi battono; il sangue dal cuore
più non fluisce; le zolle sono aderenti
alle mie ossa; disteso lungo i solchi
seguo le gémine onde, la passione e l’oblio,
configurarsi e confuse scorrere dalla luce,
ristagnare in un bacino opaco.
************
(Senza figure)

3 commenti:

Rose ha detto...

Sembra scritta da un defunto... forse era un effetto voluto, ma fa un po' impressione! :S

Francesca Vicedomini ha detto...

Credo fosse già morto dentro. Si è suicidato a 22 anni!

Rose ha detto...

Non lo sapevo. Terribile.