Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

sabato 1 giugno 2013

Giugno di Giuseppe Ungaretti

                                        Campolongo il 5 luglio 1917
Suzanne Valadon*1917
Quando 
mi morirà 
questa notte 
e come un altro 
potrò guardarla 
e mi addormenterò 
al fruscio 
delle onde 
che finiscono 
di avvoltolarsi 
alla cinta di gaggie 
della mia casa 

Quando mi risveglierò 
nel tuo corpo 
che si modula 
come la voce dell'usignolo 

Si estenua 
come il colore 
rilucente 
del grano maturo 

Nella trasparenza 
dell'acqua 
l'oro velino 
della tua pelle 
si brinerà di moro 

Librata 
dalle lastre 
squillanti 
dell'aria sarai 
come una 
pantera 

Ai tagli 
mobili 
dell'ombra 
ti sfoglierai 

Ruggendo 
muta in 
quella polvere 
mi soffocherai 

Poi 
socchiuderai le palpebre 

Vedremo il nostro amore reclinarsi 
come sera 

Poi vedrò 
rasserenato 
nell'orizzonte di bitume 
delle tue iridi morirmi 
le pupille 

Ora 
il sereno è chiuso 
come 
a quest'ora 
nel mio paese d'Affrica 
i gelsumini 

Ho perso il sonno 

Oscillo 
al canto d'una strada 
come una lucciola 

Mi morirà 
questa notte? 

************
(L'ALLEGRIA*Naufragi)

3 commenti:

Rose ha detto...

Molto sessuale. Il nostro Giuseppe e i suoi gelsomini africani sono inebrianti.

Qualche ora di sole e un p' meno freddo.

Un saluto sabatino e giugniaiolo.

Francesca Vicedomini ha detto...

Ma oggi freddo! Freddo giugnaiolo però....

Salvatore Salvaggio ha detto...

Per me la poesia più bella de "L'Allegria"