Akseli Gallen Kallela*1891 |
tu non sei ricca d’altro
che del tuo latte.
E quanto ne hai prodigato,
nei giorni dell’estate ormai defunta,
al tuo florido bimbo.
Con inesausta vena lo nutrivi,
lieta di rifiorire
nel suo fiorire.
A ogni lieve frignare il petto usciva
libero e nudo con casto impudore.
Tu che non bella sei ti sentivi
sana e piacente nel gaio mistero:
il bimbo si formava,
madre e figliolo crescevate insieme.
Così è passata per te un' estate.
Ora il vento d’autunno ti mortifica.
Dolente è il tuo aspetto,
madre indefessa,
genitrice indigente,
finora così smemorata.
Che passa nel tuo pensiero?
E’ la malinconia dell’opera compiuta
o il nero corteo
di miserie e di mali
che s’avvicina, a far mesto il tuo viso?
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2 commenti:
Ho letto qua e là, che la madre e il piccolo Vincenzo furono abbandonati dal compagno di lei subito dopo la sua nascita...
Da che mondo è mondo certi bastardi andrebbero puniti in modo esemplare, ma la società li considera furbi e consente loro di vivere tranquillamente.
Un saluto pre-soba e un buon soba, naturalmente!
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