Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

venerdì 25 ottobre 2013

Le rose sono sfiorite di Arturo Graf

Emile Vernon
Piove; fa freddo. Le rose
(oh dolci, oh tenere vite!)
lungo le piagge melmose
le rose sono sfiorite.

Or che m’importa se altrove
abbondi il frutto alla vite?
Se rida il cielo? Qua piove:
le rose sono sfiorite.

L’amaro colchico nasce
sulle squallenti marcite,
dove più greggia non pasce:
le rose sono sfiorite.

Come più addentro ora sente
il cor le antiche ferite!
Povero core fidente!...
Le rose sono sfiorite.

Perchè ricordare invano
il tempo sereno e mite?
Quel caro tempo è lontano....
Le rose sono sfiorite.

Hanno comune la sorte
tutte le cose finite:
appena nate son morte!...
Le rose sono sfiorite.

O anime dolorose,
o anime sbigottite,
che giova il pianto? Le rose,
le rose sono sfiorite.
**************
LE RIME DELLA SELVA

4 commenti:

Rose ha detto...

Madamina con la tazzina, come sei bellina!

"Le rose sono sfiorite" ripetuto a fine strofa mi ricorda "Disse il corvo: ". O almeno, ha la cadenza di un rintocco a morto. Efficace, mi è sembrato.

Francesca Vicedomini ha detto...

Evvabbè, Graf, poi rifioriscono sai...tranquillo. Sti decadenti!!!

Rose ha detto...

:) Quel che si dice vedere il bicchiere mezzo pieno!

Anonimo ha detto...

Rispondendo a Francesca: certo, si muore a volontà e a volontà si nasce: ciò che conta è vivere in modo completo la coscienza dell' ineluttabilità della morte.
Franco