John Singer Sargent*Oreste e le Furie*1921 |
IN MORTE DEL FRATELLO GIOVANNI
Un dì, s'io non andrò sempre fuggendo
Di gente in gente, mi vedrai seduto
Su la tua pietra, o fratel mio, gemendo
Il fior de' tuoi gentili anni caduto.
La madre or sol, suo dì tardo traendo,
Parla di me col tuo cenere muto:
Ma io deluse a voi le palme tendo;
E se da lunge i miei tetti saluto,
Sento gli avversi Numi, e le secrete
Cure che al viver tuo furon tempesta,
E prego anch'io nel tuo porto quiete.
Questo di tanta speme oggi mi resta!
Straniere genti, l'ossa mie rendete
Allora al petto della madre mesta.
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SONETTI I
ALLA SERA
Forse perché della fatal quiete/Tu sei l'immago a me sì cara vieni/ 0 sera! E quando ti corteggian liete/ Le nubi estive e i zeffiri sereni,
E quando dal nevoso aere inquiete/ Tenebre e lunghe all'universo meni /Sempre scendi invocata, e le secrete /Vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co' miei pensier su l'orme/ Che vanno al nulla eterno; e intanto fugge/ Questo reo tempo, e van con lui le torme
Delle cure onde meco egli si strugge;/ E mentre lo guardo la tua pace, dorme/ Quello spirto guerrier ch'entro mi rugge.
1 commento:
ma a ke servono tutte quelle slasc
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