Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

giovedì 13 settembre 2007

Res amissa di Giorgio Caproni

Morbelli*Lady
Non ne trovo traccia. ......
Venne da me apposta
(di questo sono certo)
per farmene dono.
.......
Non ne trovo più traccia.
.......
Rivedo nell'abbandono
del giorno l'esile faccia
biancoflautata...
La manica
in trina...
La grazia,
così dolce e allemanica
nel porgere...
.......
.......
Un vento
d'urto -
un'aria
quasi silicea agghiaccia
ora la stanza...
(È lama di coltello?
Tormento oltre il vetro
ed il legno
- serrato - dell'imposta?)
.......
.......
Non ne scorgo più segno.
Più traccia.
.......
....... Chiedo
alla morgana...
Rivedo
esile l'esile faccia
flautoscomparsa...
Schiude
- remota -
l'albeggiante bocca,
ma non parla.
(Non può
- niente può
- dar risposta.)
.......
.......
Non spero più di trovarla.
.......
L'ho troppo gelosamente
(irrecuperabilmente) riposta.

2 commenti:

musikaliter ha detto...

E' vero quanto si dice di Caproni. Tratta la profondità con apparente leggerezza.
I versi di "digitale purpurea" mi ricordano quelli di un altro poeta immortale, Kavafis, "... i poetici occhi, così presto perduti...".

Federico Federici ha detto...

Questi versi sono quello che mi aspetto sempre da un poeta, e sono, per questo, anche l'attitudine che un poeta deve con più difficoltà custodire, non rinunciando a vivere.
F.