equinozio di primavera
Silvia, Silvia là sul confine
quasi aspra, quasi
imperterrita, sentendo
nel primo farsi della giovinezza
autodisfarsi il tuo corpo,
che non è corpo, che non è luogo,
che non è stasi, ridominio ma
collocazione di stoico muto furore
muta, innocente impossibile indifferenza -
tu che ti sentivi progettata - ecco -
in altre "lingue", in altre strutturazioni
di te, che non possono in alcun modo finire
perchè tutto in te "avrebbe" fine con te
ma non l'ha
a tutto opponi la lingua ungherese
una muraglia ungherese perfetta e priva
d'ogni superbia ma vettore
interminabile d'estraneità
alle lingue, al mondo, alla breve
fessura di questa che vita diciamo
e non lo è che in parte, autodeterminandosi
oscure, schiamanti, taglienti tessuti di lingua
(ungheresi)*
ti sostengono, seguono, inseguono e tu
a noi lasci il tuo indecidibile
segnale di tremenda energia
il tuo sguardo sfidante innocente
l'estremo luccichio della tua mente
che laggiù nuota verso i canneti dell'ungherese
e in esso ci abbandona ma
non più abbandonandoci perchè è già eternità -
nel senso di inconoscibilità di maschera
più luminosa che lo stesso tuo lago nel suo
momento che di fresco-sereno domani
fu da te dominato e suadente qual frutto
maturo e inconoscibile, illinguibile, tu
"Jò estèt kisasszoni!"mi risuoni di ricordi
lontani di lontananze
di mia madre lassù
verso il tuo lago
ossequiata da ungheresi invasori
***********
CONGLOMERATI
*La giovane Silvia, già malata in grado estremo, scelse e riuscì a
laurearsi in ungherese.
Perugini*Silvia |
3 commenti:
A Silvia è atata offerta una conclusione senz'altro più gratificante di quella che a Suo tempo ebbe da Giacomo.
Un buon sonnino a tutti!
Povere Silvie delle poesie..
poi ci sarebbe un Silvio Pallavicini caduto da cavallo..ma è un'altra storia vero Rose?
E altri Silvi ancora: Sylvius era anche lo pseudonimo di un antico medico, poi Silvio Pellico e poi uno che ha guastato anche il nome.
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