Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

martedì 4 dicembre 2007

Le strenne degli orfani di Arthur Rimbaud

I
La stanza è piena d'ombra; si sente vagamente
Il dolce e triste sussurrare di due bambini.
La loro fronte si reclina, ancora carica di sogni,
Sotto la lunga tenda bianca che trema e si solleva… -
Fuori gli uccelli si stringono intirizziti;
L'ala s'intorpidisce sotto il grigiore dei cieli;
E il nuovo Anno, dalla scia brumosa,
Trascinando le pieghe della sua veste nevosa,
Sorride piangendo, e rabbrividendo canta…
II
Ora i bambini, sotto la tenda ondeggiante,

Parlano a bassa voce come si fa nella notte scura.
Ascoltano, assorti, come un lontano mormorio…
Sussultano, spesso, alla chiara voce d'oro
Del timbro mattutino, che scandisce e scandisce ancora
Il suo ritornello metallico nel suo globo di vetro… -
Poi, la stanza e gelata…
Si vedono, buttati per terra,
Sparsi attorno ai letti, vestitini di lutto:
L'aspro vento d'inverno che geme sulla soglia
Soffia nella casa il suo affannoso respiro!
Si sente, in tutto ciò, che manca qualcosa… -
Non c'è dunque una madre per questi bambini,
Una madre dal fresco sorriso, dagli sguardi trionfanti?
Ha dunque dimenticato, a sera, sola e china,
Di ravvivare una fiamma strappata alle ceneri,
Di ammucchiare su di loro la lana e il piumino
Prima di lasciarli gridando: perdono.
Non ha previsto per nulla il freddo del mattino,
E non ha sbarrato la porta al vento invernale?... -
Il sogno materno, è il tiepido tappeto,
È il nido ovattato dove i bimbi acquattati,
Come graziosi uccelli a dondolo sui rami,
Dormono un dolce sotto pieno di candide visioni!... -
Ma questo, - è come un nido senza piume, senza calore,
Dove i piccoli han freddo, non dormono, hanno paura;
Un nido che il vento amaro deve aver ghiacciato…
Il vostro cuore ha capito: - quei bimbi sono senza madre.
Niente madre a casa! - e il padre è ben lontano!...
- Una vecchia domestica, allora, se ne prende cura.
I piccoli sono soli nella gelida casa;
Orfani di quattro anni, ecco che nel loro pensiero
Si desta, lentamente, un ricordo ridente…
È come un rosario che si sgrana pregando:
- Ah! che bel mattino, quel mattino delle strenne!
Ognuno, durante la notte, aveva sognato le sue,
In qualche sogno strano in cui si vedono giocattoli,
Confetti avvolti d'oro, gioielli sfavillanti,
Turbinare, danzare una danza sonora,
E poi sparire sotto le tende, e riapparire ancora!
Si svegliavano presto, si alzavano felici,
Le labbra golose, stropicciandosi gli occhi…
Andavano, coi capelli arruffati sulla testa,
Lo sguardo tutto raggiante, come nei grandi giorni di festa,
E i piedini nudi che sfioravano il pavimento,
A bussare dolcemente alla porta dei genitori…
Entravano!... E allora gli auguri… in pigiama,
I baci ripetuti, e l'allegria permessa!
Ah! erano così deliziose, quelle parole dette tante volte!
- Ma com'è cambiata, la casa di una volta:
Crepitava un gran fuoco, chiaro, nel caminetto,
Tutta la vecchia stanza ne era illuminata;
E i riflessi vermigli, fuori dal gran focolare,
Turbinavano amabilmente sui mobili lustri…
- L'armadio era senza chiavi!... senza chiavi il grande armadio!
Guardavano spesso la porta bruna e nera…
Senza chiavi!... com'era strano!... più volte fantasticavano
Sui misteri assopiti fra quei fianchi di legno,
Credevano di udire, dal fondo della toppa
Vuota, un rumore lontano, vago e lieto mormorio…
- La camera dei genitori è proprio vuota, oggi!
Sotto la porta non c'è alcun riflesso rossastro;
Spariti i genitori, le chiavi, il focolare:
Dunque, niente baci, niente dolci sorprese!
Oh! come sarà triste per loro il capodanno!
E tutti pensierosi, mentre dai loro occhioni azzurri
Silenziosamente scende una lacrima amara,
Mormorano: "Quando tornerà la mamma?". . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Adesso i piccoli sonnecchiano tristemente:
Direste, a vederli, che piangono dormendo,
Tanto han gli occhi gonfi e il respiro affannoso!
I bambini piccoli hanno il cuore così sensibile!
- Ma l'angelo delle culle viene ad asciugare i loro occhi,
E in quel sonno pesante infonde un sogno gioioso,
Un sogno così gioioso, che le loro labbra socchiuse,
Sorridendo, sembrano mormorare qualcosa…
- Sognano che, piegati sul braccino tondo,
Nel gesto del risveglio, sollevano la fronte,
E il loro vago sguardo si posa tutt'attorno…
Credono di dormire in un paradiso rosa…
Nel focolare pieno di bagliori canta allegramente il fuoco…
Dalla finestra si vede laggiù un bel cielo azzurro;
La natura di desta e di raggi s'inebria
La terra, seminuda, felice di rivivere,
Ha fremiti di gioia sotto i baci del sole…
E nella vecchia casa tutto è tiepido e vermiglio:
I cupi vestiti non sono più sparsi per terra,
Il vento sotto la porta ormai si è placato…
Si direbbe che una fata è passata di là!...
- I bambini, tutti felici, hanno lanciato due gridi…
Là,Vicino al letto materno, sotto un bel raggio rosa,
Là, sul grande tappeto, risplende qualcosa…
Sono medaglioni d'argento, neri e bianchi,
Di giaietto e madreperla, dai riflessi scintillanti;
Piccole cornici nere, corone di vetro,
Con tre parole incise in oro:
"A NOSTRA MADRE!"
. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
(dipinto di Hughes)

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