Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

lunedì 30 aprile 2007

La signorina Felicita ovvero la felicita' I di Guido Gozzano

Zandomeneghi
Signorina Felicita,
a quest'ora
scende la sera nel giardino antico
della tua casa. Nel mio cuore amico
scende il ricordo. E ti rivedo ancora,
e Ivrea rivedo e la cerulea Dora
e quel dolce paese che non dico.
Signorina Felicita, è il tuo giorno!
A quest'ora che fai? Tosti il caffè:
e il buon aroma si diffonde intorno?
O cuci i lini e canti e pensi a me,
all'avvocato che non fa ritorno?
E l'avvocato è qui: che pensa a te.
Pensa i bei giorni d'un autunno addietro,
Vill'Amarena a sommo dell'ascesa
coi suoi ciliegi e con la sua Marchesa
dannata, e l'orto dal profumo tetro
di busso e i cocci innumeri di vetro
sulla cinta vetusta, alla difesa...
Vill'Amarena! Dolce la tua casa
in quella grande pace settembrina!
La tua casa che veste una cortina
di granoturco fino alla cimasa:
come una dama secentista, invasa
dal Tempo, che vestì da contadina.
Bell'edificio triste inabitato!
Grate panciute, logore, contorte!
Silenzio! Fuga dalle stanze morte!
Odore d'ombra! Odore di passato!
Odore d'abbandono desolato!
Fiabe defunte delle sovrapporte!
Ercole furibondo ed il Centauro,
le gesta dell'eroe navigatore,
Fetonte e il Po, lo sventurato amore
d'Arianna, Minosse, il Minotauro,
Dafne rincorsa, trasmutata in lauro
tra le braccia del Nume ghermitore...
Penso l'arredo - che malinconia! -
penso l'arredo squallido e severo,
antico e nuovo: la pirografia
sui divani corinzi dell'Impero,
la cartolina della Bella Otero
alle specchiere... Che malinconia!
Antica suppellettile forbita!
Armadi immensi pieni di lenzuola
che tu rammendi pazïente... Avita
semplicità che l'anima consola,
semplicità dove tu vivi sola
con tuo padre la tua semplice vita!

domenica 29 aprile 2007

Tu Voz di Alejandra Pizarnik

TU VOZ
Emboscado en mi escritura cantas en mi poema.

Rehén de tu dulce voz petrificada en mi memoria.
Pájaro asido a su fuga.
Aire tatuado por un ausente.
Reloj que late conmigo para que nunca despierte.
Meteyard/Icarus

Aspettando i barbari di Konstantin Kavafis

Devambe
Che cosa aspettiamo così riuniti sulla piazza?
Stanno per arrivare i Barbari oggi.
Perché un tale marasma al Senato?
Perché i Senatori restano senza legiferare?
E’ che i barbari arrivano oggi.
Che leggi voterebbero i Senatori?
Quando verranno,
i Barbari faranno la legge.
Perché il nostro Imperatore,
levatosi sin dall'aurora,
siede su un baldacchino
alle porte della città,
solenne e con la corona in testa?
E' che i Barbari arrivano oggi.
L'Imperatore si appresta
a ricevere il loro capo.
Egli ha perfino fatto preparare
una pergamena
che gli concede appellazioni onorifiche e titoli.
Perché i nostri due consoli e i nostri pretori
sfoggiano la loro rossa toga ricamata?
Perché si adornano di braccialetti d'ametista
e di anelli scintillanti di brillanti?
Perché portano i loro bastoni preziosi
e finemente cesellati?
E' che i Barbari arrivano oggi
e questi oggetti costosi abbagliano i Barbari.
Perché i nostri abili retori non perorano
con la loro consueta eloquenza?
E' che i Barbari arrivano oggi.
Loro non apprezzano le belle frasi
né i lunghi discorsi.
E perché, all'improvviso,
questa inquietudine e questo sconvolgimento?
Come sono divenuti gravi i volti!
Perché le strade e le piazze
si svuotano così in fretta
e perché rientrano tutti a casa
con un'aria così triste?
E' che è scesa la notte
e i Barbari non arrivano.
E della gente è venuta dalle frontiere
dicendo che non ci sono affatto Barbari...
E ora, che sarà di noi senza Barbari?
Loro erano comunque una soluzione.

sabato 28 aprile 2007

Il mio paese è l'Italia di Salvatore Quasimodo


IL MIO PAESE E L'ITALIA
Più i giorni s'allontanano dispersi
e più ritornano nel cuore dei poeti.
Là i campi di Polonia,
la piana dì Kutno
con le colline di cadaveri
che bruciano in nuvole di nafta,
là i reticolati per la quarantena d'Israele,
il sangue tra i rifiuti,
l'esantema torrido,
le catene di poveri già morti da gran tempo
e fulminati sulle fosse aperte dalle loro mani,
là Buchenwald,
la mite selva di faggi,
i suoi forni maledetti;
là Stalingrado, e Minsk
sugli acquitrini e la neve putrefatta.
I poeti non dimenticano.
Oh la folla dei vili, dei vinti,
dei perdonati dalla misericordia!
Tutto si travolge,
ma i morti non si vendono.
Il mio paese è l'Italia,
o nemico più straniero,
e io canto il suo popolo,
e anche il pianto coperto dal rumore del suo mare,
il limpido lutto delle madri,
canto la sua vita.
Raffaello/Stanza della Signatura/Giustizia

venerdì 27 aprile 2007

Ti ho scritto al chiaro di Luna di Cecile Sauvage

«Ti ho scritto al chiaro di luna
Sul tavolinetto ovale,
Con una scrittura pallidissima,
Parole tremolanti,
a pena tinte d'arcobaleno
E che disegnano baci.
Perché per te voglio dei baci
Muti come l'ombra e leggeri
E che ci sia il chiaro di luna
E il rumore dei rami che poggiano
Su questa pagina staccata.»
Falero (Ninfa della luna)

giovedì 26 aprile 2007

In memoria di Giuseppe Ungaretti

IN MEMORIA da L'ALLEGRIA - IL PORTO SEPOLTO
Si chiamava

Moammed Sceab
Discendente
di emiri di nomadi
suicida
perchè non aveva più
Patria
Amò la Francia
e mutò nome
Fu Marcel
ma non era Francese
e non sapeva più
vivere
nella tenda dei suoi
dove si ascolta
la cantilena del Corano
gustando un caffè
E non sapeva
sciogliere
il canto
del suo abbandono
L'ho accompagnato
insieme alla padrona dell'albergo
dove abitavamo
a Parigi
dal numero 5 della rue des Carmes
appassito vicolo in discesa
Riposa
nel camposanto d'Ivry
sobborgo che pare
sempre
in una giornata
di una
decomposta fiera
E forse io solo
so ancora
che visse
Locvizza, il 30 settembre 1916
Stanhope/Psyche e Caronte

mercoledì 25 aprile 2007

Un ragazzo dagli occhi di sole di Giuseppe Bartoli

Delaroche*Giovane martire
Sono tornato dove un ragazzo
dai grandi occhi di sole
ha maturato le sue radici
Sono tornato dove abbiamo
sepolto la nostra giovinezza
e dove il nome di battaglia
nasceva tra bagliori di fuoco
Ed ho ritrovato la mia estate
L’estate dei ramarri sui muri
la fionda dall’elastico rosso
i piedi scalzi color di terra
e tutta la luce del giorno
a tingerci d’ambra le mani
Qui “giocavamo” alla guerra
fra siepi di rovi e di more
dietro lo scudo delle foglie
povera “canaglia” della libertà inerme
come grembi di colombe
Raccogliemmo morte e mirtilli
e tra cappotti di lune rosse
rubammo l’oro alle lucciole
Quando tua madre ingobbita
come la collina che ti colse
soffocò l’urlo e i singhiozzi
nella “tana” d’uno scialle nero
per te cantarono le cicale
e si schiusero nidi di viole
C’era un profumo di ginestre
nel cielo della tua ultima estate
Ora ti guardo senza piangere
compagno dagli occhi di sole
e mi chiedo se non fu fortuna
quel tuo andartene allora
col freddo sudore di morte
sul tenerume delle labbra
ancora ebbre di latte materno
Te ne andasti e forse fu meglio
perchè adesso solo le pietre
urlano come monumenti nudi
e perchè ragazzo senza nome
siamo ormai pochi
a ricordare il “sorriso”
delle tue tenere vene
che si svuotavano come calici
per l’ultimo brindisi alla vita.

martedì 24 aprile 2007

Le donne, i cavallier....di Ludovico Ariosto

Arthur Hughes*La belle dame sans merci
Le donne, i cavallier, l'arme, gli amori,
le cortesie, l'audaci imprese io canto,
che furo al tempo che passaro i Mori
d'Africa il mare, e in Francia nocquer tanto,
seguendo l'ire e i giovenil furori
d'Agramante lor re, che si diè vanto
di vendicar la morte di Troiano
sopra re Carlo imperator romano.
Dirò d'Orlando in un medesmo tratto
cosa non detta in prosa mai né in rima:
che per amor venne in furore e matto,
d'uom che sì saggio era stimato prima;
se da colei che tal quasi m'ha fatto,
che 'l poco ingegno ad or ad or mi lima,
me ne sarà però tanto concesso,
che mi basti a finir quanto ho promesso.
Piacciavi, generosa Erculea prole,
ornamento e splendor del secol nostro,
Ippolito, aggradir questo che vuole
e darvi sol può l'umil servo vostro.
Quel ch'io vi debbo, posso di parole
pagare in parte, e d'opera d'inchiostro;
né che poco io vi dia da imputar sono;
che quanto io posso dar, tutto vi dono.
Voi sentirete fra i più degni eroi,
che nominar con laude m'apparecchio,
ricordar quel Ruggier, che fu di voi
e de' vostri avi illustri il ceppo vecchio.
L'alto valore e' chiari gesti suoi
vi farò udir, se voi mi date orecchio,
e vostri alti pensier cedino un poco,
sì che tra lor miei versi abbiano loco.
Ludovico Ariosto - Orlando Furioso

lunedì 23 aprile 2007

La verita', vi prego, sull'amore Wystan Hugh Auden

Federico Andreotti*The persistent suitor
La verità, vi prego, sull'amore
Dicono alcuni che amore è un bambino e alcuni che è un uccello,
alcuni che manda avanti il mondo e alcuni che è un'assurdità
e quando ho domandato al mio vicino, che aveva tutta l'aria di sapere,
sua moglie si è seccata e ha detto che non era il caso, no.
Assomiglia a una coppia di pigiami o al salame dove non c'è da bere?
Per l'odore può ricordare i lama o avrà un profumo consolante?
È pungente a toccarlo, come un prugno o è lieve come morbido piumino?
È tagliente o ben lischio lungo gli orli?
La verità, vi prego, sull'amore.
I manuali di storia ce ne parlano in qualche noticina misteriosa,
ma è un argomento assai comune a bordo delle navi da crociera;
ho trovato che vi si accenna nelle cronache dei suicidi
e l'ho visto persino scribacchiato sul retro degli orari ferroviari.
Ha il latrato di un alsaziano a dieta o il bum-bum di una banda militare?
Si può farne una buona imitazione su una sega o uno Steinway da concerto?
Quando canta alle feste è un finimondo?
Apprezzerà soltanto roba classica?
Smetterà se si vuole un po' di pace?
La verita' grave, vi prego, sull'amore.
Sono andato a guardare nel bersò lì non c'era mai stato;
ho esportato il Tamigi a Maidenhead, e poi l'aria balsamica di Brighton.
Non so che cosa mi cantasse il merlo, o che cosa dicesse il tulipano,
ma non era nascosto nel pollaio e non era nemmeno sotto il letto.
Sa fare delle smorfie straordinarie?
Sull'altalena soffre di vertigini?
Passerà tutto il suo tempo alle corse o strimpellando corde sbrindellate?
Avrà idee personali sul denaro?
È un buon patriota o mica tanto?
Ne racconta di allegre, anche se spinte?
La verità, vi prego, sull'amore.
Quando viene, verrà senza avvisare, proprio mentre sto frugando il naso?
Busserà la mattina alla mia porta o là sul bus mi pesterà un piede?
Accadrà come quando cambia il tempo?
Sarà cortese o spiccio il suo saluto?
Darà una svolta a tutta la mia vita?
La verità, vi prego, sull'amore

domenica 22 aprile 2007

Ora che sei venuta Camillo Sbarbaro

Ora che sei venuta
Ora che sei venuta,

che con passo di danza sei entrata nella mia vita quasi folata in una stanza chiusa
- a festeggiarti, bene tanto atteso,
le parole mi mancano e la voce e tacerti vicino già mi basta.
Il pigolìo così che assorda il bosco al nascere dell'alba,
ammutolisce quando sull'orizzonte balza il sole.
Ma te la mia inquietudine cercava
quando ragazzo nella notte d'estate mi facevo alla finestra come soffocato:
che non sapevo, m'affannava il cuore.
E tutte tue sono le parole che,
come l'acqua all'orlo che trabocca, alla bocca venivano da sole,
l'ore deserte, quando s'avanzavan puerilmente le mie labbra d'uomo da sé,
per desiderio di baciare...
Camillo Sbarbaro - Versi a Dina

La ninfa dell'acqua è di Ryland

sabato 21 aprile 2007

Ella splendida incede di lord Byron

Vittorio Borriello*Ragazza napoletana
"Ella splendida incede, come notte
Di limpido immenso e cieli di stelle,
E tutto il meglio di oscuro e di luce
Negli occhi e nell'aspetto suo rifulge:
Dolce in quel tenero chiarore
Che il cielo nega allo sfarzo del giorno."

venerdì 20 aprile 2007

Io ti sognai una sera di Pablo Neruda

Io ti sognai una sera...
Donna, fatta di tutte le mie finzioni riunite,

hai vibrato nei miei nervi come una maestà,
piangendo nei sentieri dell'illusione perduta
ho sentito il contatto della tua ignota beltà.
Avvizziti i miei sogni e le mie folli chimere
ti ho forgiata a pezzi celesti e carnali,
come una resurrezione, come una primavera
nella selva di tanti stupidi ideali...
Ho sognato la tua carne divina e profumata,
in mezzo a un morboso torturare del mio essere;
e anche se imprecisa,
so come sei,
amata, finzione fatta maestà in carne di donna...
Io ti cerco negli occhi di tutte le donne,
ti cerco però mai ho potuto incontrarti,
e c'è nel disincanto,
l'incanto che sei o che sarai più bella di una donna volgare.
Ti sentiranno i miei sogni eternamente mia,
spuntare dalla bruma di tutte le mie tristezze,
come germinatrice di rare allegrie che ravviveran la fiamma della tua ignota bellezza.
Pablo Neruda
il dipinto è di Tissot

giovedì 19 aprile 2007

Ho fame della tua bocca di Pablo Neruda

Ho fame della tua bocca...
"Ho fame della tua bocca, della tua voce, dei tuoi capelli e vado per le strade senza nutrirmi, silenzioso, non mi sostiene il pane, l'alba mi sconvolge, cerco il suono liquido dei tuoi piedi nel giorno."
Pablo Neruda

il dipinto come si puo' vedere è di Botero

mercoledì 18 aprile 2007

Tengo le sue mani di Rabindranath Tagore

Tengo le sue mani...
"Tengo le sue mani e le stringo al mio petto.

Tento di riempire le mie braccia della sua bellezza,
di rubare con i baci il suo dolce sorriso,
di bere i suoi neri sguardi con i miei occhi."
Rabindranath Tagore
(Music di Hebert)

martedì 17 aprile 2007

Credimi vorrei morire di Saffo

"Credimi vorrei morire", lei mi piangeva lasciandoci.
Pure questo mi disse :"Crudele un tale patire,Saffo, malvolentieri ti abbandono".
Ed io così risposi :"Parti lieta e ricordati di me, sai quanto ci amavamo.
Se non altrimenti, sarò disposta io a ricordare ........... il nostro passato. Le lunghe trecce di fiori attorno al delicato collo .....e quell'olio odoroso, prezioso, che ti cospargevi sulla pelle .... unguento reale e quando sul morbido letto delicata ....acquietavi il desiderio..."
Saffo (il dipinto è di Godward)

lunedì 16 aprile 2007

Sino a che tutto il mare di Robert Burns

Poynter*Psyche
"Sino a che il mare tutto si dissecchi e le rocce si fondano nel sole;
io sempre t'amerò, angelo caro, finché scorra la sabbia della vita.
Addio, per poco addio, dolce mio bene;
sian pur mille fra noi leghe di mare io a te ritornerò, unico amore."

domenica 15 aprile 2007

In un boschetto trovai pastorella di Guido Cavalcanti

Arthur Hughes*Ophelia
In un boschetto trovai pastorella: più che la stella bella al mio parere.
Con la sua verghetta pasturava agnelli; e, scalza, di rugiada era bagnata.
Cantava come fosse innamorata, era adornata di tutto piacere.
D'amor la salutai immantinente, e domandai s'avesse compagnia;
ed ella mi rispose dolcemente che sola sola per lo bosco gìae
disse: "Sappi, quando l'augel pia, allor disìa il mio cor drudo avere".
Poi mi disse di sua condizione, e per lo bosco augelli audìo cantare;
fra me stesso dicea: "Or è stagione di questa pastorella giò pigliare".
Mercé le chiesi sol che di baciare e d'abbracciare le fosse in volere.
Per man mi prese d'amorosa voglia e disse che donato m'avea il core;
menommi sotto una freschetta foglia, là dove io vidi fior d'ogni colore,
e tanto vi sentìo gioia e dolzore che 'l dio d'amore parvemi vedere.

sabato 14 aprile 2007

S'i' fosse fuoco di Cecco Angiolieri

Dante Gabriel Rossetti
S'i' fosse fuoco, arderei 'l mondo;
s'i' fosse vento, lo tempestarei;
s'i' fosse acqua, i' l'annegherei;
s'i' fosse Dio, mandereil' en profondo;
s'i' fosse papa, allor serei giocondo, ché tutti cristiani imbrigarei;
s'i' fosse 'mperator, ben lo farei:a tutti tagliarei lo capo a tondo.
S'i' fosse morte, andarei a mi' padre,
s'i' fosse vita, non starei con lui:similemente faria da mi' madre.
S'i' fosse Cecco, com' i' sono e fui, torrei le donne giovani e leggiadre:le zoppe e vecchie lasserei altrui.

venerdì 13 aprile 2007

Seguo questo corso di sabbia da 4 poesie N.2 Samuel Beckett

Von Stuck
Seguo questo corso di sabbia che scorre tra i ciottoli e la duna
la pioggia d'estate piove sulla mia vita su me
la mia vita che mi sfugge mi insegue e finirà il giorno del suo inizio
caro istante ti vedo in questa tenda di bruma che indietreggia
dove non dovrò più calpestare quelle lunghe soglie mobili
e vivrò il tempo di una porta che si apre e si richiude.

giovedì 12 aprile 2007

Cigola la carrucola...di Eugenio Montale

Ossi di seppia
Cigola la carrucola del pozzol'acqua sale alla luce e vi si fonde. Trema un ricordo nel ricolmo secchio, nel puro cerchio un'immagine ride. Accosto il volto a evanescenti labbri: si deforma il passato, si fa vecchio, appartiene ad un altro...
Ah che già stride la ruota, ti ridona all'atro fondo, visione, una distanza ci divide.

il ritratto è di Thomas Cooper Gotch

mercoledì 11 aprile 2007

I ragazzi che si amano di Jacques Prevert

I ragazzi che si amano
I ragazzi che si amano si baciano in piedi

Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore
dipinto di Eugenio Balzan

Respiro di vita di Kahlil Gibran

RESPIRO DI VITAVorrei che andaste incontro al sole e al vento con la pelle, più che con il vestito,perchè il respiro della vita è nella luce solare e la mano della vita è nel vento
"Il profeta"

martedì 10 aprile 2007

Crepuscoli di Bella Achmadulina

William Paxton*1908
Nei crepuscoli è libertà beata
dalle cifre nette di giorno ed anno
ed epoca. Non ha importanza quando.
la via al profondo è spalancata,
e alla lingua del fuoco.
Non nella guazza che sazia trasecola
d’infiorescenze e neppure nei tronchi
degli alberi riempiti dall’amore,
ci son prove di questo nostro secolo.
Prendine un altro e vivi.
Per smarrimento dell’animo, per pecca
della vista, io sono ritornata
a errare nei viali del passato.
Come riconoscendomi, una vecchia
in disparte mi osserva.
E’ giorno alto e questo luogo è morto.
Ma nei crepuscoli gli occhi son liberi
di vedere una casa, ov’è felice
una famiglia, dove s’aman con trasporto
spropositatamente,
dove attendono sempre ospiti nuovi
ai compleanni, per rumoreggiare,
arrossire, far baciamani, dove
anche me invita una mano, ma dove
mai ospite sarò.
Ma se le loro voci tutte guizzi
posson farsi quiete d’onde e cielo,
di chi sono i fanciulli cinguettanti
sopra i tasti del piano? Di chi i pizzi
ruotan nella sventura?
Ma quando mai concessero la grazia
del saluto ch’è loro, di quel lento
dagli uomini orchestrato antico valzer,
antico segno d’un’altrui mestizia,
e d’un amore altrui?
E’ ancora possibile condurre giochi
per la mente e l’udito, dove agiscan
fiume, albero, vecchia, campo vuoto,
il paese con tre lumini opachi.
Il sorriso indistinto
dell’anima mi va errando là,
lontano, dov’è assenza di memoria,
nella contrada ch’è patria di errore,
di quello strano error che mi darà
estranea lingua e terra.
Ma il senno, per la tenebra in terrore,
ringhia, ritorna in sé, vuol risapere
il disegno distinto delle cose
che son vive, il mio giorno, le mie ore,
il mio tavolo, il letto.
Io vago ancora in un turbine mobile
di rugiade, ma sento l’anatema
che m’invia nel suo barbaro linguaggio,
serrato dentro un pugno irremovibile,
un transistor…
(trad. di G. Buttafava)

lunedì 9 aprile 2007

Adolescentula di Vittoria Aganoor

Quando t'ho conosciuto era d’aprile,
quel mese traditore
che nell’ebbrezza del nascente amore
pinge ogni cosa d’un color gentile.
Quando t'ho conosciuto era d'aprile!
E al di là della siepe io t'ho veduto.
Tornaví polveroso
dalla caccia; eri solo, eri pensoso.
Mi rivolgesti un timido saluto.
Al dì là della siepe io t'ho veduto.
Tornavi dalla caccìa; sul cappello,
largo e bruno, un irsuto
pennacchio; la giacchetta di velluto,
lo schioppo a spalla e.... mi sembrasti bello
sotto la larga tesa del cappello.
Io tornavo dal bosco ov'ero andata
a coglier dei ciclami;
del mio sentier fra gl'intrecciati rami
ti sarò parsa una silvestre fata
di quei freschi ciclami incoronata!
Ed era, ben ricordo, era il tramonto;
veniva su dai prati
l'alito sano dei timi falciati,
la fragranza che vince ogni confronto;
ed era, ben ricordo, era il tramonto!
Ma finì quella dolce primavera.
Ti rividi soltanto
l'inverno, in un salotto, ed eri tanto
diverso, Dio! nell'abito da sera,
coi solini alti e la cravatta nera!
io ripensai quei giorni spensierati
e le campestri danze,
quei sogni, quel desìo, quelle speranze
di due giovani cori innamorati,
e ripensai quei giorni spensierati!
0 fresco aprile, o sano odor di timo!
Ridir t'udii, tra i crocchi, una volgare
celia; ti vidi, ignobile giullare,
di que’ tuoi lazzi rider tu pel primo.
0 fresco aprile, o sano odor di timo!
Tu, nuove arguzie rimestando in mente
di me non t’eri accorto.
Io tremai come se vedessi un morto,
un caro morto amato inutilmente,
tra quella folla gaia e indifferente.
Sul cor mi cadde, come un velo fosco,
un súbito sgomento.
E a chi di te mi chiese in quel momento
io rispondere osai : - Non lo conosco! -
Sul cor mi cadde come un velo fosco
.

Voglio narrarti languida incantatrice....Charles Baudelaire



Zwinters*Wife
....Voglio narrarti, languida incantatrice!
le bellezze divine che ornano la tua giovinezza,
ti voglio dipingere la bellezza in cui l'infanzia si allea con la maturità.
Il tuo seno che avanza e preme la stoffa cangiante,
il tuo seno trionfante e' come un bell'armadio dalle pareti curve e lucenti come gli scudi splendono di lampi catturati; provocanti scudi, armati di punte rosa!
armadio dai dolci segreti, pieno di buone cose, di vini, di profumi, di liquori che mandano in delirio il cervello e il cuore!
Quando con l'ampia gonna vai fendendo l'aria, sei come un bel vascello che prende il largo, pieno di vele, e se ne va sfumando con un ritmo dolce, e pigro, e calmo...Tratto da "La bella Nave" ("I fiori del male", LII)

domenica 8 aprile 2007

Gesu' di Giovanni Pascoli

Gesù
E Gesù rivedeva, oltre il Giordano, campagne sotto il mietitor rimorte,
il suo giorno non molto era lontano.
E stettero le donne in sulle porte delle case, dicendo: Ave, Profeta!
Egli pensava al giorno di sua morte.
Egli si assise, all'ombra d'una mèta di grano, e disse: Se non è chi ce li sotterra il seme,
non sarà chi mieta.
Egli parlava di granai ne' Cieli: e voi, fanciulli, intorno lui correste con nelle teste brune aridi steli.
Egli stringeva al seno quelle teste brune; e Cefa parlò: Se costì siedi,temo per l'inconsutile tua veste;
Egli abbracciava i suoi piccoli eredi:-Il figlio Giuda bisbigliò veloce-d'un ladro, o Rabbi, t'è costì tra 'piedi: Barabba ha nome il padre suo, che in croce morirà.-
Ma il Profeta, alzando gli occhi -No-, mormorò con l'ombra nella voce, e prese il bimbo sopra i suoi ginocchi.
Giovanni Pascoli

sabato 7 aprile 2007

L'arcobaleno di William Wordsworth

L'arcobaleno
Il mio cuore esulta al cospetto dell'arcobaleno nascente:
come nel venire al mondo;
come nel sapersi uomo;
Così, nello scoprirsi vecchio,o mi sia data la morte!
Il Bambino e' padre dell'Uomo e siano i miei giorni l'uno all'altro stretti dal sentimento della natura.
il dipinto è Days di Thomas Dewing

venerdì 6 aprile 2007

Il gelsomino notturno di Giovanni Pascoli

Il gelsomino notturno
E s'aprono i fiori notturni, nell'ora che penso a' miei cari.Sono apparse in mezzo ai viburnile farfalle crepuscolari. Da un pezzo si tacquero i gridi: là sola una casa bisbiglia.Sotto l'ali dormono i nidi,come gli occhi sotto le ciglia.Dai calici aperti si esalal'odore di fragole rosse. Splende un lume là nella sala.Nasce l'erba sopra le fosse.Un'ape tardiva sussurratrovando già prese le celle.La Chioccetta per l'aia azzurra va col suo pigolio di stelle.Per tutta la notte s'esalal'odore che passa col vento.Passa il lume su per la scala;brilla al primo piano: s'è spento . . .È l'alba: si chiudono i petaliun poco gualciti; si cova,dentro l'urna molle e segreta,non so che felicità nuova. il dipinto è Song of love di Burne Jones

giovedì 5 aprile 2007

Pianefforte 'e notte di salvatore Di Giacomo

Marc Chagall
Nu pianefforte 'e notte
sona luntanamente,
E ‘a musica se sente Pe ll’aria suspirà.
E’ ll’una: dorme ‘o vico
Ncopp’a sta nonna nonna ‘e nu mutivo antico ‘e tanto tempo fa.
Dio, quanta stelle cielo! Che luna! E c’aria doce!
Quanto na bella voce vurria sentì cantà!
Ma solitario e lento more ‘o mutivo antico;se fa cchiù cupo o vico dint’a all’oscurità.
Ll’anema mia surtanto rummane a sta funesta.
Aspetta ancora. E resta, ncantannose, a penzà.

mercoledì 4 aprile 2007

Odio l'amplesso.....di Ovidio Nasone

Odio l'amplesso che non giunge al fine
Odio l'amplesso che non giunge al fine in entrambi ad un tempo, ed è per questo che pei fanciulli non mi pinge amore;

odio la donna che si dà perch'ella costretta è a darsi, e che insensibil resta mentre pur va pensando alle sue lane;
grata non mi è la voluttà che è data per obbligo: non voglio che nessuna debba adempier con me l'officio suo.
Amo i gemiti udir che il godimento esprimono di lei: ch'ella mi chiegga di ritardar, di trattenermi ancora.
Ch'io vegga della donna inebriata gli occhi morenti! Che languendo implori ch'io non la tocchi più per lungo tempo!
Ovidio Nasone

il dipinto è di Von Stuck

martedì 3 aprile 2007

Donna completa....di Pablo Neruda

Antonio Parreiras/Dolorida/1909 Donna completa, mela carnale, luna calda, denso aroma d'alghe, fango e luce pestati,
quale oscura chiarità s'apre tra le tue colonne?
Quale antica notte tocca l'uomo con i suoi sensi?
Ahi, amare è un viaggio con acqua e con stelle,

con aria soffocata e brusche tempeste di farina:
amare è un combattimento di lampi e due corpi
da un solo miele sconfitti.
Bacio a bacio percorro il tuo piccolo infinito,

i tuoi margini, i tuoi fiumi, i tuoi villaggi minuscoli,
e il fuoco genitale
trasformato in delizia corre per i sottili cammini del sangue
fino a precipitarsi come un garofano notturno,
fino a essere e non essere che un lampo nell'ombra.

lunedì 2 aprile 2007

Consapevolezza di M.T. Santalucia Scibona

Consapevolezza
Mi allettava il tuo schematico paesaggio mentale così logico e disadorno.

Quasi una struttura ossificata dove ancorare i sogni.
In quel cubo di sconforto fra letti sfatti e aloni di vapori, smoriva il desiderio di te.
Volevi rovistare nei pensieri nei sentimenti accantonati.
Da tempo immemorabile mia nonna e poi mia madre subivano le stesse imposizioni col riso divenuto opaco per seppellire senza clamori coniugali disarmonie.
Ribelle, meditavo benefiche evasioni non era defezione la mia, né vacuità spirituale solo un vitale anelito di libertà.
Ho indossato la consapevolezza che invano reclamavi, ora che l'animo è cesellato al bulino del dolore.
La mia persa giovinezza era il disordine naturale del bosco, un mare di incantesimi con infinite rinascite
Maria Teresa Santalucia Scibona

il ritratto è di Gunnar Berndtson

domenica 1 aprile 2007

Tu metteresti l'universo intero.....di Charles Baudelaire

Frederick Sandys*Love
Tu metteresti l'universo intero nella tua alcova donna impuraTu metteresti l'universo intero nella tua alcova donna impura: la noia ti rende crudele.
Per tenere in esercizio i tuoi denti al tuo singolare gioco,
ti necessita, ogni giorno, un cuore sulla rastrelliera.
tuoi occhi, illuminati come botteghe o antenne fiammeggianti nelle feste pubbliche,
fanno uso, con insolenza, d'un potere preso a prestito
senza conoscere la legge della bellezza.O macchina cieca e sorda, feconda in atrocità!
Salutare strumento che ti sazi del sangue del mondo,
com'è che non hai vergogna, com'è che non vedi impallidire
le tue attrattive dinanzi a ogni specchio?
La grandezza del male in cui ti reputi sapiente
non t'ha mai fatto indietreggiare di spavento, quando la natura,
grande nei suoi fini segreti, si serve di te,
femmina, regina del peccato - di te, vile animale - per plasmare un genio?
O fangosa grandezza! suprema ignominia!