Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

martedì 1 settembre 2009

I Pastori di Gabriele D'Annunzio

Eugenio Hermoso Martinez
Settembre, andiamo. E' tempo di migrare.
Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all'Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.
Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d'acqua natía
rimanga ne' cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d'avellano.
E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!
Ora lungh'esso il litoral cammina
la greggia. Senza mutamento è l'aria.
Il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquío, calpestío, dolci romori.
Ah perché non son io cò miei pastori?
(da Alcyone-Sogni di terre lontane)

1 commento:

Enrico ha detto...

Chissa se il poeta avrebbe mai immaginato che - a distanza di tanti anni e seguendo la transumanza dei pastori liguri dal monte Saccarello al mare di Albenga - ci sarebbe stato qualcuno che avrebbe apprezzato questa sua poesia...
Grazie purpurea per averla messa online
Ciao Enrico