Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

venerdì 7 febbraio 2014

Cenere di Alfonso Gatto

Igor Grabar*Svetlana*1933
Quello che non sappiamo come un sogno,
come la pioggia, scende in cuore a sera.
Il freddo stringe sulle cose il lume,
lo squallore perenne dei giornali
abbandonati sulle strade, nomi,
fatti perduti appena nati, cenere.

Quello che non sappiamo come un treno
solo nel mondo giunge coi fantasmi
alle case di nebbia, da lontano
un bubbolìo di sonagliere, il carro
delle notti serene.

Quello che non sappiamo, come il freddo,
come la neve, scende sulle tombe.
Udimmo il vento porgere alle cose
il pensiero che l'ombra le fa sole.

Quello che non sappiamo è forse il volto,
il nostro volto che la morte un giorno
suggellerà col suo silenzio, nomi,
fatti perduti appena nati, cenere.
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POESIE D'AMORE

1 commento:

Rose ha detto...

Quello che non sappiamo arriva di sera: è vero. Un po' prima di dormire, in genere.
Lo porta il buio.

Buonanotte, buon sabato, e confido in giornate serene e soleggiate.