Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

venerdì 14 marzo 2014

Al Barbaro di Else Lasker Schuler

William Stott of Oldham
Io riposo le notti
sopra il tuo volto.

Sulla steppa del tuo corpo
pianto mandorli e cedri.

Nel tuo petto instancabile cerco
le gioie d'oro di Faraone.

Ma son dure le tue labbra
irrimediabili ai miei prodigi.

Togli allora i tuoi cieli di neve
dalla mia anima -

I tuoi sogni di diamante
mi tagliano le vene.

Io sono Giuseppe e sulla pelle dipinta
porto una cintura di dolcezze.

Tu godi al mormorare spaurito
delle mie conchiglie.

Ma il tuo cuore non lascia più entrare
alcun mare - Oh tu!
Trad. A.M. Giachino
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Dem Barbaren

Ich liege in den Nächten
Auf deinem Angesicht.

Auf deines Leibes Steppe
Pflanze ich Zedern und Mandelbäume.

Ich wühle in deiner Brust unermüdlich
Nach den goldenen Freuden Pharaos.

Aber deine Lippen sind schwer,
Meine Wunder erlösen sie nicht.

Hebe doch deine Schneehimmel
Von meiner Seele –

Deine diamantnen Träume
Schneiden meine Adern auf.

Ich bin Joseph und trage einen süßen Gürtel
Um meine bunte Haut.

Dich beglückt das erschrockene Rauschen
Meiner Muscheln.

Aber dein Herz läßt keine Meere mehr ein.
O du!

3 commenti:

Rose ha detto...

Talmente bella che mi sono chiesta chi fosse, il Barbaro: qui c'è un cenno al perché dell'uso di nomi di fantasia.

Un abbraccio ai "Barbari" che pasano nel blog.

Buon sabbath.

Francesca Vicedomini ha detto...

Davvero una nota importante e interessante, grazie alla nostra Rose!

Juliet ha detto...

Faccio in tempo a coglier l'abbraccio di Rose
Buon sole, bella, bella poesia