Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

giovedì 20 marzo 2014

Silvia, Silvia là sul confine di Andrea Zanzotto

                                                                                     Notte del 20-21 marzo 2001
                                                                                           equinozio di primavera

Silvia, Silvia là sul confine
quasi aspra, quasi
imperterrita, sentendo
nel primo farsi della giovinezza
autodisfarsi il tuo corpo,
che non è corpo, che non è luogo,
che non è stasi, ridominio ma
collocazione di stoico muto furore
muta, innocente impossibile indifferenza -
tu che ti sentivi progettata - ecco -
in altre "lingue", in altre strutturazioni
di te, che non possono in alcun modo finire
perchè tutto in te "avrebbe" fine con te
ma non l'ha
a tutto opponi la lingua ungherese
una muraglia ungherese perfetta e priva
d'ogni superbia ma vettore
interminabile d'estraneità
alle lingue, al mondo, alla breve
fessura di questa che vita diciamo
e non lo è che in parte, autodeterminandosi
oscure, schiamanti, taglienti tessuti di lingua
                                    (ungheresi)*
ti sostengono, seguono, inseguono e tu
a noi lasci il tuo indecidibile
segnale di tremenda energia
il tuo sguardo sfidante innocente
l'estremo luccichio della tua mente
che laggiù nuota verso i canneti dell'ungherese
e in esso ci abbandona ma
non più abbandonandoci perchè è già eternità -
nel senso di inconoscibilità di maschera
più luminosa che lo stesso tuo lago nel suo
momento che di fresco-sereno domani
fu da te dominato e suadente qual frutto
maturo e inconoscibile, illinguibile, tu
"Jò estèt kisasszoni!"mi risuoni di ricordi
lontani di lontananze
di mia madre lassù
verso il tuo lago
ossequiata da ungheresi invasori
***********
CONGLOMERATI

*La giovane Silvia, già malata in grado estremo, scelse e riuscì a 
laurearsi in ungherese.
Perugini*Silvia

3 commenti:

Rose ha detto...

A Silvia è atata offerta una conclusione senz'altro più gratificante di quella che a Suo tempo ebbe da Giacomo.

Un buon sonnino a tutti!

Francesca Vicedomini ha detto...

Povere Silvie delle poesie..
poi ci sarebbe un Silvio Pallavicini caduto da cavallo..ma è un'altra storia vero Rose?

Rose ha detto...

E altri Silvi ancora: Sylvius era anche lo pseudonimo di un antico medico, poi Silvio Pellico e poi uno che ha guastato anche il nome.