Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

domenica 29 giugno 2008

Pianga Venere di C.V. Catullo

Godward
Pianga Venere, piangano Amore
e tutti gli uomini gentili:
è morto il passero del mio amore,
morto il passero che il mio amore
amava più degli occhi suoi.
Dolcissimo, la riconosceva come una bambina la madre,
non si staccava dal suo grembo,
le saltellava intorno
e soltanto per lei cinguettava.
Ora se ne va per quella strada oscura
da cui, giurano, non torna nessuno.
Siate maledette, maledette tenebre
dell'Orco che ogni cosa bella divorate:
una delizia di passero m'avete strappato.
Maledette, passerotto infelice:
ora per te gli occhi, perle del mio amore,
si arrossano un poco, gonfi di pianto.

2 commenti:

Paola ha detto...

Ciao, cara Francesca, mi hai riportata ai tempi del liceo: questa la conoscevo con il titolo de "Il passero di Lesbia" e ricordo quando la nostra insegnante di latino ce la leggeva con molto trasporto... lei era capace di affascinarci anche quando leggeva gli scrittori latini più noiosi, figurati con Catullo! l'immagine che hai scelto anche questa volta è efficacissima nella sua melanconica espressione.Un caro saluto.

Francesca Vicedomini ha detto...

Grazie per le gentilezze che sempre mi riservi. Un bacio