Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

domenica 7 dicembre 2008

La coltura degli alberi di Natale di Thomas S. Eliot

Brewer
Vari gli atteggiamenti verso il Natale,
e possiamo alcuni trascurarne:
Il mondano, l’apatico e quello commerciale,
il triviale (le bettole aperte a tarda notte) e
il bambinesco – ma non quello del bambino
per cui la candelina è una stella e l’angelo
tutto d’oro che spiega le ali in cima all’albero
non è solo ornamento, ma è un angelo.
Guarda il bambino all’Albero di Natale:
lasciatelo al suo senso di miracolo
per la festa che è evento e non pretesto:
sì che il fulgente rapimento, il fascino
di quella prima volta ricordata, le sorprese,
la gioia del primo possederle
(ognuna con un suo eccitante odore),
quell’aspettare l’anatra o il tacchino
e il previsto stupore quando apparvero,
sì che la deferenza e la gaiezza lui non si scordi
quando sarà grande,
nella grigia abitudine, nel logorio, nel tedio,
nel saper che si muore, nel senso dello scacco,
o nella pietà del convertito
che può tingersi di una vanità
a Dio sgradita e irrispettosa dei bambini
(E qui io ricordo pure con dolcezza
Santa Lucia, la canzone, la sua corona di fuoco);
Sì che prima della fine, al Natale ottantesimo
(con ciò intendendo ogni natale estremo)
messi insieme i ricordi anno per anno
si concentrino in una grande gioia che sarà
anche un gran timore,come quando il timore scese nell’anima di tutti:
per cui il principio ci farà ricordare la fine
e il primo e il secondo
avvento.

sabato 6 dicembre 2008

Natale sulla terra di Arthur Rimbaud

Hawkins Dallo stesso deserto,
nella stessa notte,
sempre i miei occhi stanchi si destano
alla stella d'argento,
sempre,
senza che si commuovano i Re della vita,
i tre magi, cuore, anima, spirito.
Quando
ce ne andremo di là
dalle rive e dai monti,
a salutare la nascita del nuovo lavoro,
la saggezza nuova,
la fuga dei tiranni e dei demoni,
la fine della superstizione,
ad adorare - per primi! - Natale sulla terra!

venerdì 5 dicembre 2008

Le rose di Natale di Louis Aragon

Marmion
Quando eravamo il bicchiere rovesciato
Un ciliegio sfiorito nei turbini bigi
La terra sotto l'erpice il pane spezzato
O gli annegati che traversano Parigi
Quando eravamo fieno giallo pestato
Il grano saccheggiato e l'imposta battente
Il canto che smuore la folla piangente
Quando eravamo il cavallo stramazzato
Quando privi in Patria di cittadinanza
Andavamo raminghi senza domani
Quando tendevamo a spettri di speranza
La vergognosa nudità delle mani
Allora quelli che scesero in strada
Foss'anche un momento per subito cadere
Furono in pieno inverno le nostre primavere
Il loro sguardo fu il lampo di una spada
Natale Natale quelle aurore furtive
Restituirono a voi uomini di poca fede
Il grande amore per cui si muore e si vive
Il domani che di ieri si fa erede
Oserete ciò che il loro dicembre osa
Mie belle primavere di scampato pericolo
Ricordate l'intenso profumo di rosa
Quando la stella ai pastori fu veicolo
In pieno sole scorderete la stella
Scorderete come finì quella notte
Quando il vento tenderà le scotte
Scorderete la morte d'Ifigenia bella
Piange la porpora sulle ciglia delle prataiole
O se s'imperlano d'un sudor di sangue
Scorderete la scure sempre in cerca di gole
Le vedrete con occhio che assente langue
Non può a lungo tacere il sangue versato
Scorderete donde venne il raccolto
E l'uva delle labbra sul terreno sconvolto
E il gusto amaro che il vino ne ha serbato

giovedì 4 dicembre 2008

Nascita di Cristo di Federico Garcia Lorca

Jacob Jordaens
Un pastore vuole la tetta per la neve che ondula
bianchi cani stesi tra sorde lanterne.
Il Cristo di fango ha diviso le dita
tra gli eterni fili del legno rotto.
Ora vengono le formiche e i piedi intirizziti!
Due fili di sangue rompono il cielo duro.
I ventri del demonio risuonano nelle valli
colpi e risonanze di carne di mollusco.
Lupi e rospi cantano nelle verdi pire
coronate da vivi formicai dell'alba.
La luna ha un sonno di grandi ventagli
e il toro sogna un toro di buchi e acqua.
Il bimbo piange e osserva con un tre in fronte.
San Giuseppe vede nel fieno tre spine di bronzo.
I panni esalano un rumore di deserto
con chitarre senza corde e voci decapitate.
La neve di Manhattan spinge gli annunci
e dona pura grazia alle false ogive.
Sacerdoti idioti e cherubini di piuma
vanno dietro Lutero sugli alti cantonali.

mercoledì 3 dicembre 2008

II mondo ha un occhio solo di Giovanni Arpino

Diaz Olano*Contrasto
 Siamo in tanti a non essere stati invitati,
la tavola è pronta ma noi dietro i vetri
guardiamo gli altri ridere e star bene.
Siamo in tanti, in troppi a guardare,
vorremmo essere li, siamo pronti
a star bene e anche a pagare il conto
alla fine, con una mano sul cuore.
Ma chi è che ha chiuso in principio la porta
in faccia a gente buona come noi
cosi buona che non capisce nemmeno le ragioni
che ci proibiscono di entrare e star bene?
Questa festa non è né lunga né tranquilla,
il mondo ha un occhio solo, capite,
e non si divertiranno le donne ben vestite,
non dormiranno in pace gli uomini grassi,
non canteranno le strade ed i bambini
finchè non entreremo anche noi
a ridere insieme, poi a pagare il conto.

martedì 2 dicembre 2008

Se lei fosse stata il vischio di Emily Dickinson

Bieler
Se lei fosse stata il Vischio
E io fossi stata la Rosa -
Che gioia sulla tua tavola
La mia vita di velluto
Concludere -
Poiché io sono dei Druidi -
E lei è della rugiada -
Ornerò l'asola della Tradizione
E invierò la Rosa a te.

lunedì 1 dicembre 2008

Natale, sulla provincia nevica di Fernando Pessoa

Mc Mein Tra i lari confortevoli,
un sentimento conserva
i sentimenti passati.
Cuore contrapposto al mondo,
come la famiglia è verità!
Il mio pensiero è profondo,
sto solo e sogno rimpianto.
E com’è bianco di grazia
Il paesaggio che non so,
visto per la vetrata,
della casa che mai avrò!