Giuseppe Mentessi (1857-1931), Lagrime - 1898 |
che ancora adesso è il tuo specchio:
ogni mattina dovrò ricostruirla.
Da quando ti allontanasti,
quanti luoghi sono diventati vani
e senza senso, uguali
a lumi nel giorno.
Sere che furono nicchia della tua immagine,
musiche in cui sempre mi attendevi,
parole di quel tempo,
io dovrò frantumarle con le mie mani.
In quale profondità nasconderò la mia anima
perchè non veda la tua assenza
che come un sole terribile, senza occaso,
brilla definitiva e spietata?
La tua assenza mi circonda
come la corda la gola
il mare chi sprofonda.
2 commenti:
La differenza abissale tra il mancare e il non essere presente: tutta da sperimentare, da inghiottire, da soffrire.
Mi ha fatto ridere Juliet con Balthus sporcaccione: in effetti apriva anche le tende davanti alle donnine scosciolate!
Buon May, oggi così gentile.
Riprendendo le parole della Fallaci, anche se attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso, la fine di un amore rende invalidi.
Un'impresa che par non valer proprio la pena, dover rialzare d'un tratto, la vasta vita. In un modo o nell'altro, senza accorgersene accadrà anche questo.
Bella l'osservazione di rose tra il mancare e l'esser assente. :-)
Buon sole a tutti.
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