James Jebusa Shannon |
m'accompagna ogni istante. La rivedo:
la cesta del bucato pressata contro il seno,
salire ansante su nella soffitta.
Io, a quel tempo, ero ancora un essere
sincero: piangevo, mi stizzivo:
lascia stare quella cesta colma,
porta invece me nella soffitta.
Ma lei, senza curarsi di quel pianto
nè dei gridi, saliva cheta a stendere:
e i panni, tutti brividi e riverberi,
frusciavano e danzavano nel vento.
Ora non piangerei: ma è tardi ormai
Ora, sì, vedo quanto lei sia alta
che coi grigi capelli tocca il cielo:
e scioglie il turchino nell'acqua del cielo
2 commenti:
Tanta, tanta nostalgia del nostro primo legame col mondo.
La sofferenza di non poter far nulla, ormai, nel ricordo.
Epoca di esperienze piene, immediate, un impatto continuo.
Un pò scolorito, sempre sul chi va là, a volte troppo rumoroso altre troppo muto, c'è un eccesso, un fastidio, una scomodità permanente, nell'adesso.
Ma è maggio, e le robinie in fiore sono uno splendor :)
Un saluto più ottimista a francesca, rose e i lettori del blog :-)
Il turchino! Mi affascinava. Lo chiamavano turchinetto e dava ai panni bianchi una sfumatura azzurra.. se dosato bene!
Commovente il ricordo della madre con i panni, che diventa più grande e che si prende il cielo.
Buon lune, buona settimana, buoni ricicci! :)
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