Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

mercoledì 28 luglio 2010

Patria di Giovanni Pascoli

Giovanni Sottocornola/1895 Sogno d'un dì d'estate.
Quanto scampanellare
tremulo di cicale!
Stridule pel filare
moveva il maestrale
le foglie accartocciate.
Scendea tra gli olmi il sole
in fascie polverose:
erano in ciel due sole
nuvole, tenui, rose:
due bianche spennellate
in tutto il ciel turchino.
Siepi di melograno,
fratte di tamerice,
il palpito lontano
d'una trebbïatrice,
l'angelus argentino...
dov'ero? Le campane
mi dissero dov'ero,
piangendo, mentre un cane
latrava al forestiero,
che andava a capo chino.
(Myricae)

2 commenti:

Rose ha detto...

In un suo libro Tizano Terzani riportava le parole di un canto himalayano: la patria è soltanto un campo di tende in un deserto di sassi.
Le vere patrie sono luoghi dell'anima, non necessariamente fisici e delimitabili.
Così per Giovanni la patria è il sogno (o il ricordo) di un giorno d'estate e di tutto ciò che in quel giorno ha provato, ha visto e ha ascoltato.

Ciao, Francesca. Buona serata.

Francesca Vicedomini ha detto...

Credo che in realtà sia ciò che porti nel cuore.
Ti saluto da un giorno piovosissimo d'estte...