Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

domenica 15 dicembre 2013

Vicino e lontano di Alfonso Gatto

Norman Rockwell*1934
Quell'odore di cenere, di pane
che saliva dal carcere una sera
mi riportò, ricordo, alle lontane
sorprese del vedermi tra chi m'era

vicino, di quel tempo, di quel luogo,
e chi, lontano, avevo appreso al rogo
del suo segreto nella morte un giorno.

Un evento accaduto nei millenni
al mio primo conoscerlo accadeva,
oltre il libro segnato, ai primi accenni
dei fuochi di dicembre, nella neve

del mio Natale inebriato. Quasi
a volere per l'ospite l'arrivo
d'ogni pensiero alla mia stessa casa,
dal carcere guardavo a quel che udivo

venir dal tempo con la sua memoria
e farsi vita di noi tutti al fuoco.
Di stanza in stanza i passi della storia
tornavano lontani come a un fioco

riverbero di neve sulla porta.
E temuti e sperati erano i segni
dell'età breve in quella luce sporta
agli infissi di pietra, ai vecchi legni.

Dal primo non sapere a quel che poi
venne a conferma della nostra sorte:
la certezza che vissero per noi
i conviti dipinti della morte.
***********
DESINENZE

3 commenti:

Rose ha detto...

Sì, c'è proprio un allontanarsi dei ricordi e un avvicinarsi di sensazioni a questi connesse.

Belle le copertine natalizie di Rockwell... molto imitate, tra l'altro!

Buon riciccio. Si riparte. Allons.

Francesca Vicedomini ha detto...

Ma cara le copertine natalizie (lo sai che sono maniaca), portano ognuna la data del giorno...)

Rose ha detto...

Verissimo! Sei un fenomeno... non l'avevo notato, e invece è un dettaglio fondamentale! :)