Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

martedì 31 dicembre 2013

Rosa dell'anno di Sibilla Aleramo

Jean Gabriel Domergue
Arrivai una volta,
che un anno finiva,
in un paese di mare,
era sera era freddo
io nessuno conoscevo,
saliva alla stanza
gelida e vasta
suoo di danza
e, di più lontano,
l'ansito del mare.
Così m'addormii, nè più ricordo
se in sogno piansi.
Una rosa ricordo
che il domani mi comprai,
nella stanza portai
per me sola il giorno
che l'anno incominciava,
bella e bianca fiorita
per me nel mattino di gelo,
e il mare che si lamentava.

Ancora in una sera
che l'anno finisce,
vasta è la stanza
ma c'è fuoco ed è mia.
lungi il mare,
lungi chi vorrei con me, e  tace,
sono sola come quella
che nella sera lontana
sì freddo aveva,
udiva il lamento del mare,
ancor non conosceva
l'amore d'oggi che tace.
Sono sola nè piango,
se non forse in cuore,
c'è fuoco nella stanza,
fuori grida salve la città
grida speranza,
nella notte dell'anno,
e domani, se non io,
qualcuno una rosa si comprerà.

lunedì 30 dicembre 2013

Nostalgia di Carlo Michelstaedter

Willy Finch
Ma un vento lieto giù dalla montagna
invade la natura senza luce
che per pioggia e per nebbia si dissolve,
e delle nubi oscure la continua
trama dirompe, e la diffusa nebbia
leva ed in nembi bianchi la sospinge
giocosamente;
e ride il sole volto ad occidente,
ed i monti lontani e le colline
boscose e la pianura
risuscita ugualmente illuminando
nella lor gloria varia
delle ben note forme.
Ma splendono più chiare e più serene
festevolmente,
poichè più luminosi si rimandano
i generosi a lor raggi del sole.
Riluce il monte, il piano,
e il ciel riluce
verde di luce presso all’orizzonte,
e in alto nell’azzurro
l’ultime nubi fuggono ed il sole
con lieto riso
tinge di rosa gli orli alle fuggenti.
Ahi, come tutta la natura in breve
si rasserena
nella pacata luce,
e la pena passata e il lungo tedio
dei giorni grigi oblia! che solo a gioco
s’era offuscata, ed or con nuovo gioco
si rinnovella
e rifulge più pura.
Ma il cor mi punge con tristezza amara
che il dì ripensa della gioia
e l’alba luminosa e la speranza
folle e sicura, quando
con lieto viso, incontro al nuovo sole,
levai il primo canto, e la sua luce
era certa promessa alla mia speme.
E le dolci figure del mio sogno
che appena avvicinate dileguaro
tristi, perch’io ver lor fervidamente
mi protendessi
e in me le volessi, me stesso in loro
tutto esauriva.
Voler e non voler per più volere
mi trattenne sull’orlo della vita
ad angosciarmi in aspettar mia volta,
ed ai giochi d’amore ad alle imprese
giovanili mi fece disdegnoso,
a qual pro? Ma alla veglia dolorosa
una fiamma splendeva e la nutriva
una speme più forte.
Chè se al lieto commercio e del piacere
al giocondo convito l’imperioso
battere mi togliea del mio volere
impaziente, e mi togliea il fatale
precipitar dell’ora nel futuro,
pur m’indicava la mia ferma fede
un giorno ed una gioia senza fine,
e l’affrettava.
Ahi, quando pur m’illude la mortale
mia vista che di fuor ci tinge certo,
quanto ci manca sol perchè ci manca
"vuoto il presente, vuoto nel futuro
senza confini ogni presente, placa
il voler tuo affannoso!
non chieder più che non possa natura!"
ma il cor vive, vuole, chiede e aspetta
pur senza speme, aspetta e giorno ed ora,
e giorno ed ora nè sa che s’aspetta,
e inesorabilmente
passan l’ore lente.
Così è fuggita e fugge giovinezza,
ed i miei sogni e la speranza antica
nel mio cupo aspettar ancor ritrovo
insoddisfatti.
Che mi giova, o natura luminosa,
l’armonia del tuo gioco senza cure?
Ahi, chi il tuo ritmo volle preoccupare,
rientrar non può nei tuoi eterni giri
ad oziare
nel lavoro giocondo ed oblioso!
E suo destino attender senza speme
nè mutamento,
vegliando, il passar dell’ore lente.
Dicembre 1909
antivigilia dell’anno nuovo.

domenica 29 dicembre 2013

Lido di Giuseppe Ungaretti

Georges De La Tour*The fortune teller
           1925
L'anima dissuade l'aspetto
Di gracili arbusti sul ciglio
D'insidiosi bisbigli.

Conca lucente che all'anima ignara
Il muto sgomento rovini
E porti la salma vana
Alla foce dell'astro freddo,
Anima ignara che torni dall'acqua
E ridente ritrovi
L'oscuro,

Finisce l'anno in quel tremito.
*************
SENTIMENTO DEL TEMPO

sabato 28 dicembre 2013

Dialogo di un venditore d'almanacchi e di un passeggere di Giacomo Leopardi

J.C.Leyendecker*Silent night*28.12.1935
Venditore. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi. Bisognano, signore, almanacchi?
Passeggere. Almanacchi per l'anno nuovo?
Venditore. Si signore.
Passeggere. Credete che sarà felice quest'anno nuovo?
Venditore. Oh illustrissimo si, certo.
Passeggere. Come quest'anno passato?
Venditore. Più più assai.
Passeggere. Come quello di là?
Venditore. Più più, illustrissimo.
Passeggere. Ma come qual altro? Non vi piacerebb'egli che l'anno nuovo fosse come qualcuno di questi anni ultimi?
Venditore. Signor no, non mi piacerebbe.
Passeggere. Quanti anni nuovi sono passati da che voi vendete almanacchi?
Venditore. Saranno vent'anni, illustrissimo.
Passeggere. A quale di cotesti vent'anni vorreste che somigliasse l'anno venturo?
Venditore. Io? non saprei.
Passeggere. Non vi ricordate di nessun anno in particolare, che vi paresse felice?
Venditore. No in verità, illustrissimo.
Passeggere. E pure la vita è una cosa bella. Non è vero?
Venditore. Cotesto si sa.
Passeggere. Non tornereste voi a vivere cotesti vent'anni, e anche tutto il tempo passato, cominciando da che nasceste?
Venditore. Eh, caro signore, piacesse a Dio che si potesse.
Passeggere. Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?
Venditore. Cotesto non vorrei.
Passeggere. Oh che altra vita vorreste rifare? la vita ch'ho fatta io, o quella del principe, o di chi altro? O non credete che io, e che il principe, e che chiunque altro, risponderebbe come voi per l'appunto; e che avendo a rifare la stessa vita che avesse fatta, nessuno vorrebbe tornare indietro?
Venditore. Lo credo cotesto.
Passeggere. Né anche voi tornereste indietro con questo patto, non potendo in altro modo?
Venditore. Signor no davvero, non tornerei.
Passeggere. Oh che vita vorreste voi dunque?
Venditore. Vorrei una vita così, come Dio me la mandasse, senz'altri patti.
Passeggere. Una vita a caso, e non saperne altro avanti, come non si sa dell'anno nuovo?
Venditore. Appunto.
Passeggere. Così vorrei ancor io se avessi a rivivere, e così tutti. Ma questo è segno che il caso, fino a tutto quest'anno, ha trattato tutti male. E si vede chiaro che ciascuno è d'opinione che sia stato più o di più peso il male che gli e toccato, che il bene; se a patto di riavere la vita di prima, con tutto il suo bene e il suo male, nessuno vorrebbe rinascere. Quella vita ch'è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata, ma la futura. Coll'anno nuovo, il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri, e si principierà la vita felice. Non è vero?
Venditore. Speriamo.
Passeggere. Dunque mostratemi l'almanacco più bello che avete.
Venditore. Ecco, illustrissimo. Cotesto vale trenta soldi.
Passeggere. Ecco trenta soldi.
Venditore. Grazie, illustrissimo: a rivederla. Almanacchi, almanacchi nuovi; lunari nuovi.
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OPERETTE MORALI

venerdì 27 dicembre 2013

L'orologio di Charles Baudelaire

Salvador Dalì*Persistenza della memoria*1931
Orologio, sinistro iddio, impassibile,
spaventoso, il cui dito ci minaccia
e ci dice: "Ricordati!" I vibranti
Dolori, come al centro di un bersaglio,
presto si pianteranno nel tuo cuore
riempito di sgomento; il vaporoso
Piacere sfuggirà nell’orizzonte
come silfide in fondo al palcoscenico;
ti divora ogni istante un po’ di quella
delizia che ad ogni uomo fu accordata
per il suo tempo. Mormora tremila
seicento volte, ad ogni ora, il Secondo:
"Ricordati!" – L’Adesso, con la voce
d’insetto, dice rapido: Io sono
l’Allora, ed ho succhiato con l’immondo
pungiglione la tua vita. Remember!
Souviens-toi, prodigo! Esto memor!
(La mia gola metallica ogni lingua
parla.) I minuti sono sabbie, o allegro
mortale, che non possono lasciarsi
senza estrarne un po’ d’oro! Souviens-toi
che il Tempo è un giocatore avido che
vince senza barare, ad ogni colpo.
È legge. Scema il giorno e già la notte
cresce; ricorda! Il baratro ha una sete
perenne; la clessidra ormai si svuota.
Suonerà quanto prima l’ora in cui
il divin Caso, l’augusta Virtù,
la tua sposa ancora vergine, lo stesso
Pentimento(ahimé, l’ultimo rifugio!),
ed ogni cosa, ti diranno: Muori,
vecchio vigliacco, è troppo tardi ormai!
I FIORI DEL MALE
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L'Horloge

Horloge! dieu sinistre, effrayant, impassible,
Dont le doigt nous menace et nous dit: Souvient-toi!
Les vibrantes Douleurs dans ton cœur plein d’effroi
Se planteront bientôt comme dans une cible;

Le Plaisir vaporeux fuira vers l’horizon
Ainsi qu’une sylphide au fond de la coulisse;
Chaque instant te dévore un morceau du délice
A chaque homme accordé pour toute sa saison,

Trois mille six cents fois par heure, la Seconde
Chuchote: Souviens-toi! – Rapide, avec sa voix
D’insecte, Maintenant dit: Je suis Autrefois,
Et j’ai pompé ta vie avec ma trompe immonde!

Remember! Souviens-toi, prodigue! Esto memor!
(Mon gosier de métal parle toutes les langues.)
Les minutes, mortel folâtre, sont des gangues
Qu’il ne faut pas lâcher sans en extraire l’or!

Souviens-toi que le Temps est un joueur avide
Qui gagne sans tricher, à tout coup! C’est la loi.
Le jour décroit; la nuit augmente; souviens-toi!
Le gouffre a toujours soif; la clepsydre se vide,

Tantôt sonnera l’heure où le divin Hasard,
Où l’auguste Vertu, ton épouse encore vierge,
Où le Repentir même (oh! La dernière auberge!),
Où tout te dira: Meurs, vieux lâche! Il est trop tard!’
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LES FLEURS DU MAL

giovedì 26 dicembre 2013

Santo Stefano 1946 di Leonardo Sinisgalli

J.C.Leyendecker
Vantano i nomi fatui della rosa
ai piedi delle statue le fioraie romane.
Stringo le spine secche sulla proda
ove un giorno spuntò improvviso dall'Erebo
Amore, e accolgo nel vecchio bavero
il fiato che ogni anno si fa più debole.

mercoledì 25 dicembre 2013

Notte di Natale di Alfonso Gatto

Amy Hogebom*1926
Sempre più disperata dentro l'anima,
sempre più sola questa lunga notte,
di memoria in memoria a dirti amore.
Fu per le strade della dolce estate
che non ritorna, ora è città l'inverno,
e straniero a nascondermi nel buio
della mia stanza, gli occhi grandi in volto,
vedo la pioggia che vacilla ai lumi
del vento, l'oro delle porte accese.
Per lo stupore d'essere, la mano
si distingue sul vetro nella mite
chiarezza effusa, ed è destarti all'alba
delle parole chiedere se esisti,
se vivere di te forse è morire.

Le verande del mare rifiorite
d'un soffio nella cenere, la calma
dell'ascoltare le parole buone,
comuni, che non sembrano mai dette
e sono qui tra noi, in questa notte
dove ogni voce che mi parla è tua.
Di memoria in memoria a dirti amore,
di silenzio in silenzio a dire pioggia
la tristezza del mondo, la paura.
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POESIE D'AMORE