Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

sabato 2 ottobre 2010

Papaveri in ottobre di Sylvia Plath

Laura Muntz Lyall/Oriental poppies Nemmeno le nubi assolate possono fare stamane
Gonne così. Né la donna in ambulanza,
Il cui rosso cuore sboccia prodigioso dal mantello -
Dono, dono d'amore
Del tutto non sollecitato
Da un cielo
Che in un pallore di fiamma accende i suoi
Ossidi di carbonio, da occhi
Sbigottiti e sbarrati sotto cappelli a bombetta.
O Dio, chi sono mai
Io da far spalancare in un grido queste tarde bocche
In una foresta di gelo, in un'alba di fiordalisi.

5 commenti:

Rose ha detto...

I papaveri come gonne rosse. Guai a chi non sa vederne la bellezza, a chi non sa palparne il fruscio impercettibile.

Da piccola con i papaveri fabbricavo ballerine di flamenco con tanto di pettine fra i capelli, suonavo i petali tra le labbra e usavo l'ovario per timbrare piccole stelle sulle mani.
Ora cerco di lasciarli vivere, ma la tentazione di giocarci a volte è forte.

viola ha detto...

Ma dai, proprio ieri sera ho letto questa poesia.. le coincidenze... ed il papavero è uno dei miei fiori preferiti
buona domenica Francesca :o)
p.s. trovo Silvia Plath inquietante.. e quanta sofferenza

Francesca Vicedomini ha detto...

Terribilmente cupa povera Sylvia, quanta sofferenza davvero....

Francesca Vicedomini ha detto...

Rose hai mai giocato coi petali dei gerani per farti le unghie? Mia nonna mi sgridava sempre che glieli "pelavo"...

Rose ha detto...

Pensa, Francesca, che ho un geranio con petali viola con una screziatura rosa che li attraversa in lunghezza, e mi hanno sempre ricordato delle unghie smaltate! Adesso che so che ci si fanno le unghie mi tratterrò dalla voglia di pelarli? :)

Un altro gioco con i papaveri: frate, monaca o cappuccino? Si doveva indovinare se i boccioli chiusi contenessero corolle rosse (frate), bianche (monaca), o rosa (cappuccino).
Una strage di boccioli.