Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

martedì 12 ottobre 2010

Toblack di Sergio Corazzini

Wladyslaw Wankie
I
...E giovinezze erranti per le vie
piene di un grande sole malinconico,
portoni semichiusi, davanzali
deserti, qualche piccola fontana
che piange un pianto eternamente uguale
al passare di ogni funerale,
un cimitero immenso, un’infinita
messe di croci e di corone, un lento
angoscioso rintocco di campana
a morto, sempre, tutti i giorni, tutte
le notti, e in alto, un cielo azzurro, pieno
di speranza e di consolazione,
un cielo aperto, buono come un occhio
di madre che rincuora e benedice.
II
Le speranze perdute, le preghiere
vane, l’audacie folli, i sogni infranti,
le inutili parole de gli amanti
illusi, le impossibili chimere,
e tutte le defunte primavere,
gl’ideali mortali, i grandi pianti
de gli ignoti, le anime sognanti
che hanno sete, ma non sanno bere,
e quanto v’ha Toblack d’irraggiungibile
e di perduto è in questa tua divina
terra, è in questo tuo sole inestinguibile,
è nelle tue terribili campane,
è nelle tue monotone fontane,
Vita che piange, Morte che cammina.
III
Ospedal tetro, buona penitenza
per i fratelli misericordiosi
cui ben fece di sé Morte pensosi
nella quotidiana esperienza,
anche se dal tuo cielo piova, senza
tregua, dietro i vetri lacrimosi
tiene i lividi tuoi tubercolosi
un desiderio di convalescenza.
Sempre, così finché verrà la bara,
quietamente, con il crocefisso
a prenderli nell’ultima corsia.
A uno a uno Morte li prepara,
e tutti vanno verso il tetro abisso,
lungo, Speranza! la tua dolce via!
IV
Anima, quale mano pietosa
accese questa sera i tuoi fanali
malinconici, lungo gli spedali
ove la morte miete senza posa?
Vidi lungo la via della Certosa
passare funerali e funerali;
disperata etisia degli Ideali
anelanti la cima gloriosa!
Ora tutto è quieto: nelle bare
stanno i giovini morti senza sole,
arde in corona la pietà de’ ceri.
Anima, vano è questo lacrimare,
vani i sospiri, vane le parole
su quanto ancora in te viveva ieri.
(L'amaro calice)

3 commenti:

Rose ha detto...

Per i quattro ragazzi uccisi a Farah e per molti altri di cui non si trova traccia nei giornali.

Francesca Vicedomini ha detto...

Davvero Rose, loro e tutti i ragazzi sacrificati nelle inutili guerre, penso allo zio di mia mamma, Angelo, sepolto sul Sacrario del Monte Grappa, morto in quel terribile massacro di Caporetto a 19 anni, chissà che speranze aveva....

Rose ha detto...

I ragazzi della nostra terra e quelli delle altre regioni del mondo.
È commovente la storia di Angelo. Che guerra sciagurata, quella.
Anche mio nonno vi partecipò. Vent'anni. Falegname. Genio Pontieri, e non sapeva neanche nuotare.
Nei suoi ultimi giorni di vita la mente lo riportava al suo passato in un delirio allucinato. "Quanto sangue", ripeteva.