Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

venerdì 9 maggio 2014

L' ederella di Giovanni Pascoli

Alfons Mucha
Prima che pur la primula, che i crochi,
che le viole mammole, fiorisci
tu, qua e là, veronica, coi pochi
petali lisci.

Su le covette, sotto l’olmo e il pioppo,
vai serpeggiando, e sfoggi la tua veste
povera sì, sbiadita sì, ma, troppo,
vedi, celeste.

Per ogni luogo prodighi, per ogni
tempo, te stessa, e chiami a te leggiera
ogni passante per la via, che sogni
la primavera.

Ti guarda e passa. Tu non sei viola!
Di sempre sei! Non hai virtù che piaccia!
La gente passa, e tutti una parola
gettano: Erbaccia!

Tu non odori, o misera, e non frutti;
né buona mai ti si credé, né bella
mai ti si disse, pur tra i piedi a tutti,
sempre, ederella!
***
ODI

2 commenti:

Rose ha detto...

Certe piantine sono malviste, ingiustamente chiamate erbaccia o infestanti, ma Giovanni le conosceva e le considerava amiche: un grazie alla sua sensibilità, che ha ricordato una piantina come lei.

Giornata calda: forse inizia maggio.

Buo w-e!

Francesca Vicedomini ha detto...

Grazie per la Veronica..caldo sì oggi...