Il vento soffia e nevica la frasca,
e tu non torni ancora al tuo paese,
quando partisti, come son rimasta,
come l'aratro in mezzo alla maggese.

martedì 6 maggio 2014

Ode alla bella nuda di Pablo Neruda

John LaFarge*Spring
Con casto cuore, con occhi
puri,
ti celebro, bellezza,
trattenendo il sangue
perché sorga e segua
la linea, il tuo contorno,
perché
tu entri nella mia ode
come in terra di boschi o in schiuma:
in aroma terrestre
o in musica marina.

Bella nuda,
uguali i tuoi piedi arcuati
per un antico colpo
di vento e del suono
che tu origliasti,
chiocciole minime
dello splendido mare americano.
Uguali sono i tuoi petti
di parallela pienezza, ripieni
della luce della vita,
uguali
volano
le tue palpebre di frumento
che scoprono
e nascondono
due paesi profondi nei tuoi occhi.

La linea che la tua schiena
ha diviso
in pallide regioni
si perde e sorge
in due limpide metà
di mela
e continua
separando
la tua bellezza
in due colonne
di oro bruciato, di alabastro fino,
a perdersi nei tuoi piedi come in due uve,
da dove nuovamente arde e si eleva
l’albero doppio della tua simmetria,
fuoco florido, candelabro aperto,
turgida frutta alzata
sopra il patto del mare e della terra.

Il tuo corpo, in quale materia,
agata, quarzo, frumento,
si plasmò, crebbe
come del pane si alza
la temperatura,
e segnalò colline
argentate,
valli di un solo petalo, dolcezze
di profondo velluto,
fino a rimanere cagliata
la fine e ferma forma femminile?

Non soltanto è luce che cade
sopra il mondo
quella che allunga sul tuo corpo
la sua neve soffocata,
finché si stacca
da te la chiarezza come se fosse
incendiata da dentro.

Sotto la tua pelle vive la luna.

Oda a la bella desnuda

Con casto corazón, con ojos
puros,
te celebro, belleza,
reteniendo la sangre
para que surja y siga
la línea, tu contorno,
para
que te acuestes a mi oda
como en tierra de bosques o de espuma,
en aroma terrestre
o en música marina.

Bella desnuda,
igual
tus pies arqueados
por un antiguo golpe
de viento o del sonido
que tus orejas,
caracolas mínimas
del espléndido mar americano.
Iguales son tus pechos
de paralela plenitud, colmados
por la luz de la vida.
Iguales son
volando
tus párpados de trigo
que descubren
o cierran
dos países profundos en tus ojos.

La línea que tu espalda
ha dividido
en pálidas regiones
se pierde y surge
en dos tersas mitades
de manzana,
y sigue separando tu hermosura
en dos columnas
de oro quemado, de alabastro fino,
a perderse en tus pies como en dos uvas,
desde donde otra vez arde y se eleva
el árbol doble de tu simetría,
fuego florido, candelabro abierto,
turgente fruta erguida
sobre el pacto del mar y de la tierra.

Tu cuerpo, en qué materia,
ágata, cuarzo, trigo,
se plasmó, fue subiendo
como el pan se levanta
de la temperatura
y señaló colinas
plateadas,
valles de un solo pétalo, dulzuras
de profundo terciopelo,
hasta quedar cuajada
la fina y firme forma femenina?

No sólo es luz que cae
sobre el mundo
lo que alarga en tu cuerpo
su nieve sofocada,
sino que se desprende
de ti la claridad como si fueras
encendida por dentro.

Debajo de tu piel vive la luna.

5 commenti:

Rose ha detto...

Credo che l'ultimo verso significhi "Sotto la tua pelle vive la luna"... "piel" è pelle, "pie" è piede.
Ma che ode!

Buon mercoledì!

Francesca Vicedomini ha detto...

Per favore Rose non ho capito dove devo correggere, mi aiuti? Grazie!

Rose ha detto...

La traduzione dell'ultimo verso: "Sotto la tua pelle" invece che "Sotto il tuo piede".

Francesca Vicedomini ha detto...

Che sciocca, continuavo a guardare l'originale e non capivo...

Unknown ha detto...

Stupenda